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Lunedì, 11 Novembre 2024

Hanno ucciso 'solo per vedere che effetto fa'

Sono uno di quelli delitti che a mio avviso serve la pena di morte, lo so che divento impopolare scrivendo cosi, ma non si può ammazzare con questa crudeltà un ragazzo innocente, ma per di piu farla franca, e questi due assassini che sono benestanti a mio avviso gli faranno passare per pazzi pochi anni, e via liberi, ma e la mia opinione, non saprei sinceramente che cosa succederà, e spero che si trova un Giudice e gli fa marcire in carcere per tutta la loro esistenza ma se potessi io per questo caso crudele applicherei la pena di morte,solo cosi almeno qualcuno capisce il valore della vita...ma leggete questa assurda storia di droga sesso e sangue :

La Procura di Roma contesta a Foffo e Prato il reato di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà. Nella confessione che Foffo ha fatto agli inquirenti è emerso che i due si sarebbero accaniti sul corpo del ventitreenne, torturandolo in modo tale che non morisse subito. I due avrebbero tentato di "ripulire" la scena del delitto.

"Volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto fa". E' quanto Manuel Foffo, ha raccontato al pm Francesco Scavo in relazione all'omicidio di Luca Varani, avvenuto a Roma nel corso di un festino a base di droga e alcol. "Eravamo usciti in macchina la sera prima - ha detto - sperando di incontrare qualcuno. Poi abbiamo pensato a Varani che il mio amico Marco Prato conosceva". Il trentenne ha spiegato, inoltre, di avere seviziato e torturato la vittima che è stata finita con coltellate e martellate.

La morte è avvenuta venerdì ma il corpo è stato trovato dai carabinieri sabato sera. Il pm inoltrerà oggi al gip la richiesta di convalida del fermo per concorso in omicidio volontario con la contestuale emissione di un'ordinanza di custodia cautelare.

A quanto ricostruito finora, gli studenti fermati erano amici e hanno agito sotto l'effetto di alcol e cocaina, durante un festino che andava avanti da due giorni. Conoscevano da poco tempo il 23 enne e venerdì sera lo avevano invitato a casa.

«Voglio credere che sia stata la droga a mandarlo fuori di testa, altrimenti cosa dovrei pensare, di aver generato un mostro ?». Sabato pomeriggio Valter Foffo ha scoperto di avere un figlio assassino. Manuel, che poi si è autoaccusato anche davanti al pm, ha confessato prima al padre cos’ era successo in casa: «Papà abbiamo ammazzato una persona».

Il delitto di Luca Varani è scaturito durante un festino a base di alcol e cocaina in un'abitazione al decimo piano di un palazzo di via Igino Giordani, nel quartiere Collatino. Il corpo del giovane, 23 anni, è stato trovato sabato sera dai carabinieri, molte ore dopo la morte. Era nudo in camera da letto con numerose ferite sul corpo. L'allarme è scattato quando il proprietario di casa, Manuel Foffo, un 29enne iscritto alla facoltà di Giurisprudenza e figlio di ristoratori, preso dal rimorso ha raccontato tutto al padre che ha contattato il 112.

E' stato proprio il giovane a condurre gli investigatori sul luogo del delitto. I militari della compagnia piazza Dante e del Nucleo Investigativo di via In Selci, lo hanno ascoltato per tutta la notte e hanno rintracciato il complice 30 enne, Marco Prato, anche lui un universitario, che si era rifugiato in un albergo nella zona di piazza Bologna dove ha tentando il suicidio ingerendo barbiturici.

Il ragazzo, salvato grazie a una lavanda gastrica, è ora piantonato in ospedale. "Non so perché lo abbiamo fatto", avrebbe detto tra le lacrime uno dei ragazzi fermati. Nell'abitazione i militari hanno sequestrato due coltelli da cucina e un martello utilizzati probabilmente per il delitto.

Secondo la ricostruzione giornalistica delle agenzie  : erano i funerali dello zio «morto giovedì», tutta la famiglia e anche Manuel appunto, il figlio «intelligente e studioso» quel giorno insolitamente «strano, imbambolato, non riusciva a parlare e io, da astemio, ho pensato fosse ubriaco...». «Hai bevuto?». «No papà, ho preso della cocaina». «Cocaina? Ma ti rendi conto di quanto sei sceso in basso?». «No papà, sono sceso molto più in basso».

Altri quattro secondi per finire la frase, «abbiamo ammazzato una persona», e cambia per sempre la vita dei Foffo, «gente perbene» ripete il quartiere, padre super impegnato tra il ristorante «Dar Bottarolo» a Pietralata e la sua agenzia di pratiche automobilistiche in cui lavora anche l’altro figlio, Roberto, avvocato. Valter è in buoni rapporti anche con l’ex moglie che vive proprio sotto l’appartamento di suo figlio Manuel, teatro del delitto: «Lei dice di non aver sentito nulla, bisognerà capire quando è avvenuta la morte».

Secondo il racconto delle agenzie di stampa  : torniamo alla chiesa. Come ha reagito alla confessione? «Pensavo non fosse vero, anzi ancora non ci credo. Continuavo a chiedergli dettagli, chi dove quando, ma lui dava risposte vaghe, non ricordava, era evidentemente ancora sotto l’effetto degli stupefacenti». Cosa glielo fa pensare? «Mi ha detto che non sapeva chi avessero ucciso, “non lo conosco, è l’amico di un amico”, e anche sul quando non aveva certezze, “quattro o cinque giorni fa”. Lasciata la chiesa abbiamo cercato i carabinieri, l’hanno ammanettato qui nel mio studio, davanti a me». Dall’ interrogatorio sarebbero emerse motivazioni inquietanti.

«Conferma ciò che penso fin dal primo momento, cioè che mio figlio fosse totalmente incapace di intendere e di volere: quando lui è stato ascoltato la prima volta dalle autorità sicuramente non aveva ancora smaltito tutta la droga, abbiamo letto che ha anche parlato di mostri. Le colpe, i debiti e i peccati si pagano, e lui pagherà, ma da padre voglio anche pensare che ci sia una motivazione a tutto questo, perché qua non parliamo di una scazzottata o di raptus ma di una cosa prolungata, una barbarie, se i conti coincideranno hanno anche dormito col morto in casa».

Quindi la «motivazione» sarebbe la droga? «Mio figlio studiava e aiutava noi al lavoro, scavando nel suo passato al massimo troverete la patente ritirata, se ci fossero stati precedenti legati all’alcol o alla droga l’avrei saputo e fatto curare, quindi io dico: che roba era quella che hanno preso? Cosa c’era dentro visto che tutti e due i ragazzi sono usciti fuori di testa? A meno di non pensare che tutti i cocainomani sono assassini, qualcuno mi dovrà rispondere, per questo abbiamo chiesto le analisi tossicologiche».

Qualche risposta potrebbe già arrivare dall’autopsia di Luca Varani, la vera vittima di questa storia. «Tre famiglie distrutte. Non conoscevo né Luca né la sua famiglia, vorrei abbracciarli questi due genitori tanto buoni da aver adottato un bambino, ma non ho il coraggio, forse loro penserebbero che sono io l’uomo che ha generato un mostro».

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