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Sotto bella menzogna, Influenze eterodosse e catare nel Convivio e nella Commedia di Dante Alighieri

Ho incontrato Francesco Gallina, docente, giornalista e saggista, per parlare della sua ultima opera editoriale SOTTO BELLA MENZOGNA Influenze eterodosse e catare nel Convivio e nella Commedia di Dante Alighieri (Helicon, 2017), con introduzione a cura di Carlo Varotti e Gualtiero Rota dell’Università di Parma e la copertina di Angela Malinconico. Egli è anche autore di opere di poesia e narrativa, con una certa propensione per il genere storico e giallo. Ha esordito qualche anno fa  nel mondo letterario con l’Opera Prima DE PERFECTIONE, ottenendo ottimi riscontri di pubblico e critica.

SOTTO BELLA MENZOGNA, un interessante volume, corredato da illustrazioni,  è la sua tesi magistrale, che nel 2016 ha vinto il prestigioso premio letterario fiorentino La Ginestra; il giovane e talentuoso scrittore affronta con disinvoltura la ricostruzione storica del catarismo, un fenomeno culturale del passato e si suddivide in tre capitoli: il primo è una breve storia del dualismo dallo Zoroastrismo fino al Catarismo, mentre il secondo e il terzo sono dedicati rispettivamente al Convivio e alla Commedia.

Un lavoro promettente nel quale Francesco, laureato il Filologia Moderna, non ambisce ad applicare etichette alla figura storica di Dante Alighieri, ma favorire la conoscenza di presenze e assenze che, in particolare nel Convivio e nella Divina Commedia, trasgrediscono più o meno palesemente l’ortodossia stabilita dalla Chiesta cristiana nel tempo in cui vive il Sommo Poeta fiorentino.

Egli svolge attività di docente, giornalista e critico letterario e teatrale. Relatore di conferenze e organizzatore di laboratori di scrittura nelle scuole, al momento è redattore presso alcuni giornali locali e curatore della rubrica Officina Parmigiana su Il Parmense, guida narrativa alla scoperta delle pievi romantiche del parmense. Inoltre, ha al suo attivo articoli e pubblicazioni su riviste specializzate.

Il saggio SOTTO BELLA MENZOGNA è uscito in questi giorni nelle librerie e il 5 giugno alle ore 18.00 presso la libreria Feltrinelli – Strada Farini, 17 Parma inizierà un booktour con una presentazione a cura di Giuseppe Marchetti ed  Isa Guastalla.

Nei prossimi mesi l’autore porterà nelle scuole e nelle università italiane un ciclo di conferenze dal titolo I vizi danteschi. Un viaggio illustrato lungo 700 anni sul rapporto fra Divina Commedia ed arte. Tale progetto è già stato presentato all’Associazione La Dante di Parma e presso diversi istituti scolastici, riscuotendo immediatamente un notevole interesse da parte del corpo docente. 

Nel tuo libro SOTTO BELLA MENZOGNA (Edizioni Helicon, 2017), che definisco assolutamente interessante, affronti un promettente lavoro di ricerca sul catarismo, fenomeno ereticale che si diffuse in Europa tra il XII e il XIV secolo e si sviluppò ampiamente nella Francia meridionale. Il catarismo professava un dualismo radicale, secondo il quale non esisteva un solo Dio, ma due principi contrapposti: il Bene e il Male. Quale fu la risposta della Chiesa?

Partiamo da un fatto: ai tempi di Dante, un terzo dei fiorentini aderisce al catarismo. Tra di essi, un tale Farinata degli Uberti è condannato post mortem per essere stato uno dei suoi massimi esponenti. Chi furono i catari? Buoni cristiani e amici di Dio, come erano soliti definirsi, i Catari furono cristiani sterminati dalla Chiesa di Roma. Come è possibile? Erano cristiani, è vero, ma del Cristianesimo offrivano una versione totalmente originale, che risentiva di una religione dualista di area balcanica, poco conosciuta, ma estremamente rilevante: il bogomilismo. Area balcanica che, ricordiamolo, fu attraversata più volte dai crociati cristiani diretti verso la Terra Santa. È così che si pensa vennero in contatto. Che cosa sostengono i Catari? Che l’uomo non deve aver alcuna pietà per la carne, in quanto frutto di corruzione satanica. In ogni uomo c’è una fiammella divina che giace dentro l’anima imprigionata nella materia. Solo pochi, grazie a un intervento divino esterno, possono averne coscienza e intraprendere un cammino verso la Verità, liberandosi dalle pastoie del corpo. L’anima si trova nel corpo, mentre lo spirito salvifico, che è custode dell’anima, è esterno al corpo; ciascuna anima creata dal Bene ha un proprio spirito a sua custodia, che il cataro desidera raggiungere. Questa è la purezza secondo i Catari: staccarsi dal Male della carne per fondersi con la perfezione del Bene divino. Ebbene, la Chiesa di Roma diede la caccia ai catari e intraprese una crociata contro gli albigesi (i catari provenzali), una carneficina che si protrasse per vent’anni, dal 1209 al 1229.

E quale è il ruolo ricoperto da Firenze? Possiamo definire Dante cataro?

Quelli furono anni che videro l’emigrazione di catari in tutta Europa, compresa l’Italia. Firenze fu una delle più importanti diocesi catare e, proprio a Firenze, nel 1939, il teologo Antoine Dondaine scoprì una delle fonti più preziose di matrice catara: il Liber de duobus principiis. Ora, il fine del mio lavoro non è quello di etichettare Dante o di fare rientrare la sua figura in schemi precostituiti. Quindi, no, non possiamo sostenere con certezza che Dante fosse cataro. Possiamo, invece, studiare quali influenze il catarismo e l’Islam abbiano eventualmente esercitato sul suo pensiero e comprendere quali sono le grandi innovazioni dantesche che esulano del tutto dalla teologia cristiana del tempo.

