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Venezuela, Guaidò chiama a rivolta, scontri a Caracas

Il leader dell'opposizione Juan Guaidó ha lanciato un appello ad una rivolta militare in Venezuela in un breve video nel quale appare in una base aerea a Caracas circondato da soldati pesantemente armati. Al suo fianco l'attivista Leopoldo Lopez, già agli arresti domiciliari, che ha annunciato di essere stato liberato dalle forze armate.

I militari contrari a Nicolas Maduro liberano Leopoldo Lopez, leader dell'opposizione venezuelana. Lopez si trovava agli arresti domiciliari ed è stato liberato da forze anti-chaviste in un'azione coordinata con il presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidò

Lopez ha confermato la fine degli arresti domiciliari scrivendo su Twitter che il Venezuela "ha iniziato la fase definitiva per la fine dell'usurpazione, l'Operazione Libertà". "Sono stato liberato da militari agli ordini della Costituzione e del presidente Guaidò", ha scritto il leader di Voluntad Popular. "Mi trovo nella Base La Carlota. Mobilitiamoci tutti. È ora di conquistare la libertà. Forza e Fede".

La notizia della liberazione di Lopez e dell'appello di Guaidò alla rivolta hanno ovviamente suscitato imediatamente le reazioni del mondo. Da parte dell'Unione europea, c'è stata una presa di posizione molto pacata. Da Bruxelles, Maja Kocijancic, portavoce della diplomazia dell'Ue ha detto che l'Unione "sostiene una soluzione pacifica" alla crisi in Venezuela "attraverso libere elezioni".

La Osa, l'Organizzazione degli Stati Americani, ha invece applaudito alla scelta dei militari di sostenere Guaidò, ma ha detto di confidare in una transizione democratica: "Salutiamo il rispetto dei militari per la Costituzione e il presidente incaricato del Venezuela", ha scritto il segretario generale, Luis Almagro, su Twitter. Ma ha anche concluso che "è necessario il pieno appoggio al processo di transizione democratica in maniera pacifica".

Dagli Stati Uniti, il senatore Marco Rubio, uno dei repubblicani più attivi sul fronte venezuelano, è intervenuto esortando gli ufficiali a sostenere l'autoproclamato presidente del Paese e riconosciuto da Washington quale leader. Il presidente Donald Trump, come informa la portavoce Sarah Sanders, è stato informato sulla situazione in Venezuela: "Stiamo monitorando i fatti in corso". Mentre la Spagna, da sempre attiva sul fronte di Caracas, ha detto di non appoggiare alcun intervento militare.

Il presidente della Colombia, Ivan Duque, ha convocato subito una riunione urgente del gruppo di Lima "con l'obiettivo di continuare ad appoggiare con decisione il ritorno della democrazia in Venezuela" ha annunciato il ministro degli Esteri colombiano, Carlos Holmes Trujillo.

Duro l'attacco di Evo Morales, presidente della Bolivia, che sul suo profilo ufficiale Twitter ha scritto: "Chiediamo ai governi dell'America latina di condannare il colpo di Stato in Venezuela e impedire che la violenza porti via vite di innocenti. Sarebbe un nefasto precedente lasciare che l'intromissione golpista s'installi nella regione. Il dialogo e la pace devono imporsi sul golpe".

"Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira" il principale accesso alla città "per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica", ha scritto su twitter il ministro dell'Informazione di Nicolas Maduro, Jorge Rodriguez. "A questo tentativo si è unita l'ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi. Chiamiamo il popolo alla massima allerta".

Gas lacrimogeni sono stati lanciati sui manifestanti in autostrada, secondo il quotidiano il Giornale vicino alla base. Il centro della rivolta guidata da Guaidò e da Lopez, è il distributore Altamira, uno svincolo di accesso alla città che si trova vicino alla base militare di La Carlota. Alcuni manifestanti si sono impadroniti di due autoblindo che hanno messo di traverso sulla strada. Secondo i media ufficiali, un gruppo ha cercato di penetrare nella base militare, ma l'operazione non avrebbe avuto successo.

