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Covid 19: un nuovo pacchetto di misure

Il nuovo pacchetto di misure coinvolge soprattutto bar e ristoranti che chiuderanno a mezzanotte, ma su di loro potrebbero gravare provvedimenti che puntano a limitare in modo mirato i luoghi che espongono a maggiore rischio di assembramento: in quei casi la chiusura anticipata alle 21 potrebbe quindi essere applicata - secondo il provvedimento - dagli stessi sindaci per intere strade. Sindaci che però non ci stanno e rimandano la palla al Governo: "Sarebbe un coprifuoco scaricato sulle nostre spalle. L'esecutivo si assuma le sue responsabilità". In qualunque caso, dalle 18 sarà possibile soltanto il consumo al tavolo, a cui dovranno in ogni caso sedersi massimo sei persone. E all'esterno dei locali dovrà essere riportato il numero massimo di clienti consentiti all'interno. E' proprio su questi ultimi punti che è rimasta in piedi l'intesa tra governo e Regioni, le quali chiedevano di non penalizzare ulteriormente quei settori già colpiti dal lockdown (4 i miliardi previsti per il ristoro, ma non 'più a pioggia') sottolinea l'agenzia ansa

Secondo l'agenzia ansa Il lavoro di mediatore porta la firma del ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, alle prese con il filo sottile del dialogo lungo quanto la catena di vertici fissati: "sono proposte che vanno nella nostra stessa direzione - spiega Boccia - . Chi vive le complessità quotidiane dei territori merita il massimo dell'ascolto". Parole che blindano l'intesa. Palestre aperte, come volevano i governatori, ma con riserva: dopo un braccio di ferro tra i ministri di Sport e Salute, Spadafora e Speranza, - il secondo era per chiuderle - le strutture incassano al momento una settimana di tempo per adeguarsi in maniera rigorosa ai protocolli. Gli sport di contatto a livello amatoriale, come calcetto e basket, restano vietati con uno stop anche per le relative associazioni e scuole per bambini e ragazzi. Il calcio dilettantistico resta attivo fino alla prima categoria.

Sul fronte dell'alleggerimento del trasporto locale, l'unica soluzione che accontenta tutti - Esecutivo e Regioni - è quella di portare la quota di persone in smartworking dal 50 al 75%. Non ci sarà una riduzione della quota di riempimento dei mezzi, ma l'adozione di misure un maggior controllo sulle banchine delle metropolitane per agevolare i flussi di salita e discesa. "Aerei, navi, bus, treni a lunga e corta percorrenza hanno contribuito con lo 0,1% al contagio", chiarisce il ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, che - oltre ai 1.600 bus turistici in circolazione - si dice "disponibile a potenziare il sistema".

Cambia anche il calendario sugli orari delle scuole: ulteriori scaglionamenti, anche con eventuali turni pomeridiani e l'ingresso non prima delle 9, puntano a limitare il rischio caos nelle ore di punta, ma c'è il 'nì' del ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina sulla richiesta pressante delle Regioni di potenziare la didattica a distanza - affinché diventasse in questi mesi una regola per il quarto e quinto anno delle superiori - e di indicarla in una norma nel prossimo Dpcm. "La scuola in presenza è fondamentale per tutti - ribadisce la ministra - dai più piccoli all'ultimo anno del secondo grado".

Un ricorso costante a forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica, tra cui le lezioni a distanza, saranno possibili "previa comunicazione al Ministero dell'Istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferito ai specifici contesti territoriali", si legge nella bozza Dpcm. Si torna indietro di mesi sul fronte degli eventi: saranno sospese sagre e fiere, ma consentite la manifestazioni di carattere nazionale e internazionale. Ma il virus avanza e tutti sanno che le misure potrebbero rivelarsi più momentanee del previsto, per essere presto scavalcate da altri decreti. "Ci sono evoluzioni continue - spiega il ministro Boccia - Consideriamo questa modalità di confronto tra noi una convocazione permanente e interverremo in tempo reale ogni volta in cui sarà necessario e se dovessero emergere criticità".

