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"Siamo preoccupati da ciò che sta dietro al ritorno della Cina sulla scena globale. In qualità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza, la Cina ha la responsabilità di salvaguardare i principi e i valori che sono alla base della Carta Onu. E ha la responsabilità di svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere una pace giusta. Ma questa pace può essere giusta solo se si basa sulla difesa della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina". Lo ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen intervenendo sui rapporti tra Ue e Cina dove la numero uno dell'esecutivo europeo si recherà la settimana prossima. "Lungi dall'essere scoraggiato dall'atroce e illegale invasione dell'Ucraina", il Presidente Xi mantiene la sua "amicizia senza limiti" con la Russia di Putin. Ma c'è stato un cambiamento di dinamica nelle relazioni tra Cina e Russia. Dalla visita è emerso chiaramente che la Cina vede nella debolezza di Putin un modo per aumentare la propria influenza sulla Russia. Ed è chiaro che l'equilibrio di potere in questo rapporto - che per la maggior parte del secolo scorso ha favorito la Russia - si è ora invertito".

Intanto Il giornalista americano del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, è stato arrestato a Ekaterinburg. Gershkovich che ha 32 anni, regolarmente accreditato presso il ministero degli Esteri, è accusato di spionaggio.

L'uomo è stato portato al tribunale del distretto di Lefortovo a Mosca che dovrà decidere se e come prolungare lo stato di detenzione. L'udienza si svolge a porte chiuse
Il giornalista americano è accusato di spionaggio sulla base dell'articolo 276 del Codice penale, che prevede condanne fino a 20 anni di reclusione. Lo hanno precisato i servizi d'intelligence interni russi (Fsb). Gershkovich, i cui genitori vivono negli Stati Uniti ma sono originari dell'ex Unione Sovietica, ha 32 anni e parla russo. Prima di essere assunto al Wall Street Journal aveva lavorato per l'agenzia Afp e per la testata russa in lingua inglese a Mosca. In un comunicato l'Fsb afferma che il giornalista, "agendo su istruzione della parte americana, raccoglieva informazioni coperte dal segreto di Stato sull'attività di una delle imprese del complesso industriale militare russo".

Solo tre o quattro persone nella cerchia ristretta di Vladimir Putin erano a conoscenza dei preparativi per l'invasione dell'Ucraina. Insieme al leader russo, ha preso in particolare la decisione di iniziare la guerra il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev. Lo ha dichiarato in un'intervista a Gazeta.ua il portavoce dell'intelligence della Difesa ucraina Andriy Yusov. "La decisione di scatenare una guerra - ha affermato - è la conseguenza del modello di governo russo. La Russia è una società chiusa, anche all'interno del verticismo dittatoriale. Le conseguenze sono catastrofiche", ha detto Yusov.

Il direttore dell'Svr (Servizio di intelligence internazionale) Sergei Naryshkin aveva avvertito, senza successo, Putin prima dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina precisando che sarebbe stato necessario altro tempo per prepararla. Lo afferma il Royal United Services Institute (Rusi) britannico in un rapporto di 39 pagine sulle azioni dei servizi russi preliminari alla guerra e durante il conflitto.

L'Svr aveva iniziato a preparare l'invasione già dal giugno del 2021. E ha avuto un successo maggiore che non i militari. Come anche l'Fsb (Servizio di sicurezza federale) che è riuscito a dominare la popolazione dei territori occupati, scaricando gli hard disk dei computer degli uffici del governo, identificando le persone fedeli allo Stato ucraino che sarebbero state poi arrestate e interrogate. L'errore dei servizi di anticipare un'accoglienza a braccia aperte per le forze di Mosca ha in realtà messo in secondo piano il successo del loro operato, si sottolinea.

Secondo Adn Kronos, "E' evidente che i servizi speciali russi sono riusciti a reclutare un'ampia rete di agenti in Ucraina prima dell'invasione e che gran parte di questo apparato di sostegno è rimasto a disposizione dopo l'invasione, fornendo un flusso costante di intelligence alle forze russe", si legge nel rapporto. L'Fsb aveva formato gruppi operativi provvisori con l'obiettivo di città come Melitopol. E mano a mano che le forze avanzavano, l'Fsb sequestrava le memorie dei computer che consentivano all'intelligence di compilare liste degli ucraini da arrestare a scopo intimidatorio, per spingere la popolazione a non opporre resistenza. Almeno 800 funzionari ucraini sono stati cooptati per lavorare per l'Fsb, alcuni costretti altri no. Per i servizi russi, è necessario cooptare solo l'8 per cento della popolazione per poter controllare il territorio. Per il Rusi la strategia dell'Fsb ha funzionato.

"Se Vladimir Putin scivolasse su una buccia di banana e morisse domani, la guerra in Ucraina finirebbe subito": lo ha detto alla Tv nazionale australiana Abc una figura chiave dell'opposizione in Russia, Leonid Volkov, capo dello staff del leader in carcere dell'opposizione Alexei Navalny. "L'invasione non ha il sostegno nè dell'opinione pubblica russa, nè delle élite - afferma - ed è interamente un progetto del presidente".

Secondo i media russi le autorità si stanno preparando ad avviare una grande campagna di reclutamento per arruolare 400.000 soldati, le amministrazioni regionali cercano di raggiungere l'obiettivo costringendo gli uomini ad arruolarsi.

