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Renzi alle europee promosso anche da Fitch

"La chiara vittoria del Partito democratico sul Movimento 5 Stelle e Forza Italia rafforza il mandato di Renzi. E' positivo per il profilo di credito, perché dovrebbe dare a Renzi ulteriore spinta per l'agenda di riforme economiche". Lo scrive l'agenzia di rating Fitch, lo stesso giorno in cui il presidente dell'Istat Antonio Golini, dopo la presentazione del rapporto annuale, si dice convinto che il Paese sia a un passo dall'uscita dalla crisi: ''La recessione - ha spiegato può finire. E' forse azzardato'' dire che è finita ma ''può finire in base all'impegno di tutti, noi cittadini dobbiamo mettercela tutta e forse ce la facciamo''.

Intanto Il leader del movimento M5S Beppe Grillo incontrerà oggi a Bruxelles il leader dell'Ukip Nigel Farage. La conferma si è avuta da fonti parlamentari. Farage si trova attualmente nel suo ufficio nella sede dell'Europarlamento. Da quanto si apprende da fonti romane del M5S, l'incontro dovrebbe tenersi a pranzo in un ristorante del centro.

E ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan riferisce dell'apertura dell'Europa alle proposte italiane: "Ho ricevuto molte congratulazioni e molte aperture alle proposte dell'Italia per mettere al centro crescita e occupazione con misure innovative e con una riconsiderazione del quadro generale" ha detto parlando delle reazioni dei partner europei al risultato elettorale italiano.

''L'Europa si trova di fronte a un bivio tra una crescita asfittica e una velocità diversa. La differenza è nelle mani dei policy makers europei e, in particolare, del governo italiano''. Ha detto Padoan definendosi ''convinto che la presidenza italiana dell'Ue ''saprà dare una svolta''.

Per salvare l'Europa bisogna cambiare l'Europa". Matteo Renzi arriva a Bruxelles "a rappresentare uno dei più grandi paesi dell'Ue" dopo il 'trionfo' elettorale dicendo poche parole. Ma chiare, quasi a voler ribadire il suo messaggio: l'Italia oggi ha le carte in regola, è stabile e affidabile, ed è pronta a giocare la sua partita e a far valere quel peso che le urne domenica gli hanno consegnato. Anche con una responsabilità in più, rimarca ricordando che il suo paese è quello che ha avuto la più alta affluenza ed il suo partito il "maggior numero di voti in assoluto": 11 milioni, "un risultato significativo che ha sconfitto il populismo ma ha chiesto di cambiare l'Europa. Portarla a "parlare il linguaggio dei suoi cittadini". Non solo nelle mosse imminenti, come il nodo clou delle nomine, da ieri sera sul tavolo dei 28. Una partita che l'Italia 'forte' di Renzi gioca in attacco puntando anche alto. Forse ad una presidenza tra quelle in ballo: dall'europarlamento alla Commissione, dal Consiglio all'Eurogruppo. Nomi, Renzi non ne fa. Non ne vuole fare - 'nomina sunt consequentia rerum', dice ai colleghi Ue citando in latino "gli antichi" - e parla solo di obiettivi da perseguire. Spiegando che a lui interessa "molto di più parlare di come spendere i soldi europei per creare lavoro piuttosto che parlare di incarichi, nomi e poltrone". E lascia Bruxelles moderatamente soddisfatto. Guardingo: la discussione di oggi è andata nella "giusta direzione ma vedremo nelle prossime settimane se questo produrrà passi avanti significativi", dice prima di lasciare il Belgio.

