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«Contenuti e tempi delle misure in manovra restano invariati». Questo in sintesi quanto detto dal premier Conte nella sua informativa in Senato dopo il via libera alla legge di bilancio da parte della Commissione Ue. «La stima economico finanziaria delle misure che avevano maggiormente attirato l'attenzione dei nostri interlocutori europei, che ha richiesto tempo, ha rilevato che le risorse sono inferiori a quelle previste. Ciò ha permesso di ridurre il disavanzo dal 2,4% a circa il 2,04% senza modificare né i contenuti, né la platea, né i tempi di realizzazione delle due misure. Partiranno nei tempi che avevamo previsto».

La Commissione europea non avvierà quindi la procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti dell'Italia. Secondo le stesse fonti, la Commissione avrebbe in sostanza deciso di soprassedere sull'avvio della procedura in attesa di ulteriori verifiche da compiere nelle prossime settimane per tornare poi a fare il punto della situazione a gennaio una volta che la legge di bilancio sarà stata approvata dal Parlamento..

In sostanza, riferiscono le stesse fonti, la Commissione avrebbe deciso di soprassedere sull'avvio della procedura in attesa di ulteriori verifiche da compiere nelle prossime settimane per tornare poi a fare il punto della situazione a gennaio una volta che la legge di bilancio sarà stata approvata dal Parlamento.

"Aver evitato la procedura d'infrazione - ha affermato Matteo Salvini - è la vittoria del buonsenso per il bene dei cittadini italiani. Un plauso a Conte che ha portato avanti la trattativa con Bruxelles con competenza, serietà e fermezza. Le misure che abbiamo promesso le faremo nei modi e nei tempi previsti. Ora avanti tutta, con la manovra: siamo soddisfatti per i risultati raggiunti che diventeranno soldi veri da gennaio per aiutare milioni di italiani".

La manovra ? Dopo le polemiche è persino migliorata», ha detto il ministro dell'Interno e vicepremier, Matteo Salvini, intervistato, questa mattina, dall'emittente radiofonica fiorentina Lady Radio.«Abbiamo inserito alcuni miglioramenti. I soldi per la riforma della legge Fornero e il reddito di cittadinanza erano anche troppi, meglio essere prudenti. Sono salvi quota 100 e reddito di cittadinanza, era il nostro impegno per cominciare a passare dalle parole ai fatti. Quota 100 è una possibilità di liberarsi dal'inizio del 2019 dalla gabbia della Fornero».  

"A Giuseppe Conte - ha detto Luigi Di Maio - va il mio plauso per lo straordinario lavoro e il risultato portato a casa in Europa sulla manovra, nel solo ed esclusivo interesse dei cittadini italiani. Il Presidente del Consiglio con coraggio e competenza è riuscito ad avere successo in un negoziato delicato con la Commissione Ue senza mai indietreggiare e senza tradire gli italiani. Anzi, portando avanti il dialogo con determinazione e a testa alta, scongiurando una procedura di infrazione...

Il presidente del consiglio indica, quindi, qual è l'ammontare dei saldi ridefiniti pari a 10 miliardi e 254 milioni nel 2019, 12 miliardi e 242 milioni nel 2020, 15 miliardi e 997 milioni nel 2021.

"In queste settimane abbiamo lavorato per avvicinare le posizioni senza mai arretrare rispetto agli obiettivi che ci hanno dato gli italiani con il voto del 4 marzo" ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Senato. Non abbiamo ceduto sui contenuti della manovra" ha aggiunto il premier, sottolineando che gli effetti della manovra sui conti pubblici saranno monitorati "in maniera rigorosa".

"Desidero esprimere un sentito ringraziamento a tutti voi, di maggioranza e di opposizione, per la comprensione di questi giorni durante i quali l'iter della manovra ha proceduto con lentezza scontando ritardo con tempi previsti. Rinvii non causati da incertezze interne al governo: il rallentamento è stata l'inevitabile compressione a causa complessa interlocuzione con l'Ue alla quale abbiamo dedicato le nostre più risolute energie e impegno", ha aggiunto Conte.

"Allo scopo di assicurare il conseguimento degli obiettivi programmatici di bilancio - ha detto ancora Conte - il governo ha previsto una norma per l'accantonamento temporaneo di una parte di alcuni specifici stanziamenti per l'importo complessivo di due miliardi. Le somme accantonate saranno rese disponibili nel caso in cui" il monitoraggio sui conti certificherà gli obiettivi di bilancio.

