Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Mercoledì, 01 Maggio 2024

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:159 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:374 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:823 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:867 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1060 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1545 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1650 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1464 Crotone

"John Lennon In Jazz" (Vidol) è "A Jazz Tribute To John Lennon" che vari artisti, fra cui Lucky Peterson, Nguyên Lê, Stefano Bollani, Curtis Stigers, Daria, hanno inteso dedicare al Beatle scomparso l'8 dicembre del 1980, quando aveva appena compiuto quarant'anni.
Ed è un tassello ulteriore, questo omaggio, che ne rimarca l'identità del singolo nei confronti del quartetto, dell'individuo sul gruppo, connotandone ancora la figura di musicista-pensatore e di artista impegnato e trasversale ancora oggi, nei suoi "secondi quarant'anni", successivi al suo forzato addio alla vita.
Specifichiamo meglio che il repertorio dei Beatles, da Westbrook a McFerrin, da Frisell a Danilo Rea, da Mehldau a Sheppard, da Pastorius a Metheny, è stato più volte visitato e rivisitato da jazzisti in un progressivo accorciamento di distanza fra pop e jazz.
C'è persino il Songbook "Jazz Plays Beatles" a riprova del legame ormai consolidato della loro musica con diversa parte di jazzisti.
I brani di Lennon, che sono in minor numero, hanno peraltro un elemento che in qualche modo li distacca dagli altri a firma Lennon-McCartney (Harrison rappresenta un caso a se stante) ed è dato dal testo, dall'essere ancor più centrale rispetto al perfetto e mirabile ingranaggio artistico del repertorio beatlesiano, e dall'esser fortemente incardinato in partitura. La sua musica, di grande bellezza, è comunque evocativa del testo ed in quanto tale "jazzabile" anche in contesti strumentali.
Citazione da "Imagine" (1971), iconico capolavoro ripreso, nel citato album, da Pink Turtle, per una versione che va ad aggiungersi a quelle della Baez, Elton John, Diana Ross, Stevie Wonder, Alan White degli Yes fino al sassofonista Mike Makhalemele nel disco "Mind Games. A Jazz Celebration of John Lennon".
"Tu dirai che io sono/ un sognatore / ma non sono il solo/ spero che un giorno / 
ti unirai a noi/ e il mondo sarà / uno solo" (cfr. per i testi www. musicaememoria/John Lennon).
"Diamo alla pace una possibilità", annunciava Lennon preconizzando, con carisma messianico, i pericoli della guerra nucleare, degli arsenali stracolmi, delle armi strategiche in aumento, dei focolai bellici accesi nelle aree calde del pianeta. 
Un pacifismo diverso il suo, più civile, meno politico, ammesso e non concesso che sia possibile una distinzione fra civile e politico.
Di Martin Luther King riteneva incomprensibile, quando si è così pacifisti, che si arrivi ad uccidere, si veda al riguardo "Heart Play: Unfinished Dialogue", coautrice Yoko Ono, del 1983.
Eppure, come King, altri ancora - i due Kennedy, anzitutto - sarebbero stati eliminati in un contesto di annullamento di voci illuminate di quel dato momento storico.
In " Nobody Told Me", brano di un l.p. pubblicato postumo, Lennon sembra lamentare una tale assenza: "tutti parlano ma non ce n'è uno che dica una parola". Maggiore verità è invocata in "Give Me Some Truth": "sono stanco e disgustato di sentire discorsi / da ipocriti conformisti, gente dalla vista corta, dalla mente limitata ". Il Lennon maturo compone disilluso e canta, in " Borrowed Time", firmato con la Ono: "Quando ero più giovane / vivevo di confusione e profonda disperazione. / Quando ero più giovane / vivevo di illusioni di libertà e di potenza. / Quando ero più giovane / ero pieno di ideali e di sogni infranti (caro amico) / quando ero più giovane / ogni cosa era semplice ma non sempre chiara". Una divenuto "older" il musicista è consapevole "di vivere di tempo a prestito".
Mentre le liriche postsessantottesche esprimono la tensione verso la felicità del collettivo l'ultimo Lennon, staccatosi emblematicamente dai Beatles, mira a recuperare i valori dell'individuale, del privato, proiettato però verso un'utopia del presente che lo porta a rifondare la propria esistenza giorno per giorno, in un continuo sorgere, un " Immer Wieder ", per citare Rilke.
La nuova utopia rifugge dal sogni di mete finali - è Lennon, non Lenin - predica semmai la riconciliazione tramite l'instaurazione di rapporti che siano sempre al primo giorno come reazione a processi di cristallizzazione e fissità dei ruoli.
L'affermazione della pace diventa in lui elemento vivo di un' esperienza politica da attuare nei rapporti umani ancor prima di essere un valore teorico la cui concretizzazione è in genere demandata più agli statisti che alla gente.
Esortava alla speranza militante ed individuale, all'amore ed al si alla vita John Lennon quando la violenza delle armi si abbattè, con la lucida follia dell'assurdo, su di lui.