Lo scrive nel suo report postato su Twitter l'intelligence del Ministero della Difesa britannico, spiegando che Mosca ha scelto un "modello di volontariato" anche per minimizzare il dissenso.

Ma, è altamente improbabile che la campagna possa attirare 400.000 veri volontari. Tuttavia, per ricostruire la potenza di combattimento in Ucraina non basterà solo il personale.

Fonte Ansa e AdnKronos

Si rafforza la potenza di fuoco ucraina il governo di Olaf Scholz, Berlino ha completato l'invio dei 18 carri armati Leopard 2 garantiti a Kiev per sostenere la difesa dall'invasione russa.

"Gli ultimi carri armati hanno lasciato la Germania alla fine della scorsa settimana e ora sono stati consegnati" in territorio ucraino, ha scritto il settimanale der Spiegel prima che arrivasse la conferma ufficiale del cancelliere, mentre Kiev si prepara a una controffensiva per riprendersi i territori dell'est, ma Mosca non sta a guardare: il Cremlino ha annunciato che la Russia procederà con i piani di dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia indipendentemente dalla reazione dell'Occidente. 

La Germania svolge un ruolo attivo nel "pompare armi all'Ucraina" e ciò "aumenta il suo coinvolgimento diretto e indiretto nel conflitto". L'accusa arriva dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha commentato così la fornitura di carri armati Leopard da parte di Berlino. 

Il ministero degli Esteri della Bielorussia ha dichiarato di essere costretto a ospitare armi nucleari tattiche russe sul suo territorio in risposta alla crescente aggressività dei paesi Nato che minacciano la sicurezza della stessa Bielorussia.
"Le misure coercitive unilaterali in ambito politico ed economico si sommano al crescente potenziale militare dei Paesi vicini alla Nato proprio ai nostri confini. La Bielorussia adotta misure di ritorsione forzate per rafforzare la propria sicurezza e la propria difesa", ha dichiarato il ministero della Difesa, secondo quanto riporta la Tass.

E il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev ha lanciato nuove minacce, mettendo stavolta nel mirino direttamente l'America: "La Russia possiede armi avanzate e uniche in grado di distruggere qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti, in caso di minaccia alla sua esistenza", ha avvertito in un'intervista al quotidiano Rossiyskaya Gazeta. Per Patrushev "di fatto i Paesi della Nato sono parte della guerra" e "non nascondono che il loro obiettivo principale è cercare di prolungare questo conflitto militare il più a lungo possibile, la sconfitta della Russia sul campo di battaglia e un'ulteriore divisione". 

Secondo il Cremlino, la prova del coinvolgimento occidentale sarebbero proprio le armi fornite a Kiev: oltre ai carri armati tedeschi, anche tre Leopard donati dal Portogallo hanno raggiunto l'Ucraina, ha riferito una fonte di sicurezza citata da Reuters. Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha confermato che i tank saranno schierati in diverse sezioni della linea del fronte ad aprile o maggio. Perché per Kiev non esiste pace senza liberazione dei territori occupati dai russi, con le buone o le cattive. Una soluzione negoziata resta lontana, e di certo l'annuncio di Mosca di voler tirare dritto sulle atomiche in Bielorussia non aiuta: nelle circostanze attuali, "tutte le parti dovrebbero concentrarsi sugli sforzi diplomatici per risolvere pacificamente la crisi ucraina e promuovere di concerto l'allentamento delle tensioni", è stato il commento al riguardo della Cina, mentre ieri la Nato aveva condannato "la retorica nucleare" di Putin come "pericolosa e irresponsabile". Per gli analisti dell'Institute for the study of the war, lo zar "cerca una vittoria completa in Ucraina, che sembra fiducioso di poter raggiungere nel tempo e rifiuta l'idea che l'attuale realtà militare richieda una soluzione negoziata del conflitto". E le controffensive ucraine "sono quasi certamente necessarie, ma non sufficienti a persuadere Putin a negoziare in termini accettabili", secondo il think tank americano. Ma Kiev insiste, e lancia segnali a Mosca con nuovi attacchi a Mariupol, nel Donetsk, e a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, entrambe città occupate dall'esercito russo. 

Proprio a Zaporizhzhia peraltro si è recato oggi Volodymyr Zelensky: il presidente ucraino ha visitato le truppe e incontrato il capo dell'Aiea, Rafael Grossi, in visita nella regione mentre crescono i timori per un possibile incidente alla centrale nucleare. "Senza l'immediato ritiro delle truppe e del personale russo dall'impianto e dai territori adiacenti, qualsiasi iniziativa per ripristinare la sicurezza nucleare è destinata al fallimento", è stato però il monito del leader ucraino. Le bombe degli invasori intanto continuano a cadere nel Donetsk, dove due persone sono state uccise e 29 sono rimaste ferite a Slovyansk. 

A Bakhmut la situazione è "costantemente difficile" ma resistere è una "necessità militare", secondo il comandante delle forze di terra di Kiev, Oleksandr Syrskyi, per il quale sullo sviluppo degli eventi "si valutano tutte le possibili opzioni". Mentre 90 chilometri a sud, i russi stanno trasformando Avdiivka in "un luogo da film post-apocalittico", intensificando i bombardamenti e costringendo a chiudere quasi completamente la città ucraina in prima linea, ha denunciato il capo dell'amministrazione militare Vitaliy Barabash.

