Nell’antichità la Sicilia per la sua particolare forma triangolare si chiamava Trinàcria (dal greco Trinakrìa), con perspicuo riferimento alle sue tre cuspidi. Lo stesso nome fu coniato dal poeta Omero nell’Odissea e da numerosi storici, finché i Romani tradussero questo nome in Trìquetra, che significa “triangolare”.
Ma questa splendida Terra fu anche indicata come “l’isola del sole”; il suo simbolo è infatti un volto contornato da raggi solari.
Nei secoli la Sicilia ha vissuto diverse dominazioni e la sua multisfaccettata cultura non è altro che il risultato dei passaggi storici fenici, greci, romani e così via.
Sin dal periodo classico, il termine “Sicilia” prese il posto di Trinàcria ed anche di Sicània, ovvero Terra dei Sicani, fra i primi abitanti dell’Isola. Ma va sottolineato che nel periodo Medioevale il termine “Sicilia” non si riferiva esclusivamente all’Isola, ma si estendeva a tutta la Penisola, per indicare i domini normanno-svevi presenti nell’Italia meridionale.
Secondo gli studi di Marco Terenzio Varrone, il termine “Sicilia” deriverebbe dalla voce italica sica, che sta ad indicare la falce. Pertanto, Sicilia significherebbe “Terra dei falciatori”, poiché i Romani sostenevano che la Sicilia fosse la regione più ricca di grano per approvvigionare Roma. Tuttavia, questo termine è anteriore alla dominazione romana, iniziata nell’isola nel 264 a.C. ed esistono numerose interpretazioni in merito al toponimo.
Quindi, solo se volessimo approfondire le radici del suo nome, già occorrerebbero fiumi di inchiostro.
La poetessa e scrittrice Giusi Lombardo, nata a Palermo, dove vive con la famiglia, è una vera appassionata ricercatrice dell’ancestrale cultura della Terra che le ha dato i natali e nella sua interessantissima opera “A BUELA E’” (2014,Edizioni THULE) si è dedicata alla ricerca di proverbi, modi di dire, filastrocche che appartengono alle radici culturali della Sicilia.
Del resto –Biagio Scrimizzi, autore delle note introduttive dell’opera – parafrasando il letterato e storico tedesco Herder, il quale diceva che i canti popolari sono “L’archivio dei popoli”, afferma a ragione che si potrebbe dire lo stesso di filastrocche, leggende fiabe e racconti, che accompagnano il percorso storico di ogni popolo.
Il merito di Giusi Lombardo è quello di portare avanti con dedizione un’attività di ricerca e divulgazione delle tradizioni della sua amatissima Terra volta a tramandare un inestimabile patrimonio di cultura popolare, riuscendo pienamente a suscitare nel lettore interesse e tante emozioni.
Lei coltiva sin dall’adolescenza una grande passione per le arti letterarie. Qual è il periodo storico che la affascina maggiormente?
Intanto volevo ringraziarla per la grande opportunità che mi offre con questa intervista di parlare di un argomento che mi sta molto a cuore: la mia Terra, la mia Sicilia. In effetti, oltre ad essere appassionata della letteratura di tutti i tempi, l’argomento che mi ha sempre intrigato maggiormente è stata la storia, in particolar modo il Risorgimento italiano, durante il quale il processo di sviluppo economico e sociale in Sicilia era pervenuto ad ottimi risultati grazie alla monarchia Borbonica che, nel Regno delle due Sicilie, aveva avviato uno sviluppo industriale notevole.
Il suo percorso professionale, seppur frenetico, le ha consentito agevolmente di ritagliare spazi da dedicare alla scrittura, che nel suo caso rappresenta una vera necessità?
Beh, diciamo che non è stato proprio agevole conciliare un’attività lavorativa a stretto contatto con un pubblico esigente, con le necessità della famiglia e dei figli. Ma il bisogno di trascrivere sulla carta le molteplici emozioni e sensazioni giornalmente che pervadevano il mio animo era per me una necessità, chiamiamola pure una valvola di sfogo, alla frenetica vita di quel periodo.
La sua modalità di scrittura evidenzia estrema chiarezza e concisione formale, unita ad una forma artistica che vuol anche essere metodo di conoscenza. Vorrebbe spiegare ai nostri lettori il valore intrinseco alle tradizioni?
Le tradizioni rappresentano per un popolo, secondo me, un patrimonio genetico paragonabile a quello trasmessoci dai nostri genitori. Perdere le tradizioni della Terra nella quale si è nati e dove affondano le proprie radici, sarebbe come rimanere orfani, trovarci spaesati in un mondo che ci vuole tutti uguali, negando la singolarità e le caratteristiche che fanno di ogni popolo un popolo unico.
Se ci riferiamo alla sua Sicilia, una regione ricca di fascino e cultura, cosa vorrebbe aggiungere?
La mia è una Terra unica, le sue tradizioni derivano da molteplici dominazioni che l’hanno resa ricca di un patrimonio culturale e monumentale non indifferente. Da qualsiasi parte si guardi, si può scorgere una distesa di aranceti, limoneti, campagne coltivate a vigneti e uliveti, insieme a resti archeologici, testimonianze di antiche egemonie che hanno lasciato un segno visibile, sia nelle architetture che nei vari dialetti che compongono la lingua siciliana. I parchi naturali si alternano a distese di spiagge infinite, con un mare cristallino non paragonabile ad altri. Purtroppo, tutte queste risorse naturali non sono ben sfruttate; in Sicilia non s’investe in industrie, che darebbero la possibilità di uno sviluppo economico notevole, oltre a limitare la disoccupazione dei nostri giovani, costretti, dopo gli studi, a cercare lavoro al nord Italia, se non addirittura all’estero.