Ora, ha sottolineato ancora Conte. "l'azione di governo può proseguire a pieno ritmo senza gli effetti pregiudizievoli che una procedura di infrazione avrebbe comportato rispetto alle prerogative nell'esercizio di politica economica per un governo che vuole realizzare il cambiamento".

«Quando il 21 novembre scorso la commissione ha formalizzato le sue riserve mi sono assunto l'onere e la responsabilità di riannodare il dialogo affinché non fosse compromesso il processo riformatore avviato da questo governo», ha spiegato.

«Nella lettera alla commissione europea oltre a nuove quantificazioni ho rilevato che le modifiche dovranno tenere conto dell'evoluzione del quadro macroeconomico e del suo peggioramento dovuto al rallentamento in particolare del commercio internazionale. Il rallentamento del ciclo porta il Pil all'1% per l'anno prossimo, una variazione che si ripercuote, per alcuni versi anche positivamente, sui saldi di bilancio e sul saldo strutturale».

«L'ammontare dei saldi ridefiniti è pari 10 miliardi e 254 milioni nel 2019, 12 miliardi e 242 milioni nel 2020, 15 miliardi e 997 milioni nel 2021», ha spiegato il premier.

«Allo scopo di assicurare il conseguimento degli obiettivi programmatici di bilancio il governo ha previsto una norma per l'accantonamento temporaneo di una parte di alcuni specifici stanziamenti per l'importo complessivo di due miliardi. Le somme accantonate saranno rese disponibili nel caso in cui» il monitoraggio sui conti certificherà gli obiettivi di bilancio.

Nell'ambito dell'accordo con l'Ue sulla manovra viene «incrementa il prelievo nel settore dei giochi» dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell'informativa al Senato sulla manovra.

Ora «l'azione di governo può proseguire a pieno ritmo senza gli effetti pregiudizievoli che una procedura di infrazione avrebbe comportato rispetto alle prerogative nell'esercizio di politica economica per un governo che vuole realizzare il cambiamento», ha proseguito, assicurando: «Non abbiamo tradito e non tradiremo la fiducia dei cittadini».

A parlare di una vittoria del dialogo, è il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. "E' una vittoria del dialogo politico che la Commissione ha preferito rispetto allo scontro. Alcuni avevano auspicato una crisi, noi invece abbiamo sempre puntato a una soluzione"  

Secondo il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, "la soluzione sul tavolo non è ideale, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani, ma ci consente di evitare per ora di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente".  "Le misure addizionali trovate dall'Italia - ha reso noto Dombrovskis - ammontano a 10,25 miliardi".

I mercati gradiscono l' accordo raggiunto in notata sulla legge di bilancio. La Borsa di Milano lima il rialzo con il Ftse Mib che guadagna l'1,1% a 18.860 punti, con l'accordo tra il governo e l'Ue sulla manovra. Proseguono stabilmente in terreno positivo le banche che guardano positivamente anche alla posizione dell'Europa sugli Npl. In calo lo spread tra Btp e Bund che si attesta a 257 punti base con il rendimento del decennale italiano al 2,82%.

Tutto sospeso in attesa di un accordo che dovrebbe arrivare ma ancora non c'è. A Roma la commissione Bilancio ieri non si è riunita visto che non c'è un testo con le novità da esaminare; di conseguenza l'invio della legge di Bilancio all'aula del Senato slitterà verso gli ultimi giorni della settimana. A Bruxelles gli sherpa non hanno ancora definito l'ordine del giorno della riunione della commissione europea nella quale - domani - potrebbe di fatto essere avviata la procedura per debito eccessivo nei confronti del nostro Paese. Riunione che in un'ipotesi estrema potrebbe essere essa stessa aggiornata.

Ancora una volta boccia la manovra presentata dal governo: "Sto lavorando per evitare sanzioni sulla manovra. L’Unione Europea - ha sostenuto - sta tentando di trovare la soluzione per evitare sanzioni. Sono fiducioso. Stiamo lavorando senza sosta per fare in modo che l’Italia realizzi le politiche che desidera rispettando le regole". Poi torna alla carica e dfende la "sua" Francia che con le nuove misure annunciate da Macron sforerà quasi certamente il tetto del 3 per cento del rapporto deficit/Pil.

