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Voto in Spagna, vince Pp senza maggioranza

Dopo 40 anni di stabilità politica granitica garantita da un sistema bipolare Pp-Psoe, la Spagna del 'nuovo', con l'irruzione in parlamento di decine di deputati di Podemos e di Ciudadanos, rischia di entrare in una fase di forti turbolenze politiche dopo le elezioni legislative di oggi, vinte ma senza maggioranza dal premier popolare uscente Mariano Rajoy, che si è detto pronto a governare di nuovo. Dopo lo spoglio del 99% delle schede il Pp ottiene il 28,7% dei voti e 122 seggi su 350 nel nuovo Congresso di Madrid. Perde 64 deputati e la maggioranza assoluta rispetto alla legislatura uscente.

Il Psoe di Pedro Sachez arriva secondo con il 22,1% e 91 deputati. Ne perde 20 ma riesce a evitare l'umiliante sorpasso di Podemos grazie soprattutto alla buona tenuta in Andalusia. Il partito post-indignado di Pablo Iglesias, dopo una spettacolare rimonta negli ultimi giorni di campagna, registra un successo storico e sbarca in parlamento con 69 deputati, vincendo in Catalogna e nel Paese Basco. Quarto con il 13,9% e 40 deputati si piazza l'altro partito anti-casta, il centrista Ciudadanos di Albert Rivera, crollato nelle ultime due settimane. Rajoy ha affermato in serata che tenterà di formare un "governo stabile", aggiungendo che "inizia una tappa non facile": "sarà necessario parlare molto e raggiungere accordi"..

Podemos, i 'post indignados' di Pablo Iglesias, irrompono sulla scena politica spagnola, diventando il terzo partito a livello nazionale e il primo partito in Catalogna e nel Paese Basco, superando autonomisti e nazionalisti nelle due regioni che storicamente hanno le più forti spinte indipendentiste.

Scivola la borsa di Madrid dopo le elezioni politiche da cui non emerge una maggioranza di governo. In avvio l'indice Ibex 35 fa uno scivolone del 2,1% mentre lo spread sui titoli di Stato decennali sale all'1,8% ai massimi dal 17 novembre.

Non è un caso: oltre a sedurre l'elettorato giovane, non di rado disoccupato e scioccato dalla corruzione che colpisce i partiti storici, Podemos ha promesso di indire un referendum sull'indipendenza catalana, anche se in realtà l'ipotesi non è stata ripresa nel programma del partito in vista delle elezioni di oggi.
Podemos e Ciudadanos (centro-destra), i due partiti anti sistema controllano ora un terzo del nuovo parlamento spagnolo.

Prendendo la parola davanti ai militanti e alla stampa al teatro Goya di Madrid, Iglesias, camicia bianca e la sua ormai tradizionale 'coleta' - il codino - ha prospettato una serie di riforme costituzionali, anche perché "i risultati di oggi hanno dimostrato che il nostro paese è plurinazionale", lasciando chiaramente intendere che il sistema delle autonomie scaturito dalla costituzione del 1978 è ormai ampiamente superato.

Il numero uno di Podemos ha annunciato "una blindatura costituzionale dei diritti sociali", e tra questi ha citato la casa, la fine degli sfratti, la sanità pubblica e l'istruzione.


Inoltre Iglesias chiede una verifica a metà legislatura con la possibilità di mandare a casa il governo se non avrà mantenuto le promesse.
Secondo i più critici tra gli osservatori, Podemos è cambiato in questi mesi, dopo i primi successi elettorali alle elezioni europee e locali, diventando più pragmatico e meno 'sognatore'.


Da partito 'venezuelano' dai toni alla Hugo Chavez si sarebbe trasformato in una formazione 'svedese', diventato ormai più vicina alla socialdemocrazia scandinava, quindi più vicino all'establishment politico tanto rifiutato.


Podemos - traduzione dell'obamiano "Yes, We Can" - nacque sull'onda del grande movimento di protesta degli Indignados, che ha ricevuto il suo battesimo nella prima grande, oceanica e colorata adunata e dal successivo accampamento di Puerta del Sol a Madrid il 15 maggio del 2011. Podemos ne ha raccolto l'eredita', alimentandosi della sua energia e delle sue idee, trasformandole in una macchina da guerra, con una strategia e un programma politici che gli avevano già fruttato nelle ultime elezioni comunali i municipi di Madrid e Barcellona.

Anche Sanchez ha riconosciuto che spetta ora al leader Pp tentare di formare il nuovo governo e si è congratulato con lui. Il risultato di queste elezioni 'storiche', che pongono fine al bipartitismo che ha governato il paese dalla fine della dittatura di Franco, ma anche alla sua leggendaria stabilità politica, proiettano la Spagna in scenari 'all'italiana'. Il quadro delineato dal voto è infatti di una difficile governabilità. Non solo nessun partito ottiene la maggioranza assoluta. Ma anche le coalizioni 'coerenti' fra i partiti della 'vecchia' politica e quelli del 'nuovo', fra Pp e Ciudadanos o fra Psoe e Podemos, ipotizzate dagli analisti prima del voto, restano sotto la sbarra dei 176 seggi nel Congresso. Il risultato del Pp rende difficile anche un governo minoritario di Rajoy. Questa situazione complicata da domani rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare lo spettro di un ritorno anticipato alle urne. Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell'ultimo mezzo secolo.

L'unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una 'grosse-koalition' alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall'ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Lo stesso Rajoy venerdì per la prima volta non ha escluso categoricamente questa ipotesi. "Semmai ne parleremo lunedì" aveva detto. La formazione del nuovo governo di Madrid sarà con ogni probabilità lunga e laboriosa. Le ipotetiche coalizione di centro-destra Pp-Ciudadanos o di centro-sinistra Psoe-Podemos supererebbero rispettivamente 162 e 160 deputati.

Per riuscire a ottenere l'investitura sarebbe necessario l'appoggio di deputati dei partiti nazionalisti, catalani o baschi, che diventerebbero un problematico ago della bilancia e farebbero pagare a caro prezzo il loro voto. Dopo le scintille fra Rajoy e il presidente secessionista catalano Artur Mas sembra difficile che i catalani possano offrire una stampella a un governo Pp. Ma queste elezioni sono soprattutto una vittoria del 'nuovo' in politica, in particolare di Podemos. I due partiti anti-casta formati un anno fa irrompono in parlamento con 109 deputati su 350 e provocano uno tsunami politico. Sono determinati a restare prendendo il posto, e mandando progressivamente in pensione, i 'vecchi' Pp e Psoe, come Tsipras e Syriza hanno fatto in Grecia con lo storico Pasok. Pablo Iglesias questa notte soddisfatto ha annunciato la nascita di una "nuova Spagna".

Il nuovo parlamento spagnolo eletto oggi si costituirà formalmente il 13 gennaio prossimo, 20 giorni dopo che i risultati delle elezioni saranno stati resi noti ufficialmente, cioè mercoledì prossimo. L'investitura del nuovo presidente del governo, designato dal re, tradizionalmente interviene circa due settimane dopo la formazione del Congresso e del Senato. Le date più probabili, secondo la tv pubblica Tve, sarebbero fra il 25 e il 29 gennaio, salvo particolari difficoltà nella costituzione della nuova maggioranza.

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