Dal 12 luglio all’8 settembre 2024 la Galleria SACCA di Modica presenta “Visioni fuori rotta”, una mostra personale dell’artista Giorgio Distefano (Ragusa 1972, vive e lavora a Firenze). Il vernissage è fissato per venerdì 12 luglio alle ore 19.30 alla presenza dell’artista.
Come scrive il curatore della mostra, Giovanni Scucces, “confini, tracciati, percorsi, guide sono tutti elementi che possono favorire il nostro approccio con il mondo e con noi stessi, ma allo stesso tempo possono anche limitarci e ingabbiarci all’interno di schemi predefiniti che di fatto ci impediscono di andare oltre. Nella vita bisognerebbe tenere presenti queste tracce ricordando però che ogni tanto può risultare proficuo andare al di là del precostituito”.
È un po’ quello che accade nei lavori di Giorgio Distefano. L’artista, infatti, è solito utilizzare come supporti per le sue opere i cartamodelli, modelli di carta usati in ambito sartoriale per creare le varie parti di un capo d'abbigliamento. Essi funzionano come linee guida per tracciare su stoffa e poi tagliare le singole parti di tessuto che saranno in seguito assemblate per andare a formare il capo finito.
Nelle sue opere queste carte si trasformano, divengono altro, molto più di una semplice carta o di un cartamodello. Queste linee diventano reticoli, coordinate spaziali e trame i cui fili assomigliano a legami; con la terra e i luoghi, con il cielo e gli astri, con il sacro e lo spirituale. E in generale con l’io, come in un viaggio che sa di esplorazione interiore.
Questi tracciati perdono la loro funzione originaria; in parte suggeriscono alcuni punti nodali dell’opera, ma perlopiù vengono “piegati” a favore di quanto viene rappresentato e a vantaggio dell’atto creativo.
In questa mostra personale verranno presentate opere di diverse serie, ma tutte accomunate dall’utilizzo dei cartamodelli come supporto. Sarà possibile ammirare i lavori d’ispirazione sacra costituiti da una serie di santi e di ex-voto molto sentiti in Sicilia e in particolare nella zona sud-orientale dell’isola. A contraddistinguere questi lavori troviamo l’applicazione di varie foglie (oro, argento, rame, bronzo) unitamente all’utilizzo di stucchi. Le prime concorrono a dare un’aurea di sacralità alle icone contemporanee, mentre gli stucchi gli conferiscono un aspetto simile a dei bassorilievi.
Poi ci saranno le carte che potremmo definire “paesaggistiche”. In questo caso, si tratta di alcuni lavori della serie “Rosa dei Venti”, in cui l’artista istituisce un legame visivo fra territorio rappresentato e il relativo vento che lo caratterizza, insieme ad altri dedicati ai propri “luoghi del cuore” e alla sua terra natia. Inoltre, verranno mostrate le prime opere inedite della sua nuova serie “Astrocartografia”, in corso di realizzazione, dedicata agli astri, al cosmo e alle costellazioni, pur mantenendo un’impronta paesaggistica.
Una chicca davvero rappresentativa del legame fra l’arte di Giorgio Distefano e quella sartoriale, può essere riscontrata nell’opera “Kakejiku della casa”, in cui pittura, cartamodello e stoffa si incontrano e si fondono in un unicum che diventa sintesi del lavoro dell’artista.
Nelle opere di Distefano i cartamodelli assumono le sembianze di carte nautiche che introducono a molteplici viaggi interiori, visioni in bilico fra razionalità e libertà espressiva, in cui l’incipit può partire da “una rotta”, ma in cui è il “fuori rotta” ad elevarle a opere d’arte uniche nel loro genere.
La mostra, con ingresso libero, potrà essere visitata fino all’8 settembre: dal lunedì al venerdì (ore 17 – 20) e le mattine di martedì, mercoledì e venerdì (ore 10.30 – 12-30) o previo appuntamento. Le aperture, nel corso della stagione estiva, potrebbero subire variazioni. Si consiglia pertanto di verificarle consultando il sito della galleria d’arte.
Conosciamo brevemente l’artista.
