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Nei giorni scorsi la prestigiosa Reggia di Caserta ha ospitato il “Gran Gala della Moda con gli Amici dell’UNICEF per i Bambini del Nepal”, colpiti dal terribile sisma del 25 aprile 2015. Un terremoto di proporzioni gigantesche, che ha provocato oltre ottomila vittime, quasi ventimila feriti, e danni incalcolabili in Nepal, oltre a danni minori nelle zone himalayane di India, Cina, Bangladesh e Pakistan.

Questo evento, ideato e promosso da “l’Officina delle Idee” e dalla sua Presidente Rosa Praticò, imprenditrice ed event planner da sempre attivamente impegnata nel sociale, in collaborazione con UNICEF, Ente provinciale per il turismo di Caserta e ASCOM Confcommercio Napoli, allo scopo di reperire fondi destinati ai bambini sopravvissuti al disastro, ha rappresentato un significativo momento di aggregazione fra mondo della moda, commercio e solidarietà.

Il presidente provinciale UNICEF Domenico Pesce, nel sottolineare che la Regione Campania è sempre molto sensibile alle iniziative UNICEF, ha anche dichiarato: “…unire le attività commerciali per scopi solidali in questo momento di crisi economica è straordinario”.

All’interno della preziosa Cappella Palatina della Reggia di Caserta, luogo di immenso valore storico, hanno sfilato in passerella gli abiti di tre stilisti di fama internazionale: l’eclettico couturier modicano Carlo Alberto Terranova, erede del geniale Maestro partenopeo Fausto Sarli, scomparso qualche anno fa; è il direttore creativo della griffe d’Alta Moda “New Land Couture” da lui ideata, disegnata e lanciata in tutto il mondo. Recentemente a New York ha ricevuto il “Made in Italy Awards 2015”, premio espressione dell’eccellenza italiana. Lo stilista è stato il vincitore nella categoria Fashion come “Best Women Clothing Fashion Designer”. Nelle sue fantastiche collezioni abiti di classe, originalità ed un ritorno alla femminilità, con spunti che rimandano alla moda del periodo d’oro della Dolce Vita. Insomma, abiti da vere dive, con un design dalle linee scultoree, geometriche, essenziali ed avvolgenti. Nella sua straordinaria linea sposa, abiti di bellezza eterea e sensuale al tempo stesso, dove trionfano grazia ed eleganza, realizzati con cura artigianale, come ha imparato nella sartoria di alto livello di Fausto Sarli, dove è stato per venticinque anni il braccio destro del famoso stilista.

Lo stilista milanese Michele Miglionico, figlio d’arte, ha esordito nel mondo della moda nel 2000 sulle passerelle di “Alta Moda Roma” ed ha finora presentato le sue collezioni, eleganti rigorose e glamour, in varie parti del mondo, anche se il suo cuore è a Roma e desidera che torni a risplendere e ad essere la Capitale della Moda. La sua ultima collezione è stata portata in una vetrina molto ambita, quella di Matera, fra i suoi celebri sassi; si tratta di look completi dedicati a figure sacre e venerate: le Madonne Lucane, portate successivamente nella Chiesa di Santa Maria di Loreto a Roma. Un evento davvero molto singolare nella sua sacralità e teatralità.

Infine, Nunzio Russo, stilista partenopeo dalla cui creatività nasce una produzione sartoriale di abiti da sposa assolutamente originali e preziosi, dove l’haute couture si coniuga con il corpo femminile per esaltarlo e valorizzarlo, conservando fedelmente le caratteristiche artigianali della vecchia tradizione. Egli ritiene che l’obiettivo principale da perseguire sia quello di far conoscere la qualità e le tecniche che caratterizzano il lavoro sartoriale, tenendo tuttavia presenti le sue evoluzioni.

