Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Martedì, 30 Aprile 2024

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:335 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:790 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:836 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:982 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1525 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1629 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1444 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:1613 Crotone

Nei giorni scorsi nella baraccopoli di Accra, capitale della Repubblica del Ghana, un violento incendio ha distrutto circa duemila baracchette dove, in condizioni di estrema povertà, vivevano i nuclei familiari del luogo.
Nulla di più facile che possa svilupparsi un incendio in un luogo in cui il fuoco arde dappertutto; si cucina fuori delle  baracche, che per giunta sono tutte attaccate una all'altra.
La popolazione si è salvata, scappando con tutto quello che ha potuto, sostanzialmente poche cose, viste le condizioni di indigenza in cui versa.
Lo slum si trova nella zona in cui gli inglesi fondarono Accra, cioè nel centro antico, area  dell’immenso mercato alimentare di Agbogbloshie, che sorge a poca distanza dall’Atlantico. Il tessuto sociale è sostanzialmente omogeneo, al 90% musulmano, poverissimo e rasenta l’analfabetismo; le lingue parlate sono quelle tribali.
Le attività lavorative svolte, peraltro pesantissime, sono  miseramente retribuite (uno a due euro a giornata).
I più piccoli, per la stragrande maggioranza, non frequentano la scuola; le donne spesso sono senza marito, quindi devono cavarsela da sole.
La durata della vita media é molto bassa, a causa dei pochi mezzi di sussistenza, della scarsa nutrizione,  del lavoro pesante e, non ultima per importanza, dell'assenza, o quasi, di assistenza medica.
Le precarie condizioni igienico/sanitarie fanno il resto; nello slum non esiste l’acquedotto, ma nemmeno le fognature, la luce elettrica è abusiva e le baracchette non dispongono di servizi.
Questo posto, al limite della realtà,  possiamo immaginarlo come un deserto in corso di derelizione, un’enorme spianata ricoperta di rifiuti a mucchi, sparsi in ogni dove. Infatti, un’ulteriore aggravante è costituita dalle montagne di rifiuti tossici, che regolarmente vengono buttati lì. Le persone frugano fra essi per sopravvivere, alla ricerca di metalli pregiati, come rame, argento, oro da rivendere al mercato in cambio di qualcosa da mangiare.
Agli inizi del terzo millennio, esattamente il 15 luglio 2002 l'Associazione "Gocce d'amore universale" ha iniziato una missione nel cuore della baraccopoli di Accra, nella zona di Agbogbloshie, chiamata “Sodoma e Gomorra”,  portando avanti un importante progetto ecumenico ed umanitario, anche grazie alle donazioni.
L'Associazione è stata fondata dal missionario laico Claudio Turina, già missionario di Madre Teresa di Calcutta, (poi proclamata Santa), insieme a Padre Joel Makame ed altri amici, allo scopo di offrire un sostegno gli orfani della Tanzania e di altri parti del mondo, ma nel tempo l'attività ha trovato ulteriori declinazioni.
Claudio Turina, validissimo scrittore, è l’autore del libro “CITTA’ DI DIO”, lo stesso nome della baraccopoli di Accra, che definisce "il posto più tossico del mondo" e i proventi ottenuti dalla vendita dell'opera sono sempre devoluti alla missione.
All'esordio del nuovo anno l'incendio, ennesimo duro colpo per una popolazione già fortemente provata.
Gli indirizzi web ai quali è possibile rivolgersi per qualsiasi informazione sono i seguenti:

www.claudioturina.it - www.cityofgodaccra.com

Domenica 12 gennaio 2020 l'arcivescovo, John Bonaventurae Kwofie si è recato in visita nei luoghi del rogo.

Nel 2014 il piano di sicurezza «Sky Shield» stabilì che ogni velivolo dei vettori israeliani impiegato su destinazioni «sensibili» avrebbe dovuto installare un dispositivo anti-missile per prevenire eventuali attacchi ai voli durante le fasi di decollo e atterraggio. Il primo modello  scrive il Corriere della Sera — per effettuare i test e ottenere le certificazioni dell’ente nazionale dell’aviazione civile — è stato installato nel 2013 su un Boeing 707. Poi inserito nel primo velivolo commerciale, di El Al, un Boeing 737-800, lo stesso modello di quello ucraino abbattuto.