Intanto :  Se io fossi stato presidente, questo non sarebbe accaduto”. Non usa mezzi termini Donald Trump. La sua presidenza è stata la sola, nel 21esimo secolo, durante la quale la Russia non ha invaso un altro Paese. "Con Bush, la Russia invase la Georgia” dice l’ex inquilino della Casa Bianca dal palco della Conservative Political Action Conference, a Orlando in Florida. “Con Obama, la Russia invase la Crimea. Con Biden, la Russia ha invaso l'Ucraina”.

Riuscirei a risolvere la guerra in Ucraina in 24 ore”.

Ne è sicuro l’ex presidente Donald Trump, che in un’intervista andata in onda lunedì sera su Fox News ha aggiunto che con lui alla Casa Bianca i colloqui di pace tra Russia e Ucraina – presieduti da Trump stesso – andrebbero velocemente e “agevolmente” in porto.

“Se la guerra non sarà finita (quando verrò eletto), la risolverò in 24 ore con Zelensky e con Putin, e ci sarà un negoziato molto semplice da condurre, ma non voglio dirvi qual è perché poi non potrò iniziarlo”, ha giurato il candidato repubblicano alla elezioni del 2024, senza accennare però a quale sarà la sua strategia.

A detta di Trump, quindi, l’unica speranza per la pace nel mondo “nel giro di un giorno” è proprio votare affinché torni alla Casa Bianca. Altrimenti, ha continuato il 76enne magnate newyorkese, “questi idioti vi faranno finire in una guerra mondiale nucleare che farà sembrare la Prima e la Seconda Guerra Mondiale delle polpette”, ha avvertito.

L’ex comandante in capo, che qualche settimana fa aveva dichiarato che la guerra tra Russia e Ucraina era più importante per l’Europa che per gli Stati Uniti, ha poi ribadito di “andare abbastanza d’accordo con Putin” e che, se fosse stato rieletto presidente nel 2020, l’invasione russa dell’Ucraina non sarebbe mai avvenuta.

Fonte VNY/ Ansa / varie agenzie

Giorgia Meloni arriva a Bruxelles per il Consiglio europeo, dove ha il compito di gestire due dossier molto delicati per l’Italia – transizione green e Patto di Stabilità – ma deve tenere a bada anche i malumori tutti romani. O meglio gli strascichi del voto in Parlamento: la Lega infatti, seppur votando con la maggioranza, non ha mancato di manifestare il suo dissenso rispetto alla linea del governo sull’invio di armi a Kiev. Le posizioni del partito di Matteo Salvini sull’Ucraina “francamente non mi preoccupano”, replica Meloni ai cronisti presenti a Bruxelles. Dove oggi è arrivata anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, per partecipare al pre-vertice dei Socialisti europei. Uno scontro (a distanza) che parte dal tema migranti, con Schlein che subito incalza la premier: su questo argomento “il governo fa le domande sbagliate all’Ue”.

Sull’Ucraina la presidente del Consiglio non cambia di un millimetro la linea adottata dall’Italia dall’inizio del conflitto: “Il sostegno all’Ucraina e alla sua popolazione sarà assicurato in ogni ambito” senza badare a “gradimento” e “consenso”, ha detto nelle comunicazioni alle Camere. Altro tema centrale all’ordine del giorno del Consiglio è quello dell’economia, con l’Italia schierata sul fronte contrario a un semplice e ampio allentamento dei vincoli agli aiuti di Stato. La posizione che ribadirà sarà che serve “flessibilità nell’uso dei fondi esistenti”, “compreso il Pnrr”, con aiuti di Stato “circoscritti e temporanei”. In prospettiva, però, la questione centrale è quella della revisione del Patto di stabilità e crescita che, per Meloni, deve essere completata entro il 2023, con “regole nuove” che devono dare “maggiore attenzione” alla crescita e minore alla stabilità perchè “il tempo dell’austerità è finito”. E invece, è la critica rivolta a Bruxelles, rispetto alla proposta della Commissione, che già non apprezzava molto, adesso “si rischia anche di tornare indietro”.

Sull’energia e la transizione verde, Roma ha una posizione critica rispetto alle proposte di Bruxelles, in particolare su temi come lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035 e sulla direttiva sulle case green. L’Italia condivide gli obiettivi della transizione ma il percorso verso un’economia verde “deve essere sostenibile dal punto di vista sociale ed economico”. Ad esempio sulle case green, ha sottolineato stamani alla Camera, porre dei target in “assenza di contributi” specifici “rischia di risolvere questa fattispecie in un ulteriore onere molto complesso in un momento molto difficile”.

Niente spazio, durante il Consiglio Ue, al delicato tema dei migranti, dopo le aperture di Von der Leyen anche alle aspettative di Roma, perché si entrerà nel merito solo in estate.

Ma la premier si lascia alle spalle per qualche ora sia lo scontro, a tratti ruvido, ingaggiato con le opposizioni in Aula alla Camera sulla gestione degli sbarchi, sia le tensioni con l'alleato leghista sulla questione delle armi a Kiev.

intanto, nella replica al termine del dibattito a Montecitorio sul prossimo vertice europeo, il capo del governo scalda il clima proprio sul tema dei migranti perché dice di aver sentito, di nuovo, "calunnie e falsità" nei confronti dell'Esecutivo, "dello Stato italiano" e della Guardia costiera. E difende la scelta di coinvolgere l'Europa, di pensare a un piano Mattei per prevenire le partenze, ribadendo che la prima delle cose da fare è tendere una mano alla Tunisia per evitare "flussi che nessuno saprebbe governare".