Nel corso della serata di Gala, le musiche eseguite dall’orchestra diretta dal Maestro Leonardo Quadrini, docente di esercitazioni musicali al Conservatorio San Pietro Majella di Napoli, hanno contribuito a creare una magica atmosfera.

Veronica Maya, testimonial UNICEF, ha condotto la serata. La regia è stata curata da Luigi Bilancio, coordinatore e supervisore Simonetta Pragliola; il make up dello speciale evento è stato realizzato dagli artisti Antonio Riccardo e Nicola Acella, ideatori del progetto insieme alla Presidente Rosa Praticò.

Sono stati presenti numerosi Ambasciatori e testimonial UNICEF e tanti artisti, fra essi la cantante Emanuela Palmer in arte NUMA, Fioretta Mari, Patrizio Rispo, Mario Porfito, Stefania De Francesco.

Questo incontro, all’insegna della solidarietà tra moda e beneficenza, ha rappresentato un’opportunità per mettere in atto progetti umanitari mirati a restituire a questi sfortunati bambini “la luce di un sorriso ormai sepolto sotto la macerie”, parafrasando l’appello ufficiale dell’UNICEF a proposito dei bambini del Nepal.

Il Commissario EPT di Caserta Lucia Ranucci ha dichiarato: “Questa iniziativa si trasforma in ‘veicolo’ per il comparto turistico ed è questo uno dei motivi che hanno alimentato il mio entusiasmo ad affiancare questa manifestazione di assoluto rilievo, che contribuirà alla nobile causa dell’UNICEF, ossia l’assistenza dei bambini del lontano Nepal”.

L’UNICEF, Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, fondato nel 1946, è la principale organizzazione mondiale per la tutela di ogni bambino del mondo e per la promozione dei diritti dell’infanzia. Opera il 156 Paesi in via di sviluppo, con programmi di assistenza e in 36 Paesi industrializzati, attraverso i suoi comitati nazionali.

Questa organizzazione è Premio Nobel per la Pace.

Durante la conferenza stampa, tenutasi presso la Sala degli Specchi dell’Ente Provinciale per il Turismo di Caserta, una bambina ha consegnato al Presidente nazionale dell’UNICEF una statua, che rappresenta la pace, raffigurante un bambino che sventola le bandiera di preghiera tibetane: un commovente messaggio dal forte contenuto di speranza.

Concludiamo con la dichiarazione del Presidente UNICEF Italia Giacomo Guerrera: “A cinque mesi dal terremoto che ha colpito il Nepal, i bambini continuano ad affrontare diversi rischi, mentre le loro famiglie sono diventate ancor più povere ed hanno forte bisogno di aiuto. Sebbene la situazione umanitaria sia migliorata, centinaia di migliaia di bambini hanno ancora bisogno di rifugi, cibo, accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, cure mediche, istruzione e protezione. L’UNICEF ha fatto molto negli ultimi mesi, ma c’è ancora tanto altro da fare per riportare un senso di normalità nelle vite dei sopravvissuti al terremoto, soprattutto dei più vulnerabili”.

 

 

 

 

Cristopher in studio

Non tutto il rap è violenza e turpiloquio,come dimostrala musica di “Cristopher”, all’anagrafe Gabriele Di Fazio, rapper siciliano nato a Palermo nel 1988. Comeriflesso della sua infanzia problematica inizia già a 15 anni a cantare hip hop sparlando di tutto e di tutti. Poi però si converte, entra nella Confessione Cristiana Evangelica e, da quel momento, inizia per lui un cammino veramente fuori dal coro.

D.Partiamo dalle origini: chi è e come nasce Cristopher?

