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Sospendere immediatamente la stipula dei contratti di locazione, sia abitativi sia ad uso diverso. Questa la disposizione che la Confedilizia ha, con apposita circolare, impartito a tutte le proprie Associazioni territoriali.

La disposizione confederale è la diretta conseguenza del “pasticcio” creato dal Parlamento (e immediatamente segnalato dalla Confedilizia) con l’approvazione alla Camera della norma (ora entrata in vigore) che prevede la nullità dei contratti di locazione e dei contratti di compravendita ai quali non sia allegato il nuovo attestato di prestazione energetica. Ma questo nuovo attestato non può essere predisposto (come risulta anche dalla Circolare 25.6.’13 del Ministero dello sviluppo economico) prima dell’emanazione del previsto decreto interministeriale per l’adeguamento del precedente provvedimento sulla documentazione energetica e la fissazione dei criteri   e contenuti obbligatori del nuovo Ape.

“Il danno, per gli interessati e per le istituzioni stesse, è grave”, sottolinea il Presidente della Confedilizia Corrado Sforza Fogliani, che evidenzia che un mercato delle locazioni già morente (ma del quale ciononostante nessuno si prende cura) “non aveva proprio bisogno di un incidente del genere, che aggrava ulteriormente una situazione di emergenza abitativa che viene presa in considerazione solo se fornisce lo spunto per chiedere, e spendere, soldi pubblici”.

Il Governo – a parere del Presidente confederale – deve prontamente dare un segno di vita a proposito della locazione e – al di là di sofismi e di impicci, veri o no, regolamentari – dare subito seguito all’impegno di eliminare immediatamente una norma che, in difetto, impedirà la stipula dei contratti di locazione fino alla ripresa dei lavori parlamentari.

 

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“Si apre una settimana cruciale per la tassazione della casa, senza nessun formale confronto, né sulla tassazione né sulla sorte dell’affitto, con la rappresentanza dei contribuenti del settore. La tassazione sulla casa, se deve essere una tassazione locale, non può però che essere una service tax direttamente rapportata esclusivamente al concreto beneficio che gli immobili ricevono dalle opere apprestate dagli enti locali. Il criterio del beneficio risolverebbe il problema, diversamente prioritario, di modulare la durata dell’Imu sperimentale basata sulle rendite del Governo Monti tuttora in applicazione. Queste rendite espropriatrici non possono infatti essere ancora mantenute per tutti gli anni necessari all’impianto del nuovo Catasto. L’esperimento dell’Imu allo smodato e balordo livello attuale è fallito, e non può essere mantenuto: ha messo in ginocchio l’Italia e il motore stesso della sua crescita, che è l’edilizia. Bisogna incentivare l’affitto come ha detto il Presidente Letta nel suo discorso di presentazione del Governo alle Camere, per ricreare l’investimento in immobili. Bisogna soprattutto ricreare la fiducia e dare finalmente segnali in questo senso, segnali in controtendenza soprattutto di carattere psicologico come fece Einaudi nel secondo dopoguerra. I segnali di questo tipo valgono di più di centinaia di costosi bonus, a una corporazione o all’altra”.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato:

“La riforma fiscale per la casa che si sta delineando presenta problemi irrisolti di grande spessore. Nel confronto con le parti sociali rappresentative del settore che aprirà il Governo, sottolineeremo alcuni punti fermi principali e irrinunciabili.

1) La tassazione non può colpire che il reddito riveniente dal bene tassato, pena un’espropriazione surrettizia, come ha già detto la nostra Corte costituzionale (e, poi, anche la Corte costituzionale tedesca). E’ progressiva l’Irpef, non può esserla anche l’IMU, che del resto è un tributo reale.

2) La service-tax va strettamente collegata al beneficio che proprietari, residenti e non residenti, hanno dalle opere e dai servizi apportati dai Comuni.

3) Per gli immobili di lusso devono essere stabiliti criteri validi per tutta Italia, il riferimento catastale varia da zona censuaria a zona censuaria.

4) Le case tenute a disposizione non vanno confuse con lo sfitto involontario, oggi dilagante. Va invece incentivato l’affitto (come da discorso Presidente Letta alle Camere).

5) Per l’uso diverso necessita un’urgente liberalizzazione, come Mario Monti chiedeva già 15 anni fa: la normativa in vigore è un macigno che impedisce il rinnovamento di imprese e attività commerciali, creando lo sfitto.

