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MADONNA DELL'ARCO FOTO MANIFESTAZIONE ENRCIO DEL GAUDIO

Nel corso di un recente incontro con il poeta Enrico Del Gaudio, ho con lui intrattenuto una lunga conversazione sul tema della poesia, alla quale entrambi ci dedichiamo con vera passione.

La prima volta che ho ascoltato le sue liriche in vernacolo napoletano sono rimasta letteralmente incantata dalla loro intensa liricità. Ho avuto la netta impressione che per il poeta il valore della semantica, in grado di esprimere sentimenti puri e fondanti, cammini di pari passo alla ricerca della bellezza e della musicalità del verso. I contenuti spaziano fra tematiche sociali di rilevante importanza ed attualità, sempre con opportuni riferimenti retorici.

Ad Enrico Del Gaudio va senz’altro riconosciuto il merito di saper offrire al lettore immagini suggestive e reali, spesso tinte di colori forti, ma comunque capaci di lasciare alla poesia il giusto afflato che, per definizione, le appartiene.

Da anni interessato al mondo letterario, ha fondato l’Associazione Socio Culturale “Madonna dell’Arco”, dalla quale ha coniato il nome il “Premio Internazionale di Poesia Madonna dell’Arco”, che egli ha istituito nel 2011 e che porta avanti in veste di presidente. Quest’anno si festeggia la V edizione di questo importante appuntamento culturale, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Luigi Denza” ed il Patrocinio del Comune di Castellammare di Stabia, il Comune di Napoli, l’Unione Mondiale Poeti, l’Associazione “IL Violetto di Schito”,l’Associazione Culturale “Myo”, e l’Associazione Culturale “R. Viviani”.

Un’occasione d’incontro ed aggregazione per tutte le persone, peraltro sempre più numerose, che decidono di partecipare a questa competizione. Fra l’altro, sono presenti due sezioni speciali, gratuite, riservate agli studenti delle scuole elementari e medie, sempre in un’ottica di divulgazione della cultura e del confronto dialettico, rivolto in particolare alle nuove generazioni.

Oltre ai tre premi, che verranno consegnati ai relativi vincitori di ogni categoria, per la sezione ragazzi sono contemplate due sottocategorie, alle quali saranno assegnati tre premi ciascuna. Sono anche previsti premi speciali per gli autori dall’estero e cinque riconoscimenti alla cultura, che verranno assegnati a persone che si sono distinte per il loro impegno socio-culturale a favore della poesia a livello nazionale ed internazionale. Infine, verrà premiato un personaggio di prestigio della Regione Campania che ha conferito maggior lustro alle arti letterarie.

La cerimonia di premiazione del “Premio Internazionale di Poesia Madonna dell’Arco 2016” si terrà presumibilmente il 7 o l’8 maggio a Castellammare di Stabia (Napoli) e come per gli anni precedenti, nel corso dell’evento ci saranno momenti di cabaret, danza, musica, cinema e teatro.

Il bando di partecipazione alla V edizione del Premio Letterario scadrà il prossimo 31 marzo 2016.

Qualche mese fa ho avuto l’opportunità di sentirla declamare le sue bellissime poesie in vernacolo napoletano e sin dai primi versi sono entrata in un piacevole vortice di struggenti emozioni. Le tematiche che lei affronta, sommate alle singolari caratteristiche del suo dialetto, sono foriere di un risultato assolutamente convincente. Qual è il livello di coinvolgimento del pubblico che la segue al di fuori della sua area geografica?

Con il decreto Unesco del 6 Febbraio 2014 il vernacolo napoletano è diventato la seconda lingua in Italia. Ritengo che la lingua napoletana sia sufficientemente comprensibile nelle altre regioni italiane, come oltre i nostri confini. A tal proposito, credo che le mie liriche in vernacolo vengano apprezzate anche per questo motivo. Le persone che mi seguono, in particolar modo all’interno del mondo poetico, mi riconoscono la loro stima quando, di tanto in tanto, ho il piacere di incontrarle, in particolare nell’ambito dei vari concorsi letterari, o nei numerosi salotti letterari a cui partecipo e naturalmente ricambio la stima sempre con sincera amicizia, affetto ed una buona dose di umiltà, che non guasta.