Anche questa volta Moscovici sottolinea che il caso Francia "è diverso" da quello italiano: "I deficit di Francia e Italia non sono comparabili. Ci sono due grandi differenze tra Francia e Italia: in Francia c’è un’emergenza sociale, misure eccezionali, con un anno di superamento temporaneo. È consentito dalle regole. Nel caso dell’Italia, esiste una politica di rilancio di 3 anni". E alle parole "pro-Francia" di Moscovici ha risposto in modo chiaro il vicepremier Matteo Salvini che a "Quarta Repubblica", il talk show su Rete 4 condotto da Nicola Porro, non usa giri di parole: "Mi auguro - ha sottolineato Salvini - che a Bruxelles ci sia buonsenso e non ci siano figli e figliastri, che a noi ci contino anche i peli nel naso mentre i francesi possano spendere e spandere. A Natale sono tutti più buoni, spero lo sia anche Juncker

La trattativa tecnica è serrata e non mancano schermaglie politiche: il vicepremier Matteo Salvini, riferendosi alla situazione francese, si è augurata che «a Bruxelles ci sia buonsenso e non figli e figliastri». Quella di ieri non è stata una semplice giornata in cui i tecnici di Bruxelles e quelli del Tesoro hanno continuano a sentirsi e discutere per limare qui e lì gli ultimi dettagli sulla base dell'ultimo documento inviato dal Tesoro con cifre, misure e valutazioni di impatto. È stata una giornata nella quale dopo ore e ore di analisi e confronti, si è capito in serata che le posizioni restano ancora distanti.

Lavoriamo giorno e notte con le autorità italiane per conciliare le misure che vogliono varare con il rispetto delle regole di bilancio": lo ha detto, ai microfoni dell'emittente francese RTL, il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici. Moscovici ha ribadito che "la Francia sarà l'unico paese a superare il 3% di deficit nel 2019" e "non ci saranno sanzioni".

Moscovici ha anche spiegato di lavorare affinché, oltre alla Francia, "neppure l'Italia sia sanzionata": "penso che sarebbe negativo - ha aggiunto - e' un grande Paese della zona euro, in cui ha il suo posto".  

"Meglio tardi che mai. Mi fa piacere", ha commentato Matteo Salvini le parole del commissario Ue Moscovici sull'Italia. "E' qualche settimana che stiamo lavorando perché gli italiani possano avere finalmente una legge di bilancio. Se anche dall'altra parte del fiume stanno lavorando nella stessa direzione... Nelle scorse settimane, ogni tanto, abbiamo avuto la sensazione, sicuramente sbagliata, che ci fosse un approccio diverso", ha detto.

Sulla manovra "l'Europa dialoga con noi, ci stiamo avvicinando", ha detto il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. "C'è l'ottimismo di chi lavora sul campo per evitare all'Italia una procedura di infrazione Ue e dare una manovra al Paese", ha aggiunto.

Il giorno del giudizio dell'Ue sembra allontanarsi. Ma un'intesa per evitare la procedura d'infrazione l'Italia ancora non l'ha incassata. E anche se l'interlocuzione prosegue, la strada appare ancora in salita. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria invia a Bruxelles un nuovo "schema", che disegna una manovra più snella. Il deficit si abbassa al 2,04%, la stima di crescita del Pil nel 2019 potrebbe calare dall'1,5% fino all'1%. Se la proposta convincerà i tecnici della commissione, potrebbe essere tradotta in una lettera del ministro all'Ue e poi finalmente nelle norme della legge di bilancio. Ma la partita è aperta.  

Tutto verte su un punto che per Bruxelles è dirimente e che il governo, invece, ha sempre cercato di mascherare pubblicamente: il taglio del deficit/Pil in termini strutturali. Il problema è semplice: solo assicurando anche un minimo aggiustamento del bilancio in termini strutturali, cioè al netto delle misure una tantum e degli effetti del ciclo economico, l'Italia non sarà bocciata con una procedura che porterebbe a un mezzo commissariamento della politica di bilancio. In coerenza con il quadro del deficit strutturale, è in discussione anche la stima/obiettivo di crescita del Pil, all1,5% nel 2019 ritenuta non realistica dalla Ue, che però il governo non è disposto a rivedere. Originariamente all'Italia è stato chiesto di assicurare un miglioramento del deficit/pil strutturale dello 0,6% (10,8 miliardi), invece con la manovra il deficit strutturale peggiora dell'1,2%. Per cavarsela, ora basterebbe una riduzione soft, probabilmente nell'ordine dello 0,1%: il minimo sindacale per mostrare che l'Italia rispetta le regole del patto di stabilità. Tuttavia il documento italiano non viene ritenuto ancora sufficiente.

