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Attacco a Odessa, bombe a 150 metri da Zelensky e Mitsotakis

Inutile girarci intorno. Ieri mattina a Odessa, intorno alle 11.40, si è arrivati a 200 metri dallo scoppio di una guerra globale. E’ la distanza che ha separato l’esplosione di un missile russo sul porto della città Ucraina e le delegazioni di Zelensky e del Premier greco Mitsotakis. Che ha dichiarato di non aver fatto in tempo a mettersi in sicurezza. “E’ stata un’esperienza impressionante”, ha detto il Primo Ministro greco. L’episodio ha inasprito ulteriormente i rapporti fra la Russia e l’Occidente. In particolare, è stata l’Unione Europea a rilasciare le dichiarazioni più dure nei confronti di Mosca. “Condanniamo l’attacco a Odessa”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. “Un altro segno delle tattiche codarde della Russia nella sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”. Michel poi ha rincarato la dose: “Quello che è successo è riprovevole e addirittura al di sotto delle regole del Cremlino. Il pieno sostegno all’Ucraina e al suo popolo coraggioso non vacillerà”. 

Esprimo la mia più netta condanna per l'attacco perpetrato oggi a Odessa durante l'incontro tra Volodymyr Zelensky e Kyriakos Mitsotakis. Questo ennesimo atto di intimidazione russo non sortirà alcun effetto e non indebolirà la resistenza ucraina, al fianco della quale l'Italia e il suo governo sono schierati senza cedimenti". Queste le affermazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Le bombe sono cadute a 150 metri dal luogo in cui si trovava nella zona portuale della città il corteo di auto con Zelensky e Mitsotakis. Il bilancio è di 5 vittime. Nessun componente delle delegazioni al seguito di due leader è rimasto coinvolto. Avete visto con chi avete a che fare, a loro non importa dove colpire. Così Zelensky nel corso di una conferenza stampa. Abbiamo sentito il suono delle sirene dei raid aerei e delle esplosioni molto vicino a noi, non abbiamo avuto il tempo di andare nei rifugi. E’ quanto ha spiegato Mitsotakis, parlando di un’esperienza impressionante. Nessuno è intimidito da questo nuovo tentativo di terrorismo, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Gli attacchi contro Odessa dimostrano che gli aiuti militari all'Ucraina sono "urgenti", ha sottolineato la Casa Bianca in una nota. Il ministero della Difesa russo ha affermato che il bombardamento missilistico era diretto contro un hangar portuale militare dove si costruiscono droni marini, obiettivo che è stato colpito

Nataliya Humenyuk, capo del centro stampa congiunto delle Forze di difesa del sud dell'Ucraina, ha negato che l'attacco a Odessa sia collegato alla visita di Zelensky in città, in occasione del viaggio del premier greco Mitsotakis. "Quello che accade è che la Russia è terrorista e continua ad attaccare le infrastrutture portuali", ha detto Humenyuk.

Sale la tensione, in tutto il mondo, per i tanti fronti aperti e per la minaccia, sempre più concreta, di una nuova guerra mondiale. Dalla guerra in Ucraina a quella nel Mar Rosso, passando per Israele e Palestina, Taiwan, Corea del Nord e le rivolte in Africa. La paura è tanta e chi al momento si ritrova a governare il mondo non diffonde molta tranquillità. Cosa sta per succedere, dunque? Ne ha parlato anche Mario Giordano nel suo consueto editoriale all’inizio della trasmissione “Fuori dal coro”, nella puntata in onda il 6 marzo su Rete4. “Questi sono pazzi”, ha attaccato subito il giornalista senza usare mezze misure. E poi lancia l’allarme: “Ci stanno portando alla guerra mondiale, alla guerra nucleare”.

Ha detto Mario Giordano nel suo editoriale: “Non fanno altro che parlare di missili, di invasione. Non c’è mai nessuno che parli di pace. L’altro giorno il presidente francese Macron ha ipotizzato la presenza di truppe Nato in Ucraina ma le truppe Nato in Ucraina vuol dire fare un passo decisivo verso la guerra mondiale, quindi verso il rischio di guerra nucleare”. E ancora, Giordano ha sottolineato le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha detto che “dobbiamo correre a comprare le armi come abbiamo comprato i vaccini”. Insomma, anche per Giordano ora il rischio catastrofe è davvero concreto.

Archiviati i risultati del Super Tuesday, la sfida per le presidenziali Usa entra davvero nel vivo. Certo, le primarie non sono ancora terminate ma entro pochi giorni Donald Trump dovrebbe ottenere con certezza matematica la nomination del partito che fu di Ronald Reagan. E contro un avversario che ha asfaltato con facilità l’ex astro nascente del Gop Ron DeSantis, governatore della Florida, e Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu, la campagna di Joe Biden si prepara a spendere cifre record per cercare di garantirsi altri quattro anni alla Casa Bianca.

Si stima che saranno 2,7 miliardi di dollari che verranno investiti in pubblicità. I super Pac legati al presidente, Future Forward e American Bridge, hanno già predisposto una batteria di spot da 450 milioni di dollari e gli uomini di Biden precisano che i gruppi a sostegno del vecchio Joe spenderanno più di 700 milioni per fermare Trump.

"Da qui a novembre sarà guerra”, afferma a Politico Bradley Beychok, co-fondatore di American Bridge, spiegando che il Super Tuesday ha fatto chiarezza sui reali candidati che si affronteranno tra meno di otto mesi. E adesso quindi per Beychok la valanga di pubblicità si rende necessaria per ricordare agli elettori quanto sia stata caotica la presidenza dell’ex star di The Apprentice.

Fonte varie agenzie fuori da coro il giornale 

 

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