Nell'assenza della Lega - nota - c'era una tensione di carattere generale". Nessun conflitto, nessuna tensione, è la linea ufficiale. Nell'intervento alla Camera passa in secondo piano la guerra in Ucraina, di cui la premier parla in una telefonata con il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Meloni si concentra sul tema dei migranti su cui l'Italia finora è stata "lasciata sola", rilancia l'idea del blocco navale in chiave missione europea in collaborazione con la Libia. E difende ancora una volta l'azione in mare e il governo dalle "insinuazioni senza prove" per il naufragio di Cutro. E' falso, dice, che il governo "lasci morire i bambini", che non faccia la sua parte fino in fondo. Anzi, incalza, il suo è l'esecutivo che ha salvato più vite, se confrontate coi numeri degli arrivi. "Le cose false - dice composta in premessa - le considero una buona notizia" perché significa che "non si ha molto da dire su quello che vero è". Il tono si fa ironico ("non sono mica Mosé") quando risponde al verde Angelo Bonelli, che aveva portato in Aula dei sassi dell'Adige in secca per l'emergenza siccità. Un passaggio lo dedica alle politiche green, alla battaglia italiana in Europa per difendere il comparto auto guardando anche ai "biocarburanti". E lancia l'ennesima stoccata al M5S sul Superbonus perché il governo, sottolinea, ha "messo le pezze a un buco di 40 miliardi" che è servito solo "a fare lucrare le banche".

Poi tocca al Mes che l'Italia ancora non ratifica. Meloni non si esprime direttamente sul punto ma chiarisce che si tratta di uno "strumento" e come tale non si può trasformare in un "totem indiscutibile". L'idea dell'Italia è che vada "adeguato" perché diventi uno "strumento utile". E la ratifica potrebbe diventare strumento negoziale a Bruxelles nella partita sulla revisione del Patto di Stabilità. Mentre in caso di crisi bancarie è "la Bce" a dover intervenire, come hanno fatto in queste settimane la Fed e la banca svizzera, non tanto il Mes che nemmeno avrebbe le risorse necessarie. Una questione che la premier non affronta, ma che potrebbe spuntare invece tra gli incontri a latere del Consiglio, a Bruxelles, è quella dei balneari, su cui si sarebbe tenuta lunedì scorso una riunione con gli esponenti di Fdi che seguono il dossier.

IMMIGRAZIONE

"Dal 2013 al 2023 secondo i dati Unhcr - ha ricordato Meloni - nel Mediterraneo sono morte complessivamente 25.692 persone: sappiamo che il rischio che qualcosa vada storto è insito nelle partenze in sé e infatti è accaduto con tutti i governi. Sono andata a guardare quale era la percentuale di quanti non si è riusciti a salvare rispetto alle partenze e i dati di questo governo sono i più bassi. Noi siamo quelli che in rapporto agli sbarchi sono riusciti potenzialmente a salvare più persone. I dati smontano una certa propaganda. Raccontare al cospetto del mondo, di fronte a questo enorme sforzo, che invece lasciamo bambini morire nel Mediterraneo è una calunnia non solo del governo ma nei confronti dello Stato italiano, degli uomini e delle donne delle forze dell'ordine, del nostro intero sistema. O volete dire che ci sono uomini delle forze dell'ordine che non vogliono salvare i bambini per indicazioni del governo?. Siamo stati lasciati da soli a fare questo lavoro a volte fuori dai confini nazionali. Ho sempre configurato il blocco navale - ha proseguito - come proposta europea in collaborazione con l'autorità libica. Pensate di sapere meglio di me cosa dico e cosa penso? Gli atti lo confermeranno. Io lavoro per un obiettivo di questo tipo, per una missione europea che blocchi le partenze in collaborazione con autorità africane, quindi anche libiche, e con una cooperazione che porti sviluppo".

"Abbiamo già risposto mille volte, se si continuano a dire cose false è difficile. Scusate colleghi, cerchiamo di essere all'altezza del compito. Ho sentito dire, mi pare da Bonelli, che abbiamo negato che Frontex avesse fatto una segnalazione sulla presenza dei migranti. Non l'abbiamo mai negato, il governo ha detto che la segnalazione di Frontex era di polizia, della presenza della nave ma non della situazione di difficoltà. È la vostra versione che non torna, non la nostra. Spero si possa andare avanti per cercare insieme delle soluzioni.  Il regolamento di Dublino va rivisto - dice ancora Meloni - ma continuo a segnalare sommessamente che non è una soluzione per l'Italia. Immagino che sappiate che si riferisce a chi ha ragionevolmente la possibilità di avere una protezione internazionale, ma la percentuale che arriva da noi è una minoranza. Anche quando dovessimo arrivare ad ottenere di più su Dublino il tema del 70-80% di chi arriva da noi e rimane senza risposte e soluzioni rimane. Credo che serva un approccio più globale che non possa prescindere dal dialogo con i paesi africani".