R. Innanzitutto voglio ringraziarvi per l'opportunità che ho di parlare della mia musica che nasce come esperienza con Dio.Nasco in una quasi normale famiglia a Palermo. Sono un terzo figlio con i "soliti" problemi di chi vive la separazione genitoriale. Dopo un paio di anni passati in istituti, fra parenti vari e cambiamenti repentini e continui di casa,quartieri e città arrivo ai 17 anni con la mancanza di reali punti di riferimento e persone che realmente possano essermi d'esempio. Dunque cresco nutrendomi continuamente di musica rap e, come un qualsiasi ragazzo, cercando la mia identità. Sia per l'età adolescenziale che per le situazioni personali ciò mi veniva però veramente difficile. Ero confusoe scrivevo, scrivevo tantissimo. Scrivere era diventata la mia finestra segreta verso l'irreale. Ma proprio in quei momenti riflettei sull'esistenza di Dio,mi ricordai di Dio… speravo che forse da qualche parte esistesse un amore "superiore" che potesse accogliermi ed accettarmi per ciò che ero. semplicemente forse cercavo l’"Amore".

D. Cos’è per te il Gospel-Rap?

D. E' una missione!E' finalmente la risposta al genere rap secolare. Siamo ancora abbastanza indietro come rap cristiano in Italia, anche perché ho conosciuto molti ragazzi che hanno cominciato ma poi sono tornati indietro,forse perché si aspettavano di essere più sotto i riflettori, e invece no,anzi facendolo risulti impopolare. E’ una scelta per uomini e donne di spessore che hanno fatto una scelta di vita reale e concreta, ed il successo non si misura a visualizzazioni su YouTube ma con vite cambiate, persone che cambiano il loro modo di vedere le cose e che attraverso la musica possono ricevere qualcosa da Dio.Per me è poi la mia intima e personale risposta d'amore e di gratitudine a Dio.

D. Come cercheresti d’invogliare un ragazzino che si affaccia oggi alla consolle a lasciar stare il “gangster-rap”, o i «troppi PUPI-Rappers che ci sono in giro» come li hai chiamati, che non sanno che inneggiare a sesso/droga/auto-distruzione?

R. Non è facile, per questo dicevo che il rap cristiano è una missione. Il business della musica nel mondo è qualcosa di spaventoso,come cristiani noi sappiamo che satana si serve della musica, semplicemente perché lui la sa fare, ed anche bene! Ma Dio lo sa,ci sono cose riservate solo a Lui, Dio può farlo e l’ha già fatto, spingere nella sua messe nuovi giovani operai affinché non sprechino la loro vita in cose e situazioni che a lungo andare li lasceranno con il niente, e resteranno sempre insoddisfatti, alla ricerca di qualcosa.

D. Hai dichiarato in una recente intervista che il tuo sogno come cantante cristiano è quello di avere «una influenza positiva che avvicini di più a riflettere sulla fede in Dio». Non credi che sia proprio questo che impedisce ai grandi media di proporla al grande pubblico?

R. E' proprio qui il punto! Un cristiano non dovrebbe ambire "ai media" ma "alla gloria di Dio". Se l'obiettivo finale è "avere successo" personale, allora sarebbe solouna missione a metà, e purtroppo questo accade nell'ambito musicale cristiano. Personalmente il mio obiettivo è quello di proclamare le virtù di Cristo e parlare ai giovani. Se poi vengo sponsorizzato e pubblicato tanto meglio. Dunque, non mi interessano i media come concetto di "avere successo", mi interesserebbe più che altro come "mezzo" maggiore di comunicazione. Anzi, se fossi nel campo dei media spingerei la parola di Dio, perché Gesù è molto attuale, il cristianesimo non è anacronistico. Gesù disse cose che ancora vanno al passo coi tempi. Tutto ciò lo rende speciale, poi se mi dovessero chiedere di "omettere" il nome di Gesù per un loro tornaconto, non sono la persona che fa per loro, anzi io dico che il nome di Gesù farebbe più scalpore che altro. Sarebbe interessante veder scalare le classifiche secolari da musica cristiana. In America succede già, vedi Toby Mac.