Martedì 8 dicembre 2020, alle ore 18.00, la Galleria Nazionale d‘Arte Moderna e Contemporanea accende il presepe d‘artista realizzato da Guido Strazza dal titolo Il Presepe Blu notte, a cura di Giuseppe Appella.

La presenza del presepe, documentata da un evento online, è accompagnata da musica e riflessioni dell’artista, che precederanno il momento significativo della sua illuminazione, un‘iniziativa nata e realizzata con l’APT – Agenzia di Promozione Territoriale della Regione Basilicata e con la collaborazione del Museo Internazionale del Presepio Vanni Scheiwillerdi Castronuovo Sant’Andrea (Potenza).

“La Galleria Nazionale e la Regione Basilicata lanciano un messaggio di speranza attraverso il “Presepe Blu notte di Guido Strazza” che lascia il Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” di Castronuovo Sant’Andrea (PZ) per introdurre, in giorni così terribili per tutti, al tempo dell’avvento e dell’attesa del Dio fatto uomo, il messaggio universale del presepio di Francesco, il santo della pace e della carità.

Nel Presepe Blu notte di Guido Strazza, sorto su un grande cielo suddiviso in cinque parti dove la stella cometa trova la sua luce accogliendola e diramandola fuori dal recinto di vetro, non ci sono figure ma forme geometriche, orme che hanno un loro punto di arrivo ma non rivelano il loro luogo di provenienza. Ne deriva una sorta di stupore metafisico, l’affermazione, costante dalla seconda metà degli anni cinquanta, di una logica rappresentativa divisa tra l’esprimibile e l’inesprimibile, in questo caso tra la storia, i suoi personaggi secondari, e la luce che annuncia una nascita trasmessa da un’altra luce, sottostante, tanto intensa da indurre al movimento, a portare il dono dell’andare, accogliendo “la speranza di stare insieme”. I Magi si muovono come pedine verso la luce, in perfetta consonanza con il colore e gli stati d’animo che l’una e l’altro sollecitano, tanto quanto le relazioni esistenti tra i personaggi-oggetto e l’enigma di quella Luce che blocca la notte e cancella il buio per spingerci a porre i nostri passi, in simbiosi, su quelli già resi stigma. L’immagine è sempre un elemento formale, anche quando si fa racconto attraverso linee di luce rese elementi vivificanti della notte. La luce, divenuta centro di una iconografia che si ripete da secoli, non è esterna al colore. Viene espressa “visivamente”, illumina “qualcosa di cui si è perduta memoria” o viene ripetuta senza avvertire il costante richiamo di una nascita che, ogni anno, d’improvviso, si rinnova come presenza“. Giuseppe Appella

L’inaugurazione prevede, in controcanto, l’esecuzione di un’opera composta per Matera Capitale Europea della Cultura 2019 dal maestro Georg F. Haas, uno dei principali compositori contemporanei, commissionata dal L.A.M.S. Matera e dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019. Si tratta del quartetto d’archi, uno dei sei “quadri” della suite Musiche per Matera a cui lo scorso anno è stato assegnato il Premio Abbiati, e che il Giornale della Musica ha inserito tra i migliori 10 concerti di musica sinfonica del 2019. L’evento inaugurale riveste anch’esso un forte carattere simbolico: l’opera di Haas, infatti, è composta per essere eseguita e ascoltata in completa oscurità. L’accensione del presepe di Strazza, subito dopo l’esecuzione da parte del quartetto d’archi della scuola di musica L.A.M.S. Matera (Francesco D’Orazio, violino, Pasquale Lepore, viola, Nicola Fiorino e Giovanni Astorino, violoncelli), avrà quindi ancor più un significato di speranza da trasmettere a tutti: con la cultura, con l’arte è possibile superare l’oscurità di questo nostro tempo.