BANDO UE AI MOTORI TERMICI

Passando alla questione mobilità, Angelo Bonelli (Avs) ha contestato a Meloni "l'attacco al regolamento sull'auto è sul perché danneggerà l'economia". È una bugia in primis perché dopo il 2035 le auto a motore endotermiche potranno continuare a circolare, ma comunico alla presidente che tutte le industrie automobilistiche del mondo hanno deciso di produrre solo elettrico: chi nel 2030 e chi nel 2035. Stellantis 2030, Volvo 2030. Se fosse per questo governo ci sposteremo ancora con il calesse trainato dai cavalli". "Dite che volete la neutralità tecnologica - ha proseguito - e proponete l'uso dei biocarburanti e dei carburanti sintetici. Ma sapete di cosa state parlando ? Per incrementare la produzione di biocarburanti Eni ha avviato progetti agricoli in sei Paesi dell'Africa subsahariana: Kenya, Congo, Angola, Costa d'Avorio, Mozambico e Ruanda." "Stiamo parlando di paesi africani che vivono problemi drammatici per l'accesso al cibo. Nel Congo ci sono 7 milioni di persone che soffrono la fame con l'indice di malnutrizione più basso nel mondo, idem in Ruanda. Cosa fa il governo italiano attraverso la sua azienda di stato Eni? Prende i terreni in Africa, li sottrae alla coltivazione di cibo per garantire a noi l'uso dei biocarburanti mentre le popolazioni continuano a morire di fame, più di prima". "Questo a me provoca disgusto, a voi? Cara Presidente Meloni e maggioranza questo non è il piano Mattei per l'Africa, questo si chiama colonialismo" ha concluso.

"Quello che ha prodotto un certo approccio ideologico è una situazione che sul piano ambientale non sta benissimo e soprattutto dopo quello che ci ha insegnato l'aggressione russa all'Ucraina il rischio di passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dall'elettrico cinese: non mi sembra una cosa intelligente, credo che l'Europa debba lavorare sulla propria sovranità tecnologica": così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in sede di replica alla Camera dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo.

Intanto l'Ungheria non arresterebbe Vladimir Putin se mettesse piede sul suo territorio.
Lo ha detto Gergely Gulyás, capo di gabinetto del premier ungherese, Viktor Orban, citato dai media locali. Sebbene Budapest abbia aderito alla Corte penale internazionale, ha spiegato, il trattato "non è stato ancora promulgato" poiché "contrario alla Costituzione".
Il mandato di arresto, ha aggiunto Gulyàs, è "infelice" perché ostacola ulteriormente la fine della guerra. Ma, secondo un portavoce della Cpi interpellato dall'Ansa, l'Ungheria "ha ratificato il trattato nel 2001" e ha "l'obbligo di cooperare con la Corte nel quadro dello Statuto di Roma".

Fonte Ansa e varie agenzie

 

"E' l'Italia sotto attacco, non le Ong".Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a margine di un incontro a Trieste. "Se ci sono dichiarazioni della Guardia costiera piuttosto che della Marina, che sono corpi orgoglio dello Stato, che lamentano che il lavoro viene ostacolato, va preso in considerazione. Ma il problema sono i trafficanti e gli scafisti, non altri". Non le Ong? "Se le ong complicano il lavoro dei nostri marinai sicuramente il problema si pone". "Sicuramente - ha aggiunto - l'immigrazione non può essere regolata da organismi privati finanziati da paesi stranieri. Questo è poco ma sicuro".

Le Ong continuano a sentirsi sul piedistallo e a dare lezioncine all'Italia, che deve fare i conti con l'emergenza immigrazione senza l'adeguato supporto dell'Unione europea. Questa volta a frignare è Morana Milijanovic, capo missione della Louise Michel: la nave si trova in stato di fermo al porto di Lampedusa per violazioni del nuovo decreto che contiene disposizioni in materia di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative impegnate nelle operazioni di soccorso in mare.

Milijanovic non vede di buon occhio il pugno duro contro le navi delle Ong, nei confronti di cui l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha messo in campo una vera e propria stretta mediante un nuovo sistema di sanzioni ai danni di chi non rispetta le regole. La capo missione della Louise Michel, intervistata da La Repubblica, si è scagliata contro l'intento della nuova legge che a suo giudizio è molto chiaro: "Ostacolare le operazioni di soccorso della flotta civile".

La Guardia Costiera ha denunciato che la nave - dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche - è contravvenuta "all'impartita disposizione di raggiungere il porto di Trapani, dirigendosi invece su altre tre unità di migranti". Eppure, stando a quanto riferito dall'Ansa, secondo Sos Mediterranée la posizione "sembra più motivata politicamente che tecnicamente". Ora si arriva a mettere in discussione anche la linea delle nostre autorità.

Dall'1 gennaio a oggi sono 26.927 i migranti sbarcati sulle coste italiane, il quadruplo dei 6.543 sbarcati nello stesso periodo dell'anno scorso e dei 6.334 dello stesso periodo di due anni fa. è quanto emerge dai dati (aggiornati alle 8,30 di oggi) diffusi online dal Viminale: solo negli ultimi cinque giorni sono arrivati via mare 6.564 migranti, con picchi di 2.814 il 24 marzo e 2.007 il 25 marzo.

Sono arrivati in 650, nella notte, all'interno del porto di Roccella Ionica a bordo di un peschereccio di 30 metri partito dalla Libia sfuggendo ad ogni controllo. I migranti dell'ultimo sbarco nella Locride, tutti uomini, provengono da Siria, Pakistan, Egitto e Bangladesh e hanno viaggiato per circa 5 giorni prima di entrare in porto e andare a sbattere contro un'altra imbarcazione utilizzata in un precedente arrivo.

