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Gli interni di Palazzo Ferrajoli

Il Premio internazionale “Adrenalina 3.0”, istituito nel 2009 come osservatorio sulle nuove tendenze dell’arte contemporanea, incluse quelle forme relativamente inedite al grande pubblico come la musica elettronica o la pittura digitale, terrà la cerimonia di chiusura quest’anno venerdì 13 marzo alle ore 17,30 a Roma presso il centralissimo Palazzo Ferrajoli di piazza Colonna. Tra i premiati ex equo di questa edizione – a cui presenzierà l’attrice Carmen Di Pietro, in veste di collaboratrice della Acceptus Mundi Onlus – si segnalano, fra gli altri, nella sezione “Poesia e Arti letterarie” Annarita Borrelli e Daniela Cecchini, collaboratrice della nostra testata. La Borrelli si è aggiudicata il riconoscimento – che vede la partecipazione di artisti provenienti da varie parti del mondo – con la poesia “Il Mio Paradiso” dove ha ripreso un tema classico come quello della Beatitudine celeste rispolverando temi perlopiù rimossi dalla lirica contemporanea come quelli legati all’esistenza dell’anima, dell’eternità nonché – per l’appunto – dei luoghi dell’Inferno e del Paradiso, anche se qui più legati allo specifico universo interiore dell’io narrante che alla visione tradizionale dei Novissimi. “Proiezioni interiori” è invece il titolo scelto da Daniela Cecchini per la sua composizione che – come nota il critico letterario Silvia Denti nella sua recensione – in una lirica caratterizzata da “versi eleganti, dolcemente mossi, armoniosi e molto raffinati” denuncia il qualunquismo e l’indifferenza generale che circondano l’esistenza umana trovando rifugio nella dimensione onirica (evocata a sua volta anche nella composizione della Borrelli) e in quella dell’infanzia famigliare, circondata dal calore dell’amore materno e dallo stupore grato per le piccole cose. Ma la poesia, come accennato, non sarà l’unica attrazione della manifestazione artistica: ad “Adrenalina” si parlerà anche di scultura, pittura classica e fotografia, nonché di arti grafiche e performance creative. La giuria di questa edizione, che nell’occasione premierà altri trenta artisti, sarà composta – nell’ordine – da Ferdinando Colloca, Federico Bonesi, Federico Mollicone, Giovanna Mulas, Joan Ribas, Roberto Mineo, Tonino Colloca, Alessandro Bedetti e Roberto Libera.

Per chi volesse avere un primo assaggio di quanto andrà in scena, un video della manifestazione artistica è già liberamente visibile on-line qui: http://youtu.be/EdUdo0--h0E. Per tutti gli altri, l’appuntamento è per venerdì prossimo 13 marzo alle ore 17,30 a Roma nei locali di Palazzo Ferrajoli.