Arte contemporanea, musica e tradizioni lucane saranno, dunque, al centro dell’iniziativa di promozione della Basilicata che l’APT organizza con la Galleria Nazionale, in collaborazione con il Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” e con il Patrocinio dell’Accademia Nazionale di San Luca e dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon. Spiega il direttore generale dell’Agenzia di Promozione Territoriale, Antonio Nicoletti: “L’iniziativa dell’APT si basa su alcuni fondamenti dell’offerta turistica lucana, a partire dal Natale come festa della nostra antica tradizione di accoglienza, che il presepe riassume simbolicamente nei suoi valori. Non è casuale, dunque, la presenza in Basilicata del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” che accoglie 250 presepi di tutto il mondo, dal XVII al XXI secolo, e tra questi 30 presepi realizzati da noti artisti contemporanei”. Per il Presidente della Regione Basilicata, gen. Vito Bardi, “L’iniziativa ha un forte valore simbolico perché non si limita al singolo evento, ma vuole rappresentare la peculiarità dell’intera Basilicata, ricca di realtà culturali distribuite in paesaggi e borghi di straordinaria bellezza. Anche così dimostriamo che il 2019 di Matera e della Basilicata non è stato un episodio isolato: la nostra regione è custode di tesori d’arte inestimabili ed è in grado, in momenti come quello che stiamo vivendo, di lanciare messaggi di fiducia nel futuro e di coesione attraverso l’arte, la creatività e la cultura”.

Il Presepe Blu notte è accompagnato da un volumetto delle Edizioni della Cometa con una nota introduttiva di Giuseppe Appella, una Preghiera a Gesù Bambino di Guido Strazza, che verrà letta dall’attore Blas Roca Rey, e notizie biobibliografiche sull’autore.

L’accensione del presepe, l’esecuzione del concerto e la lettura della preghiera di Guido Strazza avranno luogo attraverso le piattaforme dei partner dell’iniziativa, il canale YouTube Basilicata Turistica e TRM Network.

La Galleria Nazionale ha attivato tutte le misure di sicurezza per assolvere gli obblighi previsti dal DPI.

Guido Strazza nasce a Santa Fiora (Grosseto) nel 1922 e inizia l’attività artistica nel 1942 con la partecipazione ad alcune mostre di aeropittura su invito di F. T. Marinetti. Si laurea in ingegneria nel 1946, ma ben presto abbandona la professione per dedicarsi alla pittura e inizia a viaggiare in America latina: Perù, Cile e Brasile. A Lima è tra i promotori di un’associazione di artisti architetti che progettano la ricostruzione della città di Callao distrutta dal terremoto. Comincia poi a interessarsi di incisione. Nel 1954 rientra in Italia e avvia la sua attività a Venezia. Nel 1957 si trasferisce a Milano e successivamente a Roma (1963), dove tuttora risiede. Prendono forma in questi anni le lunghe pitture in rotolo e gli studi sulle metamorfosi delle forme su temi quali il “Paesaggio”, i “Balzi rossi” esposti a Milano nella Galleria del Naviglio (1956) e nella Galleria dell’Ariete (1958), e i “Paesaggi olandesi” esposti ad Amsterdam nello Stedelik Museum (1961).

