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Promemoria per le prossime elezioni europee

I “cinque” amici lettori di queste pagine, specie quelli che amano conservarle, mi scuseranno se ripeto cose che mi hanno già sentito dire; questo perché cambiano le persone ma spesso i problemi importanti restano identici, anzi talvolta si aggravano col trascorrere del tempo; così, a rischio di sembrare monotono, ripasso discorsi che possono sempre giovare.

I candidati – al solito – gareggiano per apparire: stringono mani, sorridono, abbracciano e baciano promettendo tutto il bene possibile…; e beato chi fra loro saprà usare tono misurato, gesto  fraterno, sorriso aperto e parole suadenti. Ma per comprendere  tanta e soverchia benevolenza, occorre che l’elettore avveduto  approfondisca i loro trascorsi, conosca ciò che hanno detto e compiuto e magari ciò che hanno scritto: “scripta manent”; studi la storia dei partiti a cui appartengono e sappia qualcosa della ideologia che professano; insomma, chi va a votarli deve avere buone bilance per pesarne il retroterra “culturale”; in caso contrario ci va con occhi bendati, rischiando di dare dei calci al vento. Tutto questo però, anche se necessario, non basta. L’elettore deve stabilire una sua scala di valori e porvi in cima quello che oggi ritiene sia il primo da difendere: è il procedimento che propongo ai “cinque” amici.

Sono convinto, infatti, che non le pensioni, la recessione vera o presunta, le imposizioni di Bruxelles al nostro Governo, la finanziaria, il baccano per gli immigrati  “sequestrati” sulle navi in rada, e perfino gli stipendi di 24/27 mila euri a cranio mensili ai Commissari europei (“Libero”, 18-I-2019) a fronte dei 5 milioni di nostri poveri…, siano i problemi più gravi quanto, invece, la dissoluzione in atto del valore della Famiglia. Conseguenze dirette di tale dissoluzione sono la denatalità paurosa e la desertificazione dei paesi soprattutto del Sud, l’aumento della violenza sulle donne, il fallimento di 4 milioni di giovani padri separati con l’umiliazione nella miseria di 800 mila di essi a cui talora è impedito di vedere i figli (“Libero”, 27-XI-2018) e il disastro educativo di molti ragazzi “abbandonati” che cercano rimedi nella droga, l’alcol, lo “sballo”, il cellulare, lo stordimento nelle discoteche dove accorrono ora anche i giovanissimi dalle scuole medie.

Insieme alla caduta della Famiglia v’è – corollario di questa – la negazione della Vita che deve nascere (in Italia gli aborti legali dal 1978 al 2017 sono stati sei milioni, un “olocausto silenzioso” alla faccia  della “tutela della maternità” di cui parla la “legge” 194!) e di quella già nata con l’aborto “post-natale” quando per sbaglio capita che qualche “esserino” esca vivo, l’eutanasia che incombe sui vecchi  sempre più numerosi e soli e il rifiuto dei deboli. Quindi mi pare ridicolo gridare contro la violenza, lasciare scarpe e palloncini nelle piazze, accendere fiaccole quando s’è favorito un tale sovvertimento della società! Inutile l’attivismo frenetico e costoso di “medici e speziali” nei comuni, province e regioni per la “difesa dell’infanzia” e dei “diritti dei bambini” se ai bambini si vieta di nascere e ciò viene salutato come... “progresso”!

Pertanto io nego il mio voto a chi ha contribuito ad affossare la Famiglia (uomo-padre, donna-madre, figli) magari inventandone una “altra” con le “unioni” dette “civili” (“a tempo” e “a prova”!); ai fautori della uccisione del bambino prima e dopo la nascita; a chi  propaganda, già negli asili, il “gender” (teoria che sostiene che il sesso non lo assegna madre natura ma ognuno se lo sceglie durante la vita!); a chi, vantandosene, ha chiamato tutto questo e altro col titolo di “conquiste civili”. Tali “conquiste”, dopo anni di preparazione, sono state attuate da  minuscoli politici a cui la Democrazia ha dato enorme potere e che hanno nomi e cognomi e appartengono a partiti con sigle e simboli pubblici: facilissimi da individuare per non votarli.

Nego il mio voto anche ai candidati che su questi temi fondamentali “non compariscono” o perché, in cuor loro, sono d’accordo con quelle “teorie” oppure, se contrari, non hanno il coraggio civile di dirlo apertis verbis, intimiditi dai padroni della “cultura” dominante.

