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Regioni in pressing, oggi vertice dei governatori. Zaia: pronti a riaprire'

Regioni in pressing per la ripartenza dunque con la videoconferenza dei governatori. 'Chiederemo che i singoli enti possano presentare piani di riapertura', afferma Toti. Conte conferma di voler valutare se anticipare 'aperture ulteriori' dei negozi. Record per diminuzione di malati in Italia, -7mila. Ma in Lombardia tornano a salire i decessi, +222.

"Abbiamo una importante conferenza dei governatori delle regioni e poi ci sarà la conferenza Stato-Regioni. E' opinione di tutti che non si possa più aspettare oltre. E' opinione della maggior parte dei governatori che occorra stabilire dei piani di riapertura Regione per Regione. Al Governo chiederemo domani di modificare il Dpcm in vigore per consentire alle singole regioni di presentare dei piani di riapertura già dalla prossima settimana". Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti nel punto stampa quotidiano

"Poco fa la conferenza delle Regioni all'unanimità ha approvato un documento che chiede che fin da lunedì 11 maggio si possa riaprire il commercio al dettaglio e che dal 17 quando scadrà il dpcm firmato il 26 aprile scorso questa norma decada e venga totalmente attribuito alle regioni la responsabilità di elaborare un calendario completo di riaperture sin dal 18 maggio". Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti nel corso di un punto stampa.

Il governatore Luca Zaia è "pronto a far ripartire tutto anche prima del 18 maggio". E lo ha ribadito nella videoconferenza con gli altri presidenti delle Regioni, presente il ministro Boccia. "Porto avanti la volontà di proporre di poter aprire tutto. E' difficile pensare che l'apertura che abbiamo oggi, che è pressochè totale, sia un fatto di salvaguardia rispetto al riavvio di quello che è rimasto chiuso. Pensare che il capro espiatorio di questa partita sia la parrucchiera, gli estetisti o i negozi, decisamente no. Altri colleghi la pensano come me".

Gli addetti al settore turistico, sono tutti concordi nel sostenere che i 5mila euro a fondo perduto promessi dal governo siano un’elemosina. Un albergatore di Oristano, infatti, ci spiega che, per lui, la stagione turistica è già finita dal momento che ha già ricevuto molte disdette di prenotazioni che avevamo chiuso già da febbraio. Con la crisi imminente che sta per arrivare “non mi conviene riaprire visto e considerato che i pochi che si potranno permettere una vacanza andranno in B and B molto più economici del mio”.

L’unico provvedimento arrivato dal governo è stata la sospensione dei mutui per sei mesi. Mutui che “poi dovrò pagare con gli interessi e i 5mila euro che arriveranno non mi basteranno neppure a coprire tale spesa”, dice l’albergatore sardo secondo cui l’unica soluzione per andare avanti sarebbe se il governo stanziasse un fondo perduto pari al 10% di quanto fatturato l’anno precedente “così da premiare chi veramente paga le tasse”. Chissà se il grido d’aiuto lanciato da M.I.O. arriverà fino alle stanze di Palazzo Chigi e della task force di Vittorio Colao.  

Milano dove il clima era teso già da tempo. Valerio Tremiterra, titolare di due pizzerie napoletane e di un altro locale nel centro del capoluogo lombardo, ci rivela che, il giorno precedente al flash mob, secondo il quotidiano il Giornale un dirigente della Questura gli ha detto: “Noi non vi facciamo nemmeno avvicinare a 50 metri dal Duomo”. A quel punto l’imprenditore di origini napoletane ha ribattuto: “Perché il Duomo è di sua proprietà?” e ancora: “L’articolo 21 difende la libertà di manifestare e lei non mi può fermare”.

Davanti a tali parole, il dirigente della questura ha replicato: “Vedremo”. Un antipasto di quel che è avvenuto ieri. Che, poi, si è trattato di una protesta estremamente pacifica, nello stesso stile di quella che si è tenuta in Germania recentemente con le sedie in piazza distanziate l’una dall’altra di un metro e più. Una manifestazione portata avanti per far capire che “anche se il governo ha bloccato i licenziamenti, saremmo costretti a licenziare il 50% dei dipendenti perché Milano subirà un calo netto del turismo”, spiega Tremiterra.