Adrenalina

Cristiani perseguitati_mappatura nel mondo

Sono tuttora il gruppo religioso in assoluto più perseguitato al mondo (con circa l’80% delle vittime su scala globale), eppure dei drammi fisici e morali dei cristiani sui mass-media solitamente si parla relativamente poco. E’ per tenere viva l’attenzione sul tema che è stato organizzato, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio a Roma, il Convegno “…perseguiteranno anche voi (Gv 15,20). Persone, drammi, prospettive” in cui diversi tra eminenti politici, studiosi ed esperti hanno fatto il punto sulla persecuzione più cruenta che il Cristianesimo attualmente sta attraversando ai quattro angoli del globo. Introdotta dall’onorevole Stefano Dambruoso (Scelta Civica), questore della Camera dei Deputati, la serata ha visto intervenire monsignor Lorenzo Leuzzi, Vescovo ausiliare di Roma, padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia d’informazione AsiaNews, il magistrato Alfredo Mantovano, esponente di Alleanza Cattolica e promotore dell’iniziativa, il segretario generale del Ministero degli Affari Esteri Michele Valensise e il giornalista inviato di guerra Gian Micalessin. Presentando l’evento Dambruoso si è soffermato su quanto sia “sottovalutata” l’emergenza politica e umanitaria e quanto poco fino ad oggi si sia fatto complessivamente a livello internazionale per accendere i riflettori su un dramma dalle dimensioni quantomai estese. A prendere per primo la parola è stato quindi monsignor Leuzzi che, ricordando le parole del Vangelo di Giovanni che danno il titolo al Convegno, si è soffermato sul martirio come caratteristica permanente della presenza cristiana nella società giacché non è mai esistita un’epoca senza persecuzioni anticristiane. Quello che tuttavia oggi è inedito è appunto il dato dell’ampiezza del fenomeno, moltiplicato dalle logiche dei processi di globalizzazione che in Africa e in Asia e in Medio Oriente ghettizzano spesse volte proprio i cristiani in quanto principali soggetti di mediazione culturale e religiosa della globalizzazione stessa di fronte ad aree dove invece crescono fondamentalismi di vario tipo. Mantovano, che ha preso la parola subito dopo, ha ricordato non a caso la situazione attuale in Libia, dove venti copti questa settimana sono stati decapitati solo “perché cristiani” – per citare le parole di Papa Francesco – e la testimonianza coraggiosa di monsignor Martinelli, il Vescovo di Tripoli, uno degli ultimi italiani rimasti nella zona che ha scelto di rimanere fino alla fine nonostante tutto, anche se questo dovesse significare la morte in breve tempo. Che fare dunque? Il magistrato ha risposto che la prima cosa è “vincere l’assuefazione” che in questi casi come spettatori ci assale istintivamente e riflettere sul fatto che niente nella storia è realmente inevitabile. In secondo luogo, di certo, vi è poi l’azione politica che – se vuole incidere – deve però preliminarmente considerare che “la guerra al terrorismo è incompatibile con la spending review” e con un ridimensionamento delle risorse degli apparati di sicurezza. Occorre quindi capire se la lotta al terrore è una priorità delle nostre classi dirigenti oppure no, fermo restando che – ha concluso Mantovano citando ancora il Pontefice – la risposta militare dovrà essere il più possibile “multilaterale, coinvolgendo le organizzazioni sovranazionali” e possibilmente – per evitare ogni strumentalizzazione confessionale – attirare dalla propria parte anche quegli Stati islamici che sono più sensibili – per vari ordini di ragioni – alla lotta contro il revival fondamentalista degli ultimi tempi, dalla vicina Turchia, alla sempre strategica Giordania all’Egitto.

