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Manovra: L'Europa chiede altre garanzie

Tutto sospeso in attesa di un accordo che dovrebbe arrivare ma ancora non c'è. A Roma la commissione Bilancio ieri non si è riunita visto che non c'è un testo con le novità da esaminare; di conseguenza l'invio della legge di Bilancio all'aula del Senato slitterà verso gli ultimi giorni della settimana. A Bruxelles gli sherpa non hanno ancora definito l'ordine del giorno della riunione della commissione europea nella quale - domani - potrebbe di fatto essere avviata la procedura per debito eccessivo nei confronti del nostro Paese. Riunione che in un'ipotesi estrema potrebbe essere essa stessa aggiornata.

Ancora una volta boccia la manovra presentata dal governo: "Sto lavorando per evitare sanzioni sulla manovra. L’Unione Europea - ha sostenuto - sta tentando di trovare la soluzione per evitare sanzioni. Sono fiducioso. Stiamo lavorando senza sosta per fare in modo che l’Italia realizzi le politiche che desidera rispettando le regole". Poi torna alla carica e dfende la "sua" Francia che con le nuove misure annunciate da Macron sforerà quasi certamente il tetto del 3 per cento del rapporto deficit/Pil.

Anche questa volta Moscovici sottolinea che il caso Francia "è diverso" da quello italiano: "I deficit di Francia e Italia non sono comparabili. Ci sono due grandi differenze tra Francia e Italia: in Francia c’è un’emergenza sociale, misure eccezionali, con un anno di superamento temporaneo. È consentito dalle regole. Nel caso dell’Italia, esiste una politica di rilancio di 3 anni". E alle parole "pro-Francia" di Moscovici ha risposto in modo chiaro il vicepremier Matteo Salvini che a "Quarta Repubblica", il talk show su Rete 4 condotto da Nicola Porro, non usa giri di parole: "Mi auguro - ha sottolineato Salvini - che a Bruxelles ci sia buonsenso e non ci siano figli e figliastri, che a noi ci contino anche i peli nel naso mentre i francesi possano spendere e spandere. A Natale sono tutti più buoni, spero lo sia anche Juncker

La trattativa tecnica è serrata e non mancano schermaglie politiche: il vicepremier Matteo Salvini, riferendosi alla situazione francese, si è augurata che «a Bruxelles ci sia buonsenso e non figli e figliastri». Quella di ieri non è stata una semplice giornata in cui i tecnici di Bruxelles e quelli del Tesoro hanno continuano a sentirsi e discutere per limare qui e lì gli ultimi dettagli sulla base dell'ultimo documento inviato dal Tesoro con cifre, misure e valutazioni di impatto. È stata una giornata nella quale dopo ore e ore di analisi e confronti, si è capito in serata che le posizioni restano ancora distanti.

Lavoriamo giorno e notte con le autorità italiane per conciliare le misure che vogliono varare con il rispetto delle regole di bilancio": lo ha detto, ai microfoni dell'emittente francese RTL, il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici. Moscovici ha ribadito che "la Francia sarà l'unico paese a superare il 3% di deficit nel 2019" e "non ci saranno sanzioni".

Moscovici ha anche spiegato di lavorare affinché, oltre alla Francia, "neppure l'Italia sia sanzionata": "penso che sarebbe negativo - ha aggiunto - e' un grande Paese della zona euro, in cui ha il suo posto".  

"Meglio tardi che mai. Mi fa piacere", ha commentato Matteo Salvini le parole del commissario Ue Moscovici sull'Italia. "E' qualche settimana che stiamo lavorando perché gli italiani possano avere finalmente una legge di bilancio. Se anche dall'altra parte del fiume stanno lavorando nella stessa direzione... Nelle scorse settimane, ogni tanto, abbiamo avuto la sensazione, sicuramente sbagliata, che ci fosse un approccio diverso", ha detto.

Sulla manovra "l'Europa dialoga con noi, ci stiamo avvicinando", ha detto il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. "C'è l'ottimismo di chi lavora sul campo per evitare all'Italia una procedura di infrazione Ue e dare una manovra al Paese", ha aggiunto.

Il giorno del giudizio dell'Ue sembra allontanarsi. Ma un'intesa per evitare la procedura d'infrazione l'Italia ancora non l'ha incassata. E anche se l'interlocuzione prosegue, la strada appare ancora in salita. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria invia a Bruxelles un nuovo "schema", che disegna una manovra più snella. Il deficit si abbassa al 2,04%, la stima di crescita del Pil nel 2019 potrebbe calare dall'1,5% fino all'1%. Se la proposta convincerà i tecnici della commissione, potrebbe essere tradotta in una lettera del ministro all'Ue e poi finalmente nelle norme della legge di bilancio. Ma la partita è aperta.  

