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Trump ora piace alle stesse élite che lo criticavano

Un anno fa era il "cattivo". Ora, però, alcune delle cose che fa iniziano a produrre risultati e lui comincia a piacere a chi prima lo disprezzava. Stiamo parlando del rapporto tra le cosiddette élite globali banchieri, grandi industriali e politici e il presidente Usa Donald Trump. 

Che il clima sia cambiato lo registra anche il New York, altra testata “nemica” di Trump. Il giornale della Grande mela conferma che Davos ha finora “riservato una calda accoglienza al presidente, che è stato uno dei suoi critici principali, che gli hanno spianato la strada della Casa Bianca. Il vero test però è oggi, prosegue il Nyt, con l’atteso discorso che il presidente pronuncia al World Economic Forum. Il presidente non dovrebbe lanciare alcun attacco frontale, ma soltanto rivendicare una politica commerciale equa e che non penalizzi, come è successo in passato, il suo Paese.

Spazio, dunque, al “mercato libero e aperto”, purché sia al contempo “giusto e reciproco”. Il presidente denuncerà tutto quello che ostacola gli scambi commerciali basati sulla “reciprocità”, in particolare l’odioso furto della proprietà intellettuale, il trasferimento forzato di tecnologie e le sovvenzioni all’industria. 

Il messaggio che vuole dare è questo: l’America è pronta a fare affari con il mondo intero, dopo la riforma fiscale appena varata, molto vantaggiosa per le aziende. Basta sventolare il vecchio slogan “America First“, anche perché in questa sede non avrebbe senso. La nuova sfida di Trump è quella di invitare gli imprenditori stranieri a investire negli Usa, ricordando loro che non c’è mai stato un momento migliore per farlo.

E vediamo cos’ha fatto di così straordinario Trump per ribaltare questo giudizio, trasformandosi da reietto, da non prendere neanche in considerazione, a commander-in-chief da rivalutare? Si tratta di soldi. Quelli che la riforma Trump fa risparmiare ai grandi potentati economico-finanziari.

"L'America - ha detto Trump a Davos - e' aperta alle imprese ed e' tornata ancora una volta competitiva. E' un privilegio stare qui tra leader della diplomazia e della politica. Sono qui per rappresentare gli interessi degli americani e per offrire un'amicizia nel costruire un mondo migliore. L'America - ha proseguito sta di nuovo vedendo una forte crescita, in Borsa si sono creati 7.000 miliardi di dollari dalla mia elezione. 

Come presidente degli Stati Uniti - ha proseguito - metterò sempre l'America al primo posto, come gli altri leader mettono il loro Paese al primo posto. Venite in America. Io credo nell'America e la metterò sempre al primo posto. Ma non significa America alone. Invitiamo gli altri leader a proteggere gli interessi dei loro cittadini come lo facciamo noi.

Ripristineremo l'integrità del sistema commerciale. Solo insistendo su un commercio giusto e reciproco possiamo creare un sistema che funziona non solo per gli Usa ma per tutti i Paesi. Gli Stati Uniti non tollereranno più pratiche scorrette nel commercio internazionale". 

"Il sistema che regola l'immigrazione negli Usa  - ha detto ancora Trump - è fermo al passato e d'ora in poi chi entra verrà selezionato in base alla sua capacità di contribuire al benessere economico del Paese".

"Gli Usa - ha proseguito Trump - sono fortemente impegnati per la massima pressione per denuclearizzare la Corea del Nord, lavoriamo con gli alleati per contrastare i terroristi e Daesh, gli Usa sono leader per assicurare la sicurezza mondiale". 

L'accoglienza al presidente USA è stata tiepida: all'inizio del discorso, solamente metà sala ha applaudito, l'altra metà no. 

Intanto il quotidiano Tedesco Die welt  "attacca" il nostro Paese : "L'Italia è l'assoluto fanalino di coda dell'eurozona, messo anche peggio della Grecia", si sostiene dalle pagine finanziarie del quotidiano Die Welt,nell articolo i Greci lasciano in dietro gli Italiani. E il timore degli economisti delle banche d'affari è che alle prossime elezioni, indipendentemente da chi vinca, "non c'è da aspettarsi riforme di base", dice Timo Schwietering, analista della banca Metzler. "Solo riforme radicali, come in Grecia, potrebbero cambiare qualcosa" dice il quotidiano di Berlino. "Ma cose del genere non sono nel programma elettorale di nessuno dei contendenti alle elezioni".

"L'Italia è l'unico paese dell'eurozona il cui livello di vita, dall'entrata in vigore dell'unione monetaria, è diminuito", prosegue Timo Schwietering.

"Prima l'Italia aveva un modello economico facile", dice Daniel Hartmann, capo economista della banca Bantleon, che si occupa del risparmio gestito. "Quando la congiuntura si bloccava, si svalutava la lira, che ridava benzina alle esportazioni e rianimava la congiuntura". Dall'entrata in vigore dell'unione monetaria questo modello non ha più funzionato e il paese dovrebbe abbassare i costi o aumentare la produttività. "Il passaggio al nuovo campo all'Italia non è ancora riuscito".

Sarebbe necessaria soprattutto una riforma dell'amministrazione: "le prestazioni sono scarse e per giunta care". Un permesso di costruzione costa tre volte la Germania, un procedimento giuridico in Italia è di 3 anni, in Germania di uno e mezzo. Le premesse di riforma c'erano con il governo Renzi, ma ora rischia di bloccarsi tutto, secondo Welt.

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