Crescenti tensioni internazionali, macro conflitti in Libia e Ucraina, prezzo del petrolio in calo e crollo del mercato emiratino: come sviluppare la nuova strategia dell'imprenditoria tutta e dell'oreficeria aretina alla luce delle sfide di inizio 2015?
L'occasione è il seminario dal titolo "Imprese aretine e internazionalizzazione: dazi, globalizzazione e nuove sfide. Quale ruolo per l'Ice?" promosso dalla sezione Siena - Arezzo del Partito Liberale Italiano il prossimo 27 marzo presso la Sala Convegni Della Borsa Merci (in piazza Risorgimento 23, 52100 Arezzo) alla presenza di un parterre altamente qualificato: il Prof. Edward Luttwak (economista, saggista e politologo statunitense), l'arch. Gianfranco Damiano (Presidente della Camera di Commercio Italo libica), moderati dal giornalista Francesco De Palo. Introduce la dott.ssa Silvia Chiassai (Membro della Direzione Nazionale Pli).
Una finestra a più cervelli per analizzare il trend di questo settore, vero e proprio fiore all'occhiello delle imprese locali che, tra gennaio e settembre 2014, ha registrato l'aumento delle esportazioni di oreficeria del 10% (in valore del 2%) mentre i prodotti di argento hanno fatto segnare un più 11% e un meno 6% in valore. A questi dati si somma, di contro, l'inversione di tendenza di un mercato, quello degli Emirati Arabi, che da essere consolidato (nel 2013 avevano acquistato circa la metà dell'oro del distretto aretino) ora si scopre diminuito del 40% a causa della cronica instabilità nell'area.
Senza dimenticare la delicatissima congiuntura, con i casi libici e ucraini a influenzare, direttamente e indirettamente, le relazioni commerciali italiane e dell'intero versante eurasiatico. Secondo le ultime rilevazioni, la crisi in Libia costa alle imprese italiane fino a 400 milioni di euro al mese, tra mancate commesse e interruzioni di lavori già avviati. Un evidente danno per le imprese italiane chiamate, non solo a fronteggiare il dato generale relativo alla crisi economica e quello atavico della pressione fiscale, ma anche l'attuale immobilismo che impedisce all'Unione Europea di risolvere razionalmente i due fronti "caldi" come Tripoli e Minsk.
Il mercato estero resta il bacino dove concentrare sforzi e proposte, è il ragionamento dell'on. Daniele Toto, uno dei promotori dell'evento, nella consapevolezza che il tutto andrà calibrato anche in relazione a come la diplomazia si muoverà, non solo riguardo ai fronti di guerra, ma anche ai riverberi che già si sono concretizzati per le nostre imprese. La nuova scommessa all'orizzonte sembra, quindi, essere quella dei Paesi Brics che in prospettiva nel prossimo lustro dovrebbero produrre circa duecento milioni di nuovi ricchi, a cui l'eccellenza del made in Italy, incarnata dal settore aretino, ha l'obbligo di rivolgersi.
“Tutelare ed implementare le peculiarità delle pmi italiane è senza dubbio un passo significativo verso l'individuazione di nuove strategie di merito – osserva l'on. Ivan Catalano vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera – ed eventi come questo in cui si apre una discussione, analitica e approfondita, non possono che essere di buon auspicio per future politicies”.
"L'evento - riflette Silvia Chiassai - alla presenza di un parterre composto da imprenditori, commercianti ed amministratori, sarà utile per ragionare su una specificità italiana locale, il settore dell'oro, ma declinandola in ambito internazionale, grazie al ruolo e alla presenza delle aziende italiane in Libia, dell'Ice, e soprattutto alla luce delle nuove crisi geopolitiche che ne influenzano lo sviluppo. L'obiettivo non può che essere mettere l'accento sulle strategie, articolate e di lungo respiro, che devono contraddistinguere una politica a favore delle realtà locali. Contrariamente si svilirebbe un immenso patrimonio - storico e commerciale - di imprese che tutto il mondo ci invidia e che non possiamo permetterci di lasciare isolate”.