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Tassare la reale capacità contributiva

Il tema è uno, e uno solo: che le tasse devono colpire la reale capacità contributiva anche secondo il precetto costituzionale. Soprattutto se il Fisco vuole essere rispettato e vuole essere un Fisco civile. A cominciare dall’annuale nostro Convegno che si è tenuto a Piacenza (a segnare la nuova stagione del mercato immobiliare) abbiamo iniziato una campagna serrata su questo punto. Basta colpire i risparmiatori dell’edilizia tassando rendite catastali (aumentate del 5% da Prodi, e a livelli smodati da Monti) che “fabbricano” artificialmente un reddito che non c’è, per colpirlo (esattamente quel che già capita anche per le aree fabbricabili, tali – nell’attuale congiuntura – solo per il Fisco, una vergogna sesquipedale). Basta tassare anche immobili collabenti, comunque inagibili o che non si riesce ad affittare (per una crisi che i politici riescono solo ad aggravare), basta con i macroeconomisti e le loro strambe teorie, al di fuori della realtà. Basta, basta, basta quello e basta questo. La crisi si risolve ricreando la fiducia. E la fiducia diffusa (diffusa, cioè, quanto è diffusa la proprietà delle case) ritornerà quando ritornerà la convenienza nell’investimento immobiliare, perché l’affitto della proprietà diffusa tornerà a rendere qualcosa.

Finché si continua a parlare per slogan desueti, acriticamente accettati, la ripresa non arriverà mai. Se la coperta è corta, è perfettamente inutile cercare di tirarsela addosso per intero più di quanto già ciò non avvenga. Chi continua a dire che la ricchezza immobiliare è statica, ignora che – come tutti gli studiosi di economia sanno – vi è una ricchezza immobiliare ferma ed un’altra dinamica. Soprattutto, è inutile continuare a voler dare addosso ad una ricchezza che non c’è più, addirittura sostenendo che il costo degli immobili è elevato, quando ogni passante in strada sa che i prezzi sono crollati e che si è distrutto ogni risparmio. La spesa per i consumi – lo sa ogni semplice massaia – diminuisce per l’emergenza sociale in atto, non certo perché sia immobilizzata, quand’anche ci fosse e, poi, soprattutto perché – crollati i valori delle case – gli italiani non si sentono più garantiti dagli stessi in caso di difficoltà (e, quindi, non spendono, conservano quella liquidità di cui le banche – per mancanza di corrette richieste e di altrettanto corretti investimenti – sono piene). La redistribuzione del carico tributario deve esserci, certo. Ma non sulla base del ritornello lavoro ed imprese, ma sulla base dei reali redditi, come si fa nei Paesi civili qual è la Germania, ove ogni forma di tassazione patrimoniale è stata cancellata, e ciò anche se da noi i mandarini di Stato e di organismi vari, più o meno parassitari, continuano a fare il tifo per essa per mettersi al riparo loro e le loro megaretribuzioni.

Corrado Sforza Fogliani

Presidente Confedilizia

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