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Eletti La Russa e Fontana al Senato e alla Camera

Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera. Il leghista è stato eletto al quarto scrutinio ottenendo 222 voti. Via libera della Forza Italia, dopo lo strappo consumatosi ieri al Senato.

I presenti al quarto scrutinio sono stati 392, i votanti 392. Nessun astenuto. Oltre a Fontana, che ha ottenuto 222 voti, hanno ricevuto voti Guerra 77, De Raho 52, Richetti 22. Le schede disperse sono 2, le bianche 6, le nulle 11.

Le opposizioni, per evitare un 'caso La Russa due' - con tanto di accuse e veleni reciproci per individuare i 'traditori che hanno contribuito, con la segretezza del voto, ad eleggere la seconda carica dello Stato sostituendo i voti mancanti dei senatori azzurri - hanno deciso di abbandonare l'opzione della scheda bianca e scrivere invece il nome di Cecilia Guerra.

Il terzo Polo, finito ieri sul banco degli imputati al Senato, ha votato per Matteo Richetti. Il Movimento 5 stelle ha scelto De Raho.

"Come ha ricordato Mattarella il ruolo delle autonomie è decisivo. Il pluralismo delle istituzioni e nelle istituzioni rafforza la democrazia. Dalle risposte che daremo" sull'autonomia "dipenderà la qualità della democrazia". Lo ha detto il neo eletto presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nel suo intervento dopo la proclamazione.

"Mentre affrontiamo i gravi problemi e le minacce esterne che provano a indebolire il Paese, voglio qui ricordare Tommaso D'Aquino: il male non è contrario del bene ma ne è la sua privazione. Sarà compito di noi parlamentari non privare del bene i cittadini ma lottare con umiltà, serietà e sobrietà" per ridare loro "fiducia, speranza e orgoglio".

Non sono passati neanche 20 giorni dalle elezioni politiche del 25 settembre dalle quali è nato il Parlamento che proprio in queste ore si riunisce per la prima volta per eleggere i suoi presidenti. Eppure, iniziano già ad essere realizzati nuovi sondaggi. Non solo sulle intenzioni di voto, ma anche su tanti altri aspetti: valutazioni, aspettative, speranze e timori degli italiani; sia sull’esito delle elezioni sia – soprattutto – su ciò che verrà.

Iniziamo proprio dalle intenzioni di voto: le rilevazioni pubblicate in queste ultime 2 settimane non sono molte (appena 4, realizzate da 3 diversi istituti) ma forniscono comunque delle indicazioni molto interessanti. Soprattutto perché – come era per certi versi prevedibile – consentono di vedere all’opera il cosiddetto “effetto bandwagon”, che risente inevitabilmente dei risultati delle elezioni, e soprattutto dei bilanci che ne sono stati fatti.

Emerge chiaramente dal dato relativo ai singoli partiti: ne risultano premiati quelli percepiti come vincitori delle ultime elezioni, con Fratelli d’Italia che sale al 26,7% (+0,7%) e soprattutto il Movimento 5 Stelle che recupera oltre un punto portandosi al 16,7%.

Al contrario, risultano penalizzati coloro che nelle urne hanno raccolto meno consensi del previsto, come la Lega (-0,7%) ma soprattutto il Partito Democratico, che perde un punto abbondante. Per gli altri partiti le variazioni sono minime: nonostante ciò, il Terzo Polo scavalca di un soffio Forza Italia (che il 25 settembre era davanti) ed entrambi i partiti sono racchiusi insieme alla Lega in 3 miseri decimali. Tra i partiti minori, buono il dato di +Europa, mentre si segnala la “scomparsa dai radar” di Impegno Civico e degli altri soggetti fuori dalle coalizioni, con l’unica eccezione di ItalExit.

Questioni sulle quali non si può cedere rispetto all'obiettivo principale, quello di dare al Paese un governo stabile e in tempi rapidi, compatibilmente con le procedure previste dalla Costituzione.

Giorgia Meloni ha derubricato così ieri le fibrillazioni di un pezzo della sua maggioranza, quelle resistenze di Forza Italia emerse con l'occasione dell'elezione del presidente del Senato.

Un episodio di non poco conto, sia per il malessere appalesato direttamente da Silvio Berlusconi sia per il meccanismo che di fatto lo ha neutralizzato.

A Ignazio La Russa sono infatti mancati i numeri dei senatori FI, a parte quelli 'di bandiera' dello stesso leader del partito e di Elisabetta Casellati.

Ma ne sono arrivati altri, e anche, conti alla mano, al di fuori del perimetro della maggioranza. Due elementi non secondari in assoluto e ancora più di rilievo in avvio di legislatura e con i margini a disposizione di questa maggioranza di centrodestra.

Che si tratti di un braccio di ferro con Berlusconi è un dato di fatto, al di là delle valutazioni ferme ma tutto sommato diplomatiche arrivate dalla leader FdI.

Quel che resta sul tavolo è che la partita di oggi si è chiusa centrando l'obiettivo che FdI si era prefissato, con un suo uomo, un esponente di spicco della storia della destra italiana, a seconda carica dello Stato.

 

Fonte Agi e varie agenzie

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