“La Livella” scritta dall’indimenticabile Antonio De Curtis, in arte Totò, è la poesia napoletana che ricordo sempre per il suo alto significato sul senso della vita e della morte. Secondo lei, questa famosa lirica può essere considerata poesia d’impegno civile?

Penso che “La Livella” sia una poesia introspettiva, un moto dell’animo che il poeta ha voluto trasmetterci, ma allo stesso tempo suggerisce al lettore un monito sull’esistenza stessa dell’Uomo, nelle varie sfaccettature che incontra nella sua quotidianità. Tra l’altro, nella lirica, il poeta ha voluto sancire, in quei meravigliosi versi finali, i quali recitano: “ ‘a vita ò saje che d’è? È ‘na livella . . . “, che siamo tutti uguali e che non esiste ricchezza che possa elevarci, nemmeno di una spanna, al di sopra di un altro nostro simile.

Nel 2011 ha fondato il “Premio Internazionale di Poesia Madonna dell’Arco”, di cui è presidente. Cosa ricorda in particolare della prima edizione?

Nel 2011 questa idea fu messa in atto e subito in pratica per portare nel nostro rione un qualcosa di diverso, che non il solito torneo di calcetto o la gara di scopone. Vede, il centro cittadino è distante dalla nostra periferia e se non ci diamo da fare, si rimane isolati e dimenticati dalle istituzioni centrali. Qualche anno fa, in occasione della presentazione alle elezioni comunali di un membro della nostra associazione, in quel contesto si pensò di creare un evento che potesse testimoniare a chi successivamente sarebbe andato al governo della città che anche “la periferia” aveva qualcosa da dire, al di la delle solite lamentele di rito. La serata di premiazione della I edizione del Premio di Poesia fu un successo di pubblico e critica e la cosa ci incentivò ad organizzarne una seconda edizione. Adesso siamo già alla quinta e, se mi permette, con un poco di fierezza, possiamo affermare che il concorso ha compiuto passi abbastanza lunghi. Ci conoscono in tutta Italia, come in molti paesi dell’Europa e persino oltre Oceano. Sin dal primo anno, il coinvolgimento dei bambini è stato sempre l’orgoglio di tutti noi: siamo fieri del fatto che tanti istituti scolastici collaborino con il nostro concorso; inoltre, merita tutta l’attenzione la sezione dedicata al delicatissimo tema della violenza sulle donne e tanto altro ancora.

Il Premio si compone di 3 sezioni: Poesia singola in Lingua Italiana, Poesia singola in Vernacolo Napoletano, Poesia singola in Lingua Italiana sul tema del Femminicidio. Inoltre, sono previste altre due sezioni speciali, gratuite ed aperte alle scolaresche. Queste ultime erano presenti anche nelle precedenti edizioni?

Sin dalla prima edizione abbiamo inserito con priorità la sezione dedicata ai ragazzi, il nostro fiore all’occhiello; le due sezioni in lingua e in vernacolo erano prassi normale, mentre quella sul “femminicidio” è stata aggiunta dalla terza edizione. Quest’anno, all’interno della serata finale inseriremo una novità. La presidenza e il collegio dei giurati, sotto mia proposta, ha pensato di premiare alcuni poeti che hanno partecipato alle nostre precedenti edizioni, oppure in possesso di un curriculum vitae che evidenzi un impegno pregevole in favore della poesia e/o verso attività artistiche e iniziative socio-culturali o umanitarie nei vari ambiti. Premieremo cinque personalità in Italia e dall’estero e una personalità Stabiese di pregiata caratura impegnata in campo letterario.

Finora sono cospicue le adesioni da parte dei ragazzi?

Nella quarta edizione abbiamo avuto il piacere di avere 12 Istituti scolastici provenienti da ogni parte d’Italia e l’adesione di 268 ragazzi fino ai 15 anni di età e rappresentativi di diverse nazioni europee. Quest’anno contiamo di migliorarci, poiché siamo coadiuvati dall’Unione Mondiale Poeti, organo che ha i suoi aderenti/poeti distribuiti in tutto il mondo, Australia compresa.

In una società caratterizzata dal gravissimo fenomeno del Femminicidio, come può la poesia restituire respiro al nostro tessuto etico?

