“La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte…” dunque archiviata la simpatica vecchina, che sarà andata alla ricerca di un ciabattino; anche Babbo Natale ha fatto rientro a Polo Nord per fare il tagliando alle renne per farle volare il prossimo Natale senza intoppo ! E allora cosa ci resta in attesa del Carnevale ? Nei giorni scorsi, il 17 gennaio, è stata la ricorrenza di Sant’Antuono patrono pei pizzaiuoli ( si badi bene con la ‘u’ come vuole la lingua napoletana) e del fuoco. Da non confondersi con Sant’Antonio, il nostro monaco, raffigurato già anziano e con un maialino in braccio era nato verso il 250 a Coma, in Egitto, a venti anni abbandonò ogni cosa per vivere
nel deserto della Tebaide, dopo aver distribuito tutti i suoi beni ai poveri e dove intraprese la vita ascetica. Morì ultracentenario nel 356. Sostenne con forza i confessori della fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano e appoggiò sant’Atanasio nella lotta contro gli ariani. Fu appellato padre dei monaci a causa dei tanti suoi discepoli. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne formose quale simbolo delle tentazioni o animali domestici come il maiale, di cui è protettore. Sant’Antuono è invocato contro i pericoli del fuoco, l’elemento donato agli uomini da Prometeo, che rubò una scintilla nell'officina di Efesto, il Dio del Fuoco, nascondendola in una canna, suscitando l’ira di Zeus. Un tempo un’immaginetta del Santo era collocata di solito vicino ai forni a legna, come quelli delle pizzerie. Il Santo è stato proclamato protettore dei pizzaiuoli in quanto essi hanno proprio i forni a legna come principale strumento del loro mestiere. Ancora oggi si usa medicare le ustioni - magari provocate proprio dai falò che vengono accesi nelle città per ricordare il Santo - con il grasso dei maiali che vengono allevati nei conventi per tale scopo; le farmacie dei monaci dispensano tale farmaco a chi lo richiede. Lo scorso 17 gennaio è stata festa grande per i pizzaiuoli, i quali oltre a festeggiare il loro patrono, hanno celebrato la prima ricorrenza dell’inserimento da parte dell’Unesco della pizza nel patrimonio dell’umanità.
Purtroppo la notizia della bomba fatta esporre dal racket all’ingresso della famosa pizzeria Sorvillo nel cuore antico di Napoli, ha rattristato gli animi, come ci ha dichiarato Sergio Miccù presidente Associazione Pizzaiuoli Napoletani: " Oggi dovevamo festeggiare il primo compleanno del riconoscimento della pizza nel patrimonio Unesco e il nostro santo patrono, Sant'Antuono Abate. L'episodio della bomba alla pizzeria di Gino Sorbillo non ha frenato la nostra voglia di festeggiare, per dimostrare a tutti che nessuno ci fermerà mai e continueremo la battaglia contro la piaga del racket. Colpendo Sorbillo hanno voluto colpire la categoria e tutta la città di Napoli poiché la pizza e i pizzaiuoli sono l'emblema stesso della nostra città “. Il cancello della pizzeria chiuso, con un cartello "Chi tocca la pizza tocca tutta Napoli", sta a dimostrare l’affetto di tutti i napoletani per questa storica pizzeria e per la pizza che meglio rappresenta la città partenopea nel mondo.
L'Associazione Pizzaiuoli Napoletani ha scelto per la festa il Piccantino di Quarto, di Crescenzo, Giovanni e Gianluca Capuozzo, a tale evento non poteva mancare Rosario Lopa portavoce Consulta Nazionale dell'Agricoltura, già delegato alla Provincia di Napoli per il settore agroalimentare che ha così commentato: "Questa giornata sancisce in maniera forte che la valorizzazione delle metodiche di lavorazione dei nostri pizzaiuoli rappresenta un valore indiscutibile del prodotto, sintesi della dieta mediterranea. Oggi ancor di più bisogna ribadire l'unione e l'aggregazione di tutti i componenti del comparto pizza per far si che la pizzeria del territorio campano diventi non solo presidio di cultura enogastronomica ma anche di legalità. Noi come sempre ci mettiamo la faccia a fianco dei nostri pizzaiuoli".