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L'Unione può esplodere

L'Italia per la prima volta prova a rivoltarglisi contro. E il trattato di Schengen sembra a un passo dalla rottamazione. Insomma la Cancelliera Angela Merkel e l'Europa disegnata a sua immagine e somiglianza tremano, traballano e si sgretolano. Il tutto a meno di una settimana da un Consiglio Europeo in cui l'Unione dovrà decidere come uscire da quella crisi dei migranti che rischia di distruggerla.I Paesi di Visegrad le voltano la schiena. Il falco di Baviera Horst Seehoofer è pronto a scavarle la fossa sotto i piedi.

Prima ancora che succedesse tutto questo le linee guida della Merkel erano state messe in dubbio anche dal Premier Giuseppe Conte costretto a confrontarsi con l'ignobile bozza di lavoro sottostaci in vista dello stesso vertice preparatorio. Una bozza che ribadiva l'obbligo di riprenderci, con tante scuse, i migranti sbarcati sulle nostre coste, ma acciuffati al confine di altri Paesi dopo esser sgusciati tra le maglie dei controlli. Comunque non illudiamoci, la rivolta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte prontissimo nel rispedire al mittente la bozza minacciando il ritiro dell'Italia non è certamente una vittoria definitiva. Lo scontro tra Seehofer e la Cancelliera dimostra inequivocabilmente come dietro la sopravvivenza di quella clausola iniqua ci fosse il tentativo della Merkel d'abbassare il livello dello scontro con il proprio ministro dell'Interno. La reazione dell'Italia e la cancellazione della clausola ha dato fuoco alle polveri. Ma anche messo a nudo lo stato di decomposizione in cui versa ormai l'Unione.

Ma la resa dei conti inizia dal peccato originale. Anzi dalla peccatrice. Da quella Angela Merkel colpevole di aver spalancato le porte a un fenomeno migratorio di cui non comprese la devastante portata. Tre anni dopo, la prima a subirne le conseguenze è lei. Ieri Seehofer non ha usato mezzi termini e ha attaccato a muso duro una Cancelliera pronta a licenziarlo pur di frenare il «masterplan» anti immigrazione con cui il falco della Csu bavarese vorrebbe respingere alla frontiera chiunque si è visto rifiutare l'asilo in un altro Paese o non è in grado di esibire un documento. «Sarebbe la prima volta al mondo che uno licenzia un ministro soltanto perché si preoccupa e si prende cura della sicurezza e dell'ordine del suo Paese», ha dichiarato Seehofer. «Io sono presidente della Csu, uno dei tre partiti della coalizione di governo, e guido il mio partito con totale sostegno. Se qualcuno nella cancelleria è insoddisfatto del lavoro del ministro dell'Interno, allora deve porre fine alla coalizione».

Ma mentre la Cancelliera si arrovellava per tenere in piedi la sua stessa casa, a oriente veniva giù un altro pezzo d'Europa. I Paesi del blocco di Visegrad, Ungheria in testa, guidavano la rivolta contro il vertice preparatorio tra Italia, Spagna, Francia, Germania e Austria (ma forse anche Bulgaria Olanda e Belgio) che domenica dovrebbe segnare le tappe d'avvicinamento al Consiglio d'Europa del 28 giugno sul tema migranti. Il pomo della discordia capace d'innescare la sollevazione di Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca è come sempre la ripartizione dei richiedenti asilo. Un argomento considerato una sorta d'inviolabile tabù dai quattro Paesi dell'Est europeo. «Apprendiamo che ci sarà un mini-summit, ma noi non vi parteciperemo perché questo è contrario alle abitudini dell'Ue», ha annunciato il premier ungherese, Viktor Orban spiegando che il responsabile dell'organizzazione dei summit «è il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e non la Commissione europea».