Sottolinea l agenzia Agi,Com'era già accaduto nei primi mesi dell'anno, in occasione del lockdown, le dichiarazioni di Vincenzo De Luca durante le sue consuete dirette Facebook oltrepassano i confini nazionali e diventano materiale per la stampa internazionale. Dopo i tweet di Naomi Campbell pieni di like per i "lanciafiamme", questa volta è l'Independent a non lasciarsi sfuggire le parole del 'governatore' della Campania su Halloween, festa pagana celtica riportata in auge negli Usa, definita una "stupida americanata" e un "monumento all'imbecillità". Il quotidiano britannico online titola proprio sull'espressione di De Luca ("Huge stupid Americanism") e sulla decisione del presidente della Regione Campania di imporre il coprifuoco in occasione della ricorrenza festeggiata ormai in molti Paesi del mondo. L'Independent ricorda che De Luca ha firmato per il coprifuoco alle 22 nel week end del 31 ottobre per evitare "un momento di idiozia" con "feste", e come "a marzo aveva minacciato di inviare la polizia con il lanciafiamme per interrompere le feste degli studenti universitari mentre infuriava la pandemia".  

Il quotidiano il Giornale in esclusiva si occupa dei servizi segreti e virus : mentre un buon numero di esperti continua ad apparire incessantemente su tv e giornali per spiegare ai cittadini quanto sia ormai imminente la prossima apocalisse causata dalla pandemia di Covid-19, c’è chi, in silenzio e da dietro le quinte, usa una diversa chiave di lettura. L’intelligence italiana, in riferimento al contesto nazionale, ha infatti realizzato un dossier sull’evoluzione dei contagi basato su un particolare modello statistico.

Ebbene, secondo i servizi sottolinea il Giornale con insider over– stando a quanto riportato dal settimanale L’Espresso – la situazione nel nostro Paese sarebbe grave ma non gravissima, come invece vorrebbe dare da intendere qualche catastrofista. Sia chiaro: l’Italia, così come tutta l’Europa, sta attraversando una complessa emergenza sanitaria.

Nessuno deve minimizzare gli effetti del Sars-CoV-2 ma scrive insider Over,, al tempo stesso, nessuno dovrebbe terrorizzare il popolo, allarmandolo oltre misura in un periodo già fuori dall’ordinario. Serve un’informazione chiara, semplice, lineare. Spesso i bollettini quotidiani sui nuovi casi e sui decessi vengono forniti agli italiani senza alcuna chiave di lettura. E l'esito, quando ci troviamo di fronte a più di 10mila casi, è quello di creare un panico troppo spesso immotivato.Rispetto all'estate i contagi sono saliti, è vero, ma non ha alcun senso fare confronti con la prima ondata. Stiamo parlando di due mondi completamente diversi e lo spiega, nel dettaglio, il suddetto report dell'intelligence nostrana. “Il 21 marzo – si legge – c’è stato il cosiddetto picco giornaliero di 6.656 casi individuati con 26mila tamponi, mentre il 10 ottobre ci sono stati 5.724 casi con oltre 130mila tamponi. Il valore assoluto dei casi rilevati non può essere un indicatore dell'andamento generale e non deve spingere ad esagerazioni“.

Questo numero,sottolinea insider over, semmai, dovrebbe essere considerato in virtù dei tamponi effettuati che, tra l'altro, “stanno individuando moltissimi asintomatici”. Gli analisti si soffermano su un punto in particolare, ed è il perno attorno al quale ruota il ragionamento del dossier che non minimizza affatto la gravità della malattia da coronavirus ma la curva epidemiologica. Ovvero – citiamo sempre da L’Espresso – che gli elevati volumi di diffusione del contagio rappresentano il “sommerso di asintomatici di cui non ci siamo mai preoccupati nelle fasi precedenti, ma che era ipotizzabile fosse dieci volte superiore al numero dei casi accertati”.

Detto altrimenti, se oggi ci sono più casi è perché, rispetto alla scorsa primavera, siamo in grado di scavare più a fondo. In un primo momento, infatti, i tamponi venivano effettuati soltanto ad alcuni pazienti, i più gravi o tutt’al più quelli che presentavano sintomi. Adesso che il materiale non manca, il monitoraggio è più capillare e profondo. E sarebbe questo il motivo per cui emergerebbero così tanti nuovi pazienti infetti, molti dei quali, appunto, asintomatici.

Tutto questo è scritto nero su bianco su un dossier dell'intelligence italiana  grazie al insider over possiamo capire cosa succede con l analisi. Che prosegue nella sua analisi facendo notare come se a marzo le autorità sanitarie avessero effettuato 129 mila tamponi, avrebbe probabilmente trovato almeno 30mila casi al giorno. Dunque, il fatto di avere tra le mani più casi al giorno non dovrebbe “destare troppe preoccupazioni” perché tutto ciò, pur considerando “un trend crescente dei casi globali”, sarebbe dovuto “all’aumento dei test giornalieri, che si attesta a circa 130mila tamponi”.