A generare il panico vi è, poi, la mancanza di indicazioni chiare dal governo: “Circola voce - aggiunge l’imprenditore napoletano che saremo obbligati a mettere il plexiglass e che il distanziamento sociale dentro il ristorante sarà di minimo un metro. E, addirittura, non potremmo usare l’aria condizionata. Tutte ipotesi non confermate che fanno paura e ci aspettiamo di tutto”. Il rischio è che questi locali, una volta falliti, possano finire nelle mani di fondi d’investimento “che stanno entrando a gamba tesa nell’economia di Milano e non si sa chi ci sia dietro”, dice Tremiterra.

Salvatore Maresca, come riferisce il giornale titolare di 3 pizzerie Muu Muurezzella a Napoli e 2 a Milano, spiega: “Il settore della ristorazione e della movida è sempre stato ambito dalla criminalità perché c’è un flusso di cassa diretto e, in un momento come questo, lo Stato deve essere vicino a chi come me è sempre stato dalla parte della legalità”.

Al momento il signor Maresca ha già ricevuto la messa in mora per non aver pagato l’affitto di marzo-aprile per 3 dei suoi 5 locali. Ma non solo. Ad oggi, dalle banche non è arrivato ancora nemmeno un euro. “Una banca mi ha detto che non ha aderito alla convenzione dei 25mila euro, un’altra che la mia pratica è in valutazione e l’ultimo istituto di credito mi ha detto che deve fare valutazioni aggiuntive”. E aggiunge: “Io stesso non ho ancora ricevuto nemmeno le famose 600 euro”. Il problema riguarda sempre le prospettive future. “A Napoli, bene o male, noi lavoriamo anche con i concittadini, mentre a Milano, se togli i turisti e i fuorisede, non sapremo quando si ripartirà”, sentenzia Maresca che conclude: “Aprire il primo giugno è fallimento sicuro e io, col plexiglass, di sicuro non apro proprio più”.

Un falegname e un giardiniere hanno pensato al gesto estremo di togliersi la vita. Rappresentano tre casi emblematici di una categoria, quella dei piccoli artigiani, già in condizioni precarie prima dell’epidemia, che hanno avuto il colpo di grazia con il Covid-19. Ricordiamo che ieri si è verificato il primo suicidio a causa dell'epidemia. Un imprenditore di 57 anni si è impiccato all’interno della sua azienda nel quartiere periferico di San Giovanni a Teduccio, nel Napoletano.  un fabbro messo in ginocchio dal coronavirus. L’uomo vive da solo, non ha una casa e dorme all’interno del suo laboratorio dove si occupa di interventi su porte blindate, inferriate, infissi, cambi serratura.“Da marzo la situazione è diventata disastrosa - racconta al giornale -. La gente era a casa, nessuno ordinava i lavori e quindi noi siamo stati abbandonati al nostro destino. Le commesse sono calate in maniera drastica e spaventosa”.

Il fabbro svolge la sua professione da circa 40 anni. Per 35 anni ha lavorato in un laboratorio al Forte Boccea, zona ovest della Capitale. Poi il vecchio proprietario ha venduto a una ditta di costruzioni e hanno demolito l’edificio. “Ho dovuto cercare un altro locale per ripartire e dopo tanti anni non è semplice perché i clienti li perdi tutti”.

Intanto Matteo Salvini, a L’aria che tira, su La7, interviene sul tema della permanenza dell’Italia in Ue dell’addio all’euro.  "Continueremo a protestare, in Aula e fuori, nel rispetto delle regole. Del decreto "Aprile" non c’è traccia. Vedremo come dare voce alle persone a casa. Siamo a giovedì e non c’è traccia di questo decreto. Ci dicono per litigi interni alla maggioranza. Gli italiani stanno portando una pazienza enorme, quindi il problema non è che atteggiamento terrà la Lega, che ripeto sarà fermo e costruttivo se c’è bisogno andando anche nelle Aule del Parlamento a presidiare". D’altra parte era stato garantito al Paese che entro questa settimana sarebbe arrivato il decreto. "Aspettiamo venerdì, ma temo che non ci saranno segnali positivi e quindi come Lega valuteremo come dare voce alle persone che sono a casa".