L’elenco delle mie “negazioni” include – ovviamente – chi a Strasburgo (2003), nel “Preambolo” della Costituzione Europea si è rifiutato di inserire un accenno alle “radici cristiane” dell’Europa, misconoscendo secoli di civiltà creata dal Cristianesimo, quella che stupiva Schumann (fondatore con De Gasperi e Adenauer della UE) perché da Lisbona a San Pietroburgo egli vedeva una “serie ininterrotta di cattedrali”.

Darò il voto a chi dimostra la volontà di ricostruire ciò che  altri ha demolito: a chi impedisce l’approvazione dell’“utero in affitto” o compravendita dei bambini e del corpo delle donne; a chi impedisce che si chiuda la bocca a noi che non siamo d’accordo coi matrimoni “altri” (attenti: con la scusa dell’omofobia, c’è pronta una “legge” dei post-comunisti del PD, per ora bloccata al Senato); a chi impedisce che un bambino abbia due “genitori” dello stesso sesso o che nasca da “tre” donne e non gli sia concesso il diritto sacro per ogni essere umano di conoscere sua madre e suo padre!

Voterò a favore di chi aumenta gli attuali stentati incentivi economici per ogni figlio, senza lasciarsi intimidire da qualche cialtrone che gli dà del “fascista” perché 90 anni fa il regime aiutava le famiglie numerose; anche se sono consapevole che il “deserto demografico” è dovuto soprattutto a fattori spirituali e di “cultura”: stiamo scontando, infatti, decenni di dissennata propaganda in favore del disordine morale, civile e fisico di cui il fenomeno delle “culle vuote” (mai vuote come adesso, v. “Avvenire”, 8-II-2019) è logica e “necessaria” conseguenza: nei cortei degli anni 70/80 donne agitate, con gli indici e i pollici delle  due mani unite a forma di rombo, vociavano ritmando “siamo donne, siamo figlie, distruggiamo le famiglie!” Di passaggio rammento che queste signore hanno poi calcato cattedre di scuole e alti scranni politici…!

Ciò vale anche per le elezioni amministrative. Obiezione: ma gli amministratori nei comuni si occupano  di mense scolastiche, di affitti che non tutti possono pagare, pensioni minime, insomma di bisogni materiali, non di “ideologie”… Non è vero! Fior di sindaci, appena eletti e come primi atti – emblematici e quindi ideologici! – hanno unito in “matrimonio” persone dello stesso sesso e hanno avallato regolamenti e “Registri” contrari alla Famiglia naturale; questo prima che il Parlamento votasse le “unioni civili”, l’11-5-2016. Evidentemente quei sindaci (il “cattolico” Orlando a Palermo ha parlato di “atto di civiltà”, v. “Avvenire”, 12-VI-2013) hanno precorso i tempi quasi per far sapere che lo “Stivale” gemeva col “grido di dolore” per avere finalmente quella “legge”. Anche a Rozzano la maggioranza del Consiglio Comunale, la notte del 16-XII-2013, ha votato (Delibera n. 48) le “unioni civili senza distinzione di sesso”. Tale delibera aveva solo valore ideologico e simbolico di sprone al Parlamento affinché la norma venisse varata a tamburo battente come se “lo populo tucto” della nostra “città” la stesse implorando a gran voce! Spiace che nelle chiese nessuno se ne sia accorto e dalle “comunità pastorali” non si sia levato neanche uno zitto almeno di critica; eppure il manifesto col “punto 4” all’ordine del giorno era rimasto affisso per diversi mesi su tutte le cantonate.

 Ora, magari le medesime persone che allora a Rozzano votarono la “Delibera 48” e l’applaudirono (forse le stesse che l’8-I-2010 rifiutarono il Crocifisso nell’Aula Consiliare; cfr. i miei  “Il Crocifisso nell’Aula Consiliare del Comune di Rozzano” Epifania 2006; “Al Sindaco e ai Consiglieri del Comune di Rozzano”, marzo 2006; “Il Crocifisso, ultimo atto: condanna a Rozzano”, febbraio 2010), e quelle contrarie a Strasburgo alle “radici cristiane”, si presentano lepide e  tranquille alle elezioni magari per imporre nuove “conquiste civili”. Spero non chiedano il mio voto perché, sebbene io sia nato nella “prima metà del secolo scorso”, posseggo ancora, grazie a Dio, buona memoria.

 

 

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