Il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz ha espresso, in un'intervista a Die Welt, dubbi sulla permanenza dell'Italia nell'eurozona nel lungo periodo.
"Quando parlo con gli italiani avverto che le persone lì sono sempre più deluse dall'euro. Scienziati e leader politici sono ampiamente frustrati e delusi dall'unità monetaria", ha detto Stiglitz rispondendo alla domanda se l'Italia farà parte in futuro dell'eurozona.
"Agli italiani diventa chiaro che l'Italia nell'euro non funziona", ha proseguito Stiglitz, "e questo per gli italiani è emotivamente davvero difficile e si sono rifiutati a lungo di accettare tale convincimento". L'economista statunitense ha poi auspicato riforme come unione bancaria e garanzia comune dei depositi criticando però i politici: "Non sono pronti a portare avanti le riforme necessarie al funzionamento dell'unione monetaria".
Leggendo le dichiarazioni del premio nobel Americano a Die Welt e leggendo anche il rapporto della Fondazione Migrantes si scopre che : sono 107.529 i connazionali espatriati nel 2015. Rispetto all'anno precedente a iscriversi all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) sono state 6.232 persone in più, per un incremento del 6,2%. Hanno fatto le valige soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (39.410, il 36,7%); la meta preferita è stata la Germania (16.568), mentre Lombardia (20.088) e Veneto (10.374) sono le principali regioni di emigrazione. Lo rileva il rapporto "Italiani nel mondo 2016" presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes.
Il nostro Paese ha una storia antica di emigrazione - ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un telegramma inviato alla Fondazione Migrantes -. Una storia di sofferenze e di speranze. Una storia di riscatto sociale, di straordinarie affermazioni personali e collettive, ma anche di marginalità patite e di lacerazioni. Oggi il fenomeno degli italiani migranti ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto alla passato. Riguarda fasce d'età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze".
Cosi nel 2015 le iscrizioni all'Aire sono state in tutto 189.699. Più della metà, 107.529, per espatrio. Il 69,2% di coloro che hanno fatto le valige (quasi 75 mila persone) si è trasferito in Europa.
Come rileva il rapporto "Italiani nel mondo 2016", presentato a Roma dalla Fondazione Migrantes, a fare le valige sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (36,7%). Il nostro Paese, come si evince dal rapporto, soffre soprattutto di una forte emorragia di talenti: sono proprio i giovani migliori e più preparati ad andarsene di più, con l'Italia che non riesce ad attrarne di nuovi. "La mobilità è una risorsa - sottolinea il rapporto - ma diventa dannosa se è a senso unico, quando cioè è una emorragia di talento e competenza da un unico posto e non è corrisposta da una forza di attrazione che spinge al rientro".
È ormai un fatto che gli italiani, giovani e meno giovani, oggi guardano sempre più all’estero per soddisfare i propri desideri lavorativi, in particolare all’Europa. Molti iniziano a conoscere le opportunità che il mercato del lavoro internazionale offre già durante gli anni della laurea, mentre altri decidono di emigrare dopo essersi formati completamente in Italia, sia perché non trovano offerte di lavoro che possano soddisfare le loro aspettative, sia perché convinti che un periodo di studio e/o lavoro all’estero possa migliorare la loro situazione.
Ma chi sono questi giovani ? Definiti "Millennials", hanno un’età compresa tra i 18 e i 32 anni, sono una generazione istruita, che possiede titoli di studio post-laurea, ha partecipato a programmi di studio per scambi internazionali (ad esempio Erasmus). Al contempo, però, "sono una generazione penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative, sono i più esposti alla disoccupazione e vedono l’emigrazione non come una fuga ma come un mezzo per soddisfare ambizioni e nutrire curiosità". Il rapporto Migrantes cita infine i dati di uno studio dell’Istituto Toniolo, secondo cui i Millennials "sono la prima generazione nella quale la scelta non è tanto se partire ma se restare".
Intanto sono in calo le partenze per l'America meridionale (-14,9% in un anno), mentre rimangono stabili quelle per l'America centro-settentrionale; 352 connazionali hanno scelto le altre aree continentali. I maschi espatriati sono oltre 60 mila (56,1%), i celibi e le nubili il 60,2%. La fascia 18-34 anni, quella dei Millennianls, è la più rappresentativa (36,7%).
I giovani hanno una mobilità "in itinere", che - osserva il rapporto - "può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su continue e sempre nuove opportunità incontrate". Seguono i 35-49enni (25,8%). I minori sono il 20,7% (di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni) mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Tutte le classi di età hanno registrato un aumento delle partenze rispetto al 2014 tranne gli over 65 anni (da 7.205 a 6.572). "Pur restando indiscutibilmente primaria l'origine meridionale dei flussi - si legge nel rapporto - si sta progressivamente assistendo a un abbassamento dei valori percentuali del Sud a favore di quelli del Nord del Paese".
La Lombardia, con 20.088 partenze, è la prima regione in valore assoluto per partenze, seguita dal Veneto (10.374) che fa scendere la Sicilia (9.823) alla terza posizione (era seconda nel 2014). Al quarto posto il Lazio (8.436) e ancora Piemonte (8.199) ed Emilia Romagna (7.644). Nel 2015 la Germania (16.568) è la meta preferita dagli italiani andati oltreconfine, a seguire, con una minima differenza, il Regno Unito (16.503) e poi, più distaccate, la Svizzera (11.441) e la Francia (10.728).