In primis, noi diciamo che la siccità agricola, ovvero, la grave crisi idrica nelle campagne, ha determinato prima il dimezzamento della produzione di grano, le scottature e l’aumento dei costi di irrigazione degli ortaggi, poi, il crollo della produzione di olive, (in Puglia e Calabria gli ulivi sono in evidente sofferenza), con punte fino al 60% ed il calo di oltre il 25% dell’uva da vino. In particolare, dagli esperti è stato affermato: “I fenomeni che stiamo registrando potrebbero essere molto preoccupanti, perché, le precipitazioni estive stanno diventando sempre più rare, ma, anche, più intense ed irregolari, con conseguenze notevoli sul dissesto idrogeologico; ancora, durante le future estati avremo sempre meno acqua e di peggiore qualità. Regioni come Puglia, Sicilia e Sardegna dovranno mettere in campo, processi di desalizzazione utilizzando, così, l’acqua del mare”. Tra le Regioni italiane che hanno deciso di chiedere lo stato di calamità-secondo il Ministro delle Politiche agricole-ci sono, anche, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna. A questo punto, a nostro modesto avviso, diciamo che bisogna puntare su, alcune prospettive risolutive della siccità agricola: 1) è necessario puntare su una più rapida diffusione dei moderni sistemi irrigui che, quando applicabili, richiedono un consumo d’acqua infinitamente inferiore a quello, oggi, impiegato; 2) occorre, prepararci al futuro catturando l’acqua con nuove riserve da riempire nella stagione piovosa e alle quali attingere nei sempre più lunghi periodi di siccità. E dulcis in fundo, noi pensiamo che dobbiamo prepararci, con saggezza e lungimiranza, agli eventi ambientali futuri.