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Le categorie culturali e filosofiche dietro l’offensiva della lobby gay

In questi giorni mi è capitato di leggere due articoli da due riviste, una online, “Cultura&Identità”, rivista di studi conservatori, diretto da Oscar Sanguinetti e l’altra cartacea, “Cristianità”, organo ufficiale di Alleanza Cattolica. Due articoli che potrebbero dare un consistente contributo per capire quali sono le categorie culturali e filosofiche di certe “conquiste” libertarie tra cui quelle connessi all’omosessualismo, inteso come ideologia.

Il primo intervento redazionale di “Cultura & Identità” del 25 maggio scorso (Le nuove frontiere della nuova “cultura di morte”) sostiene che gli scenari attuali della nostra società non si discostano molto da quelli previsti da George Orwell e Aldous Huxley, specialmente da quelli espressi ne Il Mondo Nuovo. L’umanità dominata dai poteri tecnocratici totalitari e postreligiosi trattano i singoli allo stesso tempo da schiavi-soldati, da schiavi riproduttori e da materiali di esperimento d’ingegneria sociale e biologica. Uno scenario in via di realizzazione la rivista fa un inventario e parte soprattutto dalla famiglia; dopo il divorzio, si è passati all’equiparazione dei rapporti omosessuali a quelli matrimoniali eterosessuali, con annesso diritto di allevare un bimbo con due “padri” o due “madri”. E poi si passa alla sfera della sessualità con l’aborto, la riproduzione in vitro, la selezione genetica, la clonazione, gli uteri in affitto. Quindi la teoria del gender, con la liceità della bestialità. L’ultima pratica “libertaria”, sarà quella della pedofilia, anche se per ora viene attribuita soltanto agli ecclesiastici. In pratica l’individuo si sta emancipando dai condizionamenti della morale e ancora prima della natura. E’ un’offensiva ormai in mano alle avanguardie abortiste e di “Lgbt”.

L’altro intervento apparso su “Cristianità”, il numero 368, è di Domenico Airoma, “L’”anello di Gige”, ovvero riflessioni su diritto e libertà in epoca postmoderna”. Dell’articolo di Airoma ci interessano le riflessioni che fa in riguardo all’epoca postmoderna cioè al Sessantotto, che conduce al processo di assolutizzazione della libertà, priva di ogni limite, liberata dall’ultimo vincolo, quello corporeo. E’ la nostra epoca, dominata dall’accanimento contro l’ultimo residuo di oggettività: l’uomo stesso, la sua corporeità e con essa il suo ordine interiore.

Dunque, il sessantotto ha operato per distruggere i vari vincoli che operano intorno alla famiglia: “il primo vincolo da abbattere è quello che il corpo stesso impone all’uomo e alla donna per il fatto di nascere ‘maschio’ e ‘femmina’”, già nel 2009 in un documento dell’ONU, l’identità sessuale viene definita come un costrutto di derivazione sociale e culturale. Pertanto secondo Airoma, “l’identità sessuale diventa identità di genere ed è frutto di una scelta del tutto volontaristica, mutevole orientamento, sempre modificabile, anche per effetto di una mera manifestazione di volontà, che tocca alla’anagrafe pubblica registrare, anche a prescindere dall’effettivo mutamento di sesso: è il paper-gender, appunto, il genere ‘sulla carta’, il sesso iper-reale”. Infatti, “che neè della percezione del corpo di un transessuale: uomo? Donna? Uomo divenuto donna?” Oggi non siamo più sicuri di sapere se il corpo percepito è quello di un uomo o di una donna. Gli orientamenti sessuali sono i più vari, a seconda di come si vuole essere, pertanto anche gli accoppiamenti possono essere non determinati o non determinabili. L’unione fra i sessi può assumere varie forme, dalle convivenze alle dichiarazioni, formate sia di sesso diverso che dello stesso sesso. “Quel che costituisce dato non negoziabile è che tutti, a prescindere dal loro orientamento sessuale, hanno diritto a crearsi una famiglia, essendo oramai da ritenersi superato l’assunto ‘artificioso’ secondo cui, perché si dia famiglia, sarebbe indispensabile l’unione di due persone di sesso diverso”.

Ormai la famiglia scivola sulle sabbie mobili del soggettivismo, viene meno anche il legame famiglia-figli, diventa secondario, i figli sono un accidens, che si possono fare benissimo fuori della famiglia, possono essere procreati se e quando se ne ha voglia, magari avvalendosi della tecnica di fecondazione artificiale.

Il sociologo Roberto Volpi, nel suo “La fine della famiglia”, può scrivere che “la biologia della riproduzione naturale si allontana dalla famiglia(…)la biologia della riproduzione o fecondazione assistita(…) attesta la ‘trasformazione’ della famiglia, non più necessaria alla riproduzione”.

La vita e la morte sono dominate dal soggettivismo manipolativo, quindi scrive Airoma, “la perdita di oggettività di vita e morte rende sconfinate le prospettive d’intervento delle biotecnologie. La tecnica offre gli strumenti per ri-creare il corpo, sottraendo l’uomo alla ‘lotteria della nascita’, finalmente incidendo sulla stessa irripetibilità di ogni uomo, che è l’estrema frontiera della sua dignità”.

Si può evitare tutto questo per Airoma occorre risvegliarsi, bisogna ritornare al reale, bisogna risvegliare la coscienza. Airoma porta l’esempio di Walt Heyer, ex trans gender, che descrive molto bene la disumanità dell’ideologia del gender, che prescinde dal corpo: “è giunto il momento di mettere a nudo l’inganno: gli interventi chirurgici di riattribuzione del sesso non fanno altro che peggiorare la vita di chi vi si sottopone. L’ho imparato a mie spese e non posso che essere vicino alla sofferenza dei trans gender, ma un atteggiamento di comprensione non basta: è necessario un supporto psicologico e psichiatrico che li aiuti ad affrontare i problemi. E’ pura follia continuare ad avallare una procedura chirurgica, fallimentare e causa di grandi sofferenze, come risposta a un disturbo che è di natura psicologica”.

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