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Pandemia, ciò che non comprendo

Pensavo – con la presunzione di un “vecchio” quale sono io, essendo nato nella prima metà del secolo scorso, durante la guerra etc. etc. – pensavo d’aver visto  e compreso tutto ciò che mi era toccato di vedere e comprendere. E invece sono qui a pormi tante domande che mi urgono spontanee specie in questo periodo di recrudescente pandemia che l’Occidente si trova di nuovo ad affrontare.

Incalzati dal morbo cinese, i “nostri” politici specie quelli che hanno responsabilità di governo parlano, talvolta straparlano e ingiungono a noi, poveri e frastornati, di fare o non fare delle cose. Ora, nel bailamme di tante voci, spesso in libertà e in contrasto, desidero aggiungere sommessamente pure la mia  su un particolare, magari marginale, e condividerla coi “cinque” amici anche se sono consapevole che essa rappresenterà solo un innocuo sfogo personale e, al massimo, il classico “zero-virgola”.

Non comprendo come si possa parlare, soprattutto ai giovani, di ordine, disciplina mentale e fisica con obblighi e rigidi divieti – quasi un novello “credere-obbedire-combattere” –, quando per decenni s’è insegnato loro l’esatto contrario dell’ordine e della disciplina: “movida”, discoteca, sesso libero, perfino droga

È una domanda che mi pongo e a cui non riesco a dare una risposta adeguata. Sento, infatti, giovinotti trenta-quarantenni confusi e improvvisatori di politica, che, usando un linguaggio buonista e vagamente “religioso” come preti in chiesa, parlano di sopportazione, pazienza, sacrifici, addirittura speranza e sembrano ripetere fervorini imparati a memoria, inusuali sulla loro bocca essendo, molti di loro, gli ultimi (per adesso!) depositari e fruitori del disordine mentale avvenuto in questi 50 anni.

Difatti, come pretendono disciplina dal popolo quando contribuiscono a demolire la forza portante della società promuovendo e approvando “leggi” contro la Vita e la Famiglia? Come fa il parlamentare X a sperare che si possano seguire i suoi “consigli” forti quando egli, con l’autorevolezza che gli proviene dal suo status di eletto dal popolo, auspica – ad esempio – la liberalizzazione della droga o permette, anzi raccomanda, la libera assunzione di farmaci abortivi, quasi fossero caramelle o integratori ricostituenti, anche a minorenni, senza curarsi che in tal modo – a parte il danno fisico – si diseduca ancor di più il corpo e lo spirito di quella gioventù a cui, poi, si domandano sacrifici?

Come fa il deputato Y a chiedere resistenza alla “morte da pandemia”, quando permette e auspica la “morte per aborto” – anche “post-natale”! – di migliaia di bambini generati aventi diritto a nascere e magari protesta per i pulcini maltrattati (“Il Foglio”, 15-X-2020) o per l’orsa della Val di Genova…? Come può la senatrice Z domandare sopportazione e sacrificio quando distrugge la Famiglia naturale auspicando l’“utero in affitto” cioè la compravendita dei corpi delle donne e la costruzione di bambini in serie a cui sarà vietato di conoscere il padre?

Che dire, poi, della retorica buonista di chi afferma in ogni occasione che bisogna difendere gli anziani, i più “fragili” in questa drammatica evenienza, magari segregandoli nelle case (tanto non sono “indispensabili” s’è lasciato sfuggire maldestramente qualcuno!) e forse in cuor suo  pensa già all’eutanasia più o meno volontaria, insomma prepara un mondo prossimo venturo capovolto che farà violenza soprattutto a noi nati nel secolo scorso? Vedo alcune  contraddizioni che corrono nella nostra società e che mi spingono a porre delle domande specie in questi momenti drammatici della pandemia cinese. Mi trovo, comunque, in buona compagnia: anni addietro anche il cardinale Angelo Bagnasco, allora Presidente dei Vescovi Italiani, si chiedeva:

“Quale tranquillità può garantire uno Stato che permette – se non addirittura promuove – l’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito, l’infanticidio e altro ancora?” (”Avvenire”, 27-III-2012, p.8), dove l’inciso,“se non addirittura promuove, pesa come un macigno di condanna su questo Stato che ha permesso, anzi ha voluto, che si trasformasse in “bene” ciò che nei secoli  tutte le civiltà avevano bollato come “male”!