Subito dopo è stato il turno di padre Bernardo Cervellera, missionario e specialista di libertà religiosa per il continente asiatico, che ha invece messo in luce come la lotta al terrorismo – da cui non possiamo esimerci – necessiti anche di un approccio più concreto per la salvaguardia dei diritti umani. A suo avviso, infatti, laddove i diritti fondamentali della persona sono garantiti si è già arginata una delle prime radici sociali della crescita del fondamentalismo che lucra molti dei suoi consensi sulle politiche di emarginazione sociale e religiosa verso il ‘diversamente altro’ presente nella società. In ogni caso, va pure considerato che i cristiani spesso vengono colpiti proprio perché, nelle zone di maggiore crisi e conflitto sociale, sono coloro che si fanno solitamente portatori attivi e garanti di politiche di sviluppo e libertà civile della società incoraggiando a livello di singoli come di comunità il dialogo culturale e religioso. Di diverso tenore invece gli interventi dell’onorevole Pierferdinando Casini (Area Popolare), presidente della commissione Affari Esteri del Senato, e Mario Morcone, capo dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno, che dando giudizi molto severi sulle ultime operazioni belliche avviate nell’area hanno criticato ogni possibilità di intervento militare occidentale in Medio Oriente dicendosi altresì convinti che il mondo islamico in quanto tale sia ben più vario, complesso e articolato delle rappresentazioni a volte univoche che ne danno alcuni opinionisti occidentali. A seguire è stata poi la volta dell’intervento di Micalessin de Il Giornale che – ricordando i suoi viaggi più recenti nelle zone di guerra e dove ora si moltiplicano le persecuzioni anticristiane – ha aggiunto invece che le decapitazioni brutali in tv non sono affatto una novità di adesso (quella di Nick Berg in Afghanistan, analoga nella scena, era del 2004) e che semmai quello che ora si aggiunge aggravando la situazione ulteriormente è la miopia di certe scelte politiche di alcune potenze europee che – ad esempio – nel caso della crisi siriana si sono alleate tutte contro Assad favorendo ultimamente proprio quel fondamentalismo radicale che in prima istanza si diceva di voler combattere. La serata è stata poi conclusa dall’intervento di Valensise che da parte sua ha sottolineato come pure nella attuale situazione di dramma l’Italia all’estero continui a giocare comunque la propria parte: così nel teatro di Tripoli, dove altri Stati europei nel frattempo se ne sono già andati, così all’ONU, dove la questione libica – proprio grazie all’impegno dell’Italia – è entrata finalmente nell’agenda del Consiglio di Sicurezza (che ha poi respinto l’opzione d’intervento militare), così nei tavoli principali della diplomazia internazionale dove gli sforzi messi in campo a servizio della pace e del dialogo reciproco vengono solitamente riconosciuti e apprezzati. Si tratta ora di vedere sela mobilitazione invocata da più parti a livello culturale e diplomatico avrà anche delle conseguenze tangibili a breve termine per i cristiani più perseguitati in Africa centrale (Nigeria, Kenya) come sul Mediterraneo (Libia, Siria, Iraq). Tuttavia, già che se ne parli pubblicamente in questi termini in sedi rappresentative come Montecitorio è un primo passo avanti.

Una "cupola" tra politica, mafia ed ex pezzi dell'eversione di destra e della criminalità che costituiva una holding di affari sporchi nella capitale: 37 persone sono state arrestate nell'ambito di una inchiesta su un vero e proprio sodalizio di stampo mafioso a Roma.

In manette anche l'ex ad dell'Ente Eur, Riccardo Mancini e l'ex terrorista dei Nar, Massimo Carminati. Tra gli oltre 100 gli indagati nella maxi-inchiesta della Procura di Roma c'è anche Gianni Alemanno. All'ex sindaco della Capitale il gip contesta il reato associazione per delinquere di stampo mafioso. Gli inquirenti hanno proceduto anche alla perquisizione della sua abitazione.

"Dimostrerò la mia totale estraneità ad ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta", dice Alemanno. "Sono sicuro che il lavoro della Magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti".

Una vera holding criminale che spaziava dalla corruzione, per aggiudicarsi appalti, all'estorsione, all'usura e al riciclaggio. Un sodalizio radicato a Roma con a capo il redivivo ex Nar ed ex Banda Magliana Massimo Carminati. Ai 37 indagati la Procura contesta i reati di associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati. Al centro dell'indagine del Ros, un sodalizio da anni radicato nella Capitale facente capo a Massimo Carminati, con infiltrazioni "diffuse" nel tessuto imprenditoriale politico e istituzionale. L'ex ad dell'Ente Eur, Riccardo Mancini, e l'ex amministratore di Ama, Franco Panzironi, rappresentano "pubblici ufficiali a libro paga che forniscono all'organizzazione uno stabile contributo per l'aggiudicazione degli appalti". Così i pm romani nel capo di imputazione che li riguarda. Gli inquirenti hanno documentato un sistema corruttivo finalizzato all'assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza per gli immigrati....Cosi :

Sembrava imprendibile e intoccabile. Le inchieste da almeno da più di 30 anni l’avevano indicato come l’”anima nera” del crimine capitolino più spietato e ramificato. E, oggi, grazie all’operazione dei Ros, è finito in manette con l’accusa di associazione mafiosa