Grazie all’attività lavorativa che ha svolto per tanti anni, il quotidiano contatto con le persone ha determinato in lei l’interesse verso un approfondito studio antropologico, dalla cui analisi si evidenziano gli aspetti più intimi dell’animo umano. Quindi, oltre la “maschera pirandelliana”, che ognuno di noi inconsapevolmente indossa, quali sono state le sue scoperte?
Sono rimasta anch’io sorpresa, non le nascondo, di intuire nel comportamento della gente, una sorta di eccessiva diffidenza iniziale, come un volersi difendere anticipatamente da un nemico invisibile. Certo il naturale calore di noi gente del sud è notorio a tutti ma, forse, i lunghi anni di soprusi e di depredazioni che si sono succeduti dopo l’Unità d’Italia, hanno spinto la mia gente a modificare la propria mentalità, almeno inizialmente. E’ come se ognuno di noi avesse il sospetto di venire imbrogliato ed in qualche modo danneggiato e cerchi ,quindi, di difendersi. Certo, gli anni bui delle guerre di mafia non hanno aiutato; la mia gente è stanca, molte volte si è sbagliato ma perché non si vedeva una possibile alternativa. Ma adesso, a poco a poco, la situazione sta cambiando e così anche la mentalità delle persone e spero che presto tutti noi potremo renderci conto che non dobbiamo più subire passivamente, ma rimboccarci le maniche e difendere il futuro di questa magnifica Terra.
Il costante impegno, volto alla conservazione e alla divulgazione della preziosa sapienza popolare, attraverso la ricerca della propria identità socio-culturale, le è stato più volte riconosciuto attraverso importanti premi. Vorrebbe parlarmene?
Sono davvero onorata e approfitto per ringraziare di nuovo e pubblicamente tutti coloro che hanno ritenuto opportuno assegnarmi un riconoscimento per questa attività. Tuttavia, il mio scopo non è quello di essere gratificata da targhe e attestati, bensì quello di risvegliare le coscienze della mia gente, in maniera che ognuno di noi possa essere orgoglioso della propria Terra, delle proprie tradizioni e si impegni, facendo di tutto per trasmetterle e tramandarle in maniera che non vadano perse.
Ho letto con interesse la sua opera originale e ricca di sentimenti fondanti “ABUELA E’”, il cui atavico titolo rimanda al gioco del nascondino. Vorrebbe illustrarne gli aspetti salienti?
Nel preparare questo libro mi sono impegnata al massimo per trovare il giusto modo per trasmettere il mio messaggio a chi avesse letto. Io ritengo che, anche se è giusto imparare tutti un linguaggio comune come la lingua italiana, che ci consente di relazionare con gli altri, perdere allo stesso tempo le proprie tradizioni linguistiche sia una sorta di menomazione. Per tale motivo ho voluto raccogliere in questo volume le filastrocche, le ninna-nanne, alcune favole di famosi autori siciliani come Giuseppe Pitré e Luigi Capuana, oltre a qualche racconto sui miti e le leggende della mia Terra, in maniera da riportare alla memoria di coloro i quali ne avessero perduto le tracce, le belle storie raccontate da genitori e nonni nelle lunghe sere d’inverno accanto al focolare. Sperando così che tutti, a loro volta, possano avvertire il desiderio di continuare a trasmetterli…
La nostra Italia è sempre più divisa in due; un aspetto preoccupante, le cui conseguenze ricadono principalmente sulla qualità di vita e le prospettive delle nuove generazioni. Qual è oggi il senso dell’Unità d’Italia?
Da sempre è risaputo che il Sud Italia sia discriminato rispetto al Nord del Paese, tanto che viene spontaneo chiedersi a chi poi sia convenuta questa tanto acclamata Unità d’Italia. Nel periodo rinascimentale il Regno delle due Sicilie, sotto la guida di Ferdinando di Borbone, ha vissuto il suo periodo d’oro. Fiorenti erano le industrie, l’agricoltura e l’artigianato in Sicilia, dove ad esempio, erano presenti telai all’avanguardia che permisero all’industria tessile di ampliarsi ed esportare i propri manufatti ,arricchendo notevolmente l’economia della regione. Dopo l’Unità d’Italia questi macchinari vennero trasferiti in Piemontee contribuirono alla rinascita delle industrie in quella larga zona e noi siciliani fummo costretti ad importare i tessuti da quelle fabbriche. E così anche per quanto riguarda il grano, il petrolio, i prodotti ittici e minerari e così via. Non abbiamo avuto nulla in cambio, né potenziamento né creazione di nuove industrie, solo tutto ciò che veniva dismesso al nord veniva poi inviato al sud. La rete ferroviaria, creata da Ferdinando di Borbone in Campania, venne “dimenticata” per decenni, le prime autostrade furono utopia e persino oggi la Salerno- Reggio Calabria deve ancora essere ultimata. Così, mentre al nord il progresso era visibile, al sud era in corso un regresso inammissibile, che ha generato una scadente qualità di vita quasi per tutti, determinando forti limitazioni di prospettive per i nostri giovani.
Spero con tutto il cuore che questa situazione possa presto cambiare.