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Meloni: "L'Ue? finita pacchia, difenderemo l'Italia"

"Non c'è alcuna possibilità che FdI partecipi a governi e alleanze arcobaleno e non c'è alcuna ragione di farlo perché abbiamo la possibilità di avere una maggioranza di centrodestra"

Da Milano, in mezzo a migliaia di militanti con bandiere di FdI e tricolori, Meloni ha escluso qualsiasi futura partecipazione di FdI a un eventuale governo di larghe intese: "Non c'è alcuna possibilità che FdI partecipi a governi e alleanze arcobaleno e non c'è alcuna ragione di farlo perché abbiamo la possibilità di avere una maggioranza di centrodestra".

Giorgia Meloni punta forte sul nord. A due settimane dal voto, la leader di Fratelli d'Italia ha deciso di spendere la giornata tra il GP di Formula 1 a Monza e un comizio in piazza Duomo a Milano.

Un luogo, teatro in passato di iniziative del leader della Lega, Matteo Salvini. Come ha ricordato il consigliere lombardi di FdI, Riccardo De Corato, "in questa piazza ormai ci sono solo i concerti. Solo Giorgia Meloni ha fatto un comizio qui durante questa campagna elettorale".

Dunque "non vengano a parlarmi di governo di salvezza nazionale", perché "io non sono interessata. Poi chiarisce le ragioni della sua presenza: "Il risultato in Lombardia è fondamentale perché parliamo di una locomotiva. Noi abbiamo lavorato molto in questi anni sui temi legati alla crescita, ai mondi produttivi e al sostegno all'impresa. Quindi per me sarebbe importante fare un buon risultato perché vorrebbe dire che il messaggio è arrivato". E proprio al mondo produttivo si è rivolta, quando ha rivendicato di essere "l'unica" a dire che "il reddito di cittadinanza non va bene".

Tanti i temi toccati da Meloni nel corso del suo comizio. Dalla "lentezza" dell'Europa sul caro energia, alla necessità di "estrarre gas dall'Adriatico"; dalla "pacchia finita" per l'Ue con un governo Meloni, che "difenderà gli interessi nazionali italiani", al "governo dei migliori" che "ci ha lasciato un aumento del debito di 116 miliardi di euro". La leader FdI non ha risparmiato le critiche agli avversari, di cui critica la "campagna elettorale molto violenta", spesa "a cercare di costruire il mostro".

Quanto alle critiche alla classe dirigente di FdI, la risposta è tranchant: "In effetti la Azzolina non ce l'ho e neanche Toninelli e Di Maio. Mi dispiace, non avrete ministri così in un eventuale governo di Fratelli d'Italia, mi scuso in anticipo". Meloni ha chiuso il suo comizio, dopo 45 minuti, sulle note dell'Inno di Mameli.

Intanto basta silenzi sulle violenze politiche, intervenga il Presidente della Repubblica Mattarella. Gli episodi cui abbiamo assistito in questi giorni sono un’istigazione alla violenza. Siamo testimoni di fatti sconcertanti, pericolosi e segnati da una totale mancanza di senso del pluralismo e della democrazia. Gli assalti violenti contro i gazebo e contro i militanti rei soltanto di pensarla diversamente, come accaduto in Veneto e in Toscana agli esponenti della Lega, e le inaudite dichiarazioni da parte di personaggi come il presidente della Regione Puglia Emiliano, oltretutto sottoscritte dall’abbraccio del leader Pd Enrico Letta, sono la prova di che cos’è davvero la sinistra dei no e dell’ideologia: niente confronto, niente dialogo, niente libertà. Non mi meraviglia che questi atteggiamenti antidemocratici provengano dalla stessa fazione politica di coloro che invitano a 'inginocchiarsi e sparare'. Il vuoto della sinistra è sempre più pericoloso e profondo, ma la procura deve agire subito, e lo deve fare di fronte a fatti così gravi aprendo un’inchiesta d’ufficio”. Lo dichiara in una nota Fabrizio Santori, consigliere capitolino e candidato della Lega nel Collegio Lazio 1 Camera dei deputati alle elezioni politiche 2022.

Intanto Enrico Letta ha perso il confronto televisivo con Giorgia Meloni, il primo e forse l’unico della campagna elettorale (sul sito del Corriere della Sera).
Letta ha perso, in modo inequivocabile. Ha impostato tutto il dibattito, così come le ultime settimane, per combattere una Giorgia Meloni immaginaria.

Ogni giorno che passa diventa piu difficile aprire  un dialogo per fermarela guerra : Si riaccendono le tensioni al confine fra Armenia e Azerbaigian, i due Paesi alle prese con l'annosa disputa per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh, su cui hanno già combattuto due sanguinose guerre.

I due governi si accusano a vicenda di aver dato il via ai nuovi scontri armati, che avrebbero provocato un numero imprecisato di morti e feriti su entrambi i fronti.

Il ministero degli Esteri dell'Azerbaigian ha accusato l'Armenia di voler interrompere il processo di pace, mentre dal canto suo Yerevan ha denunciato l'"aggressione" del vicino, impegnato in "tentativo di avanzare" su territorio armeno.

In virtù del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra Armenia e Russia, il Consiglio di sicurezza armeno ha già chiesto aiuto a Mosca, alle prese già con la battuta di arresto delle sue operazioni militari nel Nord-Est dell'Ucraina.

Fonti Agi e varie agenzie

 

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