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Arte, a Bari la mostra retrospettiva dell’artista Andrey Protasov (1957-2019)

Si e inaugurata  a Bari  la Mostra retrospettiva del Maestro Andrey Protasov dal titolo “La Natura è il Tempio”, ospitata e allestita presso la Pinacoteca Corrado Giaquinto al 4°piano nel Palazzo storico della Città Metropolitana di Bari, in Via Spalato 19, sul Lungomare Nazario Sauro.

L’Evento espositivo, promosso dalla Foundation Andrey Protasov e curato da Maria Sofia Protasova e Fulvio Benelli, prevede la Mostra di venti, selezionate e inedite, Opere tratte dal ciclo pittorico Betulle realizzate in Italia tra il 1990 e il 2015. Dopo la Mostra a Roma, è questa l’opportunità per esplorare quel policromatismo specifico delle Opere dell’Artista in cui si riflette l’alba dell’analisi e la sintesi tra la vivace corrente simbolista russa e quella evoluzionista occidentale, osmosi attentamente rappresentata e capace di assumere qualsiasi aspetto e dimensione, attraverso una contestualizzazione universalmente plastica e flessibile. 

Quindi non solo espressione dell’Io ma, come fermo immagini, frame animici, le sue Opere fanno parte della sua vita, sono l’espressione della sua vitalità, quella gioia, gratitudine, desiderio di valori eterni e amore, che cerca con accortezza, con grande umiltà, quasi in punta di piedi, di condividere con eleganza e maestria. Il percorso espositivo incede con una serie di Opere inedite che fanno parte integrante del suo Ciclo pittorico denominato Betulle, dal latino betulla e a sua volta di origine gallica, elementi della natura dotate di un pregevole carattere penetrante e severo, resistenti a condizioni ambientali avverse.

Nella luce e nelle trasparenze è forte per l’Artista Andrey Protasov, confermava Vittorio Sgarbi, (…) l’idea di rappresentare la vita, la vitalità, il piacere di vivere (…) È quella brillantezza, quella euforia trasmessa in una pittura che somiglia alla formale intersezione degli spazi di luce che diventano per lui un richiamo fortissimo sul piano cromatico. Grandi colori, festa dei colori, intreccio di forme, come se fosse messo in un frullatore e sentirsi il brivido di essere diventati italiani .. Mi pare si capisca, non solo da questa serie di opere, la vitalità, l’euforia, il piacere di vivere, che vibra in queste tele, che sembrano sovrastare perfino il primato della ricerca artistica. Perché l’Artista deve essere severo e non lasciarsi trasportare o travolgere dalla realtà. Invece lui è felice di essere travolto, a un certo punto sente la fortuna di essere entrato in Italia, la fortuna di avere una figlia, di avere una famiglia, l’amore e la felicità di vivere (…) così forte da andare oltre la disciplina che un’Artista deve avere. È più forte l’entusiasmo che non la concentrazione di una vicenda formale  il trapianto di una visione del mondo in un’altra. Ecco perché diventa italiano quello che chiamiamo Rinascimento.

In questa serie, ribadisce Francesco Ruggiero, vengono rivelati temi eterni dell’essere, del movimento e del tempo, l’amore per la bellezza della natura e le sue creature elementari. L’Artista attraversa il paesaggio accademico classico e il simbolismo con ambienti di onirico romanticismo e lussureggianti vedute multidimensionali attraverso una Pittura ornata e colta di rimandi ermeneutici della percezione. Sono l’immagine musicale e vibrante della Armonia delle Sfere, come negli alberi viventi di Carlo Levi, i Carrubi ondosi e avvolgenti, un pentagramma lirico di note musicali, che fecondano la Terra di uno svolgimento solare, quella (…) luce intellettuale piena d’amore (…) nel Paradiso di Dante che eleva verso l’alto ogni eterno ritmo, pura gravità e vibrazione dello Spirito, liberando il colore in pienezza di sostanza e forma … questo impianto artistico della serie Betulle espande in sé l’aspetto mistico e spirituale, metafora di purificazione e rinnovamento, di Rinascita. Ambienti metafisici quelli di Andrey Protasov, labirinti come boschi di betulle da attraversare, per superare, come Faust, l’incanto delle Sirene, fortificati all’albero maestro della virtù, eppure ascoltandone il canto.

È comprensibile lo Stupor Mundi di Protasov, errante e catapultato all’interno di un nuovo geroglifico che racchiude la chiave per la decifrazione di innumerevoli enigmi passati, presenti e futuri. Una chiave multidimensionale per scale di scrigni di saggezza, che supera la gravità della luce e si fa dimensione altra del realismo magico.

Protasov ha trovato, con equanimità, questa chiave. Ha contaminato il visibile e l’invisibile nella sua ricerca vibrante e immanente dando forma e sostanza pittorica all’impalpabile esistenza, immergendosi nella propria multidimensionalità interiore e adottando un proprio sistema compositivo, tra saggezza edificatrice plastica ed incanti naturali, restituendo rivelazioni inedite e nuove epifanie, adoperando un cromatismo intenso carico di luce, guidandoci magicamente, attraverso orizzonti di elevazione con pitture oniriche di impressioni ipnotiche solari e richiami a Kandinskij e Chagall.

L’Esposizione rimarrà aperta fino al 4 Giugno 2023. Per l’occasione verrà realizzata la Monografilm della Mostra.

ANDREY PROTASOV

L’Opera del Protasov Quis ut Deus ritrae un apollineo Arcangelo Michele che con ali dispiegate, ma con la sicurezza olimpica del vittorioso, tiene sotto il suo tallone il petto serpeggiante del Diavolo che si agita inquieto, come il caos che non vuole essere organizzato secondo il sistema scientifico/spirituale, dalla luce ordinatrice dei pensieri di cui Michele è l’intelligenza cosmica.

La tecnica mista fa trasparire una prevalenza di oli e acrilici.

L’Opera proietta l’alba della sintesi tra il vivace policromatismo della corrente simbolista russa e il monocromatismo trasformista del benessere estremo occidentale rappresentato così bene dal Wharol con le sue Marilyn camaleontiche capaci di assumere qualsiasi aspetto, persino quello di un Che Guevara, se ciò stupisse il mondo.

Ben altra cosa è lo Stupor Coeli e Stupor Mundi, l’universalità del sapere umano.

Fonte Maria Sofia Protasova

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