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L'incubo Mes in Italia

Sotto l’aspetto economico, il concetto di ricorso al MES “senza condizionalità” è privo di qualsiasi credibilità. Il Trattato istitutivo prevede che “….la concessione di qualsiasi assistenza finanziaria nell’ambito del meccanismo sarà assoggettata a rigorosa condizionalità” affinché vengano rispettati i parametri macroeconomici che garantiscano la stabilità a medio termine.Dichiara l’economista Alessandro  su Sputnik Italia

Con la pandemia di Covid-19 che ha colpito l’intera economia globale,Il grande problema dell’Italia non è più l’aumento dello spread, come accadde nel 2012, ma l’impennata del rapporto debito/pil. In un contesto del genere, con la pandemia di Covid-19 che ha colpito l’intera economia globale

il sistema economico italiano rischia di uscire a pezzi. A quel punto, senza le adeguate contromisure, l’Euroscetticismo incarnato dal nostro Paese potrebbe aumentare a dismisura.

È questa, in estrema sintesi, la teoria espressa dall’opinionista del Financial Times, Wolfang Munchau, secondo il quale la diffidenza di Roma nei confronti di Bruxelles “non scomparirà” con le riaperture, perché in Italia, “come è successo in Gran Bretagna con la Brexit”, si sta “iniziando a incolpare l’Ue per tutto ciò che non va”.

Il Movimento 5 Stelle secondo inside Over si ritroverebbe di fronte a sé una prateria per “cavalcare” il crescente sentimento anti-Ue e considerarlo “un’opportunità” per rilanciarsi elettoralmente. Insomma, “l’Italia – ha scritto Munchau – è più in pericolo di quanto pensi l’Eurozona”.  

Il settore dei pubblici esercizi - bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie, stabilimenti balneari - "con 30 miliardi di euro di perdite è in uno stato di crisi profonda con il serio rischio di veder chiudere definitivamente 50.000 imprese e di perdere 300 mila posti di lavoro". E' l'allarme di Fipe-Confcommercio spiegando che "già molti imprenditori stanno maturando l'idea di non riaprire l'attività perché le misure di sostegno per il comparto sono ancora gravemente insufficienti e non si intravedono le condizioni di mercato per poter riaprire".

Gli interventi del Governo "sono solo una risposta parziale - puntualizza Fipe - la liquidità non è ancora arrivata, la garanzia al 100% dello Stato per importi massimi di 25.000 € è una cifra lontanissima dalle effettive esigenze delle imprese per far fronte agli innumerevoli costi da sostenere, la burocrazia rimane soffocante appesantendo addirittura le stesse procedure degli ammortizzatori sociali obbligando, di fatto, le imprese ad anticipare i pagamenti. Sulle tasse, inoltre, non ci sono state cancellazioni ma solo un differimento, per di più con la beffa di dover rischiare di pagare l'occupazione di suolo pubblico stando forzatamente chiusi e la tassa su rifiuti virtuali visto che di rifiuti non ne sono stati prodotti". Sul capitolo tasse "non ci sono state cancellazioni ma solo un differimento per di più con la beffa - viene osservato - di dover rischiare di pagare l'occupazione di suolo pubblico stando forzatamente chiusi e la tassa su rifiuti virtuali visto che di rifiuti non ne sono stati prodotti".

Per questo, Fipe-Confcommercio ha predisposto un pacchetto di richieste al Governo: risorse vere a fondo perduto per le imprese parametrate alla perdita di fatturato; moratoria sugli affitti prevedendo una una compensazione per il periodo di chiusura e per il periodo di ripartenza; cancellazione di Imu, Tari, affitto suolo pubblico e altre imposte fino alla fine del periodo di crisi e sospensione del pagamento delle utenze; prolungamento degli ammortizzatori sociali fino alla fine della pandemia e sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali e reintroduzione dei voucher per il pagamento del lavoro accessorio; possibilità di lavorare per asporto, come avviene in tutta Europa; concessione di spazi all'aperto più ampi nel periodo di convivenza con il virus, per favorire il distanziamento sociale e permettere agli esercizi di lavorare; un piano di riapertura con tempi e modalità certe condiviso con gli operatori del settore, per permettere a tutte le imprese di operare in sicurezza.  

L'Ue ha bisogno di tutta la sua potenza di fuoco" nella risposta alla crisi economica generata dal coronavirus, "nello specifico attraverso l'emissione di titoli comuni". Lo dice il premier Giuseppe Conte in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung. Il presidente del Consiglio sottolinea che "viviamo il più grande shock dalla guerra" e "a questo anche l'Europa deve dare una risposta".