Scendendo nel dettaglio, valutando il rapporto tra tamponi effettuati e casi totali, lo scenario è preoccupante ma ancora gestibile. Il rapporto è in crescita dalla metà di luglio ma “non deve essere inteso come una ripresa preoccupante dell’epidemia” quanto la “conferma che il virus continua a circolare”. Attenzione però, perché è pur vero che “fino alla metà di luglio i contagi erano in diminuzione mentre successivamente sono ricominciati a salire, segno di una ripresa dell’epidemia”.

Se c’è una differenza rispetto alla prima ondata scrive insider over, è che adesso i contagi si stanno diffondendo più rapidamente: “Il fattore di crescita sta aumentando e i casi crescono più rapidamente di giorno in giorno”. Ed è per questo motivo che il governo avrebbe varato misure più stringenti. Il cui effetto, concludono gli analisti dell’intelligence, “saranno apprezzabili non prima di dieci o dodici giorni”. Nel frattempo, è la previsione degli analisti, “i casi continueranno a crescere, visto l’elevato numero di tamponi effettuati”.

Quanto scritto nel report dell’intelligence italiana sembrerebbe essere in contrato con l’analisi effettuata dal ministero della Salute che, sul proprio sito, evidenzia come in Italia sia stata osservata un’accelerazione del “progressivo peggioramento” dell’epidemia, che si riflette “in un aggravio di lavoro sui servizi sanitari territoriali”. Non solo: a detta del Ministero, per la prima volta “si segnalano elementi di criticità elevata” relativi alla diffusione del virus nel Paese.

Tornando all’intelligence, sottolinea insider over,e superando i confini italiani, notiamo come i servizi di vari Paesi avessero in realtà messo in guardia da tempo i rispettivi governi su possibili minacce collegate a pandemie o epidemie. Nessuno, ovviamente, era in grado di prevedere il Sars-CoV-2, anche se vari analisti avevano colto nel segno, individuando correttamente l’origine della futura minaccia. Negli Stati Uniti, quando il coronavirus stava iniziando a diffondersi in Cina, le agenzie di intelligence a gennaio e a febbraio fornirono una serie di rapporti sul pericolo rappresentato dal Covid-19. In quelle settimane, ha scritto il Washington Post, il presidente Donald Trump e il Congresso “sottovalutarono” la minaccia e “non presero azioni che avrebbero potuto rallentare la diffusione del patogeno”.

Scrive  inside over,simile la situazione nel Regno Unito, dove nessuna delle agenzie di sicurezza nazionali ha mai menzionato il rischio di una pandemia. Qualche anno fa il National Risk Register sottolineò tuttavia che, di fronte a una ipotetica influenza pandemica, metà della popolazione del Regno Unito avrebbe potuto potenzialmente infettarsi. Non solo: il rapporto aggiungeva che senza “interventi precoci o efficaci per affrontare una pandemia”, ci sarebbero state “significative perturbazioni sociali ed economiche, minacce significative per la continuità dei servizi essenziali”.

Tante le scelte che non convincono nell'ennesimo Dpcm pasticciato, a cominciare dalla suddivisione delle responsabilità tra governo centrale e amministrazioni locali e dalla possibile, conseguente, violazione della Costituzione.

Scendendo nel dettaglio, c'è chi considera l'inevitabile scontro che verrà a crearsi tra "centro" e "periferia" in materia di contenimento del virus come un possibile primo passo verso una crisi istituzionale irreversibile. Il rischio più grande, da questo punto di vista, è la dissoluzione dello Stato a fronte di troppi ed eccessivi poteri lasciati alle Regioni.

Ne è convinto il professor Giulio Tremonti che sul quotidiano il Giornale,, intervistato dal quotidiano Il Tempo e in merito alle scelte di Palazzo Chigi, ha parlato esplicitamente di violazione della Costituzione. "Nella Costituzione c'è l'articolo 117, secondo comma, lettera Q", ha spiegato l'ex ministro della Finanza.

Nell'articolo citato dal professore si legge che la profilassi internazionale è di competenza esclusiva nazionale. "Profilassi internazionale – ha aggiunto Tremonti - vuol dire sanità certo, ma anche luoghi ed esercizi pubblici, confini, ordine pubblico e competenza su tutti i mezzi per contrastare quelli che nel trattato dell'Unione Europea vengono con forza suggestiva chiamati flagelli internazionali".

La pandemia di Covid può rientrare a tutti gli effetti nella categoria di flagelli internazionali. E dunque, nel Titolo V, è ben chiaro che "la competenza delle Regioni, nel caso sul diritto alla salute, è subordinata alla competenza dello Stato in casi come questo". Eppure il premier Conte ha agito esattamente all'opposto, alimentando il rischio di una ipotetica "crisi e dissoluzione della Repubblica".

