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Crisi identità europea: Lutero e Credo cattolico

Con Lutero la Chiesa é ridotta ad una struttura pedagogico - formativa e giuridica, di tipo territoriale: la Chiesa perde la sua identità più profonda, che è quella di essere uno strumento di salvezza, nel quale continua a vivere il Signore Gesù, che ci parla attraverso il Magistero Il cuore della sua Riforma, visto che i sacramenti sono annullati ‒ eccetto il Battesimo e l’Eucaristia, ridotta,però, alla consustanziazione ‒ è costituito dal rapporto immediato e diretto del singolo con la  Parola scritta: la Grazia di Dio, che è Cristo stesso, si è, dunque, come cristallizzata nella parola scritta. L’uomo sente, che è salvo o meno, dalla sua reazione alla parola scritta. Una Parola oltremodo vivisezionata e plurinterpretata, oggi, non già dalla coscienza del singolo, quanto piuttosto da un’esegesi radicale, di stampo positivista, che vuole demitizzare tutto. In questa prospettiva, è totalmente negata quell’oggettività scaturita dal Risorto, rappresentata dalla Chiesa,appunto, col suo Magistero. Lo diceva, a chiare lettere, il celebre pastore e teologo valdese Vittorio Subilia (1911-1988), poco incline ad un ecumenismo superficiale tendente ad un facile, quanto vuoto, irenismo. Pur elogiando la demitizzazione delle Scritture, ‒ avviata dal teologo ed esegeta luterano Rudolf Bultmann, il quale, filosoficamente heideggeriano, “imprigionò il messaggio cristiano, all’interno delle categorie interpretative esistenziali, secondo le quali, ogni nostra conoscenza è viziata dalla precomprensione, di essere qui ed ora e di essere parte stessa del problema, frapponendo, così, un ostacolo invincibile, tra noi e il testo sacro, così da rendere impossibile il raggiungimento della verità. Possiamo solo passare da un’interpretazione all’altra ‒, almeno in parte,  affermava avendo di mira la ratio di stampo tomista ‒ ,in un’intervista concessa allo scrittore Vittorio Messori : “La critica libera la fede da ogni stampella creata da noi”. Più avanti, ribadiva il rifiuto di ogni apologetica, che non sia quella dell’evidenza che, sotto l’influsso gratuito dello Spirito, coglie il lettore della Scrittura, facendogli “sentire” con certezza che li sta la verità. Tutto questo, in palese contraddizione con la logica, ma in perfetta coerenza in ottica luterana. Come riportò, infatti, nel 2003, l’allora card. J Ratzinger, nel volume Fede Verità Tolleranza , la “svolta linguistica”, così chiamata dall’esegeta tedesco Marius Reiser, ha inequivocabilmente sancito il rifiuto ufficiale della verità: M. Reiser in tale contesto parla della rinuncia alla convinzione che con mezzi linguistici ci si possa riferire  a quel che è extralinguistico. L’importante esegeta protestante U. Luz constata che la critica storica nell’epoca moderna ha abdicato di fronte al problema della verità. Egli si crede obbligato ad accogliere questa capitolazione e ad ammettere che oggi non si può più trovare la verità al di là dei testi, ma solo proposte di verità concorrenti che si devono presentare nel discorso pubblico sulla piazza del mercato delle Weltanschauungen”. Il padre gesuita Giancarlo Pani, sulla Civiltà Cattolica, parlando dell’opera complessiva di Lutero, ha scritto:”Al di fuori del Caetano, gli altri non avevano capito che Lutero poneva alla coscienza di fede non solo gravi problemi pastorali e quesiti teologici, ma anche un nuovo modo di pensare il cristianesimo”. Padre Pani, a mio avviso, ha colto nel segno; tuttavia, noi abbiamo l’obbligo di farci una domanda: tutto ciò, è compatibile col credo cattolico?

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