Altri Paesi - dice poi, citando anche la Svezia - hanno una banca pubblica che garantisce soldi a imprese e famiglie. Si possono fare tante cose, ma se noi aspettiamo che sia Bruxelles a dire che possiamo salvare le vite degli italiani...". Il suo giudizio è negativo. Come è negativo il giudizio di larga parte dei cittadini del Belpaese.

"Visto che si parla tanto di Cina, noi giustamente imponiamo ai nostri imprenditori e ai nostri lavoratori 6mila norme, cavilli... in Cina non viene rispettata nessuna tematica di rispetto del lavoro e dell’ambiente. Quindi se l’Europa esiste, si ponga il problema di tutelare il nostro ambiente, i nostri lavoratori, i nostri imprenditori dalla concorrenza sleale di chi scarica nelle acque o in aria qualsiasi schifezza possibile. Se serve anche con tutele economiche, con dazi, non solo per motivi economici - non entro nel merito della diffusione del virus, che mi sembra evidente da dove sia partito. Se si deve tutelare l’ambiente va tutelato in tutti e cinque i continenti. Se dall’altra parte del mondo ci invadono con prodotti sottocosto senza nessun rispetto dell’ambiente".

"Sono contento che, smentendo tutti quelli che scrivono che l’opposizione è divisa, se si lavora con buona volontà si trova un impegno comune. Non è un attacco a una persona: un ministero così importante deve preoccuparsi che durante il Covid i mafiosi stiano in galera e non che escano di galera. Bonafede dice che farà un decreto per far tornare in carcere i boss? Io ormai ci credo solo se lo vedo".  

Infine il leader della Lega si concentra sul nodo giustizia. È stata depositata al Senato una mozione di sfiducia firmata da tutto il centrodestra nei confronti del Guardasigilli, Alfonso Bonafede, per evidente incapacità e inadeguatezza. "Sono contento, perché dopo ore e ore di lavoro, il centrodestra compatto unito ha trovato una posizione comune. Dopo i mille errori fatti, dalle rivolte nelle carceri, all’uscita dei boss mafiosi, ergastolani, delinquenti, spacciatori, assassini, ancora oggi il ministro ha detto ‘non è colpa mia, non è colpa del governo’ a me non interessa". "Conto che anche dentro la maggioranza ci sia qualcuno che si sta ponendo le stesse domande. Perché non è una questione di destra o di sinistra: sono usciti dei delinquenti che dovrebbero stare in carcere a vita senza una motivazione plausibile e altri ne usciranno. Sono contento che si offra agli italiani la possibilità di andare oltre perché si è portata fin troppa pazienza".

Poi, aggiunge, che bisogna chiarire sulle nomine, su cos’è accaduto, su pressioni o omissioni. "Io non so se abbia ragione il giudice Di Matteo o il ministro Bonafede, entrambi non possono aver ragione. Se ha torto un magistrato, è grave. Se ha torto il ministro, è doppiamente grave". Questa, secondo Salvini, è solo l’ultima di una serie di inadeguatezze, di incapacità, di oltraggi a decenni di lotta alla mafia, alla camorra e alla ‘ndrangheta che non possono essere ulteriormente tollerate anche per rispetto di chi lavora nelle carceri: donne e uomini in divisa della polizia penitenziaria, medici, volontari. Non basta la dimissione tardata e forzata del capo dell’amministrazione penitenziaria.

Poi Salvini si sofferma su un punto nevralgico per la maggioranza: l’immigrazione. "È criminogena l’idea di regolarizzare centinaia di migliaia di immigrati. Un conto sarebbe prorogare per un tempo limitato il permesso di soggiorno per quelli che già lavorano, un altro è fare una sanatoria generalizzata con tutti dentro, compresi delinquenti e fannulloni". La Lega appoggerebbe la maggioranza se presentasse un provvedimento per reintrodurre i voucher. "Lo faremmo, perché oggi l’alternativa è tra il lavoro e il non lavoro. In alcuni settori va reintrodotta la possibilità di essere assunti a tempo. I voucher in agricoltura, nel turismo e nel commercio. Reintrodurre la possibilità di assumere personale regolarmente non per tutta la vita mi sembra di buon senso".  

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