Il vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello ha invitato tutti i chavisti a recarsi al Palazzo presidenziale di Miraflores per difendere la Costituzione ed il presidente Nicolas Maduro. "Stiamo sventando un tentativo di golpe di un piccolo gruppo dell'ultradestra appoggiato da ex militari, da pochi elementi dei servizi di intelligence Sebin e dell'esercito bolivariano".

Intanto, come scrive il giornale subito dopo la liberazione di Lopez e l'appello di Guaidò, la Guardia Nacional del Venezuela ha sparato lacrimogeni contro i militari e i civili davanti alla base militare La Carlota. Violenze anche sul ponte Altamira, nella capitale venezuelana. I video diffusi in rete mostrano militari con maschere antigas circondati dal fumo dei lacrimogeni, mentre la folla fugge coprendosi il volto.

Intanto, il presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana, Juan Guaidó, ha inviato al popolo venezuelano un messaggio video insieme a Lopez a un gruppo di militari, chiedendo a soldati dell'esercito e popolazione a far sì che vi sia la "cessazione definitiva dell'usurpazione". Guaidò ha lanciato poi un "grande appello ai dipendenti pubblici" per "recuperare la sovranità nazionale". E ha ringraziato i "coraggiosi" assicurando che le Forze armate sono "chiaramente dalla parte del popolo, fedeli alla Costituzione

Il presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana, Juan Guaidó, ha lanciato un messaggio video alla nazione accompagnato da Leopoldo López, rilasciato dagli arresti domiciliari, e da un gruppo di soldati per esortare i militari e la popolazione civile a scendere in strada per chiedere la «cessazione definitiva dell'usurpazione». Guaidó ha trasmesso un video sui social network in cui, senza fare riferimento alla presenza dello storico oppositore di Maduro, lancia un «grande appello ai dipendenti pubblici» per «recuperare la sovranità nazionale». Quindi ha ringraziato i «coraggiosi» per il sostegno e ha assicurato che le Forze armate sono «chiaramente dalla parte del popolo, fedeli alla Costituzione».

Spari nella base, almeno un ferito. Almeno una persona sarebbe rimasta ferita nella base militare La Carlota da cui il presidente dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò sta guidando la rivolta anti-Maduro affiancato dai militari. Lo riferiscono vari media internazionali, tra cui l'emittente spagnola Directo. Sul ponte vicino alla base, come documenta anche un video della Rtve, si sono uditi spari e sono stati lanciati lacrimogeni

Guaidò, capo dell'Assemblea nazionale ha assicurato di trovarsi nella base aerea di La Carlota, situata alla periferia di Caracas, e a circa 15 chilometri in linea retta dal Palazzo Miraflores, sede della Presidenza. «Mi trovo con le principali unità militari della nostra Forza armata per dare inizio alla fase finale dell'Operazione Libertà», ha dichiarato Guaidó, sotto la premessa che «il momento è ora». «Momento di coraggio e saggezza affinché arrivi la calma dal Venezuela», ha ribadito.

Il ministro della Difesa e comandante in capo della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb) ha assicurato via Twitter che la situazione nel Paese è sotto controllo e che gli autori della rivolta sono «vigliacchi» che si sono alzati contro la Costituzione. La Fanb, ha aggiunto, si mantiene ferma a difesa della Costituzione e delle sue autorità legittime. Tutte le unità militari dispiegate nelle otto regioni del Paese riportano una situazione di normalità nelle caserme sotto la guida dei loro comandanti naturali.

Secondo il quotidiano spagnolo El Pais, i militari venezuelani hanno poi assunto il controllo della base aerea della Carlota, ad est di Caracas. Il governo di Maduro ha già parlato di tentativo di golpe da parte di "militari traditori".

"Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento ci stiamo scontrando e stiamo neutralizzando un piccolo gruppo di militari traditori", ha annunciato su Twitter il ministro portavoce del governo di Caracas, Jorge Rodriguez.

 

 

 

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