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“Dichiarazioni Anticipate di Trattamento”: il tentativo della Regione Friuli-Venezia Giulia

logo Vita Nuova


Fine vita, Crepaldi “scomunica” Debora. Così s’intitola l’articolo pubblicato a tutta pagina sul maggiore quotidiano di Trieste, “Il Piccolo”, nell’edizione di oggi, 1° aprile 2014, nel quale si da’ notizia della fase culminante dello scontro fra la curia di Trieste e la giunta regionale di centro sinistra, a seguito del sostegno dato dal presidente Debora Serracchiani (Pd) alla legge sulle “Dichiarazioni Anticipate di Trattamento” sul fine vita (DAT).

Il settimanale diocesano di Trieste “Vita Nuova” sta in effetti conducendo nelle ultime settimane una seria campagna contro le DAT, il cui registro è stato istituito lo scorso 11 febbraio dalla giunta comunale di Trieste guidata da Roberto Cosolini (Pd). Nell’ultimo numero del giornale, diretto da Stefano Fontana, troviamo numerosi articoli che, dal punto di vista giuridico, culturale e sociale, illustrano le ragioni contrarie a tale provvedimento, che rischia di fare da ulteriore battistrada all’introduzione dell’eutanasia nel nostro ordinamento (cfr. Due nuove pagine sulla delibera DAT, in Vita Nuova, 8 -15 marzo 2014 - n. 4695).

Anche nel precedente numero del settimanale (28 febbraio-7 marzo 2014 - n. 4694), un inserto speciale, “I Grandi dibattiti”, è stato dedicato alla delibera triestina che, se il consiglio comunale ratificasse, si legge nel sito ufficiale del sindaco, consentirebbe ai cittadini di «recarsi in un ufficio comunale e, senza alcun costo, depositare le proprie DAT oppure dichiarare di averle lasciate presso un depositario» (“Approvata la delibera sulle Dichiarazione anticipate di trattamento (DAT)”, in http://www.robertocosolini.it/, 5 marzo 2014).

Nel suo editoriale il prof. Fontana, direttore del giornale della diocesi guidata da Mons. Giampaolo Crepaldi, che è anche presidente della Commissione “Caritas in veritate” del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE) e dell’Osservatorio Internazionale “Cardinale Van Thuan” sulla Dottrina Sociale della Chiesa, esprime innanzitutto una critica sulle modalità di approvazione di un provvedimento così delicato. Esso, infatti, è stato deliberato senza alcun previo dibattito nella la società civile e presso le comunità religiose locali, con un «deficit di democrazia che conferma l’ipotesi che la scelta della Giunta è stata di convenienza politica» (“Deficit democratico”, in “Vita Nuova. Settimanale cattolico di Trieste”, anno 94, Trieste 28 febbraio 2014, p. 1).

E’ poi la bioeticista Chiara Mantovani a mettere in luce come la delibera, oltre che inutile giuridcamente, è anche uno strumento de-professionalizzante, trasformando il medico in un mero esecutore di un sistema burocratico pro-eutanasico. Infatti, se passasse definitivamente, «Non varrebbe la pena studiare come alleviare il dolore e la sofferenza, come escogitare una politica della vicinanza e non dell’abbandono, come creare reti di solidarietà e di supporto. Ma istituire un Registro delle DAT serve, eccome, a fare pubblicità ad una idea, a mostrare di condividere una antropologia, a collocarsi con una posizione ben precisa nel panorama biopolitico. Sarà un caso se il sindaco di Trieste è fotografato su “Il Piccolo” [maggiore quotidiano di Trieste] mentre firma la petizione radicale sull’eutanasia?» (C. Mantovani, “La delibera comunale sulle DAT è diseducativa”, p. 6).

Il direttore del settimanale intervista quindi lo stesso vescovo di Trieste, Mons. Giampaolo Crepaldi che, sull’argomento, conclude: «Ci può essere un bene minore o maggiore, ma non c'è un male minore... Inoltre, in senso strettamente politico, questa tattica non paga: il cosiddetto male minore è solo una tappa verso il male intero» (“Il confronto è il sale della democrazia e della laicità. Mons. Crepaldi promuove il dibattito cittadino sulle DAT”, p. 7).

Per ricevere una copia di “Vita Nuova” o abbonarsi si può scrivere alla Redazione Via Besenghi, 16. CAP-Città: 34143 Trieste (redazione@vitanuovatrieste), oppure telefonare al nr. 040/308272.

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