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Serial killer evade dal carcere dopo permesso premio

È la solita Italia: ciascuno va per conto suo e tutti insieme vanno allo sbaraglio. Il cittadino medio si chiede come sia possibile che a un personaggio come Gagliano sia stato concesso un permesso premio.
Eh sì, perchè Gagliano aveva più di una virtù: nel suo curriculum ci sono omicidi, rapine, estorsioni, possesso di stupefacenti. E invece a Marassi sapevano solo un pezzo del suo prestigioso pedigree e, a quanto pare, pure il magistrato di sorveglianza conosceva solo uno spicchio del suo tenebroso passato. E poi era seguito da un pool di esperti che aveva certificato l'immancabile cambiamento; peccato che per le forze dell'ordine invece Gagliano sia molto pericoloso. E in effetti ha bloccato uno sventurato automobilista sventolandogli una pistola. Insomma, tutto e il contrario di tutto. Approssimazione. Superficialità. La solita cornice dolciastra di buonismo che tanti guasti ha provocato nel nostro Paese. Difetti di comunicazione nella catena burocratica, sempre farraginosa. Sono i soliti, quasi incredibili problemi dell'Italia che è entrata nel ventunesimo secolo con la coda ancorata all'epoca borbonica. Attenzione: Bartolomeo Gagliano ha massacrato una prostituta sfondandole il cranio con una pietra. Poi ha ammazzato un transessuale e un travestito. E in una carriera senza freni in cui non si è fatto mancare niente, ma proprio niente, era già evaso: dall'ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino. Risultato: gli hanno dato pure il permesso. E lui l'ha allargato, recuperando la libertà.
Il primo delitto risale al 15 gennaio 1981. In un autogrill dell’autostrada Genova-Savona, all’altezza del casello di Celle Ligure, Gagliano uccise la prostituta genovese Paolina Fedi, 26 anni, con la quale aveva una relazione. Le sfondò il cranio con una grossa pietra e abbandonò il corpo lungo la strada. Arrestato, confessò. Venne sottoposto a perizia psichiatrica e dichiarato quindi «soggetto psicopatico, totalmente incapace di intendere». La «condanna»: otto anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa.
Durante la latitanza, colpì ancora. Il 6 febbraio 1989 uccise a Cantalupa, nei pressi di Milano, una transessuale uruguaiana, Nahir Fernandez Rodriguez. Pochi giorni dopo, 14 febbraio, a Genova, nell’elegante quartiere di Carignano, uccise a colpi di pistola un travestito - Francesco Panizzi, in arte «Vanessa» - che si trovava in auto con un cliente (anche lui ferito). Il giorno dopo, nella stessa zona, sparò al volto di un prostituta, 29enne. L’arma era sempre la stessa: una Beretta 7,65. Il proiettile le trapassò la gola fratturandole la mascella. L’intenzione era quella di uccidere, ma la donna, incredibilmente, sopravvisse. Per questi delitti - portati a termine insieme al genovese Francesco Sedda, conosciuto nell’Opg di Montelupo - Gagliano fu soprannominato «il mostro di San Valentino». La sua «firma» sugli omicidi, ricordano gli inquirenti, era sempre la stessa: un colpo di pistola alla bocca. I due vennero arrestati pochi giorni dopo, dichiarati infermi di mente e internati nell’Opg di Reggio Emilia.
Restò dentro due anni. Poi, nel 1983, il primo permesso, e la prima evasione. Ne approfittò per sequestrare a Massa Marittima una famiglia, perché lo portassero in auto a Savona. Finì in una sparatoria con la polizia. Ferito a una gamba, fu riportato dentro. E trasferito nell’Opg di Montelupo Fiorentino, da dove evase nel 1989, dopo un permesso.
In carcere le violenze non si fermarono. Il 10 maggio 2005, nella casa circondariale di Savona, interrogato dal pm Alberto Landolfi, l’uomo perse la testa e distrusse la saletta colloqui. La scena fu descritta dallo stesso pm nell’avviso di conclusioni delle indagini aperte a suo carico per danneggiamento aggravato: «Afferrando all’improvviso un attaccapanni che scagliava contro la vetrina di un armadio deteriorava beni destinati ad uso pubblico e destinati a pubblico servizio». Sarebbe tornato libero nell’aprile 2015.
"Noi non sapevamo che aveva quei precedenti penali" da serial killer,"per noi era un rapinatore". Lo ha detto il direttore del carcere di Marassi a Genova Salvatore Mazzeo. Alla emittente ligure Primocanale ha spiegato: "Abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006 e lo indica come rapinatore".

"Si tratta di un episodio gravissimo che richiede un accertamento molto rigoroso. Faremo chiarezza ed individueremo eventuali responsabilità". Lo afferma il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri in relazione all'evasione di Bartolomeo Gagliano, detenuto in permesso premio dalla Casa circondariale di Genova-Marassi.

Ha fermato all'alba un panettiere a Savona, minacciandolo con una pistola e si è fatto portare in auto a Genova dove doveva rientrare in carcere dopo un permesso-premio, poi ha fatto perdere le sue tracce. Protagonista Bartolomeo Gagliano, 55 anni, serial killer accusato di tre omicidi, due prostitute e un omosessuale.

Le indagini sono condotte dal Commissariato di Cornigliano. Gagliano, siciliano di origine e residente a Savona, ha bloccato verso le 6 il commesso mentre stava ultimando le consegne per conto del panificio e, sotto la minaccia di una pistola, lo ha costretto a risalire in auto per recarsi a Genova. Prima di partire, però, ha caricato in auto tre borse. Giunti a Genova, Gagliano ha fatto scendere il commesso in via De Marini e si è allontanato con l'auto. Il pluriomicida è ricercato per rapina e evasione.Bartolomeo Gagliano, nato a Nicosia nel 1958 e trasferitosi da bambino a Savona, è un personaggio considerato "molto pericoloso" dalle forze dell'ordine. Ha alle spalle tre omicidi e un tentato omicidio. Il primo delitto risale al 1981 quando uccise a Savona, sfondandole il cranio con una pietra, Paolina Fedi, di 29 anni, prostituta. Venne condannato a otto anni di manicomio criminale a Montelupo Fiorentino da dove evase nel 1989, assassinando poco dopo a colpi di pistola un transessuale uruguayano e un travestito e poi ferendo gravemente una prostituta. Azioni condotte assieme ad un complice, Francesco Sedda. La sua 'firma' sugli omicidi, ricordano gli inquirenti, era un colpo di pistola alla bocca. La sua carriera criminale è poi segnata da evasioni da ospedali psichiatrici, rapine, detenzione di armi, possesso di sostanze stupefacenti, aggressioni, estorsioni. Era stato giudicato totalmente infermo di mente.

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