Per approfondire il linguaggio dell’incisione a Roma frequenta i laboratori della Calcografia Nazionale aperti agli artisti da Maurizio Calvesi (1964-1967). Nel 1968 partecipa alla XXXIV edizione della Biennale di Venezia presentando i risultati della ricerca sul segno-luce (immagini su schermi mobili trasparenti) e sul rapporto luce-geometria poi sintetizzato nel ciclo “Ricercare” (1973). Dal 1974 si dedicar alla didattica dell’incisione su invito di Carlo Bertelli e prosegue la ricerca di gruppo sul segno (1976) dalla quale scaturisce la pubblicazione “Il gesto e il segno” e le mostre: “Trama quadrangolare” (Milano, Palazzo Reale 1979), “Cosmati” (XLI Biennale di Venezia, 1984). Nel 1988 l’Accademia dei Lincei gli conferisce il Premio Feltrinelli per la Grafica e nel 2003 quello per l’incisione. Grandi mostre antologiche delle opere dal 1941 al 1999 e delle incisioni sono organizzate a Palazzo Sarcinelli di Conegliano (1999) e alla Calcografia Nazionale (1990). Nel 2001 partecipa alla mostra “Novecento” alle Scuderie Papali del Quirinale. Nel 2002 riceve in Campidoglio il premio “Cultori di Roma”, nel 2017 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna gli dedica una mostra antologica. Ha insegnato presso la Calcografia Nazionale, l’Accademia di belle Arti de L’Aquila, la Wesleyan University (Connecticut), l’Accademia di Belle Arti di Roma, della quale è stato anche Direttore. Accademico della Koninklijke Accademie van België, è membro dell'Accademia Nazionale di San Luca dal 1997 e nel biennio 2011-2012 ne è stato il Presidente.

 

"Unknown Path". È un sentiero sconosciuto quello intrapreso dal chitarrista Francesco Zampini nel suo omonimo album. E non tanto per il tipo di musica che ė jazz in piena regola. È il percorso in sé che si presenta come un tragitto che parte, si incammina già dal brano d'apertura "Dream Team" a passo di swing sostenuto dalla ritmica (il contrabbasso di Michelangelo Scandroglio e la batteria di Bernardo Guerra) solo che la carreggiata si apre a varchi imprevisti, come qui i ricorrenti echi spagnoli, i lunghi fraseggi della tromba di Alex Sipiagin già nella seguente "Last Hope", gli spazi di libera e collettiva elaborazione in "Mr X", le armonizzazioni suadenti di "Cyclic Episode", composta da Sam Rivers, da parte del pianoforte di Xavi Torres.
Nei ulteriori quattro brani - "Ternoot", "Song for Alba", "Whispers", "View from DH" - Zampini conferma ulteriormente il suo talento di compositore che ha acquisito, osserva Umberto Fiorentino nelle liner notes, un linguaggio melodico completo e contemporaneo mentre Sipiagin ne sottolinea la capacità di dar spazio agli altri musicisti lasciando loro la necessaria libertà di improvvisazione. 
Quello che inoltre si percepisce dalla sua musica è che, nonostante gli ampi spazi concessi alla creatività dei singoli e del gruppo, ci si muova verso una meta, si, non definita, ma sapendo di correre con un'incertezza per così dire calcolata.
Il jazz, volendo applicarvi la teoria di Luhmann, è un sistema del rischio tuttavia Zampini ha le tasche riempite di sassolini bianchi anzi neri coi quali tracciare il sentiero ai compagni di viaggio ed indicar loro la giusta direzione.

"Piscinas" è un compact che il chitarrista Paolo Zou ha consegnato alla label Dodicilune, diciamolo pure, per deliziare gli appassionati della sei corde.
Perché il suo strumento ha una particolarità nel raccordo a dir poco sinergico, sinagmallatico stretto con il basso fiondante di Stefano Rossi e la batteria "ad aria compressa" di Alessio Baldelli nelle varie atmosfere jazz soul funk hip hop latin popular che gli otto brani in scaletta, susseguendosi, diramano nell'aria.
Più che dialogo il loro appare una sorta di monologo a tre voci così come ogni assolo strumentale non ė mai "solo" rispetto al contesto triadico.
"Piscinas" , va precisato, è una spiaggia vicino Narbolia, paese d'origine di familiari del leader di formazione. L'omaggio non deve preludere a situazioni contaminanti di matrice etnica. Il luogo, scelto per l'immagine di copertina, può valere come occasione per ricordare agli immemori, ammesso che ce ne sia bisogno, che la regione sarda è da decenni terra di jazz e di jazzisti, di rassegne e concerti insomma ha di che dire la sua in materia. Zou, col suo chitarrismo solare e scattante, i cambi di ritmo attuati con sensibilità moderna e i riflessi rapidi mai sbrigativi, con il suo giusto soppesare accordi e disaccordi e l'accorto contrappesare linee di note e clusters, ne è un degno nonchè promettente rappresentante fra i più in vista della new generation italiana.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI