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Al Nautico laboratori contro la violenza sulle donne

Lo sviluppo parte dalle donne… L’educazione di genere irrompe all’Istituto Nautico di Crotone sono infatti partiti nei giorni scorsi una serie di laboratori contro la violenza sulle donne.

Sono diversi i centri antiviolenza in Calabria progettati per le numerose situazioni di bisogno rivolti al mondo femminile. Fra questi, per citarne alcuni, il Centro antiviolenza Udite Agar gestito dalla Cooperativa sociale Noemi che svolge la sua attività nel territorio crotonese. Le operatrici, scelte nella comunità locale, sono stimate professioniste che ricoprono un ruolo preminente e delicato come referenti di fiducia. Si tratta di persone che seguono le donne che hanno subito violenza, accompagnandole nell’iter che sfocia nella denuncia e nel percorso legale. La loro esperienza quotidiana al servizio della collettività, l’hanno portata tra i banchi di scuola trasferendola alle ragazze e ai ragazzi di due classi la III E e la IV E dell’Istituto Mario Ciliberto, nel primo di quattro incontri di sensibilizzazione sul tema della violenza di genere.

L’evento formativo, caldeggiato dal dirigente scolastico Girolamo Arcuri, articolato da una introduzione della Professoressa Giuseppina Conci, è stato approfondito da ulteriori accenti con il susseguirsi di domande da parte degli studenti, resisi protagonisti al centro del dibattito. La relazione delle interlocutrici, la psicologa Daniela Oliverio, l’avvocato Pina Piperio, le dottoresse Gabriella De Vito e Raffaella Angotti, ha toccato diversi aspetti del fenomeno, da quello relazionale e psicologico a quello giuridico. Primo tra tutti è stata la definizione di genere e la costante tendenza a volerne costruire una, dimenticando che non c’è un’univoca percezione di sé ma situazioni diverse che comportano l’abolizione di quel sistema, socialmente costruito, che imponeva il binarismo di genere e la rigida distinzione tra genere maschile e femminile. Il diritto di molte persone a non identificarsi nel genere sessuale di appartenenza deve essere l’asse portante su cui creare Stati moderni che garantiscano e appoggino temi individualisti come il sopracitato. Di seguito il dibattito si è esteso anche sul tema del ruolo marginale che la donna ha ricoperto e ricopre tuttora nella società attuale.

L’esposizione della psicologa si basa poi sulla convinzione secondo cui non bastano mere proclamazioni di diritti soggettivi contenuti in trattati, ma gli stessi devono essere parole vive tra le persone affinché si mobilitino per affrontare la disumanità e l’ingiustizia.

Nei paesi in cui la donna ha pari diritti e opportunità nei confronti dell’uomo, troppe volte, un’autentica uguaglianza non è stata raggiunta. Nel mondo del lavoro, ad esempio, non ci si limita ad ostacolarle nel diritto di accesso a cariche pubbliche ed elettive di un certo rango ma invece, di frequente, hanno minori incarichi e minori possibilità di carriera a causa di una mentalità dilagante secondo cui le stesse possono limitarsi tutt’al più ad incarichi di tutrici e di modiste.

In definitiva, lo squilibrio di poteri tra i due sessi si sviluppa anche e spesso all’interno del nucleo familiare. Crescono i casi di aggressione e di violenza introdotti da compagni che non accettano di essere lasciati. Il più delle volte affrontano proditoriamente le loro vittime per l’umiliazione di cui si sentono succubi. La causa di ciò è da rinvenire in quel fenomeno che si origina da stereotipi culturali profondi, pertanto, a fronte di donne indipendenti, diminuisce il dominio dell’uomo che diventa aguzzino. Piperio, analizzando le testimonianze delle donne che si rivolgono al centro antiviolenza, mette in risalto un tratto caratteristico dei maltrattanti: il desiderio di controllo. Molti uomini mettono in campo anche altre strategie: disprezzo, discredito ed emarginazione sociale, ingenerando in loro un profondo senso di inadeguatezza e di avvilimento. Il legale presenta le sue conclusioni fornendo un quadro che traccia i numeri riguardanti i vari casi di molestie silenziose, anche difficili da individuare, che creano profondi stati di angoscia e di paura. Il riferimento all’ inasprimento delle pene e alle nuove misure repressive, anche in materia di stalking, l’ampio raggio di azione delle situazioni aggravanti, l’impegno degli Stati come firmatari della Convenzione di Istanbul, fanno breccia sul diritto di assistenza gratuita delle vittime permettendo altresì di restituire alle donne condizioni di vita libere e dignitose. La strada da seguire è unica: stimolare l’educazione di genere, promuovere la formazione a una cultura della differenza che sappia poi offrire ai giovani una lettura più adeguata ai fini dello sviluppo della società in una prospettiva di rispetto e di solidarietà. Dunque, non abbassare la testa ma avere la forza di reagire!

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