Giorgio Distefano ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha tenuto diverse mostre personali in gallerie e spazi pubblici, in Italia e all’estero, tra le quali “Tracce Mediterranee”, a cura dell’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava, attualmente in corso alla Galleria Civica di Zilina in Slovacchia; e poi al Zit-Dim Art Space di Tainan in Taiwan; al Phoenix Ancient City Museum di Fenghuang, Hunan - Cina; al Parlamento Europeo di Bruxelles in Belgio; all’Agora|Z di Palazzo Strozzi a Firenze.
Ha preso parte a numerose collettive, residenze d’artista e rassegne in Italia e all’estero tra cui si segnalano March Sensation, Artermini Research House, a cura di Chin Kok Yan, presso Ipoh - Malesia; Italian contemporary Art of cross-cultural vision, a cura di Zhang Yidan a Fenghuang - Cina; “Who can give us Peace, International Union of Artists for Peace” al Parlamento Europeo di Bruxelles; Geografie sentimentali, a cura di Cristina Costanzo, 091 Art Project C/O Rizzuto Gallery – Palermo; “Alter - Volti di luce e terra”, a cura di Martina Cavallarin, Giusi Diana, Eleonora Frattarolo e Cecilia Freschini, a Chiaramonte Gulfi.
È stato finalista Arteam Cup Contemporary Art Prize, II ediz. Palazzo del Monferrato - Alessandria; finalista Premio Carlo Bonatto Minella 2015 - Rivarolo Canavese, Torino e Praga; menzione e finalista al Premio Cromica 2012 - Bibbiena (AR); primo premio della critica per la pittura, LVI edizione del Premio per l’Arte contemporanea Basilio Cascella (Palazzo Farnese, Ortona - Chieti).
L 'Opera della Metropolitana di Siena e l’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino, sono lieti di restituire al grande pubblico il Fonte battesimale del Duomo di Siena restaurato. Sarà, infatti, nuovamente visibile dal 25 giugno - dopo tre anni di interventi conservativi - lo straordinario impianto scultoreo realizzato da Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti e Giovanni di Turino.
Il restauro è frutto di una serie di interventi, di altissimo e innovativo livello tecnico, condotti dal personale dell’Opera e da quello, altamente specializzato, dell’Opificio delle Pietre Dure, guidato dapprima dal compianto Marco Ciatti e, successivamente da Emanuela Daffra. Sotto l’alta sorveglianza dei funzionari della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, prima diretta da Andrea Muzzi e, attualmente, da Gabriele Nannetti, il personale dell’Opera e dell’Opificio, con la proficua collaborazione di restauratori e docenti universitari, si è avvicendato nel complesso restauro di un’opera frutto della geniale perizia dei massimi artisti della prima metà del Quattrocento: interventi diversi ma collegati che, giunti a compimento, restituiscono alla Chiesa, alla Città e al mondo, un luogo centrale sotto il profilo pastorale e liturgico e, contestualmente, un vero e proprio capolavoro di incommensurabile bellezza.
“Per un cristiano si nasce a nuova vita con il battesimo - sottolinea il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena - Colle di Val d’Elsa - Montalcino – e il Fonte battesimale del duomo di Siena ha visto ‘nascere a nuova vita’ tante generazioni di senesi famosi e meno famosi, tanta gente comune, legati tutti in maniera indissolubile a questa città unica. Alla forte connotazione spirituale e religiosa oggi si aggiunge la suggestione per la restituzione al mondo di un capolavoro assoluto del Rinascimento italiano”.
“Tutto il complesso del duomo della nostra città – aggiunge il card. Lojudice – è uno scrigno che contiene immensi capolavori di arte che trovano la loro ispirazione nella tradizione cristiana che a Siena e nei suoi territori ha saputo trasformarsi nella chiave di volta delle comunità”.