Lui è Massimo Carminati, 56 anni, sguardo di ghiaccio, comportamento freddo e distaccato, un passato fra i terroristi neri dei Nar ma soprattutto un esponente di spicco della famigerata banda della magliana, la holding criminale che ha imperversato a Roma con omicidi e traffici di ogni tipo fiancheggiata da servizi segreti e entità politiche. E gli arresti eccellenti di oggi dimostrano che il banditismo romano non è mai morto e che Carminati ne recitava un ruolo di primissimo piano come un ”puparo” che ne tirava silenziosamente i fili di morte e di affari da milioni di euro

Un arresto che sembrava impossibile quello di Massimo Carminati che è sempre riuscito a uscire indenne da qualunque inchiesta. Indagini storiche sulle stragi italiane e su altri fatti clamorosi. Vengono alla mente le assoluzioni per il depistaggio per la strage della stazione di Bologna e per l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Massimo Carminati mentre era alla sbarra a Perugia per rispondere dell’omicidio Pecorelli, si macchiò di un un furto senza precedenti, un altro mistero d’Italia, che avvenne proprio a ridosso della sentenza.

Era il 2000 quando Carminati con altri personaggi della banda della Magliana riuscì a svaligiare il caveau della banca all’interno della Città Giudiziaria di Roma. Furono aperte oltre duecento cassette di sicurezza di magistrati e avvocati. Un colpo che per gli inquirenti aveva la finalità di ottenere documenti scottanti e ricattatori. In carcere finirono anche alcuni carabinieri complici della banda che agì indisturbato nel fortino della Legge.

Massimo Carminati l’intoccabile, il criminale complice di terroristi sanguinari come La Mambro e Fioravanti oggi è stato arrestato dopo anni che le informative degli inquirenti lo inquadravano come un boss romano fra i più temibili. La sua zona era quella di Corso Francia dove, sempre secondo gli investigatori, grazie alla sua impunità e al suo sangue freddo, era riuscito ad essere l’uomo cardine per gli affari criminali in città. «A Roma anche la ’ndrangheta e la camorra dovevano sentire il parere di Carminati per i loro affari», questo il parere di un inquirente.

"A Roma - ha detto ai Giornalisti il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone - non c'e' un'unica organizzazione mafiosa a controllare la citta'. Ci sono diverse organizzazioni mafiose.

Oggi abbiamo individuato quella che abbiamo chiamato Mafia Capitale, romana e originale, senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui pero' usa il metodo mafioso. Alcuni uomini vicini all'ex sindaco Alemanno sono componenti a pieno titolo dell'organizzazione mafiosa e protagonisti di episodi di corruzione. Con la nuova amministrazione il rapporto e' cambiato ma Carminati e Buzzi erano tranquilli chiunque vincesse le elezioni".

Tra i nomi c'è anche quello di Daniele Ozzimo (Pd), assessore capitolino alla casa, che si è dimesso. "Sono estraneo ai fatti ma per senso di responsabilità rimetto il mio mandato", ha dichiarato alle agenzie di stampa Ozzimo.

Perquisizioni anche alla Regione Lazio e in Campidoglio. I carabinieri del Ros hanno acquisito documenti presso gli uffici della Presidenza dell'Assemblea Capitolina e presso alcune commissioni della Regione Lazio. La Guardia di Finanza ha eseguito sequestro di beni riconducibili agli indagati per 200 milioni di euro.

I nomi degli arrestati: l'ex Nar e Banda della Magliana Massimo Carminati, l'ex ad di Ente Eur Riccardo Mancini, l'ex vicecapo di gabinetto del Campidoglio Luca Odevaine, l'ex ad dell'Ama Franco Panzironi, l'ex dirigente del servizio giardini del Comune di Roma Claudio Turella e il dirigente dell'Ama Giovanni Fiscon. E ancora in carcere Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Fabio Gaudenzi, Raffaele Bracci, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Salvatore Buzzi, Fabrizio Franco Testa, Carlo Pucci, Sandro Coltellacci, Nadia Cerrito, Claudio Caldarelli, Carlo Maria Guarany, Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno, Pierina Chiaravalle, Giuseppe Mogliani, Giovanni Lacopo, Claudio Turella, Emilio Gammuto, Giovanni De Carlo.