Sigilli alla nave rosa di Banksy, che resterà ferma al porto di Lampedusa dopo l'ultima traversata e 178 profughi recuperati: secondo le autorità italiane gli attivisti hanno violato il codice di comportamento delle ong compiendo salvataggi multipli e complicando il coordinamento dei soccorsi. Anche oggi quasi un migliaio di migranti sono giunti sulle coste italiane, arrivando a segnare la cifra record oltre quattromila arrivi in tre giorni, quasi tutti dalla Tunisia.

E aumenta la drammatica conta dei morti. La guardia costiera tunisina ha recuperato almeno 29 corpi da due barconi affondati vicino alla costa, dopo gli altri naufragi nei giorni precedenti. In Italia invece scoppia la polemica che vede sotto i riflettori l'ex imbarcazione della marina francese, personalizzata con i graffiti del writer britannico suo finanziatore e attrezzata per operazioni salvataggio. L'equipaggio della nave potrebbe finire nel mirino della magistratura di Agrigento assieme ad altre organizzazioni non governative. I magistrati potrebbero accendere un faro dopo le esternazioni della Guardia costiera italiana, secondo cui "le continue chiamate dei mezzi aerei ong hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato".

La stessa Louise Michel, ispirata ai valori di femminismo e antirazzismo con a capo l'attivista tedesca Pia Klemp, dopo aver effettuato il primo intervento di soccorso in acque libiche aveva ignorato la disposizione di raggiungere il porto di Trapani, puntando invece verso altri tre barconi sui quali si stavano già dirigendo i mezzi della Guardia costiera. "Ci impediscono di lasciare il porto e prestare soccorsi in mare. Questo è inaccettabile", protestano gli attivisti della ong, che per questo aggiungono: "le ultime morti in mare non sono un incidente né una tragedia. Sono volute". Ma per l'autorità marittima "la nave ha avuto un comportamento che complicava il delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi e la non osservanza delle disposizioni ha inoltre rallentato il raggiungimento di un porto di sbarco per i migranti salvati nel primo intervento, inizialmente individuato in quello di Trapani dal ministero dell'Interno, inducendo così a ridisegnare la decisione in modo da far convergere l'arrivo della ong, per motivi di sicurezza e di urgenza, nel porto di Lampedusa, già peraltro sollecitato dai numerosi arrivi di migranti di questi ultimi giorni".

Non solo. Il dito è stato puntato anche contro la Ocean Viking, che aveva segnalato gli spari della guardia costiera libica nella loro area Sar "senza riportarle al Paese di bandiera, come previsto dalle norme, bensì al Centro di coordinamento italiano, finendo anche questo col sovraccaricare il Centro nei momenti particolarmente intensi dei soccorsi". Pronta la risposta di Sos Mediterranée: "è molto curioso dire ora che si sovraccaricano le linee telefoniche del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi quando invece nel 2015 queste stesse chiamate venivano apertamente lodate. Sembra assurdo dire che siamo noi ad intralciare i soccorsi quando invece salviamo vite umane".

Le scintille fanno da sfondo a un'altra giornata agitata nel Mediterraneo: in 48 ore sono state soccorse, sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana, oltre 3.300 persone a bordo di 58 imbarcazioni e si sono registrati svariati sbarchi a Lampedusa così come a Roccella Jonica e a Bari, dove dalla Geo Barents sono scesi in 190 messi in salvo due giorni fa. Contro la nave di Medici senza frontiere era scattata il mese scorso in Italia la prima sanzione dopo l'introduzione del cosiddetto decreto ong per "non aver fornito tutte le informazioni richieste" durante la navigazione che si era conclusa con uno sbarco ad Ancona.

 

Fonti Agi Il Giornale Ansa e varie agenzie

 

 

Il presidente cinese Xi Jinping, è arrivato oggi a Mosca, per una visita di due giorni. E' il suo primo viaggio all'estero da quando è stato rieletto per un terzo mandato come capo di Stato. "La Cina e la Russia sono buoni vicini e partner affidabili", ha detto Xi al sul arrivo nella capitale russa, citato dall'agenzia Ria Novosti, aggiungendo che il suo viaggio servirà "per lo sviluppo dell'interazione strategica e la cooperazione pratica" fra i due Paesi. 

"Sono fiducioso che la visita sarà fruttuosa e darà nuovo impulso allo sviluppo sano e stabile delle relazioni Cina-Russia di partenariato globale e cooperazione strategica in una nuova era", ha sottolineato il leader cinese, secondo il quale Russia e la Cina intendono lavorare insieme per promuovere il "multilateralismo" e la "governance globale in una direzione più giusta e razionale", sulla base dei principi delle Nazioni Unite.

"La Cina ha sempre sostenuto una posizione obiettiva e imparziale. Non esiste una soluzione semplice a un problema complesso". Ad affermarlo è il presidente cinese, Xi Jinping, in un articolo pubblicato da 'Rossijskaja Gazeta' a poche ore dalla sua visita a Mosca, dove incontrerà il presidente russo Vladimir Putin. Nell'articolo, spazio alle relazioni Cina-Russia e alla crisi ucraina.

Comincia oggi la trasferta di tre giorni di Xi Jinping in Russia. La visita di Stato ribadirà i fortissimi legami diplomatici ed economici tra i due paesi in un momento particolarmente delicato a causa della crisi Ucraina. È la prima visita del leader cinese a Mosca in quasi quattro anni.

