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Secondo vari sondaggi l'immigrazione deciderà le elezioni europee

Un sondaggio condotto in undici Paesi europei (tra cui ci sono nove Stati membri dell'Unione europea) ha indicato che i temi che più preoccupano gli elettori europei sono i rischi del cambiamento climatico per la sopravvivenza umana e le conseguenze della cattiva gestione dei fenomeni migratori. Pubblicato dall'European Council on Foreign Relations (ECFR), lo studio suggerisce che la popolazione europea può essere divisa in cinque gruppi in base ai problemi considerati più urgenti.

Oltre al cambiamento climatico e alla paura di una radicale trasformazione culturale dovuta a flussi migratori incontrollati, gli intervistati (per il 75% cittadini europei), sono impensieriti dalle turbolenze economiche globali, da epidemie come quella di Covid-19 e dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Coloro che considerano l'immigrazione la questione più urgente da affrontare "tendono a votare per i partiti di estrema destra o antieuropei", come l'Alternative für Deutschland (AfD) in Germania o il Rassemblement National in Francia. I più preoccupati per il cambiamento climatico sceglieranno i partiti ecologisti o di sinistra.
 
Però l’immigrazione sarà un tema rovente della campagna elettorale in Italia e l’episodio di Parigi rimpolpa l’elenco degli attentatori in Europa con "trascorsi italiani”.

L’immigrazione selvaggia è un problema, è lapalissiano, anche se qualcuno fa finta di non capirlo in nome di un buonismo peloso. Negli ultimi anni abbiamo registrato decine di casi di attentati o attacchi firmati dalle presunte risorse tante care alla sinistra.

L’ultimo sanguinoso episodio risale a 24 ore fa: tre persone sono state accoltellate alla stazione Gare de Lyon di Parigi. Fortunatamente le tre vittime se la sono cavata con ferite più o meno gravi, ma è un altro l’elemento al centro delle discussioni nelle ultime ore: l’aggressore, finito in manette, Sagou Gouno Kassogue, un cittadino maliano con regolare permesso di soggiorno e patente rilasciata in Italia.

“L’accoltellatore maliano che ha scatenato il panico a Parigi era sbarcato a Pozzallo il 22 agosto 2016, durante il governo Renzi. 
Il trentaduenne aveva con sé il biglietto per un appuntamento in un ospedale psichiatrico di Torino e addosso gli sono stati trovati anche farmaci come antipsicotici e antiepilettici. 

Nessun legame con il terrorismo, ma con l’immigrazione sì. L’accoltellatore era entrato in Italia il 22 agosto 2016 da Pozzallo, mentre il 17 dicembre del 2018 aveva avuto il riconoscimento della protezione sussidiaria dalla commissione territoriale di Torino motivata dal contesto di violenza generalizzata della regione di provenienza e dalla condizione di fragilità legata ad una grave patologia.

Non è la prima volta che una 'risorsa arrivata in Italia semina il terrore in Europa, basti pensare all’attentatore di Berlino del dicembre 2016: era approdato a Lampedusa, esattamente come il tunisino che a Bruxelles ha freddato due svedesi lo scorso ottobre”, il j’accuse del vicepremier Matteo Salvini in una nota: “La difesa dei confini italiani è la difesa dei confini europei: continuerò a dirlo e pensarlo, anche se per averli protetti la sinistra mi ha mandato a processo e rischio fino a 15 anni di galera”. Impossibile dargli torto.

L’episodio di Parigi rimpolpa l’elenco degli attentatori in Europa con "trascorsi italiani”. L’ultimo caso risale ad appena quattro mesi fa: Abdesalem Lassoued, 45enne tunisino responsabile di un attacco nel centro di Bruxelles in cui sono stati uccisi due svedesi, era passato da Genova e Bologna. 

Un membro di una rete di estremisti islamici che negli ultimi anni hanno insanguinato mezza Europa e che hanno hanno vissuto per qualche tempo nel nostro Paese, in alcuni casi agevolati da una rete di contatti. Un altro episodio risale all’8 novembre 2021, quando Lakhdar Benrabah accoltellò tre poliziotti davanti al commissariato di Cannes: l’uomo era sbarcato a Cagliari nel 2008 ed era titolare dal 2018 di un permesso di soggiorno italiano rilasciato dalla questura di Napoli.

Sventolare la bandiera dell’immigrazione è molto facile e la sinistra si difende piuttosto bene. Ma la vita vera ci dice altro: ci racconta criminalità, periferie sempre più somiglianti al Bronx, talvolta attentati. Quanto accaduto ieri a Parigi potrebbe verificarsi anche nelle nostre città, da Torino a Milano, magari con “protagonista” qualche losco figuro sbarcato sulle nostre coste. Salvare vite è un dovere, ma è vietato abbassare la guardia.

L’elenco di attentatori passati dall’Italia che certifica il fallimento dell’immigrazione fuori controllo comprende anche Mohamed Lahouaiej Bouhlel e Khaled Babouri. Il primo il 14 luglio 2016 uccise 89 persone lanciandosi con un autocarro a tutta velocità sulla folla nei pressi della Promenade des Anglais a Nizza: noti i suoi viaggi in Italia per per portare del cibo ai migranti siriani. Il secondo, sbarcato in Sardegna, il 6 agosto del 2016 aggredì a Charleroi, in Belgio, a colpi di machete due poliziotte vicino al commissariato al grido di “Allah Akbar”. 

Legami con l’Italia anche per Ahmed Hanachi, il tunisino che il primo ottobre del 2017 accoltella a morte due ragazze alla stazione Saint-Charles di Marsiglia. Sposato con una donna italiana, l’immigrato trascorse un periodo ad Aprilia, in provincia di Latina.E ancora, 29 ottobre 2020: tre persone uccise in un attacco all’arma bianca nella basilica di Notre-Dame firmato dal tunisino Brahim Aoussaoui, sbarcato poche settimane prima a Lampedusa nella classica ondata di immigrazione clandestina. Dopo un breve passaggio nell’hotspot dell’isola, il giovane tunisino era stato trasferito sulla nave quarantena ‘Rhapsody’ dove era rimasto fino all’8 ottobre. Il giorno dopo era stata trasferito in un centro per migranti, a Bari, da cui, dopo aver ricevuto il foglio di via, aveva raggiunto in maniera clandestina la Francia. 

Uno dei casi più tristemente famosi è quello di Anis Amri, l’assassino tunisino che nel 2016 firmò la strage a Berlino lanciando il suo furgone sulla folla che passeggiava tra le vie del mercatino di Natale, uccidendo 12 persone: lo straniero sbarcò a Lampedusa nel 2011 e divenne noto per una lunga serie di reati (minaccia aggravata, lesioni personali e incendio doloso) e per il viaggio da una prigione all’altra (Ucciardone, Enna, Aprilia). Non pago, dopo l’attentato Amri fuggì verso l’Italia, venendo ucciso in uno scontro a fuoco con due poliziotti nei pressi della stazione di Sesto San Giovanni, Milano.

Un primo segnale è stato dato: la temporanea sospensione del trattato di Schengen e la conseguente chiusura del confine con la Slovenia vanno nella giusta direzione, ma non bastano. Se come sembra l’Unione europea non intende presidiare i suoi confini marittimi, toccherà all’Italia rimboccarsi le maniche per presidiare i suoi confini.

Fonte euronews / atlantico di N.Porro, e varie agenzie 

 

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