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Il Cremlino: Putin è disposto a negoziare

Lo spostamento dell'ambasciata Usa in Ucraina da Kiev a Leopoli imprime la retromarcia a una giornata che è stata caratterizzata da spiragli diplomatici positivi sul tracciato di una de-escalation.

La decisione prudenziale di muovere la sede diplomatica è coincisa con la dichiarazione del segretario di Stato, Antony Blinken, di una "drammatica accelerazione nell'ammassarsi delle forze russe" al confine, ribadita dal Pentagono e dal portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, secondo cui non vi sono segnali di de-escalation militare sul fronte russo. E Washington ribadisce che una invasione sarebbe possibile "in qualsiasi momento".

Eppure, lo stesso Blinken ha sottolineato che gli sforzi per una soluzione diplomatica da parte americana continuano, come è stato ribadito anche al termine della telefonata tra il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il premier britannico Boris Johnson. Per entrambi, c'è ancora "spazio per la diplomazia".

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha assicurato che il presidente russo Vladimir Putin è "disposto a negoziare" e aggiunto che la crisi ucraina è solo una parte delle più ampie preoccupazioni relative alla sicurezza che nutre la Russia. "Il presidente Putin ha sempre chiesto negoziati e diplomazia", ha detto Peskov alla Cnn. "E l'Ucraina è solo una parte del problema, è una parte del più grande problema delle garanzie di sicurezza per la Russia e ovviamente il presidente Putin è disposto a negoziare".

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha detto a Putin di aver visto una "possibilità" di dialogo diplomatico con l'Occidente sulle preoccupazioni per la sicurezza della Russia e aveva raccomando che tali sforzi continuino. 

Intanto la Russia ha chiesto alla Lituania di revocare immediatamente il blocco del transito di beni soggetti a sanzioni Ue verso l'exclave baltica di Kaliningrad, altrimenti sarà costretta a "contromisure". Vilnius ha replicato che non si tratta di una decisione unilaterale bensì dell'applicazione delle nuove sanzioni decise dall'Unione Europa in seguito all'invasione dell'Ucraina. Da sabato scorso non possono quindi essere più trasportati su rotaia dal resto della Federazione all'ex territorio tedesco - rimasto isolato dal resto della Russia dopo il crollo dell'Urss - acciaio, carbone, materiali da costruzione e tecnologie avanzate come i semiconduttori di ultima generazione.

"Conformemente alle sanzioni Ue ci sono restrizioni a importazioni ed esportazioni in relazione ad alcune merci, inclusa la proibizione del transito di quei beni nel territorio Ue. E la Lituania non fa altro che attuare le linee guida previste dalla Commissione", ha poi spiegato in conferenza stampa l'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, "ma verificheremo ancora gli aspetti legali per assicurarci di essere in piena osservanza delle regole". 

Il blocco copre così tra il 40% e il 50% dei beni che Kaliningrad scambia con la Russia attraverso la Lituania, ha spiegato Anton Alikhanov, governatore dell'Oblast. Alikhanov ha invitato la popolazione a non precipitarsi a svuotare gli scaffali e ha spiegato che i prodotti colpiti dalle restrizioni arriveranno via mare, sia pure in modo più lento e costoso.

Di "decisione illegale" e "senza precedenti" ha parlato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "La situazione è più che seria e richiede una profonda analisi prima che venga adottata qualsiasi misura o presa qualsiasi decisione", ha affermato Peskov.

Una minaccia da non prendere sottogamba. Se Mosca decidesse di passare alle maniere forti e chiudere il corridoio di Suwalki, una striscia di 80 chilometri tra Polonia e Lituania che separa Kaliningrad dalla Bielorussia, le tre nazioni baltiche si troverebbero isolate. E le forze armate di Mosca e Minsk si esercitano da tempo per una simile eventualità.

Dopo aver convocato l'incaricata d'affari lituana ad interim a Mosca, Virginia Umbrasene, il ministero degli Esteri russo ha definito "apertamente ostili" le azioni di Vilnius e ha chiesto "l'immediata cancellazione di queste restrizioni".

"A meno che il transito commerciale tra la regione di Kaliningrad e il resto del territorio della Russia non venga pienamente ripristinato nel prossimo futuro, la Russia si riserva il diritto di agire in difesa degli interessi nazionali", aggiunge la nota, che accusa la Lituania di aver violato i suoi "obblighi legali internazionali", a partire dalla "dichiarazione congiunta del 2002 della Federazione Russa e dell'Unione Europea sul transito tra la regione di Kaliningrad e il resto del territorio russo".

Toni molto più duri sono stati utilizzati da Andrej Klimov, vicepresidente della Commissione Esteri del Consiglio federale, la Camera alta russa, che ha evocato in modo esplicito il rischio di un conflitto armato. Secondo il senatore russo, quello di Vilnius è un "comportamento inaccettabile" che "mette in pericolo l'intero blocco politico-militare" della Nato e che, in assenza di una marcia indietro, "scioglierà le mani" di Mosca perché risolva il problema "con ogni mezzo".

L'Alleanza Atlantica, prosegue Klimov su Telegram, ""de jure avvia un blocco inaccettabile di un'entità costituente della Federazione Russa attraverso le mani di uno dei suoi paesi membri" e "quest'ultima può essere valutata come un'aggressione diretta contro la Russia, costringendoci letteralmente a ricorrere con urgenza a un'adeguata autodifesa".

Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri ha, da parte sua, accusato la Russia di mentire e ha specificato che il parziale blocco non è un'azione unilaterale bensì l'applicazione di un capitolo delle sanzioni Ue che entrava in vigore il 17 gennaio. Di fatto, non è impedito il transito di merci dalla Russia a Kaliningrad ma solo il trasporto dei beni di cui è ora vietata l'esportazione dall'Unione Europea alla Russia. Da Mosca obiettano però che i flussi sono diretti dalla Russia alla Russia. Una questione di non immediata interpretazione, tanto che sabato scorso il viceministro degli Esteri lituano, Mantas Adomenas, aveva affermato - a bando già attivo - di essere in attesa di "chiarimenti dalla Commissione Europea sull'applicazione delle sanzioni europee al transito commerciale verso Kaliningrad.

"Il trasporto di passeggeri e merci non soggetti al regime di sanzioni Ue da e per la regione di Kaliningrad prosegue attraverso il territorio della Lituania. La Lituania non ha imposto restrizioni unilaterali, individuali o aggiuntive a questo transito", ha poi puntualizzato una nota del ministero degli Esteri del Paese baltico, "la Lituania sta attuando in modo coerente le sanzioni dell'Ue.

"Quando c'è il voto sulle sanzioni nei confronti della Federazione russa, l'Italia può imporre un veto". Lo ha detto Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, che intervistata su 'Quarta Repubblica', su Rete 4 ha risposto alla domanda su cosa possa fare l'Italia nell'attuale crisi.


"L'Italia è membro della Nato, ha una voce, un voto e tutti i membri della Nato hanno pari valore: l'Italia ha un voto che pesa quanto quello degli altri. A un certo punto potete dire 'basta, smettetela'. Perché voi volete la pace, volete il gas, volete investimenti reciproci, volete che i turisti russi vengano in Italia".

 

Fonte Agi

 

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