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Il risultato operativo è il frutto di un’indagine del gennaio 2017, avviata dalla Metropolitan Police di Londra e proseguita unitamente al Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza ed all’ Ispettorato Generale della Polizia romena, scaturita dal furto di 260 libri antichi, del valore commerciale di 2 milioni di sterline britanniche (oltre 2 milioni di euro), consumato nella notte tra il 29 e il 30 gennaio 2017 a Feltham (Regno Unito).

I beni, di proprietà di due collezionisti italiani, uno di Pavia e l’altra della provincia di Padova, e di uno tedesco, si trovavano in un magazzino pronti per essere trasferiti a San Francisco (Stati Uniti) per la 50^ fiera internazionale dei libri antiquari.

I libri erano stati asportati con modalità singolari, infatti, i malviventi dopo aver effratto i lucernari del capannone ove erano custoditi unitamente ad altro materiale, per eludere il sistema di allarme, si erano calati al suo interno utilizzando delle corde.

Nel luglio del 2018, le autorità giudiziarie e di polizia inglese e romena, avendo necessità di proseguire l’attività investigativa in Italia, utilizzando il recente strumento processuale dell’Ordine Europeo d’Indagine, coinvolgevano i militari dello speciale Reparto brianzolo, in virtu’ della consolidata esperienza di settore che il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale riscuote anche all’estero.

Il Nucleo TPC di Monza veniva, quindi, inserito nella squadra investigativa comune (Joint Investigation Team), che proseguiva sinergicamente le indagini nei tre Paesi.

L’attività investigativa, diretta per la parte italiana dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, coordinata a livello internazionale da Europol ed Eurojust, si concludeva il 26 giugno del 2019 con l’arresto di 15 persone sul territorio britannico e romeno, nonché con l’esecuzione di 45 perquisizioni ed il sequestro di materiale probatorio in Italia, Regno Unito e Romania.

I preziosi libri, di notevole rilevanza storica, sono attivamente ricercati dai Carabinieri e dalle Polizie europee, essendo stati inseriti nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

La viceportavoce capo della Commissione europea, Mina Andreeva, a Bruxelles ha rivelato che Il collegio si riunirà domani nella capitale belga perché il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, partirà mercoledì alla volta del Giappone per partecipare alla riunione del G20. Come ha spiegato la funzionaria europea, il collegio sarà "aggiornato sullo stato delle cose riguardante l'Italia, sulla base di una presentazione da parte del vicepresidente Valdis Dombrovskis e del commissario Pierre Moscovici, che fa seguito alle ultime discussioni nel collegio".

Alla domanda della possibilità o meno che domani venga presa una decisione riguardante la procedura per deficit eccessivo da parte del governo italiano, la Andreeva ha confermato che si tratta di un "aggiornamento". "Non pregiudico la discussione che il collegio avrà" ha concluso la viceportavoce capo della Commissione. Per l'Italia potrebbero essere quindi 24 ore decisive. Sono in molti a credere che la decisione dell'organo Ue possa avere ripercussioni molto gravi sulla sorte dell'esecutivo composto da Lega e Movimento 5 Stelle. E adesso, il rischio di una decisione che punisca le scelte economiche dell'esecutivo può essere estremamente importante

Intanto "pur apprezzando il fatto che l'Italia abbia proceduto all'evacuazione di un numero di persone dalla Sea Watch 3 per ragioni mediche", la Commissione Ue fa appello "agli Stati membri" per trovare "una soluzione per le persone che sono rimaste a bordo". Lo afferma una portavoce parlando di "imperativo umanitario" e ribadendo che l'esecutivo comunitario "continuerà a fare tutto il possibile, nell'ambito delle nostre competenze, per sostenere e coordinare eventuali sforzi di solidarietà".

La Corte di Strasburgo ha reso noto di aver ricevuto una richiesta di "misure provvisorie" da parte della Sea Watch 3 per chiedere all'Italia di consentire lo sbarco dei migranti. La Corte ha rivolto una serie di domande sia alla Sea Watch 3 che al governo italiano. Questi ultimi dovranno rispondere entro oggi pomeriggio. La Corte in base ai suoi regolamenti può chiedere all'Italia di adottare quelle che vengono definite "misure urgenti" e che "servono ad impedire serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani".Cosi persa la partita al TAR adesso la Sea Watch prova la carta della Corte europea per i diritti dell’uomo

In particolare, l’ong tedesca la cui nave Sea Watch 3 dal 12 giugno scorso ha a bordo i migranti soccorsi quel giorno ed è ferma poco al di fuori dalle acque territoriali italiane, ha chiesto alla Corte di intervenire obbligando il governo italiano a farla ancorare presso il porto di Lampedusa.

I legali della Sea Watch avrebbero, in particolare, avanzato delle richieste volte a far emanare dalla Corte europea per i diritti dell’uomo delle “norme provvisorie” per fare in modo che il governo italiano accolga all’interno delle proprie acque la nave dell’ong.

Si tratterebbe di misure urgenti volte, come si legge nella nota della Corte, “ad impedire serie ed irrimediabili violazioni dei diritti umani”. Una lista di provvedimenti che sarebbero nella facoltà di tale organismo richiedere nel caso in cui venga accolta l’istanza della Sea Watch.

