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Distillerie: energia rinnovabile autoprodotta superiore all'energia fossile

Nonostante la difficile congiuntura economica tiene l’occupazione nel settore L’industria distillatoria incarna in sé l’essenza della sostenibilità e della circolarità e offre un contributo concreto e significativo al miglioramento della qualità dell’ambiente. È quanto emerge dal report di sostenibilità presentato a Roma da AssoDistil, Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli ed acquaviti e realizzato con l’obiettivo di illustrare l’evoluzione nel biennio 2020-2021 dei principali indicatori della sostenibilità ambientale, economica e sociale del comparto. Il report è stilato grazie al contributo di 12 aziende leader associate ad AssoDistil e rappresentative del settore: Bonollo, Bottega, Gruppo Bertolino, Mazzari, Marzadro, Deta, F.lli Francoli, Bonollo U., I.M.A., D’Auria Distillerie & Energia, Acquavite e Bertagnolli. Il rapporto fornisce una fotografia dell’approccio alla sostenibilità dell’intero settore distillatorio. Particolare rilievo è stato dato all’analisi della sostenibilità ambientale con approfondimenti su consumi energetici, emissioni in atmosfera e gestione dei residui di processo e dei rifiuti. Le distillerie rappresentano un esempio di circolarità: massima valorizzazione delle materie prime e seconde, efficienza energetica ed economia circolare sono i tre fattori principali che permettono alle aziende distillatorie di essere sostenibili dal punto di vista economico e ambientale.   “Per 1 consumatore italiano su 2 è importante acquistare alimenti e bevande realizzati da aziende impegnate sui temi delle sostenibilità ambientale, una tendenza di cui potrebbero beneficiare anche le imprese del settore distillatorio, esempio emblematico di sostenibilità ed economia circolare all’interno della filiera agroalimentare italiana” - dichiara Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Servizi e Retail di Nomisma. “A conferma di ciò – sebbene ad oggi solo il 24% dei consumatori sia a conoscenza della sostenibilità del metodo di produzione della Grappa – ben 7 consumatori su 10 sono interessati al fatto che la Grappa sia prodotta impiegando i sottoprodotti della vinificazione e che a loro volta i residui della distillazione vengono utilizzati per realizzare energia pulita o fertilizzanti” conclude Di Faustino.   La produzione di energia incarna uno degli elementi più innovativi dell’industria distillatoria. Dal report è emerso infatti che la percentuale di energia rinnovabile autoprodotta dalle distillerie risulta essere più che doppia (63,5%) rispetto alla quota di energia fossile acquistata sul mercato (31,5%).   “L’autoproduzione di energia termica ed elettrica da residui di lavorazione consente di minimizzare l’acquisto di energia dal mercato e ridurre l’impatto ambientale e il costo energetico per le imprese, che altrimenti sarebbe eccessivamente oneroso a causa del notevole input energetico necessario nei processi di distillazione, in particolare negli ultimi mesi in cui il prezzo del metano ha raggiunto valori molto elevati” - afferma Sandro Cobror, Direttore di AssoDistil.   Si evince che nell’ambito delle fonti energetiche tradizionali è stato minimizzato il ricorso a forme di energia a elevato impatto ambientale privilegiando soluzioni energetiche meno impattanti come il gas naturale. Il report rivela inoltre un trend di crescita degli investimenti del settore nell’installazione di impianti fotovoltaici e di biogas a zero impatto ambientale, per cui ci si attende nel prossimo futuro una progressiva diminuzione delle emissioni. In particolare, la produzione di energia elettrica fotovoltaica a zero emissioni è cresciuta del 300% dal 2018 al 2021. Inoltre, molto rilevante la produzione di bioetanolo sostenibile da destinare al settore trasporti, un biocarburante in grado di abbattere le emissioni del 75% rispetto alla benzina e che sarebbe il componente ideale per ridurre ulteriormente anche le emissioni delle auto ibride, oggi alimentate con sola benzina.   “Questa seconda edizione del report di sostenibilità evidenzia la convinzione delle imprese che vi hanno partecipato nel promuovere la propria identità di importanti soggetti di sviluppo economico, sociale ed ambientale. Evidenzia poi una precisa filosofia di azione orientata alla condivisione dei progetti di crescita con tutti gli stakeholders, con l’obiettivo comune di salvaguardia dell’ambiente e dell’equilibrio socio-economico” – spiega Antonio Emaldi, Presidente di AssoDistil. “La distillazione in Italia ha origini antichissime e oggi abbiamo avuto la possibilità di ben comprendere come si sia evoluta, raggiungendo importanti traguardi economici e sociali che hanno permesso lo sviluppo di tecnologie prese a modello da molti altri Paesi della Unione Europea. E questo perché si è fatto impresa con responsabilità, con una visione solidamente radicata al passato e nello stesso tempo dinamica, innovativa ed attenta ai cambiamenti”   IL REPORT IN SINTESI   Le distillerie come esempio di circolarità Una delle principali materie prime utilizzate in distilleria proviene dalla filiera del vino: in Italia la superficie vitata rappresenta circa il 5% della superficie agricola utilizzata; se si tiene conto che per ogni ettolitro di vino si producono mediamente 18 kg di vinacce, 6 kg di fecce e 4 kg di raspi, si calcola che se tutti questi sottoprodotti diventassero scarti da smaltire l’impatto ambientale sarebbe davvero importante con circa 1.297.800 tonnellate di CO2 prodotte. Invece, grazie al lavoro delle distillerie, molte di queste emissioni sono evitate grazie a tecniche e tecnologie in grado di valorizzare non solo le materie prime, ma anche sottoprodotti e residui della distillazione stessa per ottenere diversi prodotti destinati a numerosi settori, dall’alimentare a quello della mangimistica, dalla cosmetica e farmaceutica all’edilizia, dall’energia all’agricoltura. Nel complesso, il settore distillatorio nazionale trasforma oltre 13 milioni di quintali di materie prime di origine agricola, molte delle quali scarti di altre filiere, concorrendo in maniera evidente anche alla sostenibilità della filiera a monte. Questo modello efficiente non solo contribuisce alla sostenibilità economica delle aziende ma rende sostenibili i processi distillatori anche dal punto di vista ambientale.   