Xi Jinping, che ha appena iniziato un terzo mandato da presidente, fatto senza precedenti in Cina, chiama regolarmente Vladimir Putin “vecchio amico”. Unite da una partnership “senza esclusione di colpi”, celebrata l’anno scorso tre settimane prima dell’inizio dell’intervento in Ucraina, Pechino e Mosca si sono avvicinate negli ultimi anni, in particolare per formare un fronte comune contro l’Occidente.

"Siamo convinti che una via d'uscita razionale dalla crisi ucraina e un percorso verso una pace duratura e la sicurezza universale nel mondo saranno trovati se tutti saranno guidati dal concetto di sicurezza comune, integrata, congiunta e sostenibile, continuando il dialogo e le consultazioni in modo equo, prudente e pragmatico", la posizione del presidente cinese.

"Dallo scorso anno, c'è stata un'escalation complessiva della crisi ucraina. La Cina ha sempre sostenuto una posizione obiettiva e imparziale basata sul merito della questione e ha promosso attivamente colloqui di pace . Ho avanzato diverse proposte: vale a dire, osservare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, rispettare le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutti i paesi, sostenere tutti gli sforzi che favoriscono la soluzione pacifica della crisi e garantire la stabilità dell'industria e dell'approvvigionamento globali Catene. Sono diventati i principi fondamentali della Cina per affrontare la crisi ucraina", illustra Xi.

"Non molto tempo fa, abbiamo reso nota la posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina, che tiene conto delle legittime preoccupazioni di tutte le parti e riflette la più ampia comprensione comune della comunità internazionale sulla crisi", le parole di Xi Jinping. "Non esiste una soluzione semplice a un problema complesso. Riteniamo che finché tutte le parti abbracceranno la visione di una sicurezza comune, globale, collaborativa e sostenibile e perseguiranno un dialogo e una consultazione equilibrati, razionali e orientati ai risultati, troveranno un modo ragionevole per risolvere la crisi e un ampio percorso verso un mondo di pace duratura e sicurezza comune".

"La Russia è stato il primo paese che ho visitato dopo essere stato eletto presidente 10 anni fa. Negli ultimi dieci anni ho effettuato otto visite in Russia. Sono venuto ogni volta con grandi aspettative e sono tornato con risultati fruttuosi, aprendo un nuovo capitolo per le relazioni Cina-Russia insieme al presidente Putin", dice Xi. "Entrambi i paesi sostengono una politica estera indipendente e considerano la nostra relazione un'alta priorità nella nostra diplomazia".

Pechino si sta ponendo come mediatore nella guerra tra Russia e Ucraina e chiede negoziati di pace tra Mosca e Kiev. In un articolo pubblicato dal quotidiano russo Rossiyskaya Gazeta, Xi Jinping ha presentato la sua visita come un “viaggio di amicizia, cooperazione e pace”, alla faccia degli occidentali che vedono con sospetto le relazioni sino-russe. Xi ha scritto: “Non vedo l’ora di lavorare con il presidente Putin per adottare insieme una nuova visione” dei legami bilaterali. Il leader cinese ha poi ribadito la posizione della Cina sull’Ucraina e ha ricordato il documento di pace proposto, che, nelle sue parole, “riflette l’unità delle opinioni della comunità mondiale per il superamento della crisi Ucraina”: una “via d’uscita razionale” dalla situazione e un “percorso verso una pace duratura” per Xi Jinping si troveranno se tutte le parti saranno guidate da un concetto di sicurezza comune e sostenibile e continueranno il dialogo e le consultazioni in modo paritario, prudente e pragmatico.


Poche ore prima del loro incontro a Mosca, Putin e Xi hanno pubblicato oggi editoriali paralleli sulla stampa del loro interlocutore - Putin sul Quotidiano del Popolo, Xi sulla Rossiyskaya Gazeta -  per sottolineare la loro alleanza strategica e spiegare quello che Putin ha definito il "ruolo costruttivo" di Pechino nella "soluzione della crisi ucraina".

Putin ha detto che nutre "grandi speranze" sulla visita del presidente Xi Jinping a Mosca, la prima dal lancio della sua "operazione militare speciale", a febbraio 2022, contro l'Ucraina. "In relazione agli eventi che si stanno verificando in Ucraina, per comprendere la loro origine e le vere cause, accogliamo con favore la volontà della Cina di svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione della crisi", ha scritto il presidente russo, che è tornato a criticare aspramente Usa, Europa ed alleati, sostenendo che "la crisi in Ucraina, che è stata provocata e viene vigorosamente alimentata dall'Occidente: è la manifestazione più eclatante, ma non l'unica, del desiderio di mantenere il suo dominio internazionale e preservare l'ordine mondiale unipolare".

L'articolo di Xi, più incentrato sulla guerra in Ucraina, punta a trovare un equilibrio difficile tra l'appello alla pace e l'evitare le critiche aperte alla
Russia  Pechino ha negato le accuse di Stati Uniti e Nato secondo cui sta considerando la fornitura di armi per aiutare l'aggressione di Mosca a Kiev, che Putin continua a insistere come "alimentata dall'Occidente". Il piano di pace della Cina, che prevede il rispetto della "sovranità di tutti i Paesi" e la fine di eventuali sanzioni, è "costruttivo" e promuove una "soluzione politica", ha affermato Xi, per il quale "i problemi complessi non hanno soluzioni semplici". Ma la fine della guerra garantirebbe "la stabilità della produzione globale e delle catene di approvvigionamento".