L’intervento di restauro, finanziato dall’Opera della Metropolitana di Siena, è frutto di una sinergia reale e concreta tra la Fabbriceria, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (OPD), a cui è stata affidata la direzione del restauro, coordinato dagli storici dell’arte Laura Speranza e Riccardo Gennaioli, rispettivamente direttori dei settori Restauro Bronzi e Materiali Lapidei dell’OPD. I dipendenti dell’Opera del Duomo e, in particolare, tutti gli addetti di Area tecnica, con l’ausilio di quelli dell’Area Sicurezza e delle altre Aree, hanno partecipato attivamente, ciascuno per le proprie competenze, alle necessarie attività conservative tra cui quelle di restauro lapideo che sono state direttamente svolte dal personale dell’Ente: dal Restauratore Andrea Galgani, e dalle Collaboratrici di restauro Serena Bianchi e Lucrezia Coletta che, quotidianamente, insieme alla restauratrice esterna Irene Giovacchini, hanno eseguito interventi di consolidamento e pulitura seguendo le indicazioni e le scelte metodologiche elaborate dalla direzione tecnica e scientifica del restauro affidata al settore Restauro Materiali lapidei dell’OPD con la restauratrice Camilla Mancini, attiva in prima persona e di Riccardo Gennaioli, direttore del settore.
Nei laboratori dell’OPD a Firenze hanno operato sulle parti metalliche, con la direzione tecnica di Stefania Agnoletti, i restauratori interni Maria Baruffetti, Annalena Brini, Elisa Pucci del settore Bronzi diretto da Laura Speranza. Sono stati coinvolti anche restauratori esterni (Antonio Mignemi, Stefano Casu, Elena della Schiava e Merj Nesi).
Le indagini scientifiche sono state condotte da OPD (Andrea Cagnini, Monica Galeotti, Simone Porcinai) e da un nutrito gruppo di professionisti esterni. Un team articolato, dunque, che ha saputo operare in stretta sinergia. L’area tecnica dell’Opera del Duomo diretta dall’architetto Enrico De Benedetti ha, inoltre, progettato e curato il nuovo allestimento del Battistero volto a migliorarne l’accoglienza e la fruizione.
“Mantenere, conservare, restaurare e valorizzare i beni che ci sono stati affidati. Sono questi alcuni dei compiti istituzionali dell’Opera della Metropolitana di Siena” – afferma il Rettore prof. Giovanni Minnucci – “e ad essi, per volontà del Consiglio di amministrazione che sentitamente ringrazio, ci siamo rigorosamente attenuti anche in questa felicissima occasione. Restituire, mirabilmente restaurato – alla Chiesa, alla Città di Siena, e alle tante persone che visitano il Complesso monumentale – un bene di una bellezza incantevole ed ineguagliabile, come il Fonte battesimale, è stata una missione alla quale ben volentieri ci siamo dedicati, insieme a tutto il personale dell’Opera, a quello dell’Opificio delle Pietre Dure, ai docenti universitari e ai tecnici esterni alle due Istituzioni. Eravamo pienamente consapevoli, anche alla luce delle decisioni assunte dal precedente CdA, non solo della necessità ineludibile di procedere ad operazioni di restauro mai avvenute, ma anche profondamente convinti dei risultati che la sinergia fra i tanti soggetti coinvolti, grazie alle loro rispettive specifiche competenze, avrebbe potuto generare. Siamo dunque grati a tutti coloro che, a vario titolo, si sono cimentati in questa impresa che indiscutibilmente contribuisce alla conservazione di un bene liturgico ed artistico preziosissimo: un bene la cui visione, d’ora in avanti – ne siamo certi – susciterà forti emozioni e il convinto apprezzamento di tutti coloro che, venendo in visita, si soffermeranno all’interno del Battistero per ammirarlo”.
Posizionato al centro della struttura architettonica del Battistero, il Fonte battesimale, è uno tra i maggiori capolavori conservati all’interno del complesso monumentale del Duomo di Siena. Straordinaria opera in marmo, bronzo e rame smaltato realizzata tra il 1417 e il 1431 dai più importanti scultori del primo Rinascimento. Il Fonte è costituito da una vasca esagonale in cui si inseriscono i sei specchi in bronzo dorato raffiguranti la vita del Battista, scanditi dalle statue della virtù di cui due, Fede e Speranza, realizzate da Donatello.
Fra gli episodi più rappresentativi assume un particolare rilievo il Battesimo di Gesù di Lorenzo Ghiberti del 1427, elegante e raffinata scena caratterizzata da un pittoricismo e un senso di profondità ottenuti grazie a una graduale riduzione del rilievo Il ciclo si conclude con il celebre Banchetto di Erode di Donatello, la scena più toccante per la drammaticità del soggetto e le qualità formali. L’importanza del Fonte - quale punto focale nella definizione dei princìpi del Rinascimento - la complessità degli interventi conservativi per le opere in bronzo dorato e per gli elementi in marmo, hanno richiesto indagini accuratissime e grandi competenze nella definizione del programma dei restauri.
