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Contro i Consorzi di bonifica, la politica ha paura, non si muove

I Consorzi di bonifica colpiscono ogni proprietario di casa, eccezion fatta per pochissime zone in tutta Italia che ne sono rimaste fortunosamente indenni. Più o meno tutti i proprietari di casa, pagano “la Bonifica”, non si sa neanche perchè. Molti non sanno neanche di pagare questo ennesimo balzello. E, come i legislatori del blocco sfratti, anche i Consorzi tirano diritto nell’esazione, pure in questo periodo nel quale molte categorie – soprattutto gli autonomi – devono tirare la cinghia.

I Consorzi di bonifica furono istituiti nel 1933 per avviare la Bonifica integrale di ben individuati territori da bonificare, appunto, perché paludosi, acquitrinosi o con altri accidenti. Erano poche zone, in tutta Italia. Le bonifiche pontine, le ferraresi e qualche altra. Erano opere colossali, da realizzare. I Consorzi (il cui territorio da “bonificare”, invece, investe oggi tutta Italia: sono più di 100) furono così dotati del privilegio di poter iscrivere i proprietari interessati direttamente a ruolo, e a ruoli esecutivi. Se non si paga, vengono subito a pignorare i beni di casa. E rispondono sempre picche, anche in questo difficile periodo non sgravano nessuno.

La situazione è inconcepibile. In sostanza, quando qualche creditore, pubblico o privato che sia, deve avere una certa somma (che non sia di prestazioni imposte), deve fare la sua brava causa, ottenere una sentenza, mandarla ad esecuzione. Non così i Consorzi di bonifica: per i quali si deve operare esattamente al rovescio. Bisogna fare causa non per farsi pagare, ma per non pagare.

La cosa è grave, ma lo è ancora di più se si considera che i Consorzi procedono come dei bulldozer, o si paga o si è pignorati. Se si chiede che non facciano pagare almeno in questo periodo, non si è presi in considerazione. Ma c’è di più. Il Parlamento ha abrogato la norma che consente a questi enti di emettere cartelle esecutive senza aver prima provato alcunché (e cioè che una casa tragga davvero beneficio da un’opera di bonifica), e loro continuano ad emetterle. Hanno scovato una normetta (la discussione al proposito, anche fra sezioni della Cassazione, è aperta), e loro se ne infischiano, tirano dritto, esattamente come prima. Come se la volontà liberamente, e chiaramente, espressa da chi rappresenta il popolo, nulla significasse.

C’è dell’altro ancora. Gli amministratori dei Consorzi devono – ovvio - essere eletti dai consorziati (coatti), da chi paga. Finora, le votazioni hanno avuto percentuali da prefisso telefonico (0,01, 0,06 ecc.) e si è pensato allora di imporre ai Consorzi il voto telematico. Loro l’hanno accettato, hanno anzi inserito questo obbligo nei loro Statuti, ma – da 10 anni – non lo applicano, non si vota telematicamente (hanno paura che, in questo modo, non possano controllare i voti). Ora, però - anche in Italia, come a Berlino – s’è trovato un Tribunale, quello di Piacenza, che ha detto che le elezioni devono svolgersi on line e non in presenza, cioè in forma cartacea, come volevano invece fare ancora. E per la prima volta in Italia le elezioni sono state sospese, quando i Consorzi già avevano allestito i seggi per votare. I Consorzi hanno, nella loro iattanza, fatto ricorso, ma il Tribunale ha confermato l’obbligo e la sospensione delle elezioni. Un altro ricorso, vedremo come andrà. E tutto questo, per che cosa? Perché, in alcuni casi (ed in altri non tanto di meglio), i Consorzi pretendono di essere pagati dato che recapitano l’acqua piovana che cade dai tetti, al recapito finale. Come se per questo, oltretutto, non si pagasse già ovunque la tassa di fognatura.

E’ dunque cambiata la legge e tutti (perfino lo Stato) hanno sospeso, o annullato, la riscossione dei tributi in questo periodo di pandemia. I Consorzi no, non vogliono sentire ragione, respingono ogni richiesta. Per fortuna che c’è un giudice, a Berlino. La politica non si muove, ha paura.

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