C'è ancora tempo una giornata: domani si terrà l'ultima riunione della commissione europea del 2018, dopodiché la pratica passa a gennaio. Ieri si sono riuniti i capi di gabinetto dei commissari che, su loro istruzione, preparano le riunioni del collegio europeo, e il caso Italia ha tenuto banco. La discussione sull'Italia è stata approfondita e combattuta. È stato deciso di non inserire all'ordine del giorno della Commissione l'avvio della procedura, il che però non esclude che ciò possa essere deciso oggi o anche un momento prima della riunione. La spada di Damocle della procedura non è stata riposta. Ne è consapevole Giovanni Tria, che nella serata di ieri ha annullato i suoi impegni per tornare a Palazzo Chigi per riferire al presidente del Consiglio. I tempi sono stretti anche in Italia, visto che la legge di bilancio dovrà poi tornare alla Camera per l'ultimo passaggio e di solito il Parlamento non lavora tra Natale e Capodanno.

Intanto la portavoce del presidente Juncker ha annunciato che il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario Pierre Moscovici faranno domani, durante la riunione della Commissione, il punto della situazione sui lavori sul bilancio italiano.

Lo testimonia il nuovo rinvio al Senato della legge di bilancio. E l'ennesima riunione notturna a Chigi di Tria con Giuseppe Conte, che convoca il ministro - facendogli saltare un'intervista - per "finalizzare l'accordo". Forse anche alla luce della conversazione telefonica, in mattinata, tra il ministro dell'Economia e i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. Nel vertice di domenica notte i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno dato l'avallo politico a portare fino in fondo la trattativa per evitare la procedura con Bruxelles. Ma hanno detto 'no', chiaro e tondo, all'ipotesi avanzata da Conte di ridurre di altri 3 miliardi, oltre i 4 già previsti, il fondo per finanziare reddito di cittadinanza e "quota 100" sulle pensioni. Le due misure sono le bandiere della prossima campagna elettorale: aver portato le risorse da 16 miliardi a circa 12 - hanno detto all'unisono i vicepremier - è il massimo che si può fare. Non sono escluse altre limature, "piccole", al fondo, contando anche su risorse 'esterne'.

Ma nulla di più. Al premier e al ministro, l'onere di reperire - con il ragioniere dello Stato Daniele Franco - i soldi che mancano. Uno schema possibile prevede tre azioni: sospendere o rinviare di 1 anno o 2 - ricavando 1 miliardo - le agevolazioni fiscali per le operazioni delle grandi imprese, come fusioni e acquisizioni; stimare oltre 1 miliardo aggiuntivo di dismissioni immobiliari, da realizzare via Cassa depositi e prestiti; realizzare "nelle pieghe del bilancio" tagli aggiuntivi fino a 500 milioni di euro.

Ma convincere Bruxelles che gli interventi incidano davvero sul calo del deficit strutturale (in tal senso il taglio delle stime del Pil può aiutare) è processo laborioso e ancora tutto da disegnare oltretutto mentre è ancora in corso il confronto nella maggioranza su misure della manovra come il rinvio della direttiva Bolkestein l'ipotesi è farlo di 15 anni per i soli balneari ma la Lega punta ad allargare le maglie. Ed è forse per questa situazione che a Roma si esalta - forse unica notizia buona - l'ipotesi che il giudizio della Commissione Ue sulla legge di bilancio italiana non venga pronunciato mercoledì 19, come era previsto. Il premier e il ministro - spiegano fonti di governo - avevano lavorato anche per questo obiettivo.

