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La filosofia civile di Giovanni Gentile

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Il titolo della raccolta antologica (Pensare l’Italia) sintetizza perfettamente lo spirito dei testi presentati, dovuti alla penna del più grande filosofo italiano, Giovanni Gentile. Il libro esce presso Le Lettere (pp. 266, € 22), a cura di Marcello Veneziani, cui si deve l’ampia introduzione. “Pensare”: quindi filosofia, filosofia dell’Atto puro che pensa sé stesso e pensandosi pone la realtà, nel suo perenne divenire. “L’Italia”: perché profondamente nazionale è la riflessione gentiliana.

Gentile fu l'ultimo a cercare di pensare l'Italia attraverso un’autentica teologia civile, soprattutto nel solco (anche religioso) di Giambattista Vico. La religione civile era unita al pensiero nazionale. I precursori dell'Unità d'Italia Gentile li chiamò “profeti”, partendo da Dante. Lesse il Risorgimento come la resurrezione dell'Italia, intendendolo con lo sguardo rivolto a Mazzini e alla sua religione laica della patria e vedendolo percorso dal giobertiano primato morale e civile.

Nelle pagine scelte da Veneziani la filosofia civile di Gentile è sintesi della tradizione culturale, storica, filosofica e letteraria nazionale. Vi compaiono la funzione altissima della scuola e dell’educazione (per Gentile la pedagogia è una “scienza filosofica”), il rapporto con la tradizione, la figura di Leopardi filosofo più che poeta, le vicende legate alla Grande guerra e al fascismo, sino alla finale proclamazione dell'umanesimo del lavoro.

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