“Confrontarsi con un’opera tanto complessa e significativa per la storia dell’arte è sempre arduo - dice Emanuela Daffra, Soprintendente dell’OPD - In questo caso le difficoltà erano, sono, accresciute da altri fattori: da una parte il valore d’uso del Fonte, nato come ‘strumento’ per la somministrazione di un sacramento, che questa funzione mantiene tutt’ora. Dall’altra condizioni ambientali non ideali per la conservazione, in particolare dei bronzi. Lo staff di OPD ha raccolto la sfida di mantenere per ora al monumento tanto la completezza quanto la destinazione originaria, ma proprio da ciò nasce il programma di ispezioni semestrali e l’invito al monitoraggio e al controllo scrupoloso dei parametri ambientali. Solo l’attenzione costante permetterà di cogliere tempestivamente segni di degrado e di individuare subito le provvidenze più adatte”.
Opera celeberrima, il Fonte coniuga marmi, un tempo arricchiti da dettagli policromi blu e oro, e bronzi dorati. La struttura architettonica è interamente realizzata in marmo bianco di due differenti qualità: per il registro inferiore una varietà venata proveniente dalla Montagnola senese, per il tabernacolo e la figura del Battista una seconda assai più omogenea cavata nel comprensorio apuano. Le parti in bronzo (lega di rame) mostrano una doratura ad amalgama di oro e mercurio (la cosiddetta “doratura a fuoco”). L’oro risultava offuscato, le superfici erano interessate da abrasioni e anche lo stato di conservazione del materiale lapideo era piuttosto disomogeneo, assai peggiore nel registro inferiore rispetto alla parte in elevato.
Per verificare la statica della struttura architettonica e i parametri ambientali sono state intraprese due diverse campagne di indagine in situ: misurazioni ultrasoniche hanno verificato la presenza di ancoraggi metallici interni al Fonte e indagini geofisiche sul pavimento hanno indagato la presenza di vuoti o fronti di umidità nel sottofondo archeologico.
Un’approfondita campagna diagnostica ha preceduto e accompagnato l’intero intervento con le prime fasi che hanno riguardato lo smontaggio degli elementi bronzei per valutare adeguatamente lo stato di conservazione delle superfici non a vista e intervenire su zone con alterazioni consistenti, che altrimenti non sarebbero state accessibili. Grazie all’intervento è stato possibile osservare le realizzazioni di Giovanni di Turino (formella Nascita del Battista, formella Predica del Battista e Virtù Prudenza) che si sono rivelate frutto di un ingegnoso assemblaggio di porzioni fuse separatamente.
L’attento studio della formella di Donatello Banchetto di Erode ha permesso di individuare la presenza, in passato, di tiranti applicati fra gli archi sovrastanti la scena che dovevano amplificare l’effetto prospettico e realistico dell’architettura raffigurata che propone ben tre diversi spazi in successione.
Gli elementi lapidei sono stati restaurati in loco nel cantiere allestito all’interno del Battistero. Se lo smontaggio non è stato semplice anche il rimontaggio non si è rivelato da meno, poiché ha comportato lo studio e la realizzazione di nuovi elementi e giunti di fissaggio realizzati ad hoc in modo da riadeguare le posizioni degli elementi architettonici lapidei non corrette. Lo stato di conservazione e la necessità di rendere ispezionabili le parti non a vista delle formelle per un monitoraggio cadenzato nel tempo ha imposto la progettazione di una struttura di sostegno degli elementi lapidei che consenta di accedere al retro dei bronzi senza dover necessariamente smontare i blocchi di marmo.
Un lavoro complesso, dunque, e lungo, ma che ha tenuto responsabilmente in conto, per quanto possibile, le esigenze della fruizione: le varie parti bronzee una volta restaurate sono state riconsegnate a Siena in modo che l’Opera della Metropolitana potesse esporle nelle vetrine predisposte ai lati del ponteggio montato attorno al Fonte ed offrirle ai visitatori. Una formella e due statue di Virtù (Fede e Speranza) sono state esposte alla mostra fiorentina Donatello. Il Rinascimento, curata da Francesco Caglioti in Palazzo Strozzi (19 marzo-31 luglio 2022). Per il futuro saranno necessari un monitoraggio ambientale e l’adozione di sistemi di controllo dell’umidità volti a garantire la miglior conservazione di questo capolavoro.