Dopo l’abbattimento del Boeing 737 ucraino in Iran molti guardano a Israele: El Al, Arkia e Israir hanno installato nelle loro flotte il dispositivo «C-Music»

Costa circa un milione di euro, pesa 160 chili ed è installato su la maggior parte degli aerei di tre compagnie israeliane il dispositivo in grado di «distrarre» i razzi allontanandoli dalla fusoliera ed evitando un’esplosione fatale. Nelle ore in cui l Iran ha ammesso di aver abbattuto con un missile terra-aria — ufficialmente per errore — il Boeing 737 della compagnia Ukraine Internazional Airlines (176 morti), più di qualcuno ha rivolto lo sguardo verso lo Stato ebraico cercando di capire come evitare un altro caso simile in contesti che all’improvviso diventano instabili.

La tecnologia, chiamata C-Music, viene venduta da Elbit Systems con sede alla periferia di Haifa. L’apparecchio — lungo 2,7 metri, largo 60 centimetri e alto mezzo metro — viene agganciato sotto alla fusoliera del velivolo e non passa inosservato. È dotato di una termocamera (in grado di osservare a 360 gradi) e di un puntatore laser. Quando da terra qualcuno lancia un missile — spiegano i documenti tecnici — la termocamera individua la traccia di calore dell’esplosivo e segnala al puntatore dove «sparare» il laser per disorientarlo, fargli deviare il tragitto e farlo esplodere a quella che viene giudicata una distanza di sicurezza. In contemporanea i piloti in cabina vengono avvertiti del pericolo.

Nel caso del volo PS752 Teheran-Kiev colpito tre minuti dopo il decollo un Boeing 737 dotato di questa tecnologia — secondo i produttori — scrive il corriere della sera avrebbe evitato il missile lanciato dall’esercito iraniano. In Israele, invece, C-Music non è da tempo una novità dopo quanto successo in particolare nel 2002. Il 28 novembre un gruppo terroristico lanciò due missili contro un Boeing 757 del vettore israeliano Arkia Airlines in partenza da Mombasa, Kenya. Il volo atterrò d’emergenza a Nairobi, poi proseguì regolarmente per Tel Aviv. Da quel momento il governo israeliano si convinse che l’aviazione civile stava diventando obiettivo sensibile

C-Music — sulla base del materiale fotografico aggiornato al dicembre 2019 disponibile sulle piattaforme specializzate — si trova su molti dei Boeing 737 e Boeing 777 di El Al, la compagnia di bandiera, ma non sui Boeing 787 Dreamliner. Lo stesso anche per il Boeing 757 e gli Embraer di Arkia Airlines (ma non sugli Airbus A321neo) e gli Airbus A320 di Israir (ma non sugli Atr 72). Il Corriere della Sera ha contattato Elbit Systems per avere ulteriori dettagli, ma senza ottenere una risposta al momento della pubblicazione dell’articolo. Un portavoce di El Al, invece, spiega che il vettore «non discute con la stampa di questo argomento».

 

 

 

Venerdì 20 dicembre a Roma nella sede centrale dell’Ass. Stampa Estera è stato un incontro dell’Associazione Veneziana Albergatori con i giornalisti esteri ed italiani per parlare della situazione attuale di Venezia!
L’acqua alta è un fenomeno ordinario, passeggero e da sempre parte della vita dei veneziani. Ma dalla marea di novembre, che ha raggiunto un livello eccezionale per una coincidenza rarissima di 4 fattori a loro volta sporadici, la città di Venezia, patrimonio dell’umanità, è stata penalizzata due volte: la prima dall'acqua che ora si è asciugata ma che ha lasciato dietro di sé milioni di euro di danni, la seconda dall'effetto che le immagini della città sommersa hanno avuto sugli arrivi di turisti da tutto il mondo.

