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Non distruggere un bene culturale come il Caffè greco

Al civico 86 di Via dei Condotti si trova l’Antico Caffè Greco, il più celebre caffè letterario della Capitale. Fondato nel 1760 da un certo Nicola della Maddalena, deve il suo nome alle origini del suo fondatore, originario della Turchia, probabilmente della costa anatolica storicamente legata alla civiltà greca e alle sue colonie.

Si tratta di un luogo in cui si respira un’atmosfera densa di fascino, quel fascino dei tempi andati ma sempre presenti, con il suo arredamento ottocentesco che si mescola all’aroma di caffè e al profumo di storia dell’Arte. Al suo interno sono esposte infatti più di 300 opere e cimeli storici, che ne fanno un imponente galleria e ne raccontano la lunga ed illustre storia fatta di intellettuali, letterati e grandi personalità.

Oltre ad essere il caffè più antico di Roma è anche il secondo più antico d’Italia (il primo fu il Florian di Venezia), un’Italia tra l’altro ancora molto diversa da quella che immaginiamo oggi, se si pensa che il Regno d’Italia nacque nel 1861 e che Roma entrò a farne parte solo nel 1870.

Moltissimi letterati, filosofi, pittori, scultori e musicisti contribuirono a fare del Caffè Greco il caffè letterario per antonomasia. Byron, Andersen, Wagner, D’Annunzio, Leopardi, Levi, Delaroche divennero frequentatori abituali di questo caffè, insieme a musicisti, storici, principesse e cardinali.

Numerosi sono poi gli aneddoti o i racconti che riguardano alcuni dei personaggi che animavano il caffè. De Chirico vi beveva il cappuccino. Schopenhauer vi andava spesso, portando con sé un barboncino bianco di nome Atman (Anima del Mondo). Goethe contribuì alla sua popolarità, dal 1779 in poi. Molte opere letterarie celebri furono scritte ai tavoli del Caffè Greco: le “Anime morte” di Gogol’ ne sono un esempio.

A questo simbolo culturale romano ed europeo furono dedicate numerose pagine e poesie, nonché celebri quadri, che ci permettono la ricostruzione fedele di questo luogo pittoresco e delle sue atmosfere. Ben noto è senz’altro il quadro del pittore Renato Guttuso, che proprio a questo locale ha dedicato una sua famosa opera, esposta oggi a Madrid.

Una battaglia in corso ormai da diversi anni, che vede il Ministero finalmente intervenuto, assistito dall'Avvocatura dello Stato, con una decisa presa di posizione nello scongiurare lo sfratto. A causa di un chiaro vuoto legislativo, si creerebbe infatti una situazione di stallo, che porterebbe, nei fatti, alla distruzione del Bene Culturale Caffè Greco, tutelato da ben 4 Decreti Ministeriali. Ma in concomitanza con l'ennesimo tentativo di riattivare la procedura di sfratto del Caffè Greco, ad opera della dirigenza dell'Ospedale Israelitico, abbiamo una bellissima notizia da darvi: ha visto la luce la Convenzione tra il Caffè Greco e la Dante Alighieri, pilastro della Cultura Italiana nel Mondo. Oggi la "Dante" rappresenta una delle Istituzioni più importanti in ambito di valorizzazione, promozione e diffusione della nostra lingua e della nostra cultura, presente in più di 60 Stati, con più di 200.000 soci studenti. 

La "Dante Alighieri" cura la costituzione e l'aggiornamento di oltre 300 biblioteche disseminate in ogni parte del pianeta e dotate di oltre 500.000 volumi di vario genere. La sottoscrizione di questa Convenzione, rappresenta quindi per il Caffè Greco una grande opportunità, l'intrapresa di un cammino comune nella scia della tradizione cosmopolita dello Storico Locale e nel nome della Cultura Italiana nel Mondo. Ma torniamo alle vicende giudiziarie, in sintesi ma con ordine. La Corte d'Appello ha confermato, a chiare lettere, l'inscindibilità del complesso denominato “Caffè Greco”, composto da immobile, mobili e licenza di esercizio, così come individuato nei Decreti di Tutela del Ministero del 1953-54 e dai successivi Decreti integrativi più recenti. Tale complesso costituisce il Bene Culturale “Caffè Greco” tutelato nella sua interezza e inscindibilità. Ogni modifica sia alla consistenza muraria, sia agli arredi e all'apparato decorativo, sia all'attività ivi svolta, comporterebbe, di fatto, la DISTRUZIONE DEL BENE CULTURALE "CAFFÈ GRECO". 

La Corte d'Appello, in mancanza di una legislazione specifica, ha ritenuto, almeno in teoria, legittime le ragioni dell'Ente proprietario delle mura (e nel ricorso in Cassazione, sono state infatti sollevate più questioni di illegittimità Costituzionale, causate dal citato, evidente vuoto legislativo). Ma d'altro canto, lo sfratto andrebbe inevitabilmente a violare l'unitarietà così descritta. Il che si traduce in una impossibilità di esecuzione dello sfratto stesso. 

Più nello specifico, come confermato dal TAR, il vincolo Ministeriale, oltre che i beni (locali e arredi), comprende anche la LICENZA D'ESERCIZIO, rendendo immodificabile la destinazione commerciale, limitando la possibilità di destinazione dell’immobile che, oltre ad essere ovviamente compatibile con l'attività commerciale svolta e tutelata, non potrà che essere precisamente quella del "Caffè Greco" e nessun'altra, in virtù della succitata tutela della licenza d'esercizio. Dunque, l'esecuzione dello sfratto porterebbe a una paralisi delle reciproche pretese, comportando il blocco dei locali (che non potrebbero essere affittati) e della chiusura dell'attività (che non potrebbe essere esercitata), finchè le parti non trovino un nuovo accordo economico sul prezzo della locazione. 

È QUINDI EVIDENTE LA NECESSITÀ DI UN ACCORDO EQUO, che dovrebbe essere PATROCINATO dal SINDACO di ROMA e dalla REGIONE LAZIO, che ha, tra l'altro, l’obbligo preciso di individuare accordi fra le parti, in base alla Legge Regionale 12-2016, purtroppo disattesa. Ci auguriamo che il Sindaco Gualtieri voglia intervenire, anche raccogliendo la inascoltata sollecitazione dell'allora Direttore Generale del Ministero Bon Valsassina.  

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