Secondo un sondaggio condotto dall'istituto Yougov, però, il 42% degli interpellati sta dalla parte della Cancelliera, mentre il 32% è convinto inoltre che la disputa tra i due potrebbe portare alla caduta del governo di grande coalizione Cdu-Csu-Spd, nato 100 giorni fa, dopo mesi di difficili trattative. Il 31% ritiene invece che il governo possa durare fino al voto del 2021. Il ministro Seehofer, intanto, ieri ha minacciato chiaramente la Merkel: "Io sono il presidente della Csu, uno dei tre partiti della coalizione. Se la Cancelliera non è soddisfatta del lavoro del ministro dell'Interno allora si dovrebbe rompere la coalizione". "Le nostre convinzioni sono più importanti di un incarico, c'è molta gente che mi sostiene - ha aggiunto - ma ci sono anche non pochi a Berlino che vorrebbero liberarsi di me. Abbiamo bisogno di una soluzione credibile per la popolazione ed è a questo che stiamo lavorando". Seehofer si fa forte di un altro sondaggio, eseguito da Infratest dimap per l'emittente Ard, secondo cui il 62% dei tedeschi condivide la sua linea dura ed è favorevole al respingimento di richiedenti asilo già registrati in altri Paesi. L'86% dei 1000 cittadini interpellati vuole rimpatri più veloci per i migranti a cui sia stato negato l'asilo. Secondo un sondaggio che la Bild ha commissionato all'istituto Emnid, invece, il 57% dei tedeschi ritiene errata la linea seguita dalla cancelliera Angela Merkel, favorevole ad un approccio europeo alla questione.

Ma esiste anche la Grecia tra i grandi peccati di Angela Merkel  : Fare cassa su un popolo affamato, per giunta alleato e partner di un’Unione come quella europea, dimostra che  l’Europa germano centrica non è una realtà del mondo populista, ma uno scoglio per chiunque possa pensare a una Ue diversa. La Grecia, al collasso, che ha bisogno di soldi più di chiunque altro, vede il Paese economicamente più forte lucrare sul suo debito: lo stesso per cui sono morte persone, attività e imprese. 

Alexis Tsipras non può certo cantare vittoria. Può solo sommessamente dire grazie ai suoi creditori, così come il popolo greco può provare a pensare di nuovo a un futuro di speranza. Ma i guadagni, cinici, della Germania sul debito greco dimostrano, ancora una volta, di cosa sia fatta questa Unione europea, ma non sfugge agli osservatori politici che l annuncio e stato dato che la grecia e sotto liberta vigilata dopo la firma che ha permesso alla Fyom di essere chiamata Macedonia del Nord, un successo secondo il Tsipras un tradimento secondo il 90% della Popolazione Ellenica svenduta la storia antica Greca in cambio di "liberta vigilata" dei creditori ...della Germania ...ma guardate come si e arrivata a questo punto :

Il meccanismo funziona così. Dal 2010 la Germania ha acquistato obbligazioni di Atene come parte di un accordo dell’Unione europea per sostenere l’economia greca. Le obbligazioni furono acquistate dalla Bundesbank e poi trasferite al tesoro statale. 

L’accordo originale tra Berlino e Atene prevedeva che qualsiasi interesse guadagnato sulle obbligazioni sarebbe stato restituito alla Grecia quando avrebbe adempiuto ai suoi obblighi sulle riforme. Solo che è successo qualcosa che ha cambiato sensibilmente le carte in tavola.

Fino al 2017, la Bundesbank aveva guadagnato utili su quegli interessi pari a 3.4 miliardi di euro. Ma ne ha trasferiti molti di meno alla Grecia. 527 milioni nel 2013 e 387 milioni nel 2014, lasciando un utile di 2 miliardi e mezzo. A questi, si devono poi aggiungere 400 milioni di interessi maturati grazie a un prestito della KfW Bankengruppe (KfW), la Banca per lo sviluppo

Dati che hanno provocato la rabbia dei Verdi, i quali da sempre chiedono alla Germania di allentare la morsa sul debito greco come gesto per far ripartire l’economia di Atene. “La Germania ha tratto notevoli benefici dalla crisi greca, non è accettabile che il governo consolidi il bilancio tedesco con i benefici della crisi greca”, ha detto il portavoce del gruppo parlamentare verde Sven-Christian Kindler.