Credo che il ruolo della poesia sia fondamentale nella società, anche quando si trattano fenomeni gravi, quali il Femminicidio. Inoltre, è importante parlarne, facendo seminari, informazione; insomma, stare sulla bocca di tutti attraverso i mass media, indire concorsi poetici che trattano anche questa tematica, una piaga che corrode il tessuto, sociale con un odio indiscriminato ed inspiegabile verso l’universo femminile, dal quale l’Uomo ha sempre attinto per il suo vivere e creare una famiglia, istituto fondante della società. Purtroppo, molto spesso ci si dimentica che la l’altra metà di noi fa anch’essa parte del genere umano ed è intoccabile, poiché attraverso lei veniamo al mondo.

Un premio letterario sapientemente organizzato rappresenta un importante momento di condivisione culturale. Da cosa nasce il suo interesse verso varie iniziative socio-culturali, che porta avanti all’interno dell’Associazione che ha lo stesso nome del “Concorso Letterario Madonna dell’Arco”?

Oggigiorno viviamo una vita che è costellata da molti problemi: sociali, familiari, finanziari, etici, geografici, anche di sopravvivenza, oserei dire. Portare avanti il discorso culturale che abbiamo iniziato nell’anno 2011 è per noi stessi e di riflesso per la nostra associazione, motivo di orgoglio e di soddisfazione. Il nostro concorso penso che dia più a noi che lo organizziamo che a chi aderisce. Ogni anno, nella serata finale, ci sentiamo gratificati dai risultati dell’immensa fatica profusa e grande è la soddisfazione che ci coglie nel vedere in una platea multietnica, (nella quarta edizione erano presenti circa 350 persone, tra adulti e bambini provenienti da tutta Italia, qualcuno rappresentava anche poeti provenienti dal Canada e dall’Argentina, tanto che il primo posto in lingua italiana sezione dedicata agli adulti, è andato proprio in questo Stato), poeti provenienti da diverse parti del mondo. In questi ultimi anni, le famiglie emigrate in Italia sono aumentate e molti dei loro figli ci inviano le loro liriche, o poesie che dir si voglia, attraverso i loro istituti e i vari dirigenti scolastici e docenti, a cui va il mio più sentito ringraziamento per la dedizione con la quale si mettono in gioco. Molti di questi bambini sono originari dei paesi dell’Africa, del sud est asiatico, qualcuno addirittura dell’Indocina. Mi creda, il giorno dopo la manifestazione siamo veramente felici di aver donato a tutti i partecipanti un momento di soddisfazione e di notorietà.

Vorrebbe spiegarmi che cos’è per lei la poesia, quella con la P maiuscola e cosa rappresenta?

In genere, si dicono tante frasi retoriche sulla poesia e io non vorrei sembrare uno dei tanti che emette sentenze o disquisizioni filosofiche, facendole passare per verità assoluta. Credo che la poesia sia una grande e amorevole mamma, alla quale ci si rivolge nei momenti più impensati del giorno, della notte, per confidare una pena, un tormento, un dubbio. A lei, come ad una mamma, ci si confida per esternare una preoccupazione, una tormento; ed è proprio in uno di questi momenti che si coglie l’attimo, carpe diem e nasce il capolavoro, la lirica che diventa concetto, espressione. Essa sancisce, con poche righe vergate su un misero pezzo di carta, il tuo pensiero in modo unico e inequivocabile e quello è il tuo appagamento, il tuo sentirti soddisfatto e felice. Insomma, per me la poesia è una forma di appagamento interiore.

Cosa rappresenta la poesia?

Per quanto mi riguarda io la vedo come una casa in montagna, pronta ad accogliermi quando voglio rimanere solo con me stesso, i miei pensieri, le mie debolezze, le mie confidenze. E’ una bella sensazione riuscire a confidare ad un foglio, in un momento di isolamento completo, tutto quello che ho dentro e non posso esprimere, se non attraverso la poesia. Questa manifestazione scritta consente all’espressione più intima del mio animo di mostrarsi, senza vergogna, mettendo a nudo tutto quello che non oserei mai dire in pubblico. In quei momenti la mia unica, preziosa confidente è lei, la poesia.

 

FRANCESCO BELLUOMINI FOTO12743932_892866650830420_816976757259191704_n

La scorsa settimana ho intervistato il poeta e scrittore viareggino Francesco Belluomini, operatore culturale di notevole caratura che si dedica da sempre alle arti letterarie e negli anni ha pubblicato decine di libri di poesia e narrativa.