Intanto Sergio Mattarella rilancia la prassi e il modello del multilateralismo alla base dell'Unione europea e il metodo «del confronto e del dialogo per raggiungere un compromesso». Il capo dello Stato, in occasione della cerimonia di auguri al corpo diplomatico, critica di fatto il sovranismo senza mai citarlo e le varie coalizioni di Stati, come Visegrad e la lega Anseatica guidata dalla Olanda in vista delle elezioni europee: «Un vuoto politico che paralizzasse in questo momento il vecchio continente e gli impedisse di svolgere un utile ruolo nelle relazioni internazionali, siano politiche, economico-finanziarie, commerciali, creerebbe un forte squilibrio, mettendo a repentaglio l'orizzonte di progresso dell'intero pianeta». Ancora: «L'architettura istituzionale e funzionale dell'Unione necessita certamente di completamenti, miglioramenti e adattamenti e di questo processo l'Italia intende continuare a essere protagonista. L'importante è che a prevalere non siano cartelli di blocco uniti soltanto da atteggiamenti ostruzionistici, della cui azione l'unico risultato diverrebbe la paralisi».    

Non ci siamo ancora". Così il commissario per gli Affari europei, Pierre Moscovici, ha commentato la proposta del governo italiano di abbassare il deficit per il 2019 dal 2,4% al 2,04% per venire incontro alle richieste della Commissione europea. "Questo è un passo nella giusta direzione, ma non ci siamo ancora, ci sono ancora passi da fare, forse da entrambe le parti", ha spiegato il commissario Ue.

Alla fine anche il reddito di cittadinanza viene tagliato come Quota 100. Il complicato summit notturno a palazzo Chigi del presidente del Consiglio con i ministri Tria e Fraccaro, i vicepremier e i sottosegretari Garavaglia e Castelli, comincia con l'annuncio di quel taglio che i grillini speravano di scaricare altrove e che invece pareggia quello sopportato dalla Lega. Ai 6,5 miliardi già tagliati dal governo, ieri sera ne hanno dovuti aggiungere altri 3,5. Tutto per evitare la procedura d'infrazione che la Commissione potrebbe chiedere di avviare all'Ecofin di mercoledì.  

La manovra arriverà nell’Aula del Senato giovedì o venerdì: la conferma arriverà dalla Conferenza dei capigruppo che probabilmente sarà convocata per domani pomeriggio. Ma il dato principale della giornata, dopo l’intesa nel governo sancita nel vertice notturno di Palazzo Chigi e in attesa della risposta dell’Europa, è che la commissione Bilancio di Palazzo Madama inizierà domattina i suoi lavori dopo giorni e giorni di impasse e che in Aula arriverà un testo "emendato" dai commissari. Testo che dopo l’approvazione tornerà alla Camera per il via libera definitivo forse nei giorni compresi tra Natale e Capodanno.

"Abbiamo l’esigenza di lavorare almeno due giorni pieni", ha detto il presidente della commissione, Daniele Pesco, al termine della riunione con i suoi capigruppo e con il sottosegretario al Mef, Massimo Garavaglia, convocata di primo mattino dopo aver annullato tutte le sedute in programma per oggi. La Bilancio, dunque, alle 9,30 di domani riprenderà l’esame delle modifiche. Sul tavolo i senatori dovrebbero trovare un pacchetto di emendamenti del governo (meno di 30, alcuni dei quali potrebbero arrivare già in giornata) e la summa - annunciata ieri sera dai relatori e dall’esecutivo - tra le proposte presentate dalla maggioranza e dalle opposizioni su cui è stata riscontrata una sostanziale convergenza.

La tregua tra i due vicepremier, dopo le schermaglie degli ultimi giorni, ha retto anche ieri sera quando Conte si è visto con i due prima di affrontare la parte tecnica con ministri e sottosegretari. Un vertice ristretto durante il quale Conte ha ragguagliato Di Maio e Salvini sulle intenzioni della Commissione spiegandogli in sostanza che «il tempo stringe» e che «non possiamo rischiare di finire sotto procedura» e lasciare il Paese per sette anni sotto la scure della troika. Una sorta di preambolo necessario visto che nè di Maio nè Salvini, ma solo Conte, Tria e Moavero, hanno trattato in queste settimane con Bruxelles e sembrano non avere piena consapevolezza dei rischi e dei tempi.