“Per questo motivo crediamo sia necessario fare chiarezza – ha spiegato il presidente dell’Associazione Veneziana Albergatori, Vittorio Bonacini -. Le immagini hanno fatto il giro del mondo ma un altro aspetto, altrettanto importante, non ha fatto breccia: l’evento straordinario del 12 novembre è durato un’ora e mezza, la marea è scesa e nel giro di poche ore la situazione è tornata nella norma. I cittadini di Venezia, gli imprenditori e i loro collaboratori hanno fatto un lavoro incredibile e per chi visita la città non c’è alcun disagio né pericolo. Tuttavia da metà novembre si vive un calo di prenotazioni senza precedenti, con una flessione che non si è registrata nemmeno in seguito all’attentato alle torri gemelle, che si aggiunge alle cancellazioni che si stanno rivelando inarrestabili anche per i primi mesi del 2020. Nel primo mese abbiamo avuto un picco del 45% di disdette, mentre si continuano a cancellare eventi, convegni e altri importanti appuntamenti programmati in città fino alla prossima primavera. Se il Natale non è mai stato un periodo da tutto esaurito, un dato eclatante è quello del Capodanno: se l’anno scorso l’occupazione era al 100% quest’anno è sotto il 50%”.
L’Associazione Veneziana Albergatori ha voluto quindi convocare la stampa di tutto il mondo per correggere alcune informazioni circolate in modo sbagliato.
“Venezia convive da sempre con il fenomeno dell’acqua alta che segue il ciclo della marea: per 6 ore cresce e 6 ore cala – ha aggiunto Bonacini - i suoi cicli sono calcolati già per tutto il 2020 e non creano alcun disagio. Capita, ogni tanto e solo in alcune zone della città, di dover camminare su passerelle che vengono già predisposte appunto perché la marea non coglie i veneziani di sorpresa. Che cosa è successo il 12 novembre? Una coincidenza rarissima di alcuni fattori a loro volta sporadici: una marea più alta del normale per la luna piena e l’allineamento della terra, la luna e il sole, la laguna “gonfia” per la bassa pressione nell’Alto Adriatico e il vento di scirocco che spingeva l’acqua sulla costa a una velocità di 126 chilometri orari”. Ma se l’acqua dopo un’ora e mezza l’acqua era già scesa, certe immagini sono più difficili da dimenticare, soprattutto se i dati delle maree vengono interpretati in modo sbagliato. “Si rende quindi necessario fare chiarezza. Che cosa vuol dire una marea di 187 centimetri? Se quella fosse l’altezza reale noi saremmo tutti sommersi: in realtà il punto di partenza per calcolare la marea sulla città non è la pavimentazione ma un “punto 0 mareografico” di Punta della Salute. La città è, per il 97% a circa 100 centimetri sopra il livello del medio mare. E quindi, per fare un esempio, una marea eccezionale di 140 centimetri, che già è rara, corrisponde in realtà a circa 60 cm di acqua nei punti più bassi della città, come piazza San Marco, e allaga circa il 54% del centro storico”.
Nel corso della conferenza stampa sono state proposte alcune testimonianze.
Stefania Stea, albergatrice (titolare dell’hotel Ca’ Nigra) e vicepresidente Ava: “Il mio e altri hotel hanno subito danni, a causa dell’acqua alta, ma non hanno chiuso. In alcuni casi, come è accaduto a Ca’ Nigra, i clienti che soggiornavano nelle strutture non si sono nemmeno accorti dell’accaduto. I miei ospiti dormivano, perché le stanze sono ai piani superiori, e quando si sono svegliati hanno fatto colazione al piano terra senza disagi perché tutto era a posto. Siamo rimasti senza luce per un’ora, questo è l’unico disagio arrecato a chi casualmente era ancora sveglio. Un lavoro di squadra possibile anche grazie alla disponibilità di tante persone, come gli elettricisti che sono partiti dalla terraferma e hanno passato la notte in hotel per permetterci di essere pronti, al mattino, senza un minuto di ritardo”. Tuttavia il giorno successivo l’hotel era vuoto a causa dei timori scatenati dalle immagini circolate in rete. “Tutte le prenotazioni sono state cancellate. Sono stati annullati un convegno dell’università e il compleanno di un personaggio noto e di conseguenza sono saltati tutti i pernottamenti. Da lì, a ruota, le cancellazioni non si sono mai fermate, mentre le nuove prenotazioni vanno a rilento e alcuni mercati, come quello americano, si sono completamente arrestati nonostante le tariffe accattivanti. Il Capodanno è in sofferenza e sembra che i turisti di tutto il mondo non abbiano capito che è prevista la solita grande festa, con i celebri fuochi d’artificio. Quindi abbiamo deciso di lanciare un nuovo messaggio e di invitarvi a Venezia per raccontare la verità sulla città. Quella che sembra una città in perenne stato di allarme in realtà non lo è”.
Per questo motivo l’Associazione Veneziana Albergatori ospiterà a Venezia i giornalisti che vorranno raccontare la situazione reale nei giornali, le radio e le televisioni di tutto il mondo.
Lorenza Lain, General Manager dell’hotel Ca’ Sagredo: “Abbiamo superato l’emergenza in tempi rapidi perché siamo organizzati e abituati a gestire l’acqua alta, con cui conviviamo. Si è trattato di un evento straordinario ma l’acqua, va ricordato, è un fenomeno che appartiene a Venezia. Ed è importante che si capisca, perché non è chiaro, che non è affatto pericolosa e non mette a rischio la vita delle persone. Dopo il 12 novembre, dagli Stati Uniti, tanti clienti abituali e amici ci chiamavano per chiedere se avessimo bisogno di aiuti o di tende. Risulta difficile rendersi conto che non si tratta di un uragano o uno tsunami ma di qualcosa che per Venezia è normale. I visitatori di tutto il mondo devono venire in città e goderne, perché in questo periodo dell’anno è bellissima e perché l’anno prossimo i grandi eventi saranno come sempre meravigliosi e perfettamente organizzati. E il modo migliore per sostenere Venezia, in questo momento, è visitarla. Ringraziamo le tantissime persone che hanno sostenuto Ca’ Sagredo e, attraverso noi, la città, dandoci un sostegno non solo economico ma anche psicologico”.
 