E la soluzione si può trovare "se tutti sono guidati dal concetto di sicurezza comune, globale, congiunta e sostenibile, e continuano il dialogo e le consultazioni in modo paritario, prudente e pragmatico", ha scritto ancora Xi, riepilogando la posizione di Pechino sulla vicenda.  Il partenariato economico è una "priorità" per Cina e Russia, ha aggiunto ancora il presidente cinese, assicurando che le parti puntano a "una partnership omnicomprensiva", efficace in un mondo minacciato da "atti di egemonia, di dispotismo e di bullismo".

Intanto secondo Ansa, Mosca ha aperto un'indagine penale contro il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan, dopo che il tribunale con sede all'Aja ha emesso un mandato di arresto per il presidente Vladimir Putin per la deportazione dei bambini dall'Ucraina.

"Il Comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale contro il procuratore della Corte penale internazionale Karim Ahmad Khan" e diversi giudici della Cpi, ha dichiarato il Comitato investigativo, sottolineando che la loro decisione di chiedere l'arresto di Putin è "illegale".

"Le azioni intraprese dai giudici della Corte penale internazionale contengono segni di crimini come un atto consapevolmente illegale di custodia cautelare, così come i preparativi per un attacco a un rappresentante di uno Stato straniero che ha diritto alla protezione internazionale con l'obiettivo di complicare le relazioni
internazionali", ha dichiarato il servizio stampa del Comitato investigativo russo, citato dalle agenzie russe.

E' stato inoltre reso noto che un procedimento penale contro il procuratore della Cpi Khan con l'accusa di aver perseguito una persona notoriamente non colpevole e di aver accusato illegalmente una persona di aver commesso un crimine grave.

Lo stesso Khan ha detto oggi che i magistrati del Cpi "non esiteremo ad agire" sui presunti crimini di guerra in Ucraina, prima dell'apertura a Londra della conferenza internazionale dei ministri della Giustizia organizzata per mobilitare ulteriori risorse per sostenere le indagini della Corte. "Purtroppo l'Ucraina è una scena del crimine e sembra che sia stata commessa un'intera gamma di crimini. Stiamo conducendo indagini indipendenti", ha dichiarato alla Bbc il procuratore. "Se si raccolgono prove affidabili, non esiteremo ad agire", ha detto Khan.

 Più di 40 nazioni stanno partecipando alla conferenza ospitata dal vice primo ministro britannico Dominic Raab e dal ministro olandese per la giustizia e la sicurezza Dilan Yeşilgöz-Zegerius. Il Regno Unito sta fornendo ulteriori 395.000 sterline per finanziare il lavoro della Cpi. Saranno presenti Denys Maliuska, ministro della Giustizia ucraino e Andriy Kostin, procuratore generale dell'Ucraina. Secondo i quali l'iniziativa della Corte penale internazionale sul rapimento di bambini della scorsa settimana - per il quale sono stati emessi mandati di arresto contro il presidente Vladimir Putin e la garante russa dei diritti dei bambini Live Maria Lvova-Belova -ha di fatto eliminato la necessità di un tribunale speciale.

Lvova-Belova è tornata oggi a respingere le accuse che le sono state mosse, sostenendo che "ad oggi, 380 orfani provenienti da nuove regioni della Russia hanno trovato una casa presso famiglie russe. Erano in istituti di assistenza. Nessuno è stato separato dai genitori". "Se ci sono rappresentanti legali, faremo il possibile per riunire le famiglie", ha aggiunto, spiegando che oggi 15 bambini evacuati in Russia si sono riuniti ai parenti ucraini

 L'emissione dei mandati da parte della Cpi è stata definita "mostruosa" dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa ed ex presidente Dmitry Medvedev, che in un post su Telegram ha annunciato che rappresenta l'inizio di un "cupo tramonto" per l'intero sistema di relazioni internazionali. Medvedev ha ricordato che "tutti camminano sotto Dio e i missili" e ha ammesso la possibilità di immaginare "un uso spot del missile ipersonico Onyx" da una nave russa sull'edificio della Corte penale internazionale dell'Aja. In questa situazione, ha detto, la popolazione dei Paesi Nato non soffrirebbe e il blocco avrebbe paura di entrare in guerra.

 "C'è un completo pregiudizio e dittatura di un gruppo di Paesi anglosassoni", ha sottolineato, ma "un pari non ha potere su un pari". "Nessuno ha bisogno" della Corte penale internazionale che ha assicurato alla giustizia solo "tre dozzine di sconosciuti", ha osservato. "L'efficacia delle loro attività è zero. Questi non sono i tribunali di Norimberga e Tokyo creati ad hoc. O anche il dubbio tribunale per la Jugoslavia", ha scritto, spiegando che a suo avviso il leader di un paese può essere giudicato solo se il paese "si è selvaggiamente indebolito" e ha quasi perso la sua sovranità, o ha perso la guerra e capitolato. E inoltre per quanto riguarda i crimini statunitensi in Afghanistan e Iraq, la Cpi si è rivelata
impotente.

Più moderate le dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin,  che nel suo briefing quotidiano ha detto che il tribunale dell'Aja, dovrebbe "sostenere una posizione obiettiva e imparziale" e "rispettare l'immunità dei capi di Stato dalla giurisdizione ai sensi del diritto internazionale", esortando la Cpi ad "evitare sia la politicizzazione e sia i doppi standard".

Fonti Secolo d Italia / Ansa / AdnKronos

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