Di sicuro i nostri “giovani” politici i quali  fortunosamente hanno avuto il potere in Italia e a cui però tocca ora il gravoso dovere di gestire la tragedia presente sono solo i più “recenti” e quindi i meno responsabili dell’attuale capovolgimento morale e civile anch’esso “pandemico” nella società; a loro il “disordine” è stato consegnato da chi è venuto prima e adesso ha sessanta-settant’anni e che in precedenza ne era stato fautore e programmatore, perché esso – il disordine – non nasce improvviso come un fungo in autunno, ma è il risultato di un lungo processo talvolta lento e talaltra veloce a seconda delle circostanze, frutto di avanzate e di apparenti retromarce (i classici “tre passi avanti e due indietro”) che il “Padrone del mondo”, regista consumato, predispone, organizza e dirige: sono decenni, infatti, che intellettuali, politici e tuttologi, presidenti e segretari di qualcosa, costruttori di opinione pubblica e gazzettieri di giornali, giullari e imbonitori delle televisioni in mano a quel “Padrone”, trasformano  la nostra società e la spingono verso il “relativismo” e il “nullismo” mischiando la verità e l’errore, il bene e il male con il conseguente e logico disorientamento e disastro educativo che tocca soprattutto la nostra povera gioventù a cui, con disinvoltura, si chiede disciplina e sacrificio! Ricordo bene – io ne sono testimone perché c’ero e allora correvo le strade e le piazze di Milano – quando qualche sciagurato “primo della classe”, mio coetaneo, scriveva impunemente che “fare sesso libero” e l’assumere droghe procurava benessere fisico e spirituale e, quindi, era un diritto: i famosi Beatles a quell’epoca dedicarono un inno all’acido lisergico, più noto come “Lsd” e furono universalmente applauditi e osannati; Feltrinelli, l’alto borghese danaroso che voleva fare la rivoluzione proletaria e la finanziava, fece stampare, fra i tanti, un libro il cui titolo era “Lsd, la droga che dilata la coscienza” (v. in Michele Brambilla, “Dieci anni di illusioni, Storia del Sessantotto”, Rizzoli 1994, p. 192); ebbe inizio allora una cultura della dissoluzione che, tramite sprovveduti professorini, miei colleghi, inquinò anime e corpi cominciando dalle scuole medie; ora, un passo dopo l’altro, ci tocca sentire e vedere che essa – la droga – si è “democratizzata” tanto che fidanzati se la passano come dono reciproco in occasione di feste e compleanni!

Del resto, perché meravigliarsi per tali raffinatezze già accadute e che a noi “reazionari”, “integralisti” e “medioevali” sembrano aberrazioni? La Rivoluzione – quella che Agostino di Tagaste collocava “in interiore homine” (nell’animo dell’uomo) – una volta partita, se non è fermata in tempo, diventa un processo inarrestabile e procede e corre vieppiù velocemente verso sempre nuovi traguardi: il “dono reciproco” di cui sopra, per adesso, ne è solo una tappa. Altre ve ne saranno e sempre più “avanzate”, a cui gli accoliti del Mondo Moderno cercheranno di assuefarci, stiamone certi!

Tali  considerazioni magari confuse e che a qualcuno potranno apparire poco conseguenti e un po’ estemporanee, mi vengono in mente in questa tragedia che stiamo vivendo e che ci è piombata addosso imprevista, soprattutto quando sento gli “ordini” che ci impartiscono coloro che hanno il grave onere delle decisioni e mi chiedo se veramente sanno usare la logica e se sono consapevoli di ciò che affermano. Io, comunque, indosserò la mascherina, mi laverò le mani, starò lontano dal prossimo, uscirò solo per le feste comandate fino a quando non me lo impediranno, osserverò scrupolosamente leggi e regolamenti… Ma qualcuno, per favore, può e vuole dare una qualche risposta a queste mie domande?

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