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L'Ue gela l'Italia: "L'asilo nel Paese degli sbarchi"

Con una sentenza su un caso, che riguarda la Croazia e la Slovenia, la Corte europea di giustizia entra in scivolata su una contesa con gli altri membri dell'Unione europea che interessa da vicino anche l'Italia, Paese in prima linea nell'attuale emergenza immigrazione. Secondo il regolamento di Dublino, che norma il diritto di asilo nel Vecchio Continente, ricorda la Corte, in caso di passaggio illegale delle frontiere il Paese competente non può essere quello in cui la domanda viene presentata (in questo caso la Slovenia) ma il primo in cui i migranti sono giunti (la Croazia).

"L'attraversamento di una frontiera in violazione dei requisiti imposti dalla normativa applicabile nello Stato membro interessato - si legge nella sentenza - deve necessariamente essere considerato illegale ai sensi del regolamento Dublino III". Il dispositivo spiega, inoltre, che la nozione di "attraversamento irregolare di una frontiera" abbraccia anche la situazione in cui "uno Stato ammetta nel proprio territorio cittadini di un Paese non Ue invocando ragioni umanitarie e derogando ai requisiti di ingresso in linea di principio imposti ai cittadini di Paesi non Ue". L'unica eccezione al trasferimento di un richiedente asilo verso lo Stato competente di primo arrivo può essere prevista "se, a seguito del'arrivo di un numero eccezionalmente elevato di cittadini di Paesi non Ue intenzionati a ottenere una protezione internazionale, esiste un rischio reale che l'interessato subisca trattamenti inumani o degradanti in caso di realizzazione di tale trasferimento

Nonostante l'aspetto straordinario della crisi migratoria sulla rotta dei Balcani, in una sentenza la Corte Ue stabilisce che per l'esame delle richieste di asilo è competente lo Stato d'ingresso e non quello in cui la richiesta è presentata, in applicazione del regolamento di Dublino. In questo caso, è la Croazia a dover "esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che hanno attraversato in massa la sua frontiera nel 2015-2016".

La Corte di Giustizia Ue deve "respingere i ricorsi di Slovacchia e Ungheria" contro il meccanismo di ricollocamento provvisorio obbligatorio dei richiedenti asilo da Italia e Grecia. E' questo il parere dell'avvocato generale Yves Bot, secondo cui il meccanismo contribuisce realmente e in modo proporzionato a far sì che la Grecia e l'Italia possano far fronte alle conseguenze della crisi migratoria del 2015". Nella maggior parte dei casi la Corte accoglie i pareri degli avvocati generali

L'incontro e stato di particolare importanza perché avviene all'indomani di quello di Parigi che l'Italia sia augura produca risultati importanti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi". Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni in una conferenza stampa a Palazzo Chigi con il premier libico Fayez al-Sarraj. 

"Non sarà un percorso semplice ma siamo fiduciosi che lavorando tutti insieme si possano ottener risultati. Voglio ringraziare la Francia e Macron che a questo incontro ha lavorato con impegno personale". "Se si fanno passi avanti in Libia il primo tra i paesi europei a esserne felice è l'Italia".

"Lavoriamo contro i trafficanti assieme alle autorità libiche, centrali, locali", ha detto il premier italiano. "Un paio d'ore fa ne ho parlato con la Merkel che mi ha confermato l'impegno della Germania a sostenere le iniziative italiane per il contrasto al traffico di essere umani e alla cooperazione italo-libica", ha aggiunto.

"Sarraj mi ha indirizzato alcuni giorni fa una lettera nella quale si chiede al governo italiano un sostegno tecnico con unità navali al contrasto del traffico di esseri umani. La richiesta è all'esame del nostro ministero della Difesa". "Le decisioni che prenderemo verranno valutate d'intesa con la Libia e, innanzitutto, con il Parlamento. Ma devo essere molto chiaro che questa richiesta può rappresentare un punto di novità molto importante nella lotta" ai trafficanti in Libia.

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