Le sue opere antologiche e monografiche, frequentemente curate da esponenti di spicco del mondo letterario, sono il frutto di una quarantennale esperienza, immancabilmente confermata da ampi e lusinghieri consensi di pubblico e critica.

Nel 1981 ha fondato il prestigioso “Premio Letterario di Camaiore” dedicato alla poesia, di cui è presidente. Il Premio, giunto alla sua XXVIII edizione, porta con orgoglio il nome di Camaiore in tutto il mondo, essendo ormai il riconoscimento della sua identità socio-culturale. In un tessuto sociale troppo spesso incapace di manifestare i propri sentimenti, poco ricettivo se non totalmente avulso alla poesia, a causa del disgregamento culturale in atto da alcuni anni nel nostro Paese, il successo di questo Premio Letterario rappresenta un punto di riferimento sul quale soffermarsi a riflettere. La buona organizzazione e la qualità, consolidate nel tempo, non possono che essere foriere di risultati positivi.

Il periodo di gravi difficoltà economiche che stiamo attraversando già da alcuni anni a livello planetario ha ingiustamente penalizzato l’universo artistico-culturale.

Tuttavia, nonostante la crisi che investe anche il settore dell’editoria, nella scorsa edizione del “Premio Letterario di Camaiore 2015” sono pervenute ben 150 opere, un risultato assolutamente vincente. La conferma dell’aulico livello di questo noto evento culturale, che ogni anno vede coinvolti autori di fama e tanti personaggi di rilievo nell’ambito culturale italiano ed internazionale.

Francesco Belluomini è un poeta molto sensibile ed attento alle tematiche sociali e ciò di riflette sulla sua elevatissima produzione letteraria.

Nel 2009, in occasione della strage di Viareggio, che toccò l’animo e la sensibilità di ognuno di noi, egli ha scritto il libro di poesie “29 giugno 2009. Nell’arso delle sponde” (Bonaccorso Editore, 2010), un atto di denuncia sociale, un’indagine introspettiva per misurare se stesso e al tempo stesso entrare nel cuore delle persone coinvolte nella drammatica vicenda, che va oltre al fatto di cronaca ed entra in un altro firmamento, quello fragilissimo e profondo degli umani sentimenti, dai quali scaturiscono riflessioni sulle persone travolte da questa incommensurabile tragedia.

Egli fa della poesia sociale un efficace strumento attraverso il quale squarciare le soglie del tempo, per approdare, quindi, nell’aspetto immateriale dell’essere umano, quello delle intime sfere.

Nel più recente libro di poesie “Intimi riflessi” (Bonaccorso Editore,2015) le tematiche sono poste in relazione agli affetti personali, ai legami di sangue, sedimentati nell’arco di trent’anni di vita, nel rispetto di una memoria talvolta pudicamente soffocata, per occultare il grido, fortemente evocativo, di sofferenza e di dolore. Il poeta inizia un percorso di riflessione, basato sull’osservazione diretta e intenzionale della propria coscienza, che parte dalle sue radici; un’elaborata e intima indagine, per meglio comprendere quello che è l’oggi, in un flusso di ricordi incisi nella lontana memoria e scanditi puntualmente attraverso liriche ricche di phatos e spesso struggenti.

Ogni tanto rileggo le splendide poesie contenute nel suo libro “29 giugno 2009. Nell’arso delle sponde” (Bonaccorso, 2010), che ha scritto dopo la terribile strage di Viareggio. Nelle liriche riesce magistralmente ad andare oltre al fatto di cronaca, conducendo un’indagine interiore, in una semantica chiara, ricca di contenuti sociali, sempre espressi in modo estremamente vero e diretto, insomma, senza mezzi termini. Quindi, la poesia e la prosa rappresentano un valido strumento di denuncia sociale?

Certo, con me sfonda una porta aperta. La poesia civile mi appartiene e questo mi è stato più volte riconosciuto, anche in occasione di importante convegni, ai quali sono stato invitato a partecipare. Attraverso la poesia e la narrativa riparo i torti, le ingiustizie sociali, in un linguaggio avulso da stilemi ridondanti e sdolcinati; in altre parole, non uso nè la flora, nè la fauna. Anni fa ho scritto un poema dedicato a Ermanno Lavorini, il povero ragazzino tredicenne ucciso nel 1969, semplicemente perché ho sentito di doverlo fare, per lasciare qualcosa di incancellabile, che potesse ricordare questo efferato omicidio.

