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Bud_Spencer

Carlo Pedersoli, classe 1929, per tutti Bud Spencer, morto in un ospedale romano, è stato in realtà protagonista di una carriera lunga e poliedrica nella quale, accanto ai film più popolari, c'è stato spazio per il thriller diretto da Dario Argento in Quattro mosche di velluto grigio, per il cinema d'autore con Ermanno Olmi e persino per il dramma di denuncia civile con Torino nera di Carlo Lizzani.

Tante esperienze, tanti successi, e anche un po' di amarezza per non essere abbastanza considerato da quel mondo del cinema in cui era entrato un po' per caso finendo per dedicargli la vita: "In Italia io e Terence Hill semplicemente non esistiamo - si lamentava negli ultimi anni - nonostante la grande popolarità che abbiamo anche oggi tra i bambini e i più giovani. Non ci hanno mai dato un premio, non ci invitano neppure ai festival"

Per tutti era il gigante buono che menava sganassoni sempre in coppia con l'amico Terence Hill

Cresciuto in una famiglia benestante, Carlo Pedersoli vero nome di Bud Spencer si appassiona allo sport fin da piccolo, in particolar modo al nuoto, vincendo da subito alcuni premi. Nel 1940, la sua famiglia lascia Napoli per affari e si sposta a Roma. Diplomato con il massimo dei voti, comincia a studiare chimica all'Università di Roma, ma nel 1947, la sua famiglia - ancora per ragioni di lavoro - è costretta a trasferirsi in Sud America e Carlo deve abbandonare la sua istruzione e dedicarsi al lavoro: prima in una catena di montaggio a Rio de Janeiro, poi come bibliotecario a Buenos Aires e infine come segretario all'Ambasciata italiana in Uruguay.

Parte per il Sud America e lavora per nove mesi in un'impresa che ha l'appalto della costruzione della Panamericana (la strada che collega Panama a Buenos Aires). Dopo questa esperienza, trova un lavoro in una ditta automobilistica a Caracas e lì rimane fino al 1960, anno del suo rientro a Roma, dove sposa Maria Amato, figlia di uno dei più affermati produttori cinematografici italiani. Ma Carlo sta ben lontano dal cinema, avvicinandosi invece alla musica. Firmerà, infatti, un contratto con la casa musicale RCA come compositore di canzoni popolari e colonne sonore. Nascono Giuseppe e Christina, i suoi figli, ma con la scadenza del contratto con la RCA e la morte del suocero, Bud si accosta al cinema come produttore di documentari per la Rai.

È il nuoto a reclamarlo ancora una volta e a farlo ritornare in Italia: diventa campione italiano di nuoto a rana e, fra la fine degli anni Quaranta e l'inizio dei Cinquanta, vince il campionato nei cento metri stile libero, detenendo il titolo fino alla fine della sua carriera sportiva. Ma non dimenticherà lo studio, tanto è vero che s'iscriverà a Giurisprudenza. Grazie al suo fisico possente e scultoreo, ha la possibilità di entrare nel mondo del cinema e il suo battesimo è tenuto niente meno che da Dino Risi che lo inserisce nel cast di Vacanze col gangster (1951), set in cui incrocerà un altro ragazzo che, anni più tardi, si legherà in maniera indissolubile alla sua personalità artistica: stiamo parlando di Mario Girotti (alias Terence Hill).

Nel frattempo, partecipa alle Olimpiadi di Helsinki e di Melbourne nella sua specialità e in pallanuoto e, divenuto campione europeo, viene invitato alla Yale University. Ma gli allenamenti si fanno ripetitivi e i ritmi massacranti, da qui la decisione di lasciare tutto (perfino gli studi, nonostante gli mancassero pochi esami alla laurea). Ogni tanto, si inserisce come comparsa in qualche film italiano ed internazionale, ma il cinema è ancora molto lontano dai suoi pensieri.

Bud Spencer nasce quando un suo vecchio amico, il regista Giuseppe Colizzi, gli offre il ruolo del protagonista in Dio perdona... io no! (1967). Dopo qualche esitazione, Bud accetta (convinto che rimarrà un'esperienza isolata) e si ritrova sul set con Terence Hill, che è stato scelto per sostituire Peter Martell (che ha avuto un incidente durante le riprese). È questa la prima pellicola che sancisce una delle coppie cinematografiche entrate nella storia del cinema italiano: Mario e Carlo diventano per tutti Terence e Bud, gli eroi degli adolescenti degli anni Sessanta-Settanta.