Che cosa avrebbe dovuto fare Roma? Per Tremonti, lo Stato doveva subito "applicare la Costituzione", esercitando i suoi doveri "di competenza esclusiva in materia". "Il potere centrale poteva essere delegato caso per caso ai territori, ma non poteva e non doveva essere permesso che nel vacuum del potere centrale, questi se lo attribuissero di propria iniziativa", ha ribadito l'ex ministro.

Per quanto riguarda l'azione dell'Unione europea, invece scrive il Giornale, Tremonti ha puntato il dito contro l'illusione creata da Bruxelles: "L'Europa si è autosospesa. Ha disapplicato il mercato permettendo gli aiuti di Stato, ha messo nel freezer i parametri di Maastricht, incentiva anzi la formazione del debito pubblico con gli acquisti dei relativi titoli da parte della Bce". E in Italia, questo incentivo, ha portato alla concessione di bonus a pioggia: per le bici, per i monopattini e via dicendo. Insomma, Tremonti ritiene che l'Europa abbia illuso il governo "sulla drammatica responsabilità del fare debito".

In compenso l'Europa si è attivata sugli eurobond. "Ora arrivano, ed è molto bene – ha affermato ancora Tremonti- ma sono un meccanismo terribilmente complicato: si basano sul nuovo bilancio europeo, 2021-2027 e presuppongono le NRP, le nuove risorse proprie. Queste derivano da nuove imposte europee, pagate dagli europei, su plastica, carbone e web. Per le imposte europee serve l'unanimità, ed è molto improbabile. Si farà allora ricorso a maggiori contributi nazionali". Considerando l'Italia, si tratta di una quarantina di miliardi. Dunque, calcolatrice alla mano, gli 80 miliardi a fondo perduto "diventano circa la metà", da distribuire "su circa 5 o 6 anni".

Il coronavirus ha reso tutto questo pubblico, supportato anche dai media che, nel tentativo di fare informazione, cercano notizie, rassicurazioni e delucidazioni dagli esperti, com'è giusto che sia. Ma i medici sono tra loro divisi scrive il Giornale, e così si può assistere anche a casi come quello che nelle ultime ore ha visto coinvolto Alberto Zangrillo, primario dell'unità operativa di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell'ospedale San Raffaele di Milano, e Massimo Galli, primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano.

Sottolinea il quotidiano il Giornale,Il professor Alberto Zangrillo è stato ieri ospite di Massimo Giletti nel suo programma Non l'Arena per commentare e analizzare i recenti dati del contagio e fare il punto su quella che a tutti gli effetti sembra essere la seconda, temuta, ondata. Nel corso del suo intervento, però, il primario del San Raffaele ha trovato anche il tempo di rispondere con fermezza al primario del Sacco. I due sono "schierati" su posizioni diametralmente opposte. Massimo Galli, infatti, sostiene da sempre la linea più dura e non manca di lanciare cannonate verso alcuni colleghi, colpevoli secondo lui di una "comunicazione minimizzante", con parole "eccessivamente rassicuranti o addirittura di negazione". Un attacco frontale seguito da un appello: "Se non andiamo tutti nella stessa direzione, andremo a sbattere". E la direzione da seguire si ipotizza sia la sua.

"Non è un bell'esercizio attaccare i colleghi. Io non ho mai affermato nulla contro qualcuno, scrive il Giornale, non parlo nemmeno più e mi difendo con la mia azione quotidiana che non devo giustificare", ha replicato Alberto Zangrillo a Non è l'arena. Il primario di rianimazione del San Raffaele ha difeso il sio lavoro e la sua linea di pensiero: "Il mio è un semplice tentativo di enunciare concetti fondamentali che serviranno a vincere contro la manifestazione clinica di questa epidemia, a cominciare dal rispetto assoluto delle regole". Alberto Zangrillo, in collegamento con Massimo Giletti, promuove l'ultimo Dpcm di Giuseppe Conte, considerandolo "un richiamo autorevole al senso di responsabilità". Sul nuovo scenario italiano, poi, il primario ha le idee molto chiare: "Se il sistema sanitario globale è composto da una serie di entità che non danno tutte il massimo, i malati o coloro che temono di diventare malati si presentano tutti in pronto soccorso e noi allora non ce lo facciamo. Nel mio ospedale, su 101 pazienti almeno il 50% potrebbero ricevere adeguate cure domiciliari".

 

 

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