Ai domiciliari sono finiti invece: Patrizia Caracuzzi, Emanuela Salvatori, Sergio Menichelli, Franco Cancelli, Marco Placidi, Raniero Lucci, Rossana Calistri, Mario Schina.

E la sua Panda rossa pizzicata in divieto di sosta? «Chiedo scusa a romane e romani - ha detto Marino - e mi assumo le mie responsabilità. Ma per ironia della sorte non ho ricevuto nessuna multa per quella sosta vietata, purtroppo non sono passati i vigili a controllare».

Sul caso multe ci metto la faccia e le ho pagate anche se non dovevo". Così sindaco di Roma Ignazio Marino in consiglio comunale relazionando sul caso multe. Il sindaco ha anche chiesto scusa per "la mia auto in divieto di sosta". "Per quanto mi riguarda - ha precisato inoltre Marino - non ci sono dimissioni né elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso".

"Dimissioni, dimissioni". Così il pubblico in aula Giulio Cesare aveva accolto l'ingresso del sindaco Ignazio Marino che dovrà relazionare il Consiglio comunale sul caso multe. "Te ne devi andare", hanbno urlato alcuni del pubblico mascherati da pagliacci. Dopo una interrogazione del senatore Andrea Augello (Ncd), la denuncia ai carabinieri del sindaco e l'apertura da parte della Procura di Roma di un fascicolo contro ignoti, oggi la vicenda è arrivata in Consiglio Comunale.

"Ho detto agli uffici, che pur mi comunicavano che non ero tenuto a farlo, che volevo pagare le multe. Mi sono state indicate le somme ed ho pagato", ha proseguito il sindaco che è stato applaudito quando ha detto "in questi giorni la mia Panda rossa è stata trattata manco fosse un caccia bombadiere". "In questa settimana di morbosa attenzione la mia auto è anche stata fotografata in divieto di sosta. Anche di questo mi assumo la responsabilità e chiedo scusa a romane e romani", ha spiegato.

La relazione del sindaco di Roma Ignazio Marino sull'affaire multe ha trasformato la gremitissima Aula Giulio Cesare in uno stadio. Cori e striscioni hanno scandito ogni passaggio della relazione con supporter a favore e contro il primo cittadino, con pochi cittadini non politicizzati seduti ad ascoltare. "Te ne devi andare", intonano cantando esponenti di destra, "Marino sindaco di Roma", gli rispondono a sinistra; applausi e fischi quasi coprono le parole di Marino.

Le ipotesi dimissioni vengono ancora una volta escluse categoricamente dal sindaco durante la sua relazione in Aula: «Ho letto di mie dimissioni e vi dico la verità: ho sorriso. Chi ne parla non vuole comprendere le dimensioni della nostra sfida».

«Anche pallotta mi ha chiamato preoccupato per le mie possibili dimission per paura che possa naufragare il progetto dello stadio. Ma l'ho rasicurato: non mi dimetto», ha detto ancora Marino.


«Per quanto mi riguarda non ci sono dimissioni né elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso», ha detto ancora Marino. «Spero che si smetta di chiedere le mie dimissioni: sarebbe l'unico caso al mondo in cui si chiede di dimettersi a un sindaco che ha pagato multe che non doveva pagare» ha aggiunto. «Concentriamoci invece sulle cose da fare, che sono tante - ha concluso Marino - e sui cambiamenti attivati e da realizzare».

Nell'Aula la tensione durante l'intervento di Marino era altissima e il clima da stadio. Da una parte ci sono i "mariniani" che fanno ovviamente il tifo il per il sindaco mentre dall'altra parte salgono fischi e insulti dagli esponenti di Ncd, tutti con il naso rosso da clown. Tra loro il deputato Vincenzo Piso che a un certo punto ha interrotto la relazione del sindaco mandandolo leteralmente a quel paese, scaldando ulteriormente gli animi dei presenti.

Marino è stato più volte interrotto dai consiglieri Ncd al grido "dimettiti". E alla fine ci sono stati cori, urla e pernacchie.