Il ricorso della Sea Watch alla Corte europea per i diritti dell’uomo, potrebbe comunque non essere l’ultimo atto del braccio di ferro politico tra la stessa ong ed il governo di Roma. Il caso è il primo che nasce dopo il via libera al cosiddetto “decreto sicurezza bis” che, tra le altre cose, prevede multe molto elevate per chi trasporta migranti irregolari in Italia.

In caso di dichiarazione di stato d’emergenza per via del deterioramento delle condizioni a bordo, la Sea Watch 3 potrebbe in effetti forzare il blocco imposto dal divieto di ingresso nelle acque italiane ed arrivare al porto di Lampedusa. Ma, per l’appunto, in base alle nuove disposizioni una volta giunti in Italia la nave sarebbe sequestrata e per il capitano scatterebbe una multa da cinquantamila Euro.

Dal canto suo il ministro dell’interno Matteo Salvini, primo fautore della linea dei porti chiusi alle navi delle ong, torna a ribadire il divieto allo sbarco ed accusa sia la Sea Watch che il governo olandese di un eventuale peggioramento della situazione. La nave della discordia infatti batte bandiera dei Paesi Bassi.

Nelle prossime ore dovrebbero dunque sorgere altre ed importanti novità: la vicenda va avanti da oramai due settimane, gli occhi in queste ore sono inevitabilmente puntati sulla Corte europea per i diritti dell’uomo.

"La Diocesi di Torino è disponibile ad accogliere senza oneri per lo Stato i migranti della Seawatch". Così l'arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, al termine della messa San Giovanni, patrono della città. "Rivolgo una preghiera speciale a San Giovanni, che ha sempre difeso i poveri - ha aggiunto - Chiedo a lui di dare una mano per risolvere il problema che stanno vivendo le persone a bordo della SeaWatch. Per essere concreti la Chiesa di Torino è disponibile ad accogliere questi fratelli e sorelle".  

 

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2019, l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, esprime gratitudine nei confronti dei sindaci di moltissime città di circa 50 diversi Paesi per aver dato il proprio sostegno a quella che è una dichiarazione mondiale di benvenuto e di apertura per le famiglie costrette a fuggire. La dichiarazione è parte dell’iniziativa Cities WithRefugees lanciata un anno fa dall’UNHCR e che oggi vede l’adesione di circa 175 città.

Questo gesto di solidarietà nei confronti dei rifugiati assume importanza ancora maggiore alla luce del rapporto annuale dell’UNHCR Global Trends, pubblicato proprio ieri, che mostra come circa il 61% di tutti i rifugiati e l’80% degli sfollati interni vivano in aree urbane. Città, autorità locali e consigli comunali svolgono un ruolo centrale nel sostenere e accogliere i rifugiati e altre persone costrette a fuggire: assicurano condizioni di vita sicure e alloggio, e possono consentire l’accesso ai servizi locali, all’istruzione e a opportunità lavorative.

Nel complesso, il rapporto Global Trends mostra che il numero di persone in fuga da guerre, conflitti o persecuzioni è raddoppiato negli ultimi 20 anni.
Di fronte al numero di persone in fuga più elevato mai registrato – e all’aumento degli episodi di xenofobia in tutto il mondo – città fra cui Parigi, Montevideo, Lahore, Bucarest, Vancouver, e Atlanta hanno rivolto un appello anche ad altri sindaci e autorità locali nel mondo affinché si uniscano a loro per compiere uno sforzo coordinato volto ad accogliere e includere i rifugiati nelle proprie comunità.

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha dichiarato:
“Le città sono in prima linea nella sperimentazione di nuovi approcci per l’accoglienza, l’inclusione e l’offerta di opportunità per i rifugiati. Nutro grande ammirazione per quei sindaci, per quelle autorità locali e per le persone di quelle città che sono a favore della solidarietà. Confidiamo in loro per difendere questi valori e portare avanti questo lavoro fondamentale”.
Marvin Jonathan Rees, sindaco di Bristol, nel Regno Unito, nonché uno dei primi firmatari dell’iniziativa Cities #WithRefugees, descrive il ruolo insostituibile svolto dai leader locali:

“Non possiamo permetterci il lusso di fingere di fare politica perché abbiamo il dovere di far funzionare le cose, non solo per i nuovi arrivati, ma anche per le comunità da tempo stabilitesi nelle nostre città. Quello che dobbiamo fare, invece, è sfruttare la nostra capacità di riunire voci e risorse differenti per rendere l’inclusione realtà – a partire dai contributi del settore pubblico, privato e del volontariato al fine di trovare soluzioni pratiche alle sfide per noi più pressanti”.

A livello globale, il Global Compact sui Rifugiati adottato dalle Nazioni Unite, che mira a implementare un approccio più olistico nella gestione delle crisi di rifugiati, riconosce l’importante ruolo svolto dalle autorità locali quali responsabili per il primo intervento in occasione di crisi estese su larga scala. A dicembre 2019 l’UNHCR terrà il primo Global Refugee Forum in assoluto, che rappresenterà un’opportunità per avviare partenariati innovativi trasversalmente a diversi settori affinché tutti gli attori interessati – governi, società civile, settore privato, organizzazioni internazionali e altri – possano fare davvero la differenza nelle vite dei rifugiati e delle comunità che li accolgono.

 

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