A Venezia è rivolta anche l’attenzione di Federalberghi nazionale, come conferma il presidente Bernabò Bocca che lancia un appello al governo: “Se non si pensa a Venezia, è come non pensare al proprio Paese. Questa città è patrimonio universale e necessita di uno sforzo corale per riemergere metaforicamente dall’acqua alta. Da quanto tempo la Serenissima aspetta azioni adeguate rispetto alla prevenzione del rischio? È una città sull’acqua, dunque particolarmente sensibile a specifici problemi atmosferici. Ma più ancora dei fenomeni meteorologici devastanti, fa paura l’indifferenza: il tema infatti non è solo Venezia ma è piuttosto la trascuratezza riservata al nostro turismo. A fronte di un patrimonio culturale, paesaggistico, monumentale ed artistico impareggiabile che dimostra di saper produrre cifre a tanti zeri, le imprese del settore ricettivo sembrano affacciarsi su una piazza vuota, priva di ascolto, perché a questo valore aggiunto non corrispondono misure adeguate. Tutto rientra in un'unica grande verità, e cioè che il turismo nel suo complesso deve tornare al centro dell’agenda di governo, la politica lo deve al Paese ed a tutti gli italiani.  Ora è determinante prendere velocemente provvedimenti e comunicarli all'esterno. Perché le immagini dei tg che hanno fatto il giro del mondo certo non incentivano i turisti a visitare Venezia e il crollo delle prenotazioni ce ne dà palese conferma”.
 
Allora, tutti a Venezia per brindare al Nuovo Anno 2020!

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI