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Una riflessione sulle elezioni in Virginia

Forse il politically correct comincia a mostrare qualche crepa. È quanto emerge dalla notizia che arriva dagli Stati Uniti dove la vittoria di Glenn Youngkin, il candidato repubblicano alla carica di governatore della Virginia, viene attribuita anche alla sua attenzione verso la cultura e in particolar modo verso l’insegnamento nelle scuole. Di cosa si tratta: la cancel culture  che sta imperversando un po’ ovunque, ma specialmente nel mondo anglosassone,dove ha attaccato quelli che sono i principali simboli della cultura anglo-americana trasformando in colpe tutto quanto hanno fatto i bianchi. Un genitore, che ha sempre votato democratico, intervistato dal New York Times, ha dichiarato che si è convinto a cambiare quando ha sentito una delle lezioni in Dad di suo figlio. Durante la lezione l’insegnante diceva che “il bianco si deve sentire in colpa perché i suoi genitori, i suoi nonni, la sua gente, hanno schiavizzato e sono colpevoli di tutto questo. Allora ho detto basta!” ha affermato questo ex elettore democratico. È il corrispondente Rai da Washington Antonio Di Bella che, parlando del martedì elettorale a Rai News 24 e delle cause della sconfitta dei democratici in Virginia, riporta questa notizia. Youngkin ha preso molti voti anche nel campo democratico approfittando proprio dell’onda del risentimento verso la cancel culture, sulla cultura e sull’insegnamento nelle scuole. C’è una rivolta verso questa estremizzazione del politically correct e il candidato repubblicano ha ben letto questo sentimento. Un segno che qualcosa sta cambiando, che il politically correct comincia a stancare? E sull’insegnamento nelle scuole Youngkin ha basato la sua campagna in particolar modo sulla centralità dei genitori nei riguardi dell’educazione dei loro figli. Tema molto sentito che assieme al rifiuto della cancel culture, o, almeno, delle sue estremizzazioni, ha fatto la differenza. Youngkin ha anche tenuto fermo un suo punto molto importante, quello della difesa della vita fin dal suo concepimento inviando una lettera al mondo pro life. Con parole forti e precise ha basato le sue intenzioni non solo sulle sue convinzioni religiose, ma sulla scienza promettendo di opporsi alla barbarie che consente l’aborto tardivo fino al momento della nascita e gli elettori, anche su questo tema, gli hanno dato ragione.

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