Da ultimo, la cartina di tornasole dello spirito liberale e democratico:

6) non si può pensare di costruire il nuovo Catasto algoritmico per i fabbricati (la sorte del Catasto dei terreni non si sa) non riconoscendo ai contribuenti – come si insiste a voler fare da parte dell’Agenzia entrate e del Ministero Finanze – la possibilità di impugnare le rendite catastali nella loro congruità. Lo Stato di diritto è tale perché le sue leggi ed i suoi principii fondanti valgono anche per lo Stato e il suo Fisco”.

Sono tanti gli antichi mestieri che lentamente, ma progressivamente, vengono spazzati via dalla società del consumismo, dell'usa e getta. Tra i più emblematici, anche perché indispensabili per tutti sino ad un paio di decenni fa, vi é quello del calzolaio. Il dato, se si prende in considerazione questa tradizionale professione é assolutamente eclatante, perché, possiamo verificarlo personalmente, che al giorno d'oggi, se abbiamo bisogno di riparare un paio di scarpe, é molto più difficile trovare un ciabattino. E così, é ovviamente più semplice, prenderle e buttarle nel cestino dell'immondizia insieme al resto di tanti beni di consumo che dopo un pò d'uso devono essere eliminati.

La categoria presa in considerazione, infatti, si é più che dimezzata negli ultimi anni ed attualmente alcune statistiche parlano di solo due calzolai ogni cinque comuni. La colpa sta ovviamente, come già detto nella mentalità "usa e getta" che ha prevalso da tempo, provocando inevitabilmente un netto declino della professione. Anche i corsi di formazione per un mestiere che in passato si tramandava di padre in figlio, da maestro ad apprendista, sono rarissimi. Un aspetto che sorprende però é che la crisi, paradossalmente, potrebbe portare anche maggior lavoro ai calzolai che ancora resistono ad abbassare definitivamente le saracinesche anche perché la gente ci pensa due volte prima di buttare le proprie calzature danneggiate o che hanno bisogno di una revisione.

Se la crisi globale potrebbe essere un toccasana per questo tipo di lavoro autonomo, sono altre le cause che incidono sul declino della professione: il caro – affitti che sino a poco fa imperversava nei centri urbani aveva reso, un sistema bancario ormai chiuso e sempre meno flessibile. Per non parlare poi del costo del lavoro, della difficoltà ad assumere apprendisti ed in genere personale e del proporzionale aumento della tassazione negli ultimi anni, sia centrale che degli enti locali, ma, soprattutto, di un sistema economico ultra- consumeristico che ha favorito la grande distribuzione e produzione, a discapito della piccola impresa, e che ha progressivamente allontanato la piccola produzione ed il piccolo commercio al di fuori dei centri urbani sino a quasi cancellarlo.

Una serie di concause che, dovrebbero essere arginate con interventi mirati del Governo centrale ma anche delle Amministrazioni locali che dovrebbero, in questo momento di grave crisi, detassare le attività di quegli artigiani che hanno scelto o che sceglieranno i centri urbani quale loro sede e che contribuiscono, in questo modo a ravvivare il tessuto economico e sociale dei Comuni spogliati dalle antiche tradizioni.

Ecco perché Giovanni D’Agata, fondatore dello  “Sportello dei Diritti” chiede interventi mirati ed urgenti del Governo a sostegno delle imprese artigiane, proponendo ai Comuni una generale riduzione o sospensione della tassazione locale nei confronti di quelle aziende artigiane che abbiano individuato nei centri urbani la sede della propria attività e tra queste, ovviamente, quella del calzolaio.

Il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha così dichiarato:

“In coincidenza col prossimo varo della delega per la formazione di un Catasto algoritmico reddituale, ed anche patrimoniale, si moltiplicano segni che sono espressione dei gruppi finanziari e con i quali gli uomini dell’alta finanza cercano di condizionare le scelte del Parlamento sulla tassazione immobiliare. Nelle preferenze di investimento degli italiani, i prodotti finanziari hanno ultimamente, per la prima volta, superato gli investimenti nel mattone. Non assicurare ai risparmiatori un Catasto che, già algoritmico, e quindi con un margine di errore del 30 per cento, non preveda neppure rimedi giurisdizionali di congruità a proposito delle rendite, rafforzerebbe la tendenza che s’è già manifestata a favore della finanza, creerebbe ulteriore sfiducia nel mattone, ulteriormente scoraggiando gli investimenti delle famiglie in un settore centrale per la rinascita com’è quello delle case”.

 

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