La parabola di Giuseppe Conte raggiunge l'apice nella notte. La lunga notte che ha portato dopo oltre quattro ore all'approvazione della manovra con nuovi numeri e nuove coperture è stata piena di tensione. Come riporta il Corriere della Sera, il premier ha posto una sorta di aut aut a Salvini e Di Maio. Se non fate entrambi un passo indietro e se non trovate un accordo la mia fiducia viene meno. Questo il senso dell'avvertimento. In altre parole: senza accordo me ne vado a casa.

Insomma, secondo il Corriere della Sera, Conte ha "messo la fiducia sulla propria persona", esercitando un ruolo di forza che in passato non aveva mai avuto. Un peso, quello dell'intesa con la Commissione, che Conte sopporta da solo dal giorno in cui i due vice gli hanno dato l'incarico di recuperare il rapporto con Juncker. Lavoro difficile con il premier che nei scorsi giorni i pugni li ha dovuti sbattere sul tavolo più volte mettendo anche in gioco il governo e la sua permanenza a palazzo Chigi.

Ieri sera non ce ne è stato però bisogno e se mezzo miliardo in più è stato tirato fuori dal Reddito, all'appello ne mancavano altri tre che nella notte - sostengono a palazzo Chigi - sarebbero stati trovati «nelle pieghe del bilancio dello Stato». Molto ha anche fatto il taglio della previsione di crescita inizialmente all'1,5% che risulterebbe ora ad un più realistico un per cento. Ma indorare la pillola non è stato facile così come trovare un'intesa sui tagli all'editoria che vuole il M5S per finanziare le edicole, e sul rinvio della direttiva Bolkestein che il Carroccio vorrebbe.

Ma tra veti e subordinate nella riunione è stato anche affrontato il problema della ecotassa e del taglio alle cosiddette pensioni d'ora. La prima sarebbe stata limitata a suv e auto di lusso più un possibile incentivo da dare a chi compra le costosissime auto elettriche. Il taglio alle pensioni più alte, dal quale si spera di ricavare 100-150 milioni di euro, è invece una delle bandiere del Movimento e che dovrebbe però limitarsi al taglio solo della parte non coperta da contributi.

In attesa di leggere il testo completo della manovra, che probabilmente si conoscerà solo domani quando verrà tradotto in emendamento e presentato al Senato per il voto, sarà importante conoscere il giudizio dell'Europa che potrebbe arrivare già in giornata. Resta il fatto che all'appuntamento il governo è arrivato non solo in ritardo ma in pieno caos e dimostrando un'alta dose di improvvisazione.

A Bruxelles Conte ha promesso al presidente della Commissione Jean Claude Juncker che avrebbe convinto i due leader di maggioranza ad un effettivo 2,04%. Ovvero senza trucchi contabili e stravaganti previsioni. Il lavoro fatto venerdì e sabato dai tecnici del Mef con la struttura della Commissione ha di fatto rimesso in ordine cifre e coperture lasciando all'Italia spazio congruo anche per la flessibilità che Bruxelles concede per riforme strutturali. Tirate però le somme mancavano ancora tre miliardi e mezzo che ieri mattina sono stati coperti per mezzo miliardo dal Reddito e tre dal bilancio dello Stato, quindi, senza nuove tasse o aumenti settoriali dell'Iva. Ulteriori dismissioni, oltre a quelle già inserite, rientravano tra le proposte avanzate ieri sera da due partiti, ma l'idea è stata bocciata per le difficoltà che una tale misura incontrerebbe a Bruxelles. Juncker ha promesso ai paesi del nord Europa, Olanda in testa, che la valutazione sulla manovra italiana «sarà collegiale». Ovvero che ulteriori possibili sconti, dopo il 2,04%, non sono possibili.