Cristopher (Gabriele di Fazio) live

D. Nel tuo primo album Fuori dalla tenebre(2012) c’è una canzone, “Salmo 23” che, riprendendo letteralmente il testo della Bibbia, ci dice che l'uomo è fatto per la luce, anche se si trova immerso nella "valle oscura". Com’è andata per te il passaggio dalla tenebra alla luce?

R.Direi che è andato piuttosto bene! Già da tanti anni, direi dal momento della mia conversione, ho realizzato cosa significa sentirsi amato da Dio, sapere che Dio ti ama, che hai uno scopo in questa vitache non sei frutto del caso, che Dio stesso ti ha voluto, come dice la Bibbia: «io ti ho intessuto nel grembo materno». Oggi sono un uomo completo, riconosco che tutto ciò che sono e che ho, nonostante la vita sia sempre perfetta, è per merito Suo, dei suoi favori, delle sue benedizioni.Sono sposato da qualche mese, Dio mi ha anche dato questa grande benedizione, è merito Suo...

D. Visto che in certo senso ci sei passato personalmente, che pensi dell’attuale distruzione della figura del padre e dell'ideologia “gender” che l’accompagna?

R. Questo è un tema attuale, caldo, ma non è così complicato come sembra. L'uomo fin dalla sua creazione ha sempre cercato di fare una sola cosa: distruggere le meraviglie che Dio ha creato. Mi sembra ripetitivo spiegare che la Bibbia ci insegna e la natura ci dimostra che esistono UOMINI e DONNE, altrimenti l'umanità non si sarebbe nemmeno evolutae oggi noi non saremmo qui a parlare. Eppoiè anche predetto, la Bibbia dice che chiameranno le cose normali anormali e le cose anormali normali.Nessuno giudica l'omosessuale ma voglio avere il diritto di essere contro l'omosessualità. Dio ama infinitamente gli omosessuali, ma non può sopportare questo grave peccato, è semplicemente una deviazione sessuale,mentale, camuffata in "amore" o "progresso".Prego che Dio mi dia la sapienza per insegnare ai miei figli le cose belle e normali della vita, che tu sia cristiano o meno. E’ chiaro che il relativismo etico sta portando allo sfacelo la moralità e la civiltà che ci ha portato fin qui. Che si amino, ma non tocchino l'innocenza di un bambino che ha il diritto di crescere nella sua normalità e naturalezza.

D. Qual è l'ostacolo più grande che hai trovato finora nel proporre la tua musica?

R. Posso dire che per ora non ho incontrato grossi ostacoli se non quelli di trovare a volte opposizione da parte di "leader religiosi" che hanno dato priorità ad altre cose… Ma di solito la mia musica piace, grazie a Dio. Certo all'inizio non è stato facile cominciare e poi voler produrre, spendere soldi, tempo etc. Ma sono andato sempre dritto seguendo la mia strada andando a volte da solo contro pregiudizi di persone a me vicine, ma io sapevo dove volevo arrivare.

D. Come definiresti la tua “identità musicale”?

R. Prima di tutto mi definisco un adoratore… perché è questo che il Padre celeste ci richiede. Musicalmente sono un Gospel Rapper, ma amo tutto ciò che mi porta un’emozione,per esempio mi piace molto ascoltare le musiche del maestro pianista Ludovico Einaudi,  ascolto molta musica cristiana come gli Hillsong, e tutto ciò che è "buona musica", cercando di non farmi influenzare troppo da testi ed atmosfere negative che possono essere deleteri. La musica ha potere. Consiglio i grandi artisti americani come Lecrae, Trip Lee, Andy Mineo e quelli della Cross Movemente della Reach Records.