Sulle poltrone che Renzi dice, ripete e ribadisce, per l'Italia sono legate agli obiettivi, è intanto - come di consueto - partito il totomine, con una ridda di ipotesi: da Gianni Pittella all'Eurocamera ma anche di Enrico Letta alla testa del Consiglio. Mentre per la commissione potrebbe esserci ancora in gioco Massimo D'Alema al posto della Asthon e girano i nomi Sandro Gozi, Alessia Mosca, Paolo de Castro commissari. Ma lui prima dei nomi vuole raggiungere il suo obiettivo: portare i 28 a convergere su una strategia per quel binomio crescita-occupazione che è il suo cavallo di battaglia e spingere per una flessibilità dei conti. E anche oggi - secondo fonti Ue - avrebbe rilanciato la sua proposta di scorporo degli investimenti produttivi dal calcolo del deficit, dalle spese per scuola e infrastrutture, la sua ricetta "kenesyana". Ieri (lunedì scorso, ndr), probabilmente, ne ha parlato anche con Barack Obama, al telefono. E alla sua 'prima' a Bruxelles in cui può rivendicare anche l'investitura ufficiale del suo elettorato, si presenta 'forte', dopo aver incontrato a Roma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per parlare di Ue e di semestre. Renzi arriva in ritardo, 'salta' il previsto passaggio al pre-summit del Pse, quella casa socialista che oggi lo vede leader del partito che ha ottenuto il miglior risultato nel vecchio continente. Per impegni a Roma, spiegano i suoi, ma la sua assenza suscita qualche sorpresa. Con Francois Hollande si è incontrato questo pomeriggio davanti al museo ebraico del Belgio, cui ha reso omaggio dopo l'attentato di sabato. E comunque ci aveva parlato già ieri al telefono. Così come con Angela Merkel con cui giocherà la sua partita, da interlocutore forte. Anche, probabilmente, sul fronte nomine. La convinzione che è il momento di cambiare è molto forte in tutte le istituzioni europee, è il refrain che Renzi ripete spiegando che non è sufficiente tentare di nominare un italiano al vertice delle istituzioni Ue (ipotesi che comunque lui non esclude) ma cambiare la politica di rigore. E quindi prima vengono "le cose da fare su cui trovare un equilibro". E prende tempo. Aspettando di vedere come evolveranno le trattative dopo la conferma oggi, dopo dei capigruppo del Pe di Juncker quale candidato alla Commissione, su cui però non c'è maggioranza tra i 28. E su cui spetterà ad Herman Van Rompuy esplorare le strade. Renzi "non ha nessuna carta coperta", spiegano i suoi. Ma di certo quella che sembra aprirsi a Bruxelles sulle poltrone e' una lunga trattativa, fatta di mediazioni in cui il premier, probabilmente, guarda per giocare i suoi assi. Di certo si guarda a portafogli di peso, dall'Antitrust e in particolare al commercio estero destinato a giocare un ruolo clou nel confronto con gli emergenti e gli Usa.Intanto nel fronte del movimento 5 S :

''Aveva detto che in caso di sconfitta si sarebbe dimesso. E ora Grillo per coerenza deve farlo, non si può usare l'arma della coerenza solo quando si deve espellere qualcuno. La sua linea di sfascio e insulti è stata sconfitta nelle urne''. Quanto a Casaleggio, ''per me è sempre stato una figura tecnica, che gestisce il blog. Ce lo siamo ritrovato come leader ma non è mai stato legittimato da nessuno. Si è autoproclamato. Grillo si fida, comunica e porta avanti solo chi è d'accordo con lui, delegittimando chi esprime un suo punto di vista politico. Questa è disonestà intellettuale, altro che onestà'', afferma Currò. ''Il movimento è un insieme di idee, un progetto. Non vedo perché non si possa muovere senza due capi. Deve fare un congresso per decidere come andare avanti''. Alle Europee ''di fronte alle proposte di riforma avanzate da Renzi in vari settori, il nostro atteggiamento di chiusura totale e di insulto è stato percepito come poco utile al cambiamento del Paese', rileva Currò. Adesso ''si dovrebbe iniziare con una seria autocritica'', ma ''credo che cambierà poco, cercheranno di andare avanti facendo finta di niente, con gli stessi metodi staliniani''. In merito alla possibilità di sostenere il governo sulle riforme, ''siamo stati eletti per renderci utili al Paese, partecipare a un processo riformatore. Non per stare solo lì a guardare e criticare, o peggio insultare, deridere, delegittimare, puntare allo sfascio totale come abbiamo fatto in questi mesi'', dichiara Currò. ''Questa è una visione inadatta a un Paese moderno, e i cittadini ci hanno puniti''.

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