I capitoli su cui si cerca una sintesi riguardano il sostegno delle attività degli enti locali e gli investimenti pubblici, le norme in favore di Genova e quelle per far fronte ai danni provocati dal sisma ecobonus e sisma bonus, la spesa per il personale sanitario, la flat tax al 7% per i pensionati residenti all’estero che decideranno di trasferirsi nelle regioni del Sud Italia e i fondi per gli orfani vittime del femminicidio. Tra le altre misure - insieme al corposo fascicolo dei segnalati, alla sforbiciata delle pensioni d’oro, al pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione verso le aziende creditrici e alla riduzione del cuneo fiscale con il taglio delle tariffe Inail - ci sarà anche la nuova versione dell’ecotassa, materia di scontro nei giorni scorsi tra la Lega e il Movimento 5 stelle che l’aveva voluta introdurre nel passaggio alla Camera insieme agli incentivi per l’acquisto delle auto "green". L’imposta - ha affermato stamattina il vice premier Luigi Di Maio - colpirà solo "i Suv diesel o benzina e le supercar extralusso", mentre per le macchine elettriche o ibride è confermato lo sconto fino a 6.000 euro. Altra novità riguarda il bonus cultura, che resta a contributo invariato, ma sarà finanziato solo per acquistare eBook e libri, non più per i concerti e i cinema. Mentre le pensioni d'oro saranno tagliate del 40% a partire da 90mila euro lordi l'anno.

"In Aula chiuderemo in tempi brevi perché il grosso del lavoro lo faremo in commissione, che è anche una richiesta delle opposizioni che cercheremo di garantire", ha spiegato ai cronisti il capogruppo del Movimento 5 stelle, Stefano Patuanelli. Antonio Misiani, capogruppo del Partito democratico in Bilancio, ha invece ricordato che ancora non è stato "votato un emendamento" e che le opposizioni "hanno chiesto di ritardare l’approdo in Aula fino a venerdì perché altrimenti non è immaginabile una discussione ordinata di una manovra che a questo punto verrà riscritta in maniera profonda. Chiediamo che il governo ci dica i termini dell’accordo con Bruxelles e di avere tempi congrui per sub-emendare le modifiche che presenterà. Altrimenti - ha sottolineato - sarebbe una inaccettabile forzatura parlamentare".Anche il governo, con il sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, auspica che la Bilancio "possa chiudere i suoi lavori in maniera ordinata e seria come è giusto fare". Il fattore tempo, ha affermato ancora l’esponente della Lega, non è determinante: "Non vogliamo mettere tagliole. È una discussione particolarmente rilevante e quindi ci prendiamo tutto il tempo che serve. Se non riusciremo in un giorno - ha concluso - ci si metterà due giorni".

Il meeting del governo è iniziato con la ricerca di tre miliardi e mezzo che mancavano Attorno alle 20, Salvini si è allontanato a piedi da Palazzo Chigi per prendere del sushi da asporto nella vicina piazza del Parlamento. Tra le ipotesi sul tavolo l'eventualità che l’esecutivo presenti un ulteriore piano «last minute» per chiudere l’intesa. Insomma altro tempo per limare il documento che il presidente del Consiglio ha portato all’attenzione del presidente della Commissione Europea, Juncker nella sua trasferta a Bruxelles

Una cosa è certa parte delle risorse inizialmente ipotizzate sono state già recuperate con la cura dimagrante alle due principali misure della Manovra. Quanto alle pensioni il sottosegretario del welfare, Claudio Durigon, ha anticipato che le risorse per consentire l’uscita con quota 100 il primo anno sono scese a 4,7 miliardi, due in meno di quanto stimato inzialmente. Meno spesa nel 2019 anche per il reddito di cittadinanza. Tra lo slittamento ad aprile e la stima di quelli che non lo chiederanno il costo è sceso a 7 miliardi.

Dunque prima di entrare a Palazzo Chigi circa 4 miliardi erano stati già recuperati. Potrebbe anche bastare questo a rispettare la volontà dell’Ue. Perché a notte inoltrata Conte ha tirato fuori dal cilindro o meglio dalle famose pieghe del bilancio (molto in uso anche nella Prima repubblica) i tre miliardi di euro di coperture finanziare per evitare nuovo debito. E dunque la possibilità di fermare il deficit al 2,04%, punto di caduta della trattative avviate da Conte con Juncker. Non solo.

Un prevertice tra il premier e i due vicepremier Salvini e Di Maio avrebbe consentito di sciogliere anche gli altri nodi sul tappeto, tra cui l’ecotassa sulle auto inquinanti e il tema delle pensioni d’oro. I tagli sulla previdenza sarebbero stati confermati fino al 40% sulle eccedenze delle soglie che partono dai 90 mila euro. Per superare le resistenza si starebbe cercando di trovare un meccanismo (difficile secondo i tecnici) per applicare le forbici solo sulla parte di pensione maturata con il sistema retributivo. Sulla tassa anti inquinamento l’intesa...

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