“La devozione del Carmelo”, legata alla storia e ai valori spirituali dell’Ordine dei “frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo” (i carmelitani), al centro di un interessante appuntamento promosso, nella sala Avis di Ragusa, dal convegno “Maria Cristina di Savoia”, con la presidente Sara Greco, dall’Associazione mogli medici italiani sezione di Ragusa, con la presidente Elisa Marino Criscione, dal Centro italiano femminile, con la presidente Venerina Liali, e dalla Fidapa rappresentata da Anna Maria Di Cesare. E’ stata la studiosa Laura Barone ad illustrare nel dettaglio come la devozione a Maria nel Carmelo sia espressa mediante lo “Scapolare del Carmine” - o "abitino" (indicato anche con altri nomi secondo i diversi luoghi) - ed è una delle devozioni più amate tra il popolo di Dio. La grande diffusione sembra doversi ricondurre alla tradizione di una visione della Madonna, documentata almeno alla fine del secolo XIV. È una devozione antica, che, tuttavia, conserva tutta la sua validità, se compresa e vissuta nei suoi valori autentici. Ma perché l’utilizzo dello Scapolare del Carmine? E’ stato spiegato che la decisione di consacrarsi a Maria deriva da una scelta della volontà, mossa dalla fede e dall'amore. È quindi un atto intimo, personale, che impegna le facoltà dell'anima. Può tuttavia manifestarsi esternamente per mezzo di un rito o di segni, che cadono sotto l'esperienza dei sensi e possono essere percepiti dagli altri. L'uso di espressioni sensibili è pienamente conforme alla natura dell'uomo, che solo attraverso i sensi comunica con il mondo esterno.
Oltre ai segni liturgici, esistono nella Chiesa altri segni, legati ad un avvenimento, ad una tradizione, ad una persona. Uno di essi è lo Scapolare del Carmine. Chi riveste lo Scapolare si impegnerà nell' ossequio di Cristo e di Maria, come è inteso e vissuto secondo il carisma dell'Ordine carmelitano. I membri della Famiglia carmelitana vivono tale loro impegno in diversi modi: nell'intimità del loro rapporto con Dio, nella vita fraterna, nell'apostolato, nella vita sociale. Tale "ossequio" si concretizza nel vivere da "fratelli" o "sorelle" di Maria in comunione con il Carmelo. Ciò comporta un impegno per approfondirne lo spirito, viverne gli ideali e la storia, pregare e collaborare con esso. “Si è trattato di un appuntamento – dice la presidente Ammi, Elisa Marino Criscione – molto interessante che ci ha consentito di conoscere più da vicino l’aspetto di un fenomeno religioso molto radicato anche nella nostra realtà locale”.