Il 6 giugno prenderà il via la nuova stagione della rassegna "Estate Tizianesca" nelle terre di Tiziano Vecellio, giunta ormai alla ventesima edizione.
Il Cadore rappresenta un unicum territoriale dove arte, paesaggio e tradizione si intrecciano nel nome del grande artista rinascimentale, della sua famiglia e bottega, e del suo straordinario lascito di opere, identità e vocazione culturale.
Grazie alla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, che da oltre vent’anni promuove ricerche, studi, restauri, raccolte documentarie e iniziative di conoscenza sul Maestro e sui suoi "dintorni" sotto la guida di Maria Giovanna Coletti con un comitato scientifico internazionale, questa eredità si è trasformata con l’Estate Tizianesca in un'occasione di rigenerazione culturale. La manifestazione valorizza i luoghi, incrementa l’offerta turistica e propone programmi che uniscono natura e arti: conversazioni e conferenze, laboratori, concerti, teatro di cittadinanza, una mostra-dossier e itinerari alla scoperta della cultura e del paesaggio, con l’obiettivo di creare comunità.
L’Estate Tizianesca 2024 nasce dalla collaborazione di molte istituzioni pubbliche e private, inserendosi in un quadro culturale e sociale che punta a fare della montagna un territorio vivo e attraente.
Accanto alla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, promotore dell’evento, sono partner la Magnifica Comunità di Cadore e il Magnifico Comune di Pieve di Cadore, con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco e il sostegno della Camera di Commercio Treviso-Belluno|Dolomiti, del Consorzio BIM Piave Belluno e di Save Venice. Fondamentale è poi la collaborazione di Confindustria Belluno Dolomiti, sempre al fianco della Fondazione, Dolomiti the Mountains of Venice, Dolomiti Symphonia Orchestra di Belluno, Pro Loco “Tiziano” di Pieve di Cadore e Zandonella Assicurazioni, oltre a tutti i media partners.
"La Camera di Commercio di Treviso – Belluno|Dolomiti, in qualità di socio fondatore della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore – precisa il Presidente Mario Pozza – contribuisce alla definizione della missione e visione della fondazione, alla pianificazione strategica, alla rappresentanza nei rapporti con enti pubblici e privati e al sostegno nella comunicazione e promozione. Accompagniamo progetti culturali di grande valore, contribuendo annualmente a nuove iniziative che raggiungono un pubblico sempre più ampio, come il sostegno al docufilm ‘Tiziano senza fine’, che ha ottenuto una programmazione internazionale a Parigi e Vienna, dopo le proiezioni presso prestigiose istituzioni museali italiane.
Tiziano, figura unica e inestimabile nel panorama artistico mondiale, ha suscitato una notevole attenzione verso il nostro territorio. Grazie alla sinergia tra istituzioni, promuoviamo l'arte come potente strumento di attrazione turistica e di investimenti, facendo conoscere anche la preziosa cultura locale. Ora parte una programmazione estiva di assoluto prestigio con l’Estate Tizianesca, giunta alla ventesima edizione, ed espressione di una sintesi perfetta tra cultura, paesaggio ed opere. Tale iniziativa, non solo celebra l'eredità artistica di Tiziano, ma posiziona il nostro territorio come polo culturale di grande importanza, in vista anche degli eventi di rilevanza internazionale, quali Milano Cortina 2026."
Istituzioni e volontariato lavorano insieme per creare un’offerta per la cittadinanza e un sistema di accoglienza gradito ai turisti, che in montagna cercano sempre più proposte e itinerari culturali.
La rassegna si estende dalle località cadorine ad altri luoghi di riferimento per l’arte e la vita di Tiziano e per le Dolomiti - Pieve di Cadore in primis, poi San Vito, Vinigo, Nebbiù e Tai di Cadore, quindi il Comelico, Cortina d’Ampezzo, Belluno, Feltre, Vittorio Veneto - consentendo di conoscere ed esplorare località, siti e beni culturali, musei, castelli e chiese nel territorio.