A quest'opera cinematografica sempre per la regia di Colizzi seguiranno: I quattro dell'Ave Maria (1968), La collina degli stivali (1969) e Più forte, ragazzi! (1972) - di cui Bud Spencer firma anche le musiche -. Mentre la coppia Spencer-Hill lavorerà in ben 19 film, di cui i più famosi sono senza dubbio i cult Lo chiamavano Trinità (1970) e il suo seguito ...continuavano a chiamarlo Trinità (1971), entrambi di Enzo Barboni che si firmò E.B. Clucher.

Bud Spencer sperimenta anche altri generi cinematografici: il thriller, lasciandosi dirigere da Dario Argento in 4 mosche di velluto grigio (1971), e il dramma con Torino nera (1972) di Carlo Lizzani, ma ovviamente il successo è sicuramente meno rispetto all'ondata di internazionalità che investe le pellicole che lo uniscono a Terence Hill.

Nel 1972, il successo di Bud è anche nella vita privata, nasce Diamante, la sua seconda figlia, e viene diretto da Steno, costruendo il personaggio del commissario Rizzo con Piedone lo sbirro (1974) che verrà ripreso in Piedone l'africano (1978), Piedone a Hong Kong (1975) e Piedone d'Egitto (1979). Oltre a Colizzi e Steno, Bud Spencer lavorerà con Marcello Fondato in Altrimenti ci arrabbiamo (1974), con Franco Rossi in Porgi l'altra guancia (1974), con Pasquale Festa Campanile ne Il soldato di ventura (1975) e con Michele Lupo in Bulldozer (1978), mentre farà coppia perfino con Giuliano Gemma in Anche gli angeli mangiano fagioli (1973). Dalla sua filmografia sono però da ricordare assolutamente: I due superpiedi quasi piatti di Enzo Barboni, Pari e dispari di Sergio Corbucci e l'indimenticabile Io sto con gli ippopotami di Italo Zingarelli.

È sbagliato considerare Bud Spencer un attore di serie B, così come è sbagliato considerate tutte le sue pellicole delle commediole all'acqua di rose, che strizzano l'occhio al western spaghetti, per nulla di più di un puro divertissement per il pubblico meno colto. Se non ci fosse stato Bud Spencer, molti degli adulti di oggi sarebbero stati a corto di un mito che nonostante la stazza enorme, ha compiuto un tuffo nel cinema per il piacere di darci un tuffo al cuore.

A consacrarlo come merita, il David di Donatello alla carriera nel 2010, che riceve insieme all'altro componente della storica coppia, Terence Hill.

 

L'omone barbuto degli spaghetti western degli anni '70, quelli che hanno conquistato generazioni di ragazzini innamorati dei due scanzonati protagonisti di Lo chiamavano Trinita. Dietro richiesta dei familiari, domani sarà allestita in Campidoglio la camera ardente che sarà aperta dalle 10. I funerali si terranno giovedì 30 giugno alle ore 12 a Piazza del Popolo alla Chiesa degli Artisti Basilica Santa Maria in Montesanto.

 

BREXIT doppia

L’Università delle Generazioni di Agnone del Molise – Italy – ritiene che nel caso della Brexit è opportuno ripensare non soltanto l’Unione Europea ma persino la stessa “democrazia” dal momento che chi ha scelto di uscire dalla EU non possa, né umanamente né tecnicamente, tenere storicamente in ostaggio tutti coloro che hanno votato per rimanerci e, quindi, per godere di tutti i benefici e le opportunità dell’Europa. Sarebbe, ad esempio, come se la maggioranza avesse votato per abolire il divorzio coniugale e che, perciò, i perdenti del referendum non potessero esercitare il diritto di divorziare. Nella civiltà positiva, ognuno deve essere libero di essere quel che vuol essere senza per questo impedire agli altri di essere ciò che vogliono essere. Sono entrambe volontà possibili e conciliabili, senza proibizione né per gli uni né per gli altri.