Tutto verte su un punto che per Bruxelles è dirimente e che il governo, invece, ha sempre cercato di mascherare pubblicamente: il taglio del deficit/Pil in termini strutturali. Il problema è semplice: solo assicurando anche un minimo aggiustamento del bilancio in termini strutturali, cioè al netto delle misure una tantum e degli effetti del ciclo economico, l'Italia non sarà bocciata con una procedura che porterebbe a un mezzo commissariamento della politica di bilancio. In coerenza con il quadro del deficit strutturale, è in discussione anche la stima/obiettivo di crescita del Pil, all1,5% nel 2019 ritenuta non realistica dalla Ue, che però il governo non è disposto a rivedere. Originariamente all'Italia è stato chiesto di assicurare un miglioramento del deficit/pil strutturale dello 0,6% (10,8 miliardi), invece con la manovra il deficit strutturale peggiora dell'1,2%. Per cavarsela, ora basterebbe una riduzione soft, probabilmente nell'ordine dello 0,1%: il minimo sindacale per mostrare che l'Italia rispetta le regole del patto di stabilità. Tuttavia il documento italiano non viene ritenuto ancora sufficiente.

C'è ancora tempo una giornata: domani si terrà l'ultima riunione della commissione europea del 2018, dopodiché la pratica passa a gennaio. Ieri si sono riuniti i capi di gabinetto dei commissari che, su loro istruzione, preparano le riunioni del collegio europeo, e il caso Italia ha tenuto banco. La discussione sull'Italia è stata approfondita e combattuta. È stato deciso di non inserire all'ordine del giorno della Commissione l'avvio della procedura, il che però non esclude che ciò possa essere deciso oggi o anche un momento prima della riunione. La spada di Damocle della procedura non è stata riposta. Ne è consapevole Giovanni Tria, che nella serata di ieri ha annullato i suoi impegni per tornare a Palazzo Chigi per riferire al presidente del Consiglio. I tempi sono stretti anche in Italia, visto che la legge di bilancio dovrà poi tornare alla Camera per l'ultimo passaggio e di solito il Parlamento non lavora tra Natale e Capodanno.

Intanto la portavoce del presidente Juncker ha annunciato che il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario Pierre Moscovici faranno domani, durante la riunione della Commissione, il punto della situazione sui lavori sul bilancio italiano.

Lo testimonia il nuovo rinvio al Senato della legge di bilancio. E l'ennesima riunione notturna a Chigi di Tria con Giuseppe Conte, che convoca il ministro - facendogli saltare un'intervista - per "finalizzare l'accordo". Forse anche alla luce della conversazione telefonica, in mattinata, tra il ministro dell'Economia e i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. Nel vertice di domenica notte i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno dato l'avallo politico a portare fino in fondo la trattativa per evitare la procedura con Bruxelles. Ma hanno detto 'no', chiaro e tondo, all'ipotesi avanzata da Conte di ridurre di altri 3 miliardi, oltre i 4 già previsti, il fondo per finanziare reddito di cittadinanza e "quota 100" sulle pensioni. Le due misure sono le bandiere della prossima campagna elettorale: aver portato le risorse da 16 miliardi a circa 12 - hanno detto all'unisono i vicepremier - è il massimo che si può fare. Non sono escluse altre limature, "piccole", al fondo, contando anche su risorse 'esterne'.

Ma nulla di più. Al premier e al ministro, l'onere di reperire - con il ragioniere dello Stato Daniele Franco - i soldi che mancano. Uno schema possibile prevede tre azioni: sospendere o rinviare di 1 anno o 2 - ricavando 1 miliardo - le agevolazioni fiscali per le operazioni delle grandi imprese, come fusioni e acquisizioni; stimare oltre 1 miliardo aggiuntivo di dismissioni immobiliari, da realizzare via Cassa depositi e prestiti; realizzare "nelle pieghe del bilancio" tagli aggiuntivi fino a 500 milioni di euro.

Ma convincere Bruxelles che gli interventi incidano davvero sul calo del deficit strutturale (in tal senso il taglio delle stime del Pil può aiutare) è processo laborioso e ancora tutto da disegnare oltretutto mentre è ancora in corso il confronto nella maggioranza su misure della manovra come il rinvio della direttiva Bolkestein l'ipotesi è farlo di 15 anni per i soli balneari ma la Lega punta ad allargare le maglie. Ed è forse per questa situazione che a Roma si esalta - forse unica notizia buona - l'ipotesi che il giudizio della Commissione Ue sulla legge di bilancio italiana non venga pronunciato mercoledì 19, come era previsto. Il premier e il ministro - spiegano fonti di governo - avevano lavorato anche per questo obiettivo.

Intanto Sergio Mattarella rilancia la prassi e il modello del multilateralismo alla base dell'Unione europea e il metodo «del confronto e del dialogo per raggiungere un compromesso». Il capo dello Stato, in occasione della cerimonia di auguri al corpo diplomatico, critica di fatto il sovranismo senza mai citarlo e le varie coalizioni di Stati, come Visegrad e la lega Anseatica guidata dalla Olanda in vista delle elezioni europee: «Un vuoto politico che paralizzasse in questo momento il vecchio continente e gli impedisse di svolgere un utile ruolo nelle relazioni internazionali, siano politiche, economico-finanziarie, commerciali, creerebbe un forte squilibrio, mettendo a repentaglio l'orizzonte di progresso dell'intero pianeta». Ancora: «L'architettura istituzionale e funzionale dell'Unione necessita certamente di completamenti, miglioramenti e adattamenti e di questo processo l'Italia intende continuare a essere protagonista. L'importante è che a prevalere non siano cartelli di blocco uniti soltanto da atteggiamenti ostruzionistici, della cui azione l'unico risultato diverrebbe la paralisi».    

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