Le sedi degli eventi includono la sala cinquecentesca della Magnifica Comunità di Cadore, il Museo della Battaglia di Serravalle, il Museo Fulcis di Belluno, Forte Monte Ricco, Palazzo Poli di S. Pietro di Cadore, la Chiesa di San Giovanni Battista di Vinigo e il Santuario del Cristo di Valcalda a Pieve di Cadore, così come la Casa natale di Tiziano Vecellio e il Castello di Lusa a Feltre. Questo programma ricco si dipana durante tutta l’estate.
“Negli anni riscontriamo una crescente attesa da parte del nostro pubblico, desideroso di ritrovarsi in comunità, di socializzare e di solidarizzare intorno ai temi dell'arte – spiega Maria Giovanna Coletti - Riceviamo attestazioni inaspettate anche fuori regione. Ci stiamo sempre più convincendo dell'unicità della nostra offerta culturale, che diviene una motivazione forte per il futuro."
Gli Incontri
Conferenze e Conversazioni**
L'Estate Tizianesca sarà animata da numerosi studiosi di fama internazionale, che in 20 diversi appuntamenti presenteranno gli ultimi studi su Tiziano e sull'arte veneta. Tra i temi trattati, ci saranno le ricerche sulla pala di Francesco Vecellio a Vinigo e la rivisitazione ottocentesca di Tiziano - "tra invenzione e finzione, mistificazione e apoteosi". Inoltre, saranno presentate mostre e studi su artisti del Cinque e Settecento, come Dürer, Tintoretto, Sebastiano del Piombo, i Bassano nella mostra di Vienna, Caravaggio e Giulia Lama.
La rassegna inizierà il 6 giugno al Museo della Battaglia di Vittorio Veneto con l’evento “Capolavori Restaurati. Save Venice e Tiziano”, promosso insieme a Save Venice. Lo storico dell’arte Gabriele Matino illustrerà gli interventi conservativi più significativi delle opere di Tiziano, sostenuti dall’organizzazione no-profit americana. Seguiranno incontri con esperti come Bernard Aikema, Melissa Conn, Nora Gietz, Stefania Mason, Michel Hochmann, Francesca Del Torre, Enrico Maria Dal Pozzolo, Cristina Farnetti, William Barcham, Antonio Mazzotta, Catherine Puglisi, Gabriele Carniel, Francesco Di Mauro e Sylvia Ferino Pagden.
Un Castello tra Sorprese e Curiosità
Visita al Castello di Lusa a Feltre**
Una delle sorprese di questa stagione sarà la scoperta del meraviglioso Castello di Lusa a Feltre, il 13 luglio. La visita esclusiva sarà guidata dall'eclettico Sebastiano Giordano, con il tema “Il mondo in un castello: echi d’incantesimi tra curiosità e delizie delle Arti”.
L’Estate Tizianesca, oltre a celebrare Tiziano, mira a valorizzare il patrimonio culturale delle sue terre, includendo chiese, palazzi, case e le comunità che ne hanno cura. Il recupero del Castello di Lusa è stato un intervento complesso dal punto di vista tecnico e filologico, volto a restituire dignità a questa antica dimora feudale appartenente al sistema difensivo dei Vescovi di Feltre e Belluno. Il restauro ha rispettato le varie sedimentazioni storiche, evidenziando le molteplici valenze contenute nel complesso residenziale.
Durante la visita, sarà affascinante ascoltare i racconti dei protagonisti e ammirare, dalle arcate rinascimentali del portico, il paesaggio delle colline feltrine. I visitatori saranno immersi nella natura, tra arte, storia e oggetti fantastici raccolti per lo Studio delle Arti Applicate, della Cultura e delle Tecniche Artigianali Antiche, creando un’incredibile wunderkammer.
LA MOSTRA
“UN MAGICO PONTE TRA TIZIANO E RUBENS, A PIEVE DI CADORE”
Tra gli appuntamenti in programma, occasione davvero preziosa sarà l’esposizione “Un magico ponte tra Tiziano e Rubens. La fortuna di un dipinto perduto” nella Casa natale di Tiziano a Pieve di Cadore, dal 1° agosto al 1° settembre 2024: un intrigante racconto della fortuna e dell’influenza che un secolo più tardi l’arte di Tiziano ebbe nei confronti del grande artista fiammingo, ma anche la storia di un’opera emblematica del cadorino perduta e che ancora attende un’identificazione condivisa della battaglia raffigurata dal Vecellio.