Per tale motivo, l’Università delle Generazioni di Agnone fa appello all’Unione Europea di considerare propri cittadini coloro i quali, avendo votato contro la Brexit, dichiarino di voler restare cittadini europei godendo di passaporto dell’Unione e di tutti gli altri benefici già previsti. Coloro i quali hanno votato per la Brexit abbiano, quindi, il coraggio di rinunciare fin da subito al passaporto EU e a tutti gli altri benefici goduti. Questa sarebbe vera democrazia non quella di affidare ad un falso referendum il destino di decine di milioni di persone (specialmente le nuove generazioni) proibendo loro di aderire al progetto europeo.

L’Unione Europea – sempre a parere dell’Università delle Generazioni – dovrebbe considerare ancora propri cittadini coloro che in Gran Bretagna dichiarino pubblicamente di volerlo essere, mantenendo il loro “status” di libera circolazione in tutti gli altri paesi EU e di godimento dei diritti-doveri del cittadino EU. E’ necessario aiutare le vittime della Brexit e salvarle dal populismo che si è servito della falsa democrazia di un referendum per tagliare gambe e futuro ad intere generazioni presenti e future. A costo di inserire le vittime della Brexit in un vero e proprio “Stato” senza territorio, l’Unione Europea si dovrebbe attivare per fare rimanere invariate le situazioni di tutti coloro che hanno votato “NO” alla uscita dai 28 membri effettivi. Sarebbe un crimine “punire” le vittime della Brexit inibendo loro la volontà di rimanere cittadini europei. Bisogna assolutamente evitare un vero e proprio “genocidio civile”. E l’Università delle Generazioni non vuole rendersi “complice” di tale assurdità antistorica e antidemocratica. Spera, perciò che l’Unione Europea, nella trattativa per la separazione ufficiale dello Stato “Regno Unito”, salvi le vittime della Brexit, le quali, pur volendo rimanere sudditi di Sua Maestà Britannica, vogliono comunque sentirsi parte dell’Unione Europea e del suo progetto lungimirante.

"L'Europa, nonostante i problemi attuali, rimane il primo partner economico per la Russia, è il nostro vicino, e noi abbiamo a cuore ciò che accade ai nostri vicini. Siamo pronti a recuperare i rapporti con l'Ue ma questa non può essere una strada a senso unico". Così Vladimir Putin durante la sessione primaria del forum di San Pietroburgo.

"Oggi firmeremo accordi per oltre un miliardo di euro, accordi legittimi nel quadro delle sanzioni perché noi rispettiamo tutte le regole". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi quantifica così, a margine della visita al cantiere Astaldi a San Pietroburgo, il valore delle intese che oggi pomeriggio, alla presenza anche di Vladimir Putin saranno firmate tra aziende italiane e russe.

"Siamo molto fieri e felici dell'opera che Astaldi sta realizzando qui, un'opera semplicemente straordinaria a livello ingegneristico che vale oltre 2 miliardi di euro". Matteo Renzi, al termine della visita a San Pietroburgo nel cantiere dell'azienda italiana, vede "la dimostrazione che l'ingegneria italiana è tra le più forti al mondo". L'opera, spiega il premier, sarà pronta "da ottobre 2016 dopo 42 mesi di lavoro" e "noi vogliamo dire grazie a chi con il passaporto italiano costruisce luoghi innovativi in tutto il mondo".

"Noi stiamo lavorando per costruire ponti, questo è l'obiettivo dell'Italia, l'Italia pensa che serva il dialogo e non la chiusura. Per questo oggi è una giornata importante perché noi pensiamo che le ragioni che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono". Così il premier Matteo Renzi, in visita al cantiere Astaldi a San Pietroburgo, spiega il ruolo dell'Italia in vista dell'incontro di oggi con Vladimir Putin.

Il presidente del Consiglio ha spiegato che "è riduttivo" parlare dei rapporti con la Russia solo in termini di sanzioni. "C'è un tema più grande - ha spiegato - che riguarda i rapporti tra la Ue e la Russia, tra la Comunità internazionale e Mosca. Da sempre l'obiettivo dell' Italia è il dialogo e non la chiusura, costruire occasioni di incontro e non di lontananza". Certo, ammette il premier, la questione Ucraina "ci divide e noi tutti pensiamo che gli accordi di Minsk siano da rispettare, ma pensiamo che vadano colte tutte le opportunità di dialogo".

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