Ho sempre vissuto a Viareggio, quindi, per tanto tempo non sono stato al corrente della strage compiuta dai nazisti il 12 agosto 1944 nel paese toscano di Sant’Anna di Stazzema, dove vennero barbaramente trucidate 560 persone. Ma quando ne sono venuto a conoscenza, ho subito pensato di scrivere un romanzo; per la verità, i romanzi sono due. Al secondo ho solo aggiunto alcune cose. Il libro “Sant’Anna di Stazzema” (Narrativa Bonaccorso) è stato pubblicato nel 1989. Questo è il mio modo di intendere la letteratura a sfondo sociale.

Ha conosciuto il Poeta Pier Paolo Pasolini?

No, purtroppo non ho fatto in tempo, ma negli anni ’90 ho organizzato il ventennale dalla morte, attraverso convegni, mostri e la proiezione gratuita dei suoi film, che è andata avanti per una settimana. Per l’occasione, sono stati invitati Elio Pecora, Valentino Zeichen, nell’ambito del “Premio di Viareggio”, con l’allora presidente Rosario Villari.

Quando nelle liriche si parla di fatti cruenti, di violenza efferata, ritiene indispensabile l’utilizzo di una semantica forte, fin anche pleonastica, per conferire ad un concetto maggiore intensità e chiarezza?

No, non lo ritengo assolutamente necessario. Le faccio un esempio: quando ho scritto sul massacro di Sant’Anna di Stazzema, avrei avuto validissimi motivi per utilizzare toni crudi; al contrario, nonostante tutto, sono riuscito ad essere delicato e struggente, al tempo stesso. Sono convinto che seguendo tali modalità il messaggio arrivi al lettore sostanzialmente più forte.

Le sue profonde liriche riconducono a nostalgici ricordi, a volte legati alle persone care della sua famiglia, negli anni scomparse. Quindi, il compito della poesia è anche quello di obliterare la memoria nelle nostre menti?

Scrivere significa dare testimonianza. La memoria ha un ruolo fondamentale nella vita ed io non mi sono improvvisato poeta e scrittore; piuttosto, sono stato chiamato, come dire, obbligato ad offrire la mia testimonianza, diretta o indiretta. Ad ogni edizione del “Premio di Camaiore” arrivano numerosissime opere da esaminare e spesso e con rammarico mi accorgo della mancanza di idee, dettata purtroppo dalla poca fantasia. Le persone sono invecchiate prima del tempo; al contrario, a me personalmente servirebbe una seconda vita per pubblicare tutto ciò che penso. Oggi mancano le idee! Proprio nel rispetto della memoria, nella mia vita ho realizzato libri dedicati a tanti grandissimi scrittori, per farli rivivere attraverso i ricordi. Riesco a dialogare con loro, come se fossero vivi e questo è straordinario. Nel mio libro “Senza distanze”(Bonaccorso Editore),sicuramente l’opera maggiore che abbia mai scritto, ho dedicato i miei poemetti ad artisti per i quali nutro profonda stima e sono: Dario Bellezza, Enrico Pea, Pier Paolo Pasolini, Isaac Bashevis Singer e Lorenzo Viani, confrontandomi nella quotidianità con ognuno di loro.

Il poeta, nel seguire il suo istinto creativo, è giusto che si ponga limite nelle tematiche?

Non credo sia corretto porsi dei limiti; secondo me non dovrebbero esistere gabbie. Per quanto mi riguarda, vado avanti per le mie cose e sono aperto a qualsiasi tipo di discorso. Spesso al mio premio partecipano autori che portano alla luce scrittori e poeti scomparsi e ritengo che questo sia un grande tributo. Insomma, gli argomenti sui quali spaziare sono infiniti, l’importante è scrivere con sentimento e sincerità.

Qual è il suo personale ricordo di Dario Bellezza?

Dario era mio carissimo amico da anni. Ricordo l’anno in cui partecipò al mio premio e pur risultando finalista, non vinse. Il Primo Premio consisteva in un quadro di Ernesto Treccani, che il mio amico avrebbe gradito ricevere. Quindi, per accontentarlo, alzai il telefono ed esposi al pittore la questione. Egli volle esaudire il suo desiderio e gli inviò un bellissimo quadro. Quindi, Dario Bellezza mandò un gentile biglietto di ringraziamento all’artista, invitandolo a festeggiare tutti e tre in una trattoria tipica di Roma, che si trova al Portico d’Ottavia, nel cuore del ghetto ebraico, luogo famoso per gustare la vera cucina romana.

