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Meloni contro la proposta Savona di far entrare la Turchia nell'Unione europea

Il documento La partecipazione dell'Italia all'Unione europea. Relazione programmatica è stato depositato da Savona in parlamento e apre uno scenario che rischia di creare nuove fratture nell'esecutivo. Le prime barricate all'idea di far entrare la Turchia nell'Unione europea sono state alzate dai parlamentari di Fratelli d'Italia. 

Un'idea che, appena è stata pubblicata dalla Stampa, ha subito scatenato una strenua opposizione da parte di Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni ha, infatti, chiesto a Matteo Salvini di far ritirare subito la relazione e di chiedere un chiarimenti politico: "Non si resta al governo con chi vuole islamizzare l'Europa".

Ma all'interno dello stesso governo i leghisti non hanno mai appoggiato l'idea di far mettere piede al Sultano Recep Tayyip Erdoğan nei palazzi del potere europeo. Non più tardi di qualche settimana fa, come ricorda la Stampa, proprio Salvini aveva accusato il Consiglio d'Europa di non aver mai mosso un dito quando a Strasburgo si parlava di annoverare tra i Paesi membri anche la Turchia che, aveva detto in quell'occasione, "non sembra un faro di democrazia e diritti". "Aprire le porte dell'Europa alla Turchia è escluso - aveva poi spiegato il leader leghista in una intervista - abbiamo già abbastanza problemi di integrazione per far entrare in casa nostra questo Cavallo di Troia".

Savona sta per lasciare il ministero per gli Affari europei. Nelle prossime ore traslocherà in Consob. Prima di andare via, però, ha lanciato una proposta che mette in imbarazzo l'intero esecutivo. Perché, pur ammettendo "tutte le difficoltà" dell'operazione, l'economista vede il governo di Ankara come "un interlocutore fondamentale" per Bruxelles su "sicurezza" e "politica regionale" nel Medio Oriente, nel Golfo e persino "in quadranti più distanti, come il Corno d' Africa". Non è la prima volta che il tema di allargare l'Unione europea alla Turchia viene messo sul tavolo. Ma il capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione Esteri della Camera, Andrea Delmastro, vuole andare a fondo per capire se questa è la posizione ufficiale del governo Conte. "È la solita manina o siamo in presenza di un atto di sottomissione?", si chiede. E invita Salvini a fermare "questo atto di islamizzazione dell'Europa". "Altrimenti - promette - ci penseremo noi: piuttosto ci incateneremo in Parlamento per difendere la nostra civiltà".

Intanto come riferisce il quotidiano il giornale . Mariarosaria Guglielmi, segretario di Magistratura democratica nella relazione con cui venerdì aprirà il XXII Congresso della corrente di sinistra delle toghe, a proposito dell'arresto e del rientro in Italia del terrorista Cesare Battisti. "La messa in scena organizzata dalla propaganda di Stato per "celebrare" la fine della latitanza di Battisti - ha detto il segretario di Md - ha trasformato la vittoria dello Stato di diritto e la chiusura di una vicenda dolorosa della nostra storia in una pagina umiliante, che, come denunciato dall'Unione delle Camere penali, rappresenta nel modo più plastico e drammatico un'idea arcaica di giustizia ed un concetto primitivo della dignità umana, estranei alla cultura del nostro Paese".

Attacchi anche alla riforma della legittima difesa continua il giornale dopo lo scontro tra Salvini e il presidente dell'Anm Minisci. "Un'idea arcaica di giustizia come vendetta privata ispira la nuova disciplina della legittima difesa. Messa al primo punto degli interventi nell'area penale previsti dal contratto di governo, questa riforma persegue in modo evidente la costruzione di una emergenza e di una retorica disancorate da razionali considerazioni volte a contemperare la molteplicità delle situazioni fattuali e la ponderazione degli interessi in gioco con la rigidità di un dato normativo", afferma Guglielmi per il quale quella della legittima difesa è una "riforma 'manifesto', con gravissime implicazioni sul piano culturale come su quello giuridico: anteporre l'inviolabilità del domicilio alla tutela incondizionata della vita umana significa consumare un ulteriore strappo con il sistema dei valori della nostra Costituzione, sovvertendo la collocazione che da questo sistema ricevono e la graduazione della loro tutela conforme ad elementari principi di civiltà giuridica".

Non poteva mancare poi l'allarme del razzismo continua il quotidiano e le critiche sulla gestione dei migranti. "La costruzione di nuove soggettività di tipo identitario è parte rilevante della strategia del populismo e dei neonazionalismi, che, alimentando strumentalmente la percezione dell'invasione da parte degli stranieri, ha innescato anche nel nostro Paese una deriva xenofoba e razzista, e sta rimettendo in discussione i principi e i valori fondanti della democrazia europea. Con la chiusura dei nostri porti e la messa al bando delle Ong si è consumata una violazione senza precedenti degli obblighi giuridici e morali di soccorso e di accoglienza, che derivano dal diritto interno ed internazionale. Con le vicende delle navi Aquarius e Diciotti abbiamo scritto una pagina nuova per il nostro Paese imboccando un percorso, sconosciuto ed inquietante, distante dalla traccia culturale e simbolica sino ad oggi mai abbandonata nella storia dell'Italia repubblicana.

E mentre sondaggi continuano a premiare la Lega. Secondo l'ultima rilevazione di Emg Acqua e presentata oggi ad Agorà su Rai Tre, se si votasse oggi, la Lega sarebbe di gran lunga il primo partito italiano, con il 31,2% dei consensi.
l sondaggio rivela anche un aumento dei consensi per il Carroccio, che vede un rialzo dello 0,5% rispetto alla settimana precedente. Un trend costante per il partito di Matteo Salvini.
Si conferma invece il calo di popolarità del Movimento Cinque Stelle. Se si andasse oggi alle urne, il Movimento otterrebbe il 23,8%, con un calo di un punto percentuale rispetto ai sondaggi della scorsa settimana. Sommando i due partiti di governo, l'esecutivo giallo-verde mantiene in ogni caso la maggioranza delle intenzioni di voto, con un 55% di consensi.

Alessandro Di Battista ha affrontato la questione Tav durante una riunione e guardando in faccia Luigi Di Maio e gli altri membri dello staff ha detto: «Se vi permettete di dire Sì, io esco un minuto dopo e mi dissocio». È un concetto che ha fatto arrivare ai vertici del M5S anche nelle ultime strazianti ore di Di Maio, tormentato dai dubbi sull’Alta velocità.

Il problema è che le proteste della parte movimento dei grillini si confrontano con una realtà fatta di calo dei consensi. E soprattutto al Nord, le ricette del M5S non fanno breccia. E Di Maio è stato chiaro: "Dire di no ci fa perdere i voti del Nord. Di questo dobbiamo esserne tutti consapevoli, prima di dare l'ultima parola".
Il problema è che questo discorso non piace al fondatore del Movimento, che continua ad avere un ruolo chiave all'interno del partito. Il vice premier ha più volte discusso con il comico genovese delle sue perplessità sui "no" voluti dal Movimento. Il comico, come Dibba, non vuole concessioni: "Fa nulla il consenso, su questo non possiamo cedere". E si teme un post su Facebook di Grillo o una battuta a uno show che possano affossare definitivamente la fragile leadership di Di Maio, aprendo la strada una fortissima spaccatura interna al Movimento. E sono pronte delle vere e proprie dichiarazioni di sfiducia.

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