Secondo Kindler, i greci hanno mantenuto le loro promesse sulle riforme facendo tagli dolorosissimi, ma “ora è il momento del gruppo euro di mantenere le sue promesse”. Ed è un attacco rivolto soprattutto alla Germania che, insieme ad altri Paesi dell’Europa settentrionale, ha sempre voluto mantenere il pugno duro nei confronti della Grecia. .

Per questo ci vuole coraggio a dire che la troika ha salvato la Grecia, diciamo piuttosto che l'hanno ridotta in miseria, hanno così permesso agli amici e amici degli amici di smembrare e vendere a prezzi di favore, tutto quello che di valore possedevano, uno per tutti il porto del Pireo acquistato in blocco dalla Germania, (che alla Grecia deve ancora pagare i danni di guerra) insieme ad altri porti, aeroporti e quel poco di industrie interessanti che possedevano, ora tutti in mano straniere, che poi è la stessa politica che hanno tenuto gli abusivi compagni al soldo degli interessi altrui, in Italia. Dove governano i comunisti, abusivi o votati il risultato non cambia mai, portano sempre e solo, miseria, corruzione e morte.

Nel dettaglio le misure definite dall'Eurogruppo sono tre. La prima è l'abolizione del margine del tasso di interesse relativo alla restituzione della tranche del secondo programma di salvataggio fino al 2018 (per l'esattezza si tratta di 96,9 miliardi di euro). La seconda misura è l'uso dei profitti del 2014 realizzati dall'Esm e dei trasferimenti di quelli derivanti dai titoli detenuti dalle banche centrali nazionali e dalla Bce: saranno trasferiti alla Grecia ogni sei mesi a dicembre e giugno fino al 2022 per essere usati per ridurre le necessità finanziarie lorde o finanziare altri investimenti concordati. Queste due misure, ha indicato l'Eurogruppo, "sono condizionate al rispetto degli impegni di policy e al monitoraggio". Infine l'ulteriore dilazione degli interessi dovuti all'Efsf, l'ammortamento di dieci anni e un'estensione della scadenza media ponderata massima di 10 anni.

L'analisi della sostenibilità del debito da parte delle istituzioni europee sarà rifatta nel 2022, quando verranno valutate eventuali altre misure per assicurare il rispetto dei target del debito (attualmente al 178% del pil). I bisogni finanziari della Grecia devono restare soto il 15% del pil nel medio termine e sotto il 20% del pil successivamente assicurando che il debito resti in un percorso di riduzione "sostenuta". In ogni caso, resta sempre possibile un intervento di emergenza, come concordato un anno fa.

La Germania ha guadagnato miliardi dalla crisi che ha colpito la Grecia e che ha portato il popolo greco nel baratro dell’indigenza. A rivelarlo non sono movimenti euroscettici, né leader populisti né governi antitedeschi, ma direttamente il governo di Berlino, in risposta a un’interrogazione parlamentare promossa dai Verdi.

Da quanto si è potuto comprendere, le casse della Germania hanno guadagnato circa 2.9 miliardi di euro come conseguenza indiretta della crisi greca. Guadagni scaturiti, in gran parte, come risultato del programma di acquisto di titoli di debito greci da parte della Banca centrale europea.


Ieri, i ministri dell’eurozona hanno finalmente dato il via libera all’atteso taglio del debito pubblico greco. Il governo ellenico è stato “promosso”. Atene ha fatto quello che doveva fare, con 88 riforme sanguinose che l’Europa ha ritenuto necessarie per completare il piano di aiuto ai creditori. L’Ue sborserà l’ultima tranche di prestiti di circa 15 miliardi ed è stato esteso di 10 anni il termine per la scadenza dei prestiti.

“Questo è un momento storico per la Grecia e per l’Eurozona”, ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. Sì, ma a quale prezzo? Come ricordato su questa testata, dal 2010 ad oggi “il potere d’acquisto è crollato del 24%, il 21,2% della popolazione, certifica Eurostat, vive in estrema povertà, il doppio del 2008. Lo scorso anno 130 mila persone, il 333% in più del 2013 hanno rinunciato alle eredità lasciate dai parenti perché non avevano i soldi per pagare le tasse”.


 

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