Molti Paesi europei hanno guardato finora soltanto ai propri vantaggi, la Germania ha "un bilancio commerciale superiore a quanto prevedano le regole dell'Ue" e con questo surplus non opera da locomotiva bensì da "freno per l'Europa".

Il Mes in Italia ha una cattiva fama. È quello che spiega Giuseppe Conte in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung, anticipata dal sito del giornale tedesco. "Non abbiamo dimenticato che ai greci, nell'ultima crisi finanziaria, sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero i crediti", afferma il presidente del Consiglio.

"È indiscutibile: l'Italia è stata lasciata sola". E' la risposta del premier a una domanda sulla sensazione degli italiani di essere stati lasciati soli all'inizio della crisi del coronavirus. "Anche Ursula von der Leyen si è scusata per questo a nome dell'Unione europea, nell'Europarlamento. Devo dire che ho molto apprezzato questo gesto", afferma Conte.

La crescente sfiducia degli italiani nell'Ue "nasce dal fatto che ci sentiamo abbandonati proprio dai Paesi che traggono vantaggi da questa Unione". "Prendiamo l'esempio dell'Olanda, che con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali, che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell'Unione: 9 miliardi di euro ogni anno, come riporta un'analisi di Tax Justice Network", afferma Conte.

Intanto Giuseppe Conte, ha avuto una conversazione telefonica con la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, incentrata sulla risposta europea alle conseguenze sociali ed economiche dell'emergenza da Covid-19. Lo rende noto Palazzo Chigi. La telefonata avviene alla vigilia del Consiglio europeo in programma giovedì 23.

Per avere un’idea sugli eventuali meccanismi d’azione del MES e di come potranno agire sull’economia italiana, Sputnik Italia ha raggiunto la dottoressa Giuseppa Alessandro, economista e advisor finanziario, membro del Centro analisi “Sinergie”.

– Dottoressa Alessandro con l’approvazione del MES, quali sono gli scenari che si prospettano agli italiani?

– Bisogna precisare che, sebbene il Trattato e le sue variazioni siano state firmate già nel 2010 e 2012 (rispettivamente con i governi Berlusconi e Monti) mettere in atto lo strumento di ricorso in questione non necessiterebbe dell’approvazione preventiva del Parlamento. Quest’ultimo, tuttavia, sarà tenuto ad approvare un eventuale ricorso in applicazione dell’art. 81 della Costituzione che richiede il via libera da parte delle Camere nei casi di adozione di provvedimenti che influenzino negativamente il debito pubblico. Al momento non c’è la maggioranza in Parlamento a favore dell’introduzione del MES nonostante che il primo ministro si dimostri possibilista. Questo dal punto di vista politico.

Ma l’Olanda può davvero permettersi di dare lezioni? si domanda inside Over a giudicare da come il Paese dei Tulipani ha coltivato il suo orticello, si direbbe proprio di no. Per attirare le più importanti multinazionali del pianeta, il governo olandese ha messo sul tavolo due piatti prelibatissimi: il fisco favorevole accompagnato da agevolazioni per gli azionisti. È così, come sottolinea il quotidiano La Verità, che i Paesi Bassi coltivano i privilegi e attirano ingenti capitali.

Il meccanismo è semplice: grazie a un sistema maggioritario, gli azionisti più rilevanti delle singole aziende presenti sul territorio olandese possono contare su un diritto di voto plurimo e su un maggiore valore nominale, anche se questi non controllano la totalità del capitale. Basta possedere intorno al 20-25% delle azioni di un’azienda per ottenere il ruolo di azionista di controllo al momento della nomina dei componenti del Consiglio di amministrazione.

Accanto ai benefit per gli azionisti troviamo un fisco assai morbido, con tasse basse e con la possibilità di non far concorrere all’imponibile di una multinazione dividenti e capital gain provenienti dalle controllate sparse per il mondo. Il gioco è fatto.

Il surplus dei Tulipani nei confronti dell’Unione europea è di 184 miliardi mentre il deficit con il resto del mondo si aggira intorno ai 118. Tornando alle multinazionali che affollano le città olandesi, nel caso in cui l’Ue dovesse affondare, Amsterdam andrebbe incontro a un disastro finanziario assicurato. Nessuno, in quel caso, si trasferirebbe più nelle Fiandre, preferendo i confini della propria nazione: è l’incubo del governo olandese.

 
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