Papa Francesco, in occasione dell’apertura delle celebrazioni legate al settecentocinquantesimo anniversario dalla nascita di Dante Alighieri, ha speso per lui parole di elogio, unendosi al coro di chi riconosce in Dante un artista di aulico valore universale. Quindi, l’atteggiamento della Chiesa si è in qualche modo ridimensionato, da Paolo VI a Giovanni Paolo II, sino a Benedetto XVI, che riconosce all’interno della Comedìa, meglio conosciuta con il nome di Divina Commedia, messaggi simbolici in grado di descrivere la luce della fede, che con la sua forza illumina ed avvolge tutta l’esistenza umana. Vorresti parlarmi delle parole di Papa Bergoglio sul tema dantesco?

È sorprendente come la figura di Dante e la sua opera siano state immensamente rivalutate dalla Chiesa cristiana di Roma. Papa Francesco si colloca lungo questa linea interpretativa, che vede fra i massimi esponenti Papa Paolo VI, il quale disse: “Nostro è Dante! Nostro, vogliamo dire, della fede cattolica”. Non sta a noi valutare queste affermazioni, quanto semmai prenderne atto e metterle in relazione con quanto sostenuto dai rappresentanti della Chiesa di Roma nei secoli precedenti. Ne restiamo sorpresi. Fra i contemporanei di Dante, tra il 1327 e 1334, il domenicano riminese Guido Vernani rivolge una critica al vetriolo non solo contro il De Monarchia e la teoria dei due soli ivi espressa, ma anche contro la Commedia, definendo Dante un padre menzognero e un poeta infido, che può facilmente indurre il lettore in errore, come i vasi del diavolo. Più tardi sorprende altresì la sostituzione – decretata in età controriformistica – degli attributi mariani o dei sostantivi afferenti al divino associati da Dante a Beatrice nella Vita Nuova: il termine gloriosa divenne graziosa, beatitudine divenne felicità, salute si trasformò in quiete. Chi, ad esempio, coglie questo cambio nella ricezione della Commedia in ambito ecclesiastico è Foscolo, in pagine mirabili del suo Discorso sul testo della Divina Commedia.

La Divina Commedia, Poema Sacro, uno dei maggiori capolavori della letteratura internazionale, veicolo allegorico della salvezza umana, ha impresso un segno sulla cultura occidentale. Quali sono i passaggi all’interno del pensiero dantesco che hanno colpito maggiormente la tua attenzione?

Letti alla luce dell’eterodossia e, più in particolare, del dualismo gnostico e cataro, Convivio e Commedia serbano grandi sorprese, non solo in quanto testi letterari, ma in quanto testi impregnati di disciplina. Un esempio su tutti: Beatrice. Quando veniamo a sapere dal Boccaccio di Beatrice Portinari sono trascorsi ben cinquant’anni dalla morte di Dante. Ai tempi del Sommo non v’è alcuno che attesti l’esistenza di Beatrice: il cancelliere di Bologna Graziuolo de’Bambaglioli lascia una lacuna proprio laddove avrebbe dovuto dare informazioni sul padre di Beatrice, Jacopo della Lana (1328) non ne parla, e così anche l’autore dell’Ottimo Commento, che scrive di aver chiesto informazioni allo stesso Dante, senza mai aver ottenuto risposta. Ci interessa poi sapere se la Beatrice di Dante sia da identificarsi con Beatrice Portinari? Chi rappresenta veramente Beatrice? Di una cosa siamo sicuri: quello fra Dante e Beatrice è tutto fuorché un amore romantico.

Le accuse che Dante rivolge alla Chiesa simoniaca, corrotta e nicolaita – come affermi nel tuo libro – non sono certamente sufficienti per definire Dante un eretico, ma piuttosto un riformatore…

Certamente. Commetteremmo un errore se facessimo di Dante un eretico sulla base degli attacchi espliciti rivolti contro i pontefici romani. Sono altri gli aspetti potenzialmente eterodossi che rivestono passi della Commedia (e del Convivio) che passo in rassegna e analizzo uno ad uno lungo tutto il saggio.

Per concludere la nostra piacevole conversazione, vorresti parlarmi dei tuoi progetti futuri, con i quali sono certa tornerai di nuovo a sorprendere i tuoi lettori?

Il 5 giugno 2017 alle ore 18 inizia il booktour con la presentazione dell’opera SOTTO BELLA MENZOGNA alla Libreria Feltrinelli di Parma a cura di Giuseppe Marchetti e Isa Guastalla. Nei prossimi mesi porterò in giro per le scuole e le università italiane un ciclo di conferenze legate al rapporto fra Divina Commedia e arte. Si intitola I vizi danteschi. Un viaggio illustrato lungo 700 anni, progetto già presentato all’Associazione La Dante di Parma e ai ragazzi di diversi istituti scolastici, sia delle medie che delle superiori. Un’iniziativa didattica che è stata molto apprezzata dai docenti. La Commedia diventa fonte di ispirazione per illustratori e artisti che, lungo questi 700 anni, hanno onorato il capolavoro del Sommo Poeta attraverso espressioni e stili differenti: dalla miniatura al graphic novel, dall’affresco al fumetto, dall’acquerello all’incisione, dalla scultura alla litografia, dalla fotografia al cinema. Riavvicinare i giovani – e gli adulti – alla lettura della Divina Commedia si può, e porta grandi soddisfazioni.

 

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