Consumi idrici ridotti   L’acqua è una risorsa fondamentale per le attività della distillazione. Le risorse idriche usate nel processo produttivo provengono principalmente da fonti sotterranee e da fonti di terze parti, mentre si ricorre in misura inferiore alle fonti idriche di superficie. Le acque utilizzate dall’industria distillatoria italiana vengono opportunamente trattate affinché acquisiscano un livello di qualità tale da permettere lo smaltimento negli impianti di depurazione idrica civili. L’immediata conseguenza dell’oculata gestione delle risorse idriche è il contenimento dei consumi di acqua registrato negli ultimi anni, da 1904300 m3 utilizzati nel 2018 si è arrivati a 1672900 m3 del 2021.   Un packaging sostenibile   L’approccio anti-spreco dell’industria distillatoria italiana si riflette anche nella gestione dei materiali da confezionamento e dei rifiuti. Nonostante la scelta dei materiali usati è già orientata verso soluzioni riciclabili e sostenibili come vetro, sughero, legno, alluminio e carta, si registrano investimenti da parte di alcune aziende associate per trovare soluzioni innovative che possano ridurre l’impatto ambientale del packaging. Ad esempio, l’utilizzazione della vinaccia esausta pressata come tappo, della carta di fiori come etichetta oppure il primo prototipo di bottiglia realizzata integralmente con materiali ecosostenibili sviluppata da AssoDistil assieme a primarie aziende del comparto packaging.     Gestione virtuosa dei rifiuti   Nel caso della gestione dei rifiuti, è possibile affermare che la circolarità dell’industria distillatoria ne implica una produzione molto modesta, o quasi nulla in alcuni casi grazie a un’attenta differenziazione dei rifiuti. È interessante notare come il quantitativo di rifiuti non recuperati rappresenti solo lo 0,22% della materia prima alimentata (circa 1.850 tonn/a rispetto a una materia prima in ingresso di circa 900 mila tonn/a). Nello specifico i rifiuti del settore risultano essere: 85,7% rifiuti non pericolosi destinati al recupero e riciclo, 13,7% rifiuti non pericolosi destinati allo smaltimento, 0,6% rifiuti conferiti in discarica non recuperabili e assimilabili ai rifiuti pericolosi, una quota marginale nonostante nel biennio il dato sia affetto dalla dismissione da parte di alcune distillerie di attrezzature obsolete.   Occupazione: tiene in settore nonostante la difficile congiuntura   Il report di sostenibilità non si ferma solo agli ambiti economici e ambientali, ma dà un quadro anche della sostenibilità del comparto da un punto di vista sociale. Emerge che dal punto di vista occupazionale, nonostante le difficoltà del biennio 2020-2021, il settore ha garantito la tenuta occupazionale. Inoltre, nel periodo pandemico la diversificazione della produzione è stata una delle armi vincenti non solo per il mantenimento dei livelli occupazionali del settore ma anche per garantire, attraverso la produzione di alcol etilico, l’offerta di disinfettanti e sanificanti, destinati in alcuni casi anche a iniziative benefiche a sostegno della popolazione e di enti impegnati nella battaglia contro il covid. Responsabilità delle distillerie italiane è di preservare il forte radicamento con il territorio e garantire il rapporto con le comunità locali. Il territorio rappresenta non solo la collocazione geografica delle aziende ma proprio il loro carattere distintivo. Infatti, nonostante molte distillerie a livello nazionale producano lo stesso tipo di prodotto, questi si differenziano poi per caratteristiche che sono espressione del territorio da cui provengono. Forte è il legame delle aziende con le comunità locali: al loro interno viene infatti reclutata la maggior parte della forza lavoro, ma sono anche destinatarie di iniziative come sponsorizzazioni e donazioni, ad esempio promozione di Consorzi locali, creazione di aree verdi, sostegno ad associazioni no profit, sponsorizzazione di associazioni e restauri di edifici pubblici. Sempre nel rispetto del legame con il territorio, le imprese si impegnano in azioni di mitigazione e contenimento delle emissioni con investimenti sia sul fronte della riduzione delle emissioni in atmosfera che sul fronte dell’ampliamento degli impianti di trattamento delle acque reflue. In definitiva dal report di sostenibilità di AssoDistil emerge come vi sia da parte del settore un costante perseguimento di forme di efficientamento energetico e di riduzione del proprio impatto ambientale, conseguenza diretta dell’implementazione delle politiche di gestione ambientale che le distillerie italiane hanno deciso di adottare ormai da anni, in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità delle proprie produzioni.

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