In mostra realizzata con la fondamentale collaborazione della Magnifica Comunità di Cadore, due importanti opere grafiche oggetto di donazione e lascito significativi a favore della Fondazione: la monumentale incisione datata 1623 tratta da un capolavoro di Rubens conservato all’Alte Pinakotheke di Monaco, la Battaglia delle Amazzoni (1613 circa), e la stampa di Giulio Fontana - citata già dal Ridolfi e di cui sono conservati al mondo pochissimi esemplari di questa qualità e integrità - tratta da quella che doveva esser la grandiosa tela di Tiziano conosciuta come la Battaglia del Cadore, realizzata per la Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale nel 1513 circa, ma purtroppo distrutta dall’incendio del 1577.
Al centro della scena, un ponte, potente fulcro dell’intera composizione nell’invenzione tizianesca che ritorna nell’opera di Rubens, emblematico trait-d’union tra i due artisti.
L’incisione da Rubens, che ha arricchito recentemente la raccolta di stampe “di” e “da” Tiziano della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore - con i suoi 400 pezzi ormai la più ricca e importante sul cadorino - è in effetti straordinaria, non solo perché realizzata da Lucas Vostermans stretto collaboratore di Rubens in questo ambito, e per le notevoli dimensioni, 87.3 × 123 cm, tratta da sei lastre su fogli incollati insieme, ma anche per i chiari riferimenti a Tiziano e all’opera del Ducale perduta: il pittore fiammingo, che potè conoscere il dipinto tizianesco solo indirettamente, è provato conservasse nella sua collezione personale proprio il disegno preparatorio del celebre dipinto, oggi al Louvre.
Dunque affascinanti rimandi, incroci d’arte, riflessioni attributive e iconografiche di cui darà conto anche nel catalogo la curatrice della mostra-dossier, Stefania Mason, presidente del comitato scientifico della Fondazione, e che aprono nuovi spiragli di luce nella conoscenza dell’arte di Tiziano.
Fortemente sperimentale e innovativo invece l’approccio ai laboratori rivolti a giovani e giovanissimi, a cittadini e turisti, nell’ambito del biennale progetto RI.C.A.MO - Rigenerazione Culturale e Artistica di Monte Ricco, sostenuto dalla Fondazione Cariverona e ideato e curato da Antonio De Rossi, direttore dell'istituto di Architettura alpina del Politecnico di Torino.
I concerti
L’intento dichiarato è quello di rafforzare il legame tra il centro storico di Pieve e l’altura con il coinvolgimento dei giovani e dei giovanissimi. Infatti ritorneranno gli studenti del Liceo artistico Selvatico di Padova per la realizzazione di installazione di land art destinate a segnare il percorso che abbraccia il Monte. Un percorso che sarà evidenziato anche da strutture lignee minimali progettate dagli architetti De Rossi/Mascino con la funzione di creare aree di sosta ove, attraverso un QR code adatto agli smartphone, sarà possibile ascoltare contenuti pensati per i bambini non solo, legati ai miti e alle leggende delle Dolomiti.
Sempre in questa logica di riappropriazione di spazi e sviluppo di familiarità con il Monte Ricco sono previste per i ragazzi diverse attività: laboratori di tecniche artistiche, laboratori musicali per piccoli esploratori, laboratori teatrali e artigianali, tutti condotti da professionisti dei diversi settori.
Gran finale domenica 25 agosto con una performance di teatro di cittadinanza “Venezia incontra il Cadore”che racchiuderà tutte le esperienze laboratoriali condotte dai bambini, coinvolgendo famiglie, cittadini, turisti, in uno spettacolo senza attori professionisti. Un’esperienza collettiva aperta, con la spettacolare scenografia del Monte Ricco e la magistrale regia di Mattia Berto, del Teatro stabile del Veneto, che da anni sperimenta con grande successo forme di teatro basate sulla partecipazione delle comunità.
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