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Omofobia, legge liberticida

Quanti pensano che la legge sull’omofobia e trans fobia, approvata dall’Assemblea di Montecitorio il 19 settembre scorso e trasmessa al Senato in seconda lettura, sia una legge giusta, degna di un Paese civile, sarà costretto a ricredersi.

Molti, suggestionati dalla propaganda e da media faziosi e interessati, ritengono erroneamente che tale legge sia un deterrente per scongiurare il triste fenomeno dell’intolleranza verso le persone omosessuali. Niente di più falso!

Se queste fossero le reali intenzioni della legge sarebbe certamente un fine nobile, ma purtroppo non è così.

Anzitutto, il nostro Paese é tra i più tolleranti al mondo con gli omosessuali come dimostrano i molti politici, universitari, uomini di cultura e dello spettacolo e così via. Poi, come dimostra l’intervista del 26 agosto dello stesso relatore del disegno di legge Ivan Scalfarotto, esponente del Pd e “renziano” doc, pubblicata sul sito del settimanale l’Espresso, la legge sull’omofobia e trans fobia non sarebbe che un’apripista per l’introduzione nel nostro ordinamento del matrimonio gay e delle adozioni per le coppie omosessuali. Insomma una legge usata come clava per inibire le tesi a favore del matrimonio fra uomo e donna.

Per realizzare questo progetto, le potenti lobby ispiratrici della legge sono disposte ad agire in spregio della Costituzione, calpestando diritti inviolabili della persona come la libertà di espressione e di opinione.

La legge presenta, infatti, numerosi profili d’incostituzionalità che sono stati opportunamente eccepiti nella seduta del 17 settembre alla Camera e che quanti volessero approfondire possono leggere in allegato al presente intervento.

Che tutto questo non sia un’esagerazione lo dimostra il fatto che insigni associazioni di studiosi e operatori del diritto, come i "Giuristi per la vita", hanno rilevato come con questa legge sarebbero passibili di condanna penale coloro i quali ad esempio: predicano la morale sessuale cristiana nei luoghi religiosi; insegnano la morale cristiana naturale nelle scuole; svolgono attività di propaganda contro il gay pride; organizzano raccolte firme contro l'omosessualismo militante; escludono l'adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali; sollecitano le autorità e i parlamentari ad approvare norme contro le devianze sessuali.

Benché il ddl sull’omofobia e trans fobia non sia ancora diventato legge dello Stato, in quanto in attesa dell’approvazione definitiva in Senato, i suoi effetti nefasti cominciano già a prodursi a causa dell'estremismo lobbista omosessuale ormai evidente a tutti.

Domenica 22 settembre, quindi solo 3 giorni dopo l'approvazione della legge alla Camera, un gruppo di attivisti aderenti al Coordinamento Torino pride Glbt e al collettivo Altereva e Arcigay si è reso protagonista di una contestazione a sfondo violento e intimidatorio contro un convegno, organizzato a Casale Monferrato da Alleanza Cattolica, Comunione e Liberazione e Movimento per la Vita e che, come documentato dal cronista de Il Fatto Quotidiano presente alla manifestazione, mirava solo a dibattere e difendere il "matrimonio naturale", senza offendere o discriminare alcuno.

Il “raid” degli attivisti pubblicato sul sito del giornale, è stato un escalation di urla, fischi e insulti che ha reso necessario interrompere il convegno nel timore che le aggressioni verbali dei manifestanti potessero degenerare in aggressioni fisiche.

Questo incredibile episodio conferma quanto da mesi denunciamo sui rischi insiti nel ddl sull’omofobia e trans fobia: coloro i quali, come accaduto ai relatori del convegno di Casale Monferrato, osano criticare l’applicazione della legge Mancino all’omofobia e trans fobia e addirittura difendono la famiglia quale “società naturale fondata sul matrimonio” fra un uomo e una donna, sono sottoposti a violente censure e intimidazioni.

Anche un noto industriale, Guido Barilla, ha subito le angherie, i ricatti e le violenze della lobby gay, così potente da agire ormai su scala internazionale. Per il solo fatto di essersi espresso, pubblicamente, a favore della famiglia tradizionale, testimonial da sempre dei prodotti del gruppo, è stato oggetto di una campagna di demonizzazione senza precedenti, in Italia e all’estero, culminata nella minaccia di boicottaggio dei prodotti a marchio Barilla. Se questa non è una violenza alla libertà di espressione, che altro dovrebbe essere?

La battaglia contro questa legge liberticida e incostituzionale prosegue ora in Senato e dopo averne rallentato l'iter e limitata la portata, siamo ottimisti sulla possibilità concreta che il provvedimento possa essere riformato. Quando il ddl è stato sottoposto al vaglio della Camera, uno sparuto gruppo di due/tre deputati ha combattuto una battaglia che sembrava persa in partenza e che avrebbe dovuto condurre ad un’approvazione plebiscitaria e unanime del Parlamento. Ma così non è stato: dalla scintilla innescata da quello sparuto gruppo di deputati ne è scaturito un fuoco che ha determinato 110 voti contrari al provvedimento. Questo risultato, visto l’ostruzionismo, le pressioni e le intimidazioni ricevute, specie sui new social media, è da considerarsi straordinario e fonte di speranza sulla possibilità di una revisione totale della legge.

La composizione delle due Camere non rispecchia, infatti, l’elettorato che dovrebbe rappresentare, né il reale orientamento degli italiani in quanto l’attuale legge elettorale ha “dopato” i risultati delle urne.

In Italia esiste dunque una “maggioranza attualmente silenziosa” perché colta di sorpresa da questa proposta di legge e che non ha trovato adeguata rappresentanza numerica in Parlamento.

A ciascuno di noi il compito di testimoniare e coinvolgere tante persone contro questa pericolosa legge. Obiettivo da raggiungere:difendere la libertà di pensiero e di opinione.

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