In giuria del “Premio Letterario di Camaiore” è stato presente l’indimenticabile scrittore Alberto Bevilacqua. Qual è l’aspetto di questo grande uomo di cultura che l’ha maggiormente colpita?

Anche Alberto è stato un prezioso amico ed è venuto a mancare proprio mentre si trovava in giuria con tutti noi. Mi è rimasto impresso nella mente il suo forte spessore umano. Un immenso poeta.

Esistono poeti professionisti?

Si, esistono ed io li chiamo i ragionieri della poesia. Il poeta dovrebbe prima di tutto dar voce al cuore, senza andare in cerca di inutili orpelli, spesso di cose di bassa qualità.

Secondo lei, la poesia è davvero in crisi?

La poesia è una fiammella che mantiene viva la letteratura italiana, poiché oggi la narrativa non esiste più. Il Italia il panorama editoriale non offre più buoni romanzi, poiché scrivono tutti. Purtroppo, la qualità è di basso livello, i testi sono scopiazzati dalle fiction televisive, oppure dal web e questo si vede. La creatività non appartiene a tutti; al contrario, oggigiorno tutti vogliono scrivere e il risultato è dinanzi ai nostri occhi.

Maria Chiara Petrone, classe 1991, nasce a Lovere in provincia di Bergamo, si diploma in maturità classica a Benevento ed è attualmente iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Roma.

Figlia dell’artista Andrea Petrone, nipote del pittore Mario Petrone e della poetessa Chiara Luciani figlia del grande poeta dialettale abruzzese, Alfredo Luciani.

Maria Chiara artista emergente, ha nel sangue l’arte: disegna, scrive, recita. “L’animo umano è fonte di grande ispirazione per me”.
"In quel suo animo così ribelle, scrive la Poetessa Maria Chiara Petrone sulla sua "autobiografia", in quei suoi occhi così verdi si respiravano volontà nuove, impercettibili agli animi meno attenti, costanti, durevoli. Intuitiva doveva essere la sua mente, incostante doveva essere il suo pensiero". 
Queste le parole dell’artista, sfruttando tale ispirazione Maria Chiara Petrone compone e scrive poesie, racconti, testi. Poesie intense, poesie d’amore, poesie di sofferenza e dolore,poesie di denuncia; componimenti originali e intuitivi, di facile lettura.
Riesce ad immortalare in una parola ciò che internamente l’animo sente.
Nel 2014, una sua poesia viene pubblicata sull’antologia. Una poesia per Eus edita da Eus edizioni.
Nel 2016, inizia un percorso collaborativo con il magazine online Mi faccio di cultura.
In rete, sul canale youtube, troviamo pubblicate due sue travolgenti poesie interpretate egregiamente dall’attore Franco Picchini, doppiatore italiano.
Si tratta di due componimenti a tema amoroso, tematiche care all’autrice e ricorrenti nei suoi testi. La prima poesia porta il titolo di Io e te, in cui la poetessa decanta un vero e proprio atto d’amore, di cui la magica Selene è spettatrice.

Il secondo testo porta il nome di D’amorosi giochi ed è in questo testo che i pensieri dell’autrice escono con maggior chiarezza e potenza.

La poetessa descrive con grande intensità la forza dell’amore che porta in grembo gioia e sofferenza. L’amore viene descritto e sentito come forza totalizzante e salvifica, senza cui la vita non sarebbe possibile.

Maria Chiara, artista emergente, ha nel sangue l’arte: disegna, scrive, recita. “L’animo umano è fonte di grande ispirazione per me”. Queste le parole dell’artista, sfruttando tale ispirazione.

Maria Chiara Petrone compone e scrive poesie, racconti,testi.

Poesie intense, poesie d’amore, poesie di sofferenza e dolore, poesie di denuncia; componimenti originali e intuitivi, di facile lettura.Riesce ad immortalare in una parola ciò che internamente l’animo sente.

Nel 2014 una sua poesia viene pubblicata sull’antologia  ..Una poesia per Eus edita da Eus edizioni.Nel 2016, inizia un percorso collaborativo con il magazine online  Mi faccio di cultura.

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