Non finiscono i guai per la Panda rossa di Ignazio Marino, al centro del caso multe che ha coinvolto il sindaco di Roma. 

Ieri l'utilitaria è stata "beccata" in divieto di sosta nel centro di Roma. A denunciarlo il consigliere regionale del Lazio Fabrizio Santori del gruppo misto.

E mentre tutti guardano le multe del Sindaco in strada a Tor Sapienza vince la rabbia. Contro tutti. Istituzioni comprese. "Proteggete loro e non noi - gridano donne e uomini a polizia e carabinieri schierati davanti al centro - ma lo stipendio ve lo paghiamo noi". Per non parlare dei politici, compresi quelli che hanno annunciato la loro presenza. Il leader leghista Borghezio domani andrà a Tor Sapienza. "Vuole venire Borghezio? Vuole venire Salvini? Vengano pure, cacceremo via anche loro. Noi non facciamo la guerra agli immigrati, facciamo la guerra alle istituzioni che non ci proteggono da chicchessia, stranieri o no. I politici vengono e fanno vetrina", dicono i cittadini di Tor Sapienza. Che non risparmiano un primo cittadino che è anche il loro sindaco, oggi a Londra. "Qui non si è ancora visto, è una vergogna", urlano. Quello che resta oggi sono le lacrime di dolore e gli abbracci degli operatori del centro di via Morandi ad accompagnare i ragazzi minorenni lontano dalla paura e dalla violenza. Dopo che erano fuggiti dalla paura e dalla violenza della guerra.

La trasmissione Le Iene, in un servizio di Dino Giarrusso, è infatti riuscita a riprendere la Panda del sindaco sotto la sua abitazione in divieto di sosta e lo stesso Marino che cade dalla bicicletta per dribblare le domande dell'inviato. «Tutto è partito - spiega una nota della trasmissione - qualche settimana fa quando, raccontando della panda rossa di Marino posteggiata gratuitamente nel parcheggio custodito del Senato, senza che fosse più un senatore, le Iene hanno scoperto una cosa molto strana: la macchina del Sindaco è stata per molto tempo posteggiata in zona ZTL, cioè a traffico limitato, nonostante il permesso della sua auto fosse scaduto il 23 giugno 2014. Permesso rinnovato ben due mesi dopo, il 21 agosto 2014».

La Iena Giarrusso ha provato a chiedere spiegazioni al Sindaco Ignazio Marino che, però, ha preferito non rispondere. «Per sfuggire alle domande dell'inviato - conclude la nota - Marino cade dalla bicicletta».

Dopo gli alfaniani è stata la volta dei grillini protagonisti di un altro blitz: questa volta i quattro consiglieri pentastellati hanno agitato una chiave gigante: «Con questa apriremo l'aula ai cittadini e magari anche la Panda di Marino». Poi la maggioranza ha chiesto che «il sindaco riferisca in aula del Panda-gate».

Il gruppo consiliare di M5s ha presentato una sceonda mozione di sfiducia dopo quella di Ncd al sindaco Marino. Entrambe non saranno non discusse oggi.

Il consiglio stenta a decollare per mancanza di numero legale. A fare da sottofondo le urla «Marino assente e il Pd dove sta?», strillate dagli esponenti di Ncd.

l sindaco Ignazio Marino ha fatto sapere da Londra di essere pronto a rferire all'aula sulla vicenda "Panda-gate". In questo modo il chirurgo dem risponde all'invito pressante che gli ha posto il capogruppo della maggioranza Fabrizio Panecaldo. Il sindaco andrà in aula marted prossimo. Il braccio di ferro dunque continua. 

Intanto oggi, con il sindaco assente per una visita istituzionale a Londra, il consiglio comunale si è animato tra cartelli e sfottò. Prima che iniziasse la seduta dei militanti di Ncd, tra cui la consigliera Lavinia Mennuni, sono saliti sullo scranno più alto dell'aula e hanno mostrato un cartello ironico sulla vicenda delle multe del sindaco: «Marino non paga le multe ma tartassa i romani».

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