D. Cosa pensi della scena rap ed Hip-Hop italiana?

R. Mi piace molto Fedez, ma non perché adesso va di moda... Mi piace il suo modo di scrivere e di interpretare le canzoni,mai banale. Lo vedo come un ragazzo semplice, umile, che è rimasto sé stesso. Mi piacerebbe parlarci e conoscerlo. Sono contento che negli ultimi 4/5 anni la scena rap italiana stia vivendo i suoi anni d'oro. Non era mai successo prima d'ora e spero duri più a lungo possibile. In Italia però c'è ancora un problema: emergono troppo spesso giovani del nord Italia, diciamo da Roma in su. Nel senso che la vera scena rap italiana sta a Milano, l'unica eccezione sono Clementino e Rocco Hunt di Napoli, anche lorograndissimi talenti.

D.Sul tuo sito hai parlato del “big” americano 2PAC come di un "rapper cristiano", ce lo consiglieresti?

R. Non direi che faccia "vera" musica cristiana. E’ vero che 2Pac ha avuto successo con dei pezzi in cui parlava di Dio, ma è pur vero anche il contrario. Essendo oggi personalmente cresciuto sotto diversi punti di vista direi che, sinceramente no, non lo consiglierei. Ho lasciato ormai l'idea americana di rap studiando di più la musica italiana e la sua scena.

Albano_2

Nell’ autorevole cornice dell’Arena di Verona, tempio della musica lirica per eccellenza, venerdì 29 maggio si è tenuto il concerto di Albano e Romina Power, due artisti c

on una lunga carriera costellata di successi ed un pubblico internazionale che, dopo la loro partecipazione come ospiti alla scorsa edizione del “Festival di Sanremo”, attendeva con forte interesse questo evento.

A distanza di circa vent’anni, la coppia è tornata a calcare il palcoscenico con una ritrovata intesa professionale, che lascia ben sperare per il futuro. La reunion storica risale al 2013, in occasione del concerto presso il “Crocus City Hall” di Mosca, organizzato per festeggiare il settantesimo compleanno di Albano, al quale fu invitata anche Romina. In seguito al suo enorme successo, qualche mese dopo l’evento venne trasmesso su Rai 1.

A seguire, una serie di spettacoli musicali anche oltreoceano, per arrivare alla loro presenza al Teatro Ariston, nel corso della quale raggiunsero il picco d’ascolto più alto di tutto il Festival.

Le 12mila persone presenti all’Arena di Verona hanno seguito con vera partecipazione ogni momento della serata, impreziosita dalla presenza di guest star come Pippo Baudo, il quale ha dimostrato ancora una volta al pubblico policrome capacità artistiche, che vanno ben oltre il suo classico ruolo di conduttore, e poi Michele Placido, Massimo Lopez, Tullio Solenghi, Kabir Bedi, Ricchi e Poveri, Umberto Tozzi; standing ovation per Albano, grazie alla sua splendida interpretazione di “Nessun dorma” dalla “Turandot” di Giacomo Puccini.

Insomma, un’alternarsi di performance che hanno movimentato la serata in modo assolutamente equilibrato, con un risultato davvero apprezzabile: uno share del 24,37% (pari a circa 5milioni di telespettatori).

Per l’occasione, ho avuto il piacere di intervistare uno degli autori di questo speciale evento musicale, Andrea Lo Vecchio, prestigioso autore di musica leggera italiana, con una carriera iniziata nel 1962 ed entrato nella storia per aver scritto molti successi di Mina, Raffaella Carrà, Ricchi e Poveri, Dik Dik, Roberto Vecchioni e tanti altri. Negli anni, i suoi dischi hanno venduto circa 92milioni di copie, cifre impensabili nell’attuale panorama musicale.

Egli ha scritto tutti i testi per la Carrà e fu proprio Gianni Boncompagni a chiamarlo a Roma; quindi, dal 1974 è autore di programmi televisivi di gran successo.

Fra essi: “Canzonissima”, “Premiatissima” e “Drive in”, oltre al più recente e seguitissimo “Tale e quale Show”, che la Rai sta proponendo di alcuni anni.

L’autore Andrea Lo Vecchio sarà di nuovo presente all’Arena di Verona il prossimo 4 giugno per i “Wind Music Awards“.

Albano_1

Venerdì sera grande successo all’Arena di Verona. L’immagine panoramica evidenzia una notevole affluenza di pubblico, per dirla in gergo, “sold out”. Vorrebbe parlarmi del dietro le quinte e dei tempi di preparazione di un evento musicale così importante?

Una lunga preparazione di un mese e mezzo, fra incontri con Albano e telefonate con Romina, che vive a Los Angeles, anche per discutere insieme su come coinvolgere nella programmazione i vari ospiti, scelti in base alle loro indicazioni. Siamo arrivati a Verona la settimana precedente l’evento; domenica scorsa è arrivato Albano ed infine, lunedì Romina. Il loro repertorio è vastissimo, quindi si è resa necessaria un’accurata scelta dei brani, alcuni accompagnati da coreografie, altri da cori, entrambi costituiti da tanti elementi. Insomma, un lavoro complesso per tutti noi e la grande orchestra che ha accompagnato gli artisti.

Nell’ambito della serata è stata determinante la presenza sul palco del poliedrico Pippo Baudo, che lei conosce da tantissimi anni. Qual è oggi il suo aspetto umano che la colpisce maggiormente?

Pippo comincia a commuoversi facilmente e questo mi rammenta lo scorrere del tempo. Lo conosco dagli inizi degli anni ’70 e ricordo che una volta era più distaccato, la sua sfera emotiva meno coinvolta. Una cosa… finalmente ha i capelli bianchi e credo stia benissimo così. Dimostrando come sempre di essere un vero professionista, si è messo a disposizione su quanto noi avevamo scritto, con encomiabile spirito collaborativo; avrebbe desiderato presentare “La mia vita” ma, per ragioni di scaletta, ciò non è stato possibile e lui si è adattato alle nostre esigenze. La sua performance al piano, peraltro eccellente, è stata una vera sorpresa per tutti ed inoltre, quando durante la trasmissione, prima dell’esecuzione di Albano di “Nessun dorma” c’è stato un “nero” imprevisto, lui è intervenuto tempestivamente dicendo: “Ragazzi, tranquilli, ci penso io!!!” In effetti, ci ha pensato lui ed è andato tutto bene…La grandezza di un artista si misura anche in questi momenti.

Il pubblico ha accolto con prevedibile entusiasmo e simpatia la reunion professionale di Albano e Romina. Com’è nato questo progetto musicale?

Questo progetto è frutto di un accordo di Albano con la Rai. Successivamente, sono stato convocato, insieme agli altri tre autori. Quindi, abbiamo iniziato un lavoro di squadra, che ha determinato un buon risultato.

Qual è stato il suo ruolo nell’ambito di questo spettacolo, reso ancor più impegnativo dalla prestigiosa location?

Ho un’amicizia consolidata da anni con Albano e Romina e con tutta la loro famiglia ho condiviso bei momenti, come anche quelli difficili. Quindi, il nostro rapporto supera l’aspetto professionale. In occasione di questo evento ho ricoperto il mio ruolo di autore, occupandomi della scelta dei brani opportuni e decidendo poi la loro scaletta, elemento importantissimo. Le faccio un esempio: ho proposto di far cantare “Felicità” per ultima e non in apertura della serata, poiché ritenevo sbagliato far eseguire un pezzo che tutti attendono per primo; credo di aver operato la scelta giusta.

Inoltre, non è stato semplice intercalare gli interventi di Albano con quelli di Romina, poiché lei da solista ha un repertorio più ristretto. Durante le prove ho avuto ancora una volta dimostrazione del fatto che i “vecchi” artisti riescono a salire sul palco e cantare senza troppe difficoltà. I giovani sono più esigenti e questo è segno di forte insicurezza, oltre che di inesperienza.

Fra gli artisti ospiti della serata, gli intramontabili Ricchi e Poveri, un trio in vetta agli ascolti nei Paesi dell’Est europeo, come tanti altri cantanti italiani. Cosa sta accadendo nel panorama musicale italiano?

Noi italiani siamo un popolo strano: così come ci piace creare gli idoli, nello stesso modo ci piace distruggerli. Recentemente, ho avuto la fortuna di lavorare con Charles Aznavour, il quale a novant’anni è intoccabile in Francia. Da noi, contrariamente a quanto accade all’estero, i nostri idoli ci stancano. Nel nostro Paese è assente la cultura del rispetto verso l’artista, verso l’autore. Le racconterò un aneddoto molto significativo; verso la fine degli anni ’70 accompagnai Bobby Solo in tournée a Buenos Aires, dove era molto famoso. In taxi ascoltai, per caso, la versione in spagnolo di una canzone che diversi anni prima scrissi per Isabella Iannetti e dissi che ne ero l’autore. Quel brano rimase per sei mesi in vetta alle classifiche nei Paesi dell’America Latina.

Insomma, per fargliela breve, quando arrivai in Hotel fui accolto da giornalisti, cineoperatori e quanto di meglio il sistema mediatico potesse offrire. Questo episodio mi è rimasto impresso nella mente e denota quanto il pubblico italiano sia distante da questo tipo di mentalità. In genere, gli autori musicali, televisivi o teatrali non hanno mai il giusto riconoscimento. Puoi scrivere le cose più belle del mondo e nessuno lo sa…

Interessante la performance dell’attore-regista Michele Placido, che ha recitato un brano di Vasco Pratolini, aprendo così le porte al felice accostamento della poesia alla musica. Ritiene che il pubblico abbia apprezzato?

Sono certo che il pubblico abbia apprezzato di buon grado; in effetti, è stato un momento di forte intensità emotiva. Quando ha recitato “Amanda è libera” accanto ad Albano, che l’ha cantata, al termine è seguito il ballo della “Pizzica” e noi autori, durante le prove, avevamo proposto di non far ballare Michele, non ritenendo fosse il caso. Invece lui, sorprendendo tutti, si è messo a ballare, fuori dalla scaletta. Questi momenti, in una diretta televisiva, conferiscono umanità all’artista e risultano gradevoli allo spettatore, tuttavia, spesso ignaro del fuori programma! A proposito di poesia, la lettura dei versi scritti da Romina e dedicati alla mamma ha rappresentato un momento di grande commozione, che ho percepito fra tutti. Questo dimostra che il pubblico è preparato ad accogliere ogni modalità espressiva dell’arte, quindi della cultura, a dispetto di quanti quotidianamente tentino in ogni modo di mortificarla.

Contrariamente alla domanda di rito, inerente la sfera privata di Albano e Romina, vorrei semplicemente chiederle se l’apparente ritrovata armonia che ho percepito, frutto di una situazione emotivamente più distesa e propositiva rispetto al concerto di Mosca del 2013, rispecchia la realtà?

Sicuramente si! Anche durante le prove entrambi erano molto affiatati; Albano sempre attento alle esigenze di Romina ed assolutamente rispettoso nei suoi riguardi. Ormai, vivono in due mondi diversi, con vite diverse, ma sono legati da un grande affetto e da stima reciproca. Conosco bene tutta la famiglia, come ripeto, quindi riesco a percepire in loro la forte amicizia che oggi li lega e l’amore verso i figli, che ho visto crescere. Cristel, come i fratelli, è felicissima di poter vedere i suoi genitori di nuovo sul palco insieme e che la sua famiglia abbia ritrovato il giusto clima di serenità.

Vorrei concludere con una citazione del grande poeta Giuseppe Ungaretti, con il quale da giovanissimo ho intrattenuto un importante rapporto di vera e lunga amicizia.